CAPITOLO VII – UNA NUOVA PUNIZIONEErano passati poco più di tre mesi da quando Jennifer se era trasferita a casa Foisson e già molte cose erano cambiate nella sua vita. Anche se il tempo trascorso non era molto, l’esperienza si era rivelata così totalizzante da sembrare frutto di un lungo percorso. Quando la ragazza era in presenza della donna, ormai divenuta sua tutrice legale, sentiva in effetti di essere una persona completamente diversa da quella di una volta. Quando però le era lontana la vecchia personalità tornava a farsi sentire. Inevitabile ritrovarsi nei guai. Fu così che Jennifer fu scoperta, insieme ad altre studentesse, mentre fumava una sigaretta nei bagni della scuola. La sera stessa Jennifer, ligia alla regola della casa, confessò la sua colpa a Marie, che ovviamente ne era già stata informata, e chiese di essere punita. Come di consueto la punizione iniziò con una sculacciata che risultò più dolorosa del solito. Jennifer era infatti già stata punita la sera precedente a causa di una insufficienza e i segni della canna sul suo posteriore erano ancora ben visibili. Dopo interminabili minuti in cui la giovane ebbe modo di sperimentare a quali livelli di sofferenza potesse portarla la semplice mano nuda della tutrice, la sculacciata si interruppe e la donna fece alzare la ragazza e le parlò."Jennifer, quello che hai fatto merita una punizione molto severa con la canna ma credo che dopo quella ricevuta ieri un nuovo trattamento potrebbe causarti delle lesioni. Suppongo di non sia nemmeno il caso di usare il flagello visto come ti sei comportata l’ultima volta. Così proveremo qualcosa di nuovo. Aspetta qui fino a che non ti chiamerò!" disse con tono deciso. Poi si allontanò lasciando dietro di sé una Jennifer interdetta. Dopo qualche minuto Marie ordinò alla ragazza di seguirla nella grande sala da bagno del secondo piano. Appena entrata Jennifer notò accanto alla donna qualcosa che non aveva mai visto. Vi era quello che le sembrò uno strano attaccapanni metallico al quale era appesa una sacca di plastica trasparente piena a metà di liquido. La sacca era aperta nella parte superiore e la tutrice ne stava mescolando il contenuto che giudicare dall’aspetto e dall’odore sembrava essere acqua insaponata. Alla parte inferiore della sacca era connesso un lungo tubo di plastica che terminava in una specie di lungo bocchino. Lo donna notò che Jennifer osservava il tutto con espressione curiosa e quasi divertita. Era evidente che non aveva idea di ciò che la aspettava."Sai cosa è questo Jennifer?" chiese Marie cercando di rimanere seria."No, Madame.""È un clistere, mia cara."Jennifer impiegò qualche secondo prima di rendersi conto di tutte le implicazioni della cosa. Divenne tutta rossa e cercò di dire qualcosa ma l’altra la prevenne."Speravo che non fosse necessario arrivare a questo ma non mi hai lasciato scelta. Non posso certo permettere che il tuo cattivo comportamento non venga sanzionato solo perché ti sei meritata più staffilate di quante te ne possa infliggere senza pericolo!" disse con aria seccata. Notato che Jennifer sembrava barcollare per l’emozione, Marie la fece sedere su uno sgabello. Poi si inginocchiò davanti a lei e le prese le mani guardandola dolcemente e sorridendole rassicurante. Quando la ragazza le sembrò essersi un poco ripresa dallo shock riprese a parlare ma questa volta con tono suadente. "So che sei spaventata ma non ce n’è ragione. Un clistere può essere doloroso ma non provoca alcun danno se amministrato come si deve. A dire il vero è addirittura salutare e dovrebbe essere assunto su basi regolari."Fece una lunga pausa poi guardò Jennifer con aria interrogativa."Sì, Madame" fu l’inevitabile risposta."Non ti devi preoccupare. Ho imparato a somministrarli insegnando in una scuola giapponese dove erano utilizzati a scopo disciplinare. Si potrebbe dire che sono un’esperta."Era quella la prima volta che Marie mentiva apertamente alla sua protetta. In genere era convinta che nulla come la verità poteva essere ingannevole e suggestiva ma in questo caso non poteva fare diversamente. Doveva dare una qualche spiegazione della sua abilità in materia e la verità era fuori discussione. Tutto era iniziato diversi anni prima. Pur avendo scoperto il piacere di infliggere punizioni alle sue studentesse e il suo desiderio di possederle, Marie si era sempre trattenuta dall’andare troppo oltre e non aveva mai trasformato le sue fantasie in reali avance. I rischi di uno scandalo erano eccessivi. Né le era possibile, nell’ambiente conservatore nel quale viveva e lavorava, condurre una tranquilla vita da lesbica. Le accadeva così di accumulare durante l’anno scolastico una grande carica erotica alla quale dare sfogo durante le lunghe vacanze estive. Aveva preso infatti l’abitudine di trasferirsi per un paio di mesi in qualche grande città dove era libera di frequentare i locali per sole donne. Naturalmente era stata particolarmente interessata a frequentare gli ambienti sadomaso nei quali aveva sperato di poter dare sfogo ai propri sogni. Purtroppo queste esperienze si erano rivelate dei fallimenti. I rituali sm con il loro apparato di corde, manette, bavagli e indumenti in lattice le erano sembrati più ridicoli che stimolanti, roba da piccoli borghesi. I suoi gusti erano più sofisticati. La semplicità e la raffinatezza dovevano fondersi. Lo schiocco della frusta sulla pelle nuda, un gemito di dolore, lo sguardo impaurito della sua vittima erano tutto ciò che chiedeva. Ma erano anche ciò che non era riuscita ad ottenere. Non che le fossero mancate donne desiderose di una bella sculacciata da parte di una severa insegnante. Ma lei, che era abituata a marcare a fuoco delle giovani adolescenti, non poteva che considerare uno squallido ripiego applicare lo stesso trattamento a una donna adulta che si fingeva una scolaretta. Anche il piacere della dominazione non poteva essere ricreato. Non era possibile paragonare il potere reale che come Madame Foisson esercitava ogni giorno sulla vita di centinaia di ragazze con qualche ora in cui una amante occasionale accettava di chiamarla ‘padrona’ e di obbedire ai suoi ordini. Infine la infastidiva la precarietà dei rapporti, peraltro strettamente connessa alle esigenze del suo lavoro e al disgusto che la prendeva per la sottomessa di turno dopo qualche tempo che il loro rapporto andava avanti. Avere tante amanti non era ciò che voleva. Ciò che realmente desiderava era di avere una sola vera schiava, devota e leale. Una schiava da seviziare e da coccolare, un solo vero amore. Fu così che i suoi entusiasmi presto si raffreddarono e i mesi di vacanza si ridussero a periodi più brevi. Le sue esperienze non erano però state tutte negative. Oltre a perfezionare le sue conoscenze in materia di fruste e affini aveva anche scoperto cose nuove. I clisteri l’avevano subito interessata e in breve tempo era divenuta una vera esperta. Aveva anche scoperto il piacere di penetrare analmente la sua partner usando un fallo artificiale, magari dopo averle somministrato una bella serie di purghe.Marie ordinò a Jennifer di spogliarsi completamente e di inginocchiarsi su una ampia panca. Poi vi depose un cuscino e le fece appoggiare la testa su di esso. Questa posizione garantiva una ampia esposizione delle parti intime della ragazza e allo stesso tempo una eccellente penetrazione del clistere. Una volta assicuratasi che la giovane fosse in grado di mantenere comodamente la posizione iniziò a infilarsi un paio di guanti chirurgici sotto lo sguardo preoccupato della ragazza. Prese poi a lubrificare attentamente le mani guantate, un dito alla volta, prolungando così la tensione. Infine si avvicinò alla panca e si sedette dietro alla tremante Jennifer. Avvicinò le dita alle natiche della giovane e le inserì delicatamente nella fessura tra i glutei. Prese a passarle su e giù per l’intera lunghezza mentre con la mano libera premeva contro un gluteo allargando l’ampiezza del solco. Quando le sembrò che la giovane si fosse un poco rilassata cominciò a lubrificare con attenzione l’esterno dell’ano della ragazza. Poi iniziò a penetrarla con l’indice. Jennifer non riuscì a trattenere un lamento. Marie attese qualche secondo, sempre tenendo il dito infilato fino a metà nella piccola apertura. Quindi lo spinse con decisione fino in fondo e iniziò a ruotarlo per lubrificare adeguatamente l’interno. Lavorava con calma e metodo, incoraggiando la ragazza e invitandola a rilassarsi, cercando al tempo stesso di nascondere la propria eccitazione. Per due volte ritrasse il dito per cospargerlo di nuovo lubrificante e tornare poi a infilarlo dentro alla giovane. Quando lo ritrasse per l’ultima volta la ragazza stava piangendo rumorosamente per l’imbarazzo e la paura. La tutrice la lasciò sfogare mentre lei procedeva a lubrificare il lungo becco del clistere. Aprì quindi la valvola che regolava il flusso e fece uscire uno zampillo di acqua saponata. Accertatasi dell’assenza di bolle d’aria, infilò senza esitazione l’intero beccuccio dentro Jennifer. La ragazza colta di sorpresa quasi scatto in piedi ma la donna la trattenne sulla panca. Una volta certa che avrebbe mantenuto la posizione, Marie aprì la valvola iniziando a inondare gli intestini della giovane. Non ci volle molto perché la sacca si svuotasse, anche se alla ragazza sembrò diversamente. Terminata la somministrazione il beccuccio fu ritirato e Jennifer fu fatta sdraiare sulla schiena. Presto i crampi iniziarono a farsi sentire ma la donna non concesse alla ragazza di liberarsi del suo carico, obbligandola invece a trattenere il clistere per cinque minuti.Quando Jennifer, dopo essere stata lasciata sola per espellere il clistere, aprì al porta del bagno, ricevette l’ordine di rimanere dentro dove fu subito raggiunta dalla tutrice che teneva in mano una nuova sacca questa volta riempita interamente."Non crederai certo che la tua punizione sia finita, vero cara?" disse la donna alla ragazza stupita. "Ascoltami bene Jennifer. Perché il clistere punitivo possa avere il suo effetto occorre che il tuo intestino sia libero. Per questo prima della punizione vera e propria bisogna procedere con un paio di clisteri preparatori per far si che quello punitivo possa essere ricevuto come si deve. Inoltre riceverai un quarto clistere che servirà a ripulirti dai residui di quelli precedenti evitando così ulteriori crampi. Allora ai capito bene? Ci sono domande?""No, Madame" rispose la ragazza vinta ancora una volta dalla volontà dell’altra. Il secondo clistere non fu molto peggiore del primo nonostante contenesse il doppio di liquido. Jennifer comprese che evidentemente il primo clistere aveva fatto il suo dovere liberando abbastanza spazio per permetterle di accogliere un maggior volume d’acqua. Ciò almeno la rassicurò sulla sicurezza della procedura. La sua tutrice sapeva davvero quello che stava facendo.Dopo avere ricevuto, trattenuto ed espulso anche il secondo clistere la ragazza fu fatta distendere sulla schiena con le gambe piegate verso l’alto e ben divaricate. Il terzo clistere non era più grande del secondo ma anch’esso di circa due litri. Era però più freddo e come si accorse ben presto la giovane, decisamente più doloroso. I crampi iniziarono già durante la somministrazione nonostante questa fosse rapida visto che le interiora svuotate di Jennifer sembravano non opporre resistenza alla rapida penetrazione della purga. Marie accortasi delle sue difficoltà chiuse la valvola sospendendo il flusso e poi prese a massaggiarle il ventre spingendo il liquido più in profondità. Quando i crampi le diedero un po’ di tregua la tutrice riaprì la valvola riprendendo la somministrazione. Una volta svuotata la sacca Marie sfilò il beccuccio e fece lentamente alzare in piedi Jennifer ordinandole di precederla in salotto. La ragazza era troppo presa dallo sforzo di trattenere il clistere per fare questioni. Camminando a piccoli passi, massaggiandosi disperatamente il ventre, giunse finalmente a destinazione. Voltandosi vide la tutrice che aveva portato con sé un grosso catino di plastica. Dopo averlo poggiato a terra, la donna le ordinò di entrare con entrambi i piedi dentro lo stesso. Quindi accese lo stereo e si sdraiò comodamente sul sofà con lo sguardo rivolto alla sua vittima mentre nella stanza si diffondevano le note del Requiem di Mozart. Dopo un paio di minuti Jennifer riuscì a controllarsi abbastanza da chiedere di poter attendere nella sala da bagno."Non è il caso, mia cara. Dovrai trattenere il clistere per almeno un quarto d’ora e non ho intenzione di passare tutto quel tempo chiusa in bagno a tenerti d’occhio. Ad ogni modo se non riuscirai a portare a termine il compito potrai sempre usare il catino per evitare di sporcare il tappeto. Ovviamente però se non resisterai per il tempo stabilito dovremo ricominciare tutto dal principio" rispose la donna. Jennifer non disse nulla ma si concentrò nel combattere contro i crampi che la tormentavano sempre di più. Marie si godeva lo spettacolo beata. Sotto la maschera di imperturbabilità stava in realtà sogghignando. Sapeva perfettamente che Jennifer, priva di un adeguato allenamento, non avrebbe mai potuto portare a termine quella strana gravidanza rispettando il tempo prescritto. Sicuramente non in posizione eretta.Per Jennifer i minuti passavano con lentezza esasperante. I crampi la mordevano senza pietà e i muscoli tesi dallo sforzo le dolevano. Era sempre più tentata di arrendersi e di rilasciare il micidiale carico. Certo sarebbe stato umiliante svolgere una tale funzione di fronte alla tutrice e poi, pensò con orrore, come sarebbe riuscita a non imbrattarsi completamente se le era stato ordinato di rimanere in piedi dentro il catino? Dopo un paio di minuti non le importò più nulla di essere umiliata o sporca. Non poteva più resistere. L’unica cosa che ancora la tratteneva dal lasciarsi andare era l’idea di dover comunque subire un altro trattamento subito dopo. Era disperata e continuava a oscillare lo sguardo dalla grossa pendola che le diceva che la fine dell’ordalia era ancora lontana, alla sua carnefice alla quale non aveva il coraggio di chiedere pietà. All’improvviso la donna, come rispondendo alle silenziose invocazioni della sua vittima, si alzò e le si avvicinò."Ascolta, Jennifer" disse. "Mi sembra che tu non possa resistere ancora. Se vuoi posso aiutarti a trattenere il clistere con minor sforzo e minor dolore però dovrai accettare di resistere il doppio del tempo. Se accetti ti garantisco che sarai in grado di farcela. A te la scelta."Jennifer era perplessa, le sembrava che nemmeno un intervento divino avrebbe potuto riuscire a farla sopportare quel tormento per mezz’ora. L’ultima parola la ebbe però l’ennesimo terribile crampo che per poco non la fece cadere a terra."Farò tutto ciò che vuole ma la prego mi aiuti! Non ce la faccio più!" Aveva quasi urlato queste parole."Torno subito" disse Marie allontanandosi soddisfatta. Ancora una volta aveva vinto nel suo gioco preferito. Avrebbe fatto tutto ciò che desiderava alla sua vittima e questa gliene sarebbe stata grata! "Mi raccomando non te ne andare!" avrebbe voluto dire alla ragazza prima di uscire dalla stanza ma si trattenne. Una battuta crudele avrebbe spezzato l’incantesimo. Ritornò dopo un minuto. Ripiegato sulla spalla aveva un grande asciugamano e in mano un oggetto che Jennifer non riconobbe. Si mise alle spalle della ragazza e le chiese di trattenere il respiro poi con decisione le infilò l’oggetto nell’ano. Anche se era stato perfettamente lubrificato la giovane non trattenne un urlo e si voltò di scatto per vedere cosa era successo. Mentre si girava sentì che l’oggetto le era rimasto conficcato dentro perciò continuò a torcere il busto e la testa per cercare di vedere di cosa si trattava."Smettila!" le disse la tutrice con cattiveria. "Sembri un cane che cerca di mordersi la coda! Quello che ti ho infilato è uno speciale tampone di plastica creato apposta per queste circostanze. Adesso seguimi." Detto questo la donna dispose l’asciugamano sul sofà e vi fece sdraiare la ragazza. Poi si sedette anch’essa e iniziò a massaggiare il ventre dilatato di Jennifer. Dopo qualche tempo la ragazza si rese conto che l’effetto combinato del tampone, della posizione orizzontale e dei massaggi aveva ridotto notevolmente la sua penitenza. Non che il dolore fosse scomparso ma almeno ora era sopportabile. Trascorso il periodo prefissato Jennifer fu accompagnata nella sala da bagno per espellere il clistere. Non fu una cosa semplice. Le occorse un bel po’ di tempo per liberarsi completamente e al termine era completamente stremata. Quando uscì dalla stanza e vide che la tutrice aveva preparato un altro clistere credette di svenire. La donna accortasi dello stato della ragazza iniziò immediatamente a rassicurarla."Non ti preoccupare Jennifer, la tua punizione è finita." Fece una pausa poi continuò. "Il clistere che vedi non è per punirti ma per pulire il tuo intestino dai residui di quelli precedenti che altrimenti potrebbero ancora irritarti. Ti assicuro che non sentirai alcun dolore anzi forse sarà una esperienza piacevole."Jennifer dubitava che un clistere potesse essere considerato una esperienza piacevole ma si rassegnò. La somministrazione si rivelò più lunga del previsto anche perché quando la sacca era quasi vuota Marie vi aggiunse circa un altro litro di liquido da un’altra sacca che aveva già preparato. Per aiutare la ragazza a accogliere interamente tutto quel volume la donna la massaggiò con perizia durante tutto il trattamento. Continuò anche quando entrambe si furono trasferite nuovamente sul sofà. Jennifer dovette ancora una volta riconoscere che la sua tutrice aveva ragione. Questo ultimo clistere era molto diverso da quelli precedenti. Era più caldo e sembrava diffondere una piacevole sensazione di calore in tutto il suo corpo, nudo da più di due ore. La cosa più strana era che nonostante la sensazione di pienezza, resa evidente dalle anormali dimensioni della pancia, non vi era quasi accenno di crampi. Così rimase a lungo distesa. La testa poggiata in grembo alla sua tutrice e le mani che accarezzavano incredule e divertite il ventre caldo e rigonfio. Non chiese quanto tempo avrebbe dovuto trattenere il tutto e si era quasi assopita quando la donna le disse che poteva andare a liberarsi. Solo quando si ritrovò ad espellere il clistere si rese conto di provare quella strana sensazione che la coglieva in certe notti in cui si svegliava all’improvviso turbata da un sogno erotico.
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