Il Boing 747 dell’Alitalia inizio’ a rullare sulla pista.Il pilota spinse i motori al massimo. La velocita’ aumento’ rapidamente.Con un balzo, come un grosso uccello, alzo’ il muso e si sollevo’ da terra.Luigi senti’ una strana sensazione: il fiato si faceva corto, le orechie si tappavanoo e la testa gli girava leggermente, mentre l’aereo prendeva quota.Respiro’ profondamente alcune volte, guardando fuori dal finestrino. La terra si allontanava rapidamente, pero’ si distinguevano ancora bene tutti i particolari. "Vedrai che bello!" gli avevano detto gli amici "E’ come andare in ascensore, pero’ piu’ veloce".Era la prima volta che volava e cominciava a piacergli.L’avviso luminoso "Non fumare" si spense e tutti si tolsero la cintura di sicurezza, mettendosi piu’ comodi."Signori e signore vi parla il Capitano. Benvenuti a bordo del nostro 747 con destinazione Catalina, in Columbia. Voleremo a 9500 metri di quota e ad una velocita’ di crociera di circa 950 km/ora.Il tempo e’ buono e l’arrivo e’ previsto per le 13.00 ora locale. Il fuso orario e’ di meno 6 ore, rispetto al nostro.Vi auguro un buon viaggio".Ora che l’aereo stava alla quota obbligatoria e si era incanalato nell’invisibile autostrada del cielo, Luigi si sentiva molto piu’ tranquillo.Non gli sembrava neanche di volare. La terra era scomparsa e dal finestrino solo si vedeva l’azzurro del cielo cadere nell’azzurro piu’ scuro del mare."Ah! Catalina… Finalmente ti raggiungero’" pensava Luigi tra se’ e se’.Era da due anni che risparmiava per questa vacanza.Non un cinema, una pizza con gli amici, un divertimento qualsiasi: solo l’indispensabile. In paese lo avevano soprannominato "l’eremita", per la vita ritirata.Non gli importava: voleva anche lui andare a tutti i costi a Catalina, per vivere in prima persona, tutto quello che gli amici raccontavano."Io, ogni volta che vado, per prima cosa mi cerco due troiette nere, belle giovani; poi prendiamo un appartamento dove nessuno ci rompa i coglioni e ci diamo giu’ di brutto!!" diceva sempre Giovanni che a Catalina ci andava gia’ da 6 anni, tutti gli inverni, dopo Natale, regolarmente.Immancabilmente, al ritorno, raccontavano le esperienze, con dovizia di particolari, gonfiandole un po’, agli amici rimasti a casa.Si riunivano alla domenica, al bar dello Sport, dopo la partita, davanti ad un buon litro di rosso."Beh, Giovanni, dicci un po’ com’e’ andata stavolta!"."Vi diro’, segaioli scornati, che stavolta ho proprio superato me stesso!!"" Sono andato all’appartamento che prendo tutti gli anni e dopo un paio d’ore mi suonano alla porta. Vado ad aprire e chi ti vedo? La Teresita dell’anno scorso.Saluti, baci e abbracci. Entriamo, chiudo la porta e come mi giro, vedo che si e’ messa comoda sulla poltrona.Dice di avermi intravisto all’aeroporto per caso e che e’ contenta di vedermi: figuratevi a me, porca troia! Una gnocca cosi’ non si dimentica neanche in 30 anni, cazzo!Mi siedo anch’io e chiedo se vuol bere qualcosa. Dice di si, si alza e va’ verso il frigorifero. Prende due birre, le apre e me ne da’ una. Invece di sedersi sulla poltrona, si siede a cavalcioni delle mie ginocchia.Mi guarda languida e mi bacia. Un lingua a lingua della Madonna!Prende una mano e se la porta al seno, dicendomi di toccarlo.Glielo prendo in mano tutto, stringendolo piano e sento che il capezzolo si sta’ facendo duro. Non faccio ora a dire -A!- che la sua mano e’ li’ che sta’ armeggiando la cerniera dei pantaloni. La apre, mi prende il cazzo e lo tira fuori. Quello gia’ stava muovendosi, ma con il su’ e giu’ comincia a tirare come una bestia! Lei intanto continua a slinguarmi il collo e a dirmi che mi vuole, dentro, fino in fondo e che dall’anno scorso, non ha piu’ trovato uno stallone come me!A sto’ punto non ci ho visto piu’. L’ho presa sotto il culo, mi sono alzato con lei in collo e la ho buttata sul letto.Mi sono tolto la camicia ed i pantaloni e mi ci sono buttato sopra.Ridacchiava di piacere e faceva un po’ la ritrosa. Gli ho aperto la camicetta e tolto il reggipetto: che tette ragazzi!! Belle toste, come due budini Royal.Oh! non mi sono mica fermato li! Gli ho quasi strappato le mutande. Poi mi sono messo di sopra , col cazzo sopra le tette. Senza fiatare se lo e’ messo in mezzo e stringendolo dolcemente a cominciato a muoversi. Anch’io, per aiutare ho cominciato a muovermi avanti e indietro e ne e’ uscita una spagnola coi fiocchi! Come non bastasse, visto che ce l’ho lungo, alzando un po’ la testa, arrivava anche a prendermi la cappella in bocca. Madonna bona che fica!Veniva cosi bene che con la destra sono andato giu’, indietro, in cerca della fica. In effetti stava li’, cosce larghe e tutta umida. Gliela ho preso in mano come fosse un pacchetto e dopo un po’ di struscia struscia, sono entrato con tre dita. Ha tirato un urletto di piacere e si e’ rimessa in bocca il cazzo. Siamo rimasti un po’ cosi’, io a ditalini e lei a pompini tanto e’ vero che sono venuto in bocca senza quasi accorgermi.Si tracanno’ tutta la sborra come fosse acqua e leccandosi le labbra mi dice di stendermi.Faccio come dice lei e me la ritrovo sopra, con la fica sul muso, in un 69.Il profumo di sesso mi eccita da matti e gliela mangio come fosse un filetto al sangue. Lei ovviamente si attacca al cazzo e dopo un po’ e’ ritornato bello duro come prima.Si sposta verso il basso, lo prende in mano e se lo infila dentro tutto in un solo colpo. Tira un grido, un respiro profondo e comincia a cavalcarmi, su’ e giu’, come fossi un cavallo al galoppo.Dato che mi da’ le spalle, piu’ di stringerle le chiappe non posso fare.Mi prende una mano e se la porta in mezzo al culo, facendomi capire che vuol essere toccata li’.Spingo un po’ e il medio entra liscio, liscio fino in fondo.Senza farla tanto lunga, alla fine me la sono inculata fino alle palle e ci ho scaricato mezzo litro di concentrato umano!""Eh….. per la Madonna! Quanta tara gli leviamo a sta’ storia? Perche’ a noi ci sembra gonfiatella!" dicevano gli amici, ridendo.Per Luigi quello che contava era il fatto che in ogni caso un po’ di verita’ in fondo c’era, e a lui bastava.Si ricordava ancora bene quel pomeriggio che disse :-" Anch’io ci andro’ a Catalina"."Si, come no! A farti le seghe…. cazzone!" e risero come dementi facendo battutine.Non ridevano piu’ tanto, pero’, il giorno che gli sbatte’ davanti il biglietto aereo. Restarono come allocchi per la sorpresa.Aveva fatto dei sacrifici ed ora, la faccia di cazzo degli amici, lo ricompensava pienamente.La hostess gli porto’ la cena e mentre mangiava, pensava a come avrebbe utilizzato i giorni di vacanza."Di dormire non se ne parla neanche’!" diceva Giovanni "Prima si scopa: ovunque possibile. Poi si va’ in spiaggia e si scopa, se possibile. Terzo si mangia e si scopa, sempre se possibile! Oh: non bisogna lasciarne viva una!Se te la danno, prendila: non rifiutare mai!"Lui non era affascinante come Giovanni. Non era loquace come Giovanni. "Mi accontentero’ di quello che trovo" pensava.Lo stress della preparazione lo fece addormentare ed il sub-conscio fece il resto.Sognava di essere in spiaggia, con una morettina che gli spalmava la crema sulla schiena e poi sulle gambe, specialmente nell’entre-coscia, quasi sfiorandogli lo scroto.Sognava di stare in acqua, con le onde che ti muovono aventi e indietro, con la ragazza avvinghiata ai suoi fianchi.Non aveva mai fatto sesso in acqua, ma cercava di immaginare le sensazioni che poteva dare un corpo a peso zero.Fatica quasi nulla; solo puro movimento di avanti e indietro, con l’acqua che ti raffredda il cazzo quando esce e la fica che te lo riscalda quando rientra.Piccoli movimenti per non mettere sull’avviso gli altri bagnanti.La complicita’ delle onde, che nascondono l’atto come fossero una coltre.Le contrazioni di lei nel momento dell’orgasmo.La possibilita’, alzandola un po’, di penetrarla nel culo, un po’ faticoso al principio, pero’ molto piacevole una volta entrato tutto.Sentire l’orgasmo nascere piano, piano nelle palle e salire lungo il cazzo, per poi scaricarsi nel mare, quasi fosse un antico rituale.Si risveglio’ per un sobbalzo che ebbe l’aereo.Nonostante l’aria condizionata, stava sudando e non si sentiva bene.Stavano dando un film di avventura, con Indiana Jones.Chiamo’ la Hostess e si fece portare un’aspirina: la prese e si concentro’ sulla pellicola. Non servi’ a molto perche’ la sua testa stava da tutt’altra parte e con tutt’altri pensieri."Anche se non ci crederete, ve la voglio raccontare lo stesso." aveva cominciato il Giovanni."Si da’ il caso che una sera mi ha portato a cena in un nuovo locale. Un po’ ambiguo, devo dire. Luci basse, angoli scuri, coppie appartate, piccoli separe’.Ci mettemmo in un angolo un po’ fuori mano e ordinammo la cena.Stavo assaporando il vino, quando sentii il piede di lei salire lungo la gamba, carezzarmi il ginocchio, avanzare verso l’interno e toccarmi il gobbo!La guardo e lei fa’ finta di niente, come se il piede non fosse suo: solo mi fa’ due occhi languidi da gatta in calore che me lo fanno tirare ancora di piu’.Dopo un po’ mi dice – Apri- e con la complicita’ della tovaglia, tiro fuori il pisello, bello arzillo e voglioso.La sensazione della pelle con pelle e’ fantastica! Specialmente il piede, che non riesce ad afferrartelo intero, pero’ ha la ruvidezza sufficiente a far muovere la pelle su’ e giu’.Ci servono la cena e lei impassibilmente, continua. Anzi, fa’ pure domande al cameriere e intanto mi tocca.Io sono quasi pronto. Ce l’ho li’,li’ per venire e quasi avrei voglio di alzarmi, dargli due smanettate e sborrare per tutto il locale!Sembra che riesca a leggermi il pensiero, perche’ lascia cadere un posata e con la scusa di raccoglierla, sparisce sotto il tavolo.Sento la sua mano prenderlo bene, abbassargli la pelle fino in fondo, tenerla li’ e contemporaneamente, afferrarmi le palle.In questa posizione, avvicina le labbra alla cappella, vi ci passa la lingua incima e se lo inghiotte in un colpo.Due movimenti di su’ e giu’ ben fatti e comincio a riempirle la gola di cremina umana. Giuro che me le svuoto’ completamente!Riesce da sotto la tavola dicendo che finalmente aveva ritrovato la forchetta.Si mette a mangiare e a parlare del piu’ e del meno, lasciandomi come uno scemo, con il cazzo di fuori a penzoloni"Ogni volta che Giovanni parlava, lui prendeva appunti.I locali, i cinema, le sale da ballo, i nomi della gente che ivi lavorava, delle ragazze che aveva conosciuto, a volte con il numero di telefono.E ora, mentre volava verso la meta dei suoi sogni, rileggeva i suoi appunti.Carmen che si era fatta sbattere in tutti i buchi sani sotto la doccia.Maria che aveva una lingua divina.Pilar che amava fare spagnole con le sue grosse tette.Concepcion che si faceva accompagnare da Juanita, un po’ per sicurezza e un po’ perche’ era semi-lesbica e le piacevano i giochini a tre.Dolores che amava farsi sbattere sentendosi dire quanto troia era e altre cosette pesanti su quel tono.Soledad che solo fotteva in acqua e solo col culo, perche’ era molto religiosa e voleva arrivare vergine al matrimonio.Lucia che quanto ballava ti si attaccava addosso come una ventosa e godeva sentendosi il cazzo duro strusciarle la fica.Marta che se l’era fatto in ascensore di un grattacielo locale, tenendolo bloccato mezz’ora.E dulci in fundum, Liliana, istruttrice subacquea, alla quale piaceva molto farsi prendere da dietro, in fondo al mare, galleggiando come pesci!Improvvisamente senti’ un forte dolore, sotto l’inguine, sul lato destro.Sudava abbondantemente e la vista era un po’ appannata.Non capi’ esattamente cosa stava succedendo. Viveva come in un sogno. Vedeva persone diverse andare e venire. Gli facevano domande che non sentiva bene e non si rendeva conto se rispondeva. Poi tutto si spense lentamente e i buio lo avvolse.Quando si riprese, giaceva in un letto bianco, in una stanza bianca con la luce bassa.Il volto di una infermiera gli sorrise, gli chiese qualcosa pero’ non capi’ tutto.Apparve un uomo con un camice lungo e bianco. Gli sorrise e disse:-"Hombre, come sta’ Lei? Como se siente?"Entro’ un altra persona, senza camice e si presento’."Buongiorno signor Lucchini. Sono Franceschini, segretario dell’Ambasciata Italiana di Caracas. Come si sente? Non si preoccupi…. e’ che ha avuto un attacco di appendicite in volo e grazie a Dio hanno fatto a tempo ad atterrare in emergenza qui a Caracas, per farla operare.Non si preoccupi. Abbiamo gia’ pensato ad avvisare Catalina che non potra’ piu’ arrivare, dato che dopodomani La reimbarchiamo per l’Italia, dove ricevera’ cure mediche piu’ adeguate e specialmente, stara’ vicino ai suoi cari.Per qualsiasi cosa, Le lascio il numero di telefono dell’Ufficio.Stia bene: e non si disperi che tanto la Columbia non scappa!"
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