1. LIDO I ragazzi erano tutti in spiaggia, Giuseppe compreso. Lei, invece, era costretta dal “ciclo”, più abbondante del solito, a starsene tranquilla per i viottoli del villaggio. Che palle!! “Ciao Maria” “Paolo! Com’è che sei salito?” Paolo, il fidanzato di Giovanna. Una delle due coppie che era partita in vacanza insieme a lei ed a Giuseppe. Erano tutti e sei compagni di scuola, con i tre ragazzi più avanti di due classi. “Ho bisogno di bere. Tu che fai?” Aveva allargato le braccia sconfortata. “Una noia!! Il tempo non passa mai.” “Dai, vieni con me al bar. Ti faccio un po’ di compagnia io.” Lei lo aveva seguito sino al bar in piazzetta e lì avevano occupato un tavolino. Erano rimasti seduti per un bel po’, chiacchierando e scherzando. In quel momento stavano discutendo animatamente su quali fossero i componenti dell’Avana, un cocktail. “principalmente, è a base di Vodka.” “ma che dici, scemo. C’è Gin.” “Vodka!” “Gin!” “Vodka! Sono pronto a scommettere.” “Ok! Se vuoi perdere, fai pure.” Non che le importasse più di tanto sapere chi avesse ragione, ma quel giochino la stava intrigando e, soprattutto, lui, col suo modo di fare, le stava facendo passare un po’ di tempo. Lo aveva visto chiamare uno dei baristi, dirgli della scommessa e chiedere. Quello, prima di sputare la sentenza, aveva voluto sapere quale fosse il pegno che avrebbe pagato il perdente. “Ma?! Veramente non lo avevamo stabilito.” “Chi perde paga da bere e.. chi vince decide cosa.” Era stata lei a parlare. “Ok! si può fare. Allora?” Paolo aveva alzato gli occhi verso il barista. “Vodka!” Cinque minuti dopo erano l’uno di fronte all’altra con due coppe di frutta, gelato e liquore che erano costate a Maria una cifra! “Buona. Ti piace?” “Si.” In effetti aveva ragione lui. Anche se carissime erano dissetanti. “Io in effetti ti avrei fatto bere altro, ma…”, sorrideva divertito. “Scusa? Perché non lo dicevi?” “Sarà per un’altra volta. Magari Giuseppe si sarebbe incazzato.’”, le parlava ma continuava a sorriderle. C’era qualcosa di strano in quelle parole. Voleva scherzare di nuovo? “Giuseppe?! Che c’entra Giuseppe con la nostra scommessa? Cos’è che volevi? Lo devo indovinare?” “Ok! Se proprio vuoi…” “e se lo indovino?” Lui aveva scrollato le spalle. “Boh! Ma giurami che non ti incazzi.” “Perché dovrei. Allora, se indovino che mi spetta?” “Fai tu.” Continuava ad avere un’espressione divertita che le stava causando una curiosità morbosa. “è buona?” “buonissimo. Non si è mai lamentata nessuna.” Poco ci mancava che sghignazzasse. “allora se indovino me la fai provare?” “davvero?” “si” “ma hai capito cos’è?” “no, aiutami.” Si era fatto serio. “Maria, scusami, io scherzavo. Forse è meglio lasciare perdere” “Nooooooo!! Qualunque cosa sia, lo voglio sapere.” “Ma se poi ti arrabbi? Io non voglio offenderti.. mi son fatto prendere la mano.” “ma non è una bevanda?” “non proprio.” Era diventato rosso come un gambero. Una mezza idea su cosa fosse le stava passando per la testa. Eppure…. “… però si beve.” Un bel ragazzo, niente da dire. Alto, muscoloso, abbronzato, occhi neri e…. quello stronzo di Giuseppe dov’era invece di tenerle compagnia? “eh! Si…. Si può dire che si beve.. Ma non ti incazzare, me lo hai promesso.” “E tu mi hai promesso che me lo fai bere, se è per questo. Di che ti vergogni?” Ci sarebbe voluto un estintore per spegnergli il rossore. “non potremmo dire meglio che più che bere, prima si succsucchia e poi, magari, si beve?” un gomito sul tavolo, una mano a tenere lo stuzzicadenti con la ciliegina sulle labbra e lo sguardo da indagatrice incallita, era rimasta in attesa della conferma. C’era stato solo un movimento della testa del ragazzo a conferma delle sue parole. “Ma bravo il mio porcellino!” “Dai Maria, non ti incazzare.. scherzavo.” “Scherzavi?? Tu adesso paghi!!” Si era alzata di scatto, lasciandolo come un idiota, seduto al tavolo. Si era girata. “Mi segui, o vuoi che lo faccia qui?” “Ma davvero???” “Paoloooooo!! Ancora, sai?!” Aveva dovuto fare tutto lei. Il giovane, benché più grande di due anni, era in piena crisi esistenziale. Lo aveva preso per mano entrando nel bar. Si era diretta verso i bagni che, per fortuna, prevedevano un ingresso comune per tutti e poi, superata la porta, l’accesso per la zona riservata alle donne alla destra di un piccolo disimpegno e quello per gli uomini di fronte. Con fare deciso, se l’era tirato dentro l’ala per le donne e, prima che potesse fiatare, si era rifugiata in un gabinetto, chiudendo il chiavistello. “Ma… Maria..!!” “Se fiati, ti uccido. Hai perso .. ed allora vediamo se è buono come di tu.” Era già in ginocchio con le mani sul bordo del costume del ragazzo. “Ma… Giuseppe…” “perché? Glielo vuoi dire? O vuoi sapere se sei il primo….. Ah! Ciao bello! Sei già in tiro.” Un cazzo di ottime dimensioni le svettava dinanzi alla punta del naso e lei non si era persa in scaramuccie, schiudendo le labbra e accogliendone una buona dose tra le guance. A colpi di lingua, sputi di saliva sulla punta, succhiate e strizzate di denti, aveva affondato ripetutamente la bocca su quel palo sino a quando non aveva sentito il suo liquido colarle come un gelato lungo la gola. Si era rialzata, sorridente. “Avevi ragione. E’ proprio buono.” 2. ASPETTANDO IL RAGAZZO “Amore, scusami. Ritardo dieci minuti. Mi aspetti al Golden Bar?” Margherita aveva chiuso il telefonino e, un po’ scocciata, si era recata a piedi al nuovo appuntamento. Con quella, era la quinta volta che Giuseppe, il suo ragazzo, la piantava sottocasa, costringendola a quelle antipatiche scarpinate. Non che il bar fosse lontano, ma con i tacchi alti era una sofferenza, e poi con il miniabito da sera che indossava aveva tutti gli occhi addosso. Appena giunta non aveva trovato di meglio che sedersi ad un tavolo libero, sperando che nessuno la scocciasse. Invece: “Ciao, Margherita. Chi ti ci porta qui tutta sola?” Matteo, il suo ex. Non poteva andare peggio. Era stata lei a lasciarlo e quello cercava ogni occasione per montarle casini immani in qualunque luogo si trovassero. “Matteo, per piacere. Non vorrai incominciare di nuovo..?” Lui non le aveva risposto, rimanendo impietrito ad osservarla. “Sei bellissima questa sera. A chi pensi di darla questa volta?” “Matteo!!” ma perché Giuseppe non arrivava? “Lo sanno tutti che chi fa coppia con te ha le corna più alte della città. Non è così?” “Per piacere Matteo, finiscila.” “No che non la finisco. Aspetta che ti cerco qualche cliente..” aveva fatto un movimento come per recarsi nei tavoli vicini. Ci sarebbe andato di sicuro, lei ne era certa. Era già successo che si comportasse come un pazzo coinvolgendo i passanti. Chiamare al telefono Giuseppe non sarebbe servito a nulla, ne tanto meno cercare altri aiuti. L’unica era compiacerlo in qualcosa ed aspettare che arrivasse il suo ragazzo. “Aspetta Ma’. Cosa vuoi che faccia?” Lo aveva visto fermarsi e guardarla profondamente. “Vieni! Ti faccio vedere una cosa.” Si era alzata e lo aveva seguito silenziosamente verso i posteggi. Lì le aveva indicato una bmw fiammante. “E’ mia. Lo comprata una settimana fa. Ho festeggiato così il tuo compleanno. Quanti ne hai fatti?” Lo sapeva eccome. “diciannove.” “Dobbiamo festeggiare. Dai sali.” “Matteo, vorrei. Ma tra un po’ arriv..” “Non preoccuparti, non ci spostiamo. Magari, quando arriva, ti vede pure..” Questa cattiveria gliela diceva mentre le apriva lo sportello facendola sedere accanto al posto di guida. Un attimo dopo, le era seduto vicino. “Immagino che tu abbia fretta. Dai, sbrighiamoci, fammi vedere quanto sei fedele al tuo nuovo amore.” Parlava e, intanto, si era sfibbiato le cinghia dei pantaloni. Le aveva fatto un cenno e lei aveva allungato le mani sapendo perfettamente cosa andare a cercare e cosa fare. Un attimo dopo, nel buio della macchina, si sentiva solo la voce del ragazzo che continuava a parlarle mentre, con fare deciso, le prendeva la testa con forza e gliela schiacciava contro il suo cazzo eretto. “Succhia, zoccola. Succhia. Pensa che questo non è il cazzo del tuo amore. … Lui dove sarà in questo momento? Magari è già arrivato. Succhia!!” Avrebbe voluto ucciderlo. Invece, stava lì con quel palo di carne in bocca per metà, succhiando e leccando avidamente. Era vero! Lui le faceva schifo, ribrezzo; ma la passione che aveva quando si ritrovava un cazzo tra le labbra era più forte di ogni cosa. Ogni volta era così. Conosceva un ragazzo; ci stava bene insieme e formava coppia con lui, ma se le capitava l’occasione non rinunciava ad una bella ciucciata con qualcun altro. Quanti ne aveva conosciuti? “Succhia!! Succhia!! Beviiiiii!!!” Un fiotto improvviso le aveva riempito di sperma la bocca. Lo aveva succhiato ancora un po’, fino all’ultima goccia, trattenendolo tra i denti. In quel momento era squillato il telefonino. Aveva risposto col cuore a mille e fili di sperma che le cadevano dalle labbra. Era Giuseppe. “Amore, non ti vedo.” “Arrivo!” Era scesa dall’auto di corsa, accompagnata dalla risata del suo ex. “Te lo dicevo che non sei fedele.” 3. RIFORNITORE AUTOMATICO Cinzia aveva ottenuto la maturità e, come promessole, la macchina era arrivata subito. Era la prima sera che la prendeva per uscire con gli amici. “Amore ti passo a prendere.” “NO! Vengo io” Non aveva voluto assolutamente che Luca, il suo ragazzo, venisse a casa sua ed, insieme, raggiungessero gli amici. Ci teneva troppo che fosse lei, per una volta, a fare da autista. Così, indossata una mini, bellina e comoda, e una canottiera leggerissima, era scesa da casa che non stava più nella pelle. Si era seduta al volante, aveva avviato il motore e via, a scorazzare per la città. L’indicatore della benzina, però, le aveva fatto capire subito che, da quel momento, il suo portafoglio avrebbe dovuto tenere conto della nuova arrivata: rosso fisso! Si era girata intorno e si era resa conto che, a quell’ora, quasi mezzanotte, gli unici distributori aperti erano quelli automatici. Perché no? Anche quella era un’esperienza mai fatta prima. Così, aveva fatto una breve retromarcia ed era entrata in un rifornimento agip deserto. “Vediamo un po’…” Scesa dall’auto, aveva iniziato a leggere le istruzioni considerando le operazioni da eseguire abbastanza semplici. “Stabilire l’importo… inserire le banconote… Cazzo!!” Con sé aveva solo un biglietto da cento euro. “Oh cazzo! Cazzo cazzo!!” Stava fermandosi una macchina, magari…. “Ciao Cinzia. Tutto bene? Che bella. E’ tua?” “Ciao Sandro, mi aiuti? Ho solo cento euro e non posso fare benzina.” La fortuna era dalla sua. Sandro era un suo compagno di classe; magari non avevano mai stretto troppo, ma non l’avrebbe lasciata lì senza aiutarla. “Uhmmm! E come?” “mi presti dieci euro?” “ed io cosa ci guadagno?” “scusa?” “se ti do i soldi, tu che mi dai?” Ancora vicino al distributore, gli aveva sorriso. “Stai scherzando? Cosa potrei darti?” “Vediamo. Lo sai che mi piaci?” “Dai, Sandro. Non fare lo scemo.” Però, intanto, sorrideva. I complimenti le erano sempre piaciuti. “Ti dico la verità. Non lo sopporto Luca che può….” Si era interrotto. “Può cosa?” Quasi dimenticava il perché erano lì, fermi al distributore. Quella novità la stava intrigando. “Può toccarti. Può baciarti…” parlava e diventava rosso. Le stava facendo tenerezza, grande e grosso com’era (giocava a volley nella squadra della scuola) sembrava più infantile di un pargoletto. “ma è il mio ragazzo.” “..ed io i soldi non te li do.” Anche se lo aveva detto a mezza voce, le era sembrato determinato. “Uffa! Sandro, per piacere. Non ho nemmeno il telefonino. L’ho dimenticato.” “Che ti costa, allora?” “Ma cosa? Sei scemo. Io Luca non l’ho mai tradito.” “Nemmeno per un bacio?” “Nemmeno.” Eppure non c’era animosità in lei, in quel momento. Se avesse potuto sarebbe scoppiata in una risata fragorosa e, chissà perché, aveva avuto la sensazione che il suo compagno avesse percepito quella sua complicità, se così poteva dirsi. Era tornato alla carica, sbalordendola. “e con questa come te la cavi?” “con cosa?” ma la mossa del ragazzo non ammetteva equivoci. Aveva allungato la mano sull’oggetto vicino. “Cos’è? Tu come la chiami?” Lei lo aveva guardato, dubbiosa ma sorridente. “Pompa?” “Brava!” “E ti dovrei rispondere?” ormai la scaramuccia era iniziata. Non sarebbe stata lei a demordere. “Se vuoi puoi farmelo vedere..” “Ma sei impazzito??!! Io… non lo faccio.” Sandro aveva incominciato quella discussione un po’ per gioco ma, abbastanza presto, si era reso conto di avere perso il controllo e, a quel punto, tornare indietro era quasi impossibile. “Scusa. Io ti do i soldi per la pompa. Non è così? Poi, mi hai detto di non avere mai tradito Luca. Allora se lo devi fare, tanto vale non farlo per un bacio.” Lei era costernata, simpaticamente costernata. “Ma ti si è bevuto il cervello? E poi, dove dovrei farlo? Qui, in mezzo alla strada?” Non l’aveva schiaffeggiato. Non si era messa ad urlare. Aveva solo fatto notare che lì era impossibile. Si era girato intorno. “Vieni.” Tenendola per mano l’aveva portata ne retro del prefabbricato. Come pensava c’era un piccolo locale riservato a wc e, sperando che non fosse lurido, l’aveva fatta entrare. Lei lo aveva guardato con una strana luce negli occhi. “Va bene. Non so nemmeno io perché lo faccio. Però facciamolo.” “Forse è meglio che te la togli.” Le aveva indicato la canottiera. “Non vorrei sporcarti.” “Si, grazie. Hai ragione. Cazzo!! Stava per fargli un bocchino e stavano lì a scambiarsi convenevoli. Era rimasta a seno nudo, mentre lui si premurava di calarsi le braghe. Lei si era portata una mano sulla bocca, a mo’ di meraviglia. “ma quant’è lungo?” Glielo aveva impugnato subito, ancor prima di chinarsi rimanendo dritta sulle gambe. Poi lui l’aveva vista calare la testa e, mantenendo una posizione sicuramente scomoda, cominciare a succhiarlo. Lo aveva leccato per tutta la lunghezza, stringendo le labbra ogni qualvolta affondava fino a sfiorargli le palle e solo in quel preciso momento lo succhiava forte per poi tornare in fretta fino alla cappella dove rimaneva per qualche secondo, assestando con la lingua colpetti delicati. Poi era tornata a poppare con insistenza. Si era staccata solo un attimo. “Non possiamo fermarci a lungo. Luca mi aspetta.” E giù di nuovo a mungerlo. “Sto arrivando. Non reggo più. Inginocchiati solo un attimo. Voglio farlo a modo mio.” Quel luogo le faceva schifo, ma non era riuscita a non accontentarlo. Così, cercando di poggiare il meno possibile, si era inginocchiata. Lui le aveva fatto tenere la bocca aperta con la lingua penzoloni, che riusciva a malapena a lambirgli il pene turgido mentre continuava a smanettarselo. “Bevi, bevi, tesoro. Ti faccio il pieno.” Ed era stato di parola. Cinzia si era sentita allagare la gola da una quantità infinita di liquido cremoso e vischioso, quasi la soffocava, ma era riuscita a contenerlo tutto e, lentamente, ad ingoiarlo. Dopo essersi ricomposti erano tornati alle auto, ancora in estasi. Lo aveva visto prendere il portafogli. “Che fai?” “ti do i dieci euro.” “Se non mi servissero non li prenderei. Mi sono divertita anch’io. In ogni caso stai sbagliando.” “Perché?” “Devi farmi il pieno. Lo hai detto prima.” 4. POMPA INCROCIATA “Ma tu sei matto. Simona e mio marito sono qui fuori!” “Tranquilla! Sono andati in gabinetto.” Come ogni domenica, Cinzia era andata al mare con suo marito in compagnia di Simona e di Mario, una coppia di loro amici. Al termine della giornata, sulla strada del ritorno, si erano fermati nella stazione di servizio lungo l’autostrada, per rifocillarsi e rinfrescarsi un po’. Lei era entrata nel bar per prendere delle caramelle e quel cretino di Mario l’aveva seguita per importunarla. “ma ti sei vista oggi in spiaggia? Me l’hai sbattuta in faccia per tutto il tempo. Io così a casa non posso tornarci.” “Ed io che posso farci? Chiuditi in bagno e fatti una sega.” Glielo aveva detto sorridendo mentre usciva dal locale. “Ahi! Stupido. Lasciami, lasciami.” Ma non che le sue si potessero chiamare proteste. Per come la teneva stretta, lei avrebbe potuto svincolarsi in un niente, ma la verità era che le andava e come di trasgredire un po’. Mario l”aveva condotta nella zona riservata al posteggio dei tir, lontani da occhi indiscreti. Lì, si erano fermati nascosti dietro una grossa ruota. “Cazzo!! Non posso più! Sono strapieno.” Era stata questione di un attimo perché la donna gli si inginocchiasse di fronte e gli sfilasse il pene turgido dai pantaloni. Non era la prima volta che glielo succhiava e sapeva perfettamente cosa fare per rendergli la cosa piacevole ma veloce al tempo stesso. C’era suo marito nei dintorni! Veramente, non è che lui la stesse pensando troppo in quel momento, chiuso com’era in una delle toilette con Simona. “Oh, amore! Non ne potevo più. Ti volevo da questa mattina. Baciami, baciami ancora” I due stavano baciandosi, eccitati, mentre le mani di lei correvano veloci a cercargli la mazza tra le gambe. Lo aveva denudato ed un attimo dopo glielo stava succhiando famelica. Non sarebbe stato che un pompino veloce, lo sapeva. Ma volevi mettere la sua bocca di rosa con quella di sua moglie? “Siii, Cinzia! Succhiamelo, così. Leccami le palle. Siii.. sei la mia troiona… succhia, succhia” Mario sapeva di essere un gran porco con Cinzia, ma faceva parte del gioco ed a lei quel gioco piaceva eccome!! “Aspetta, Simo’. Succhia più in basso. Si. Brava!!” Per Simona, le attenzioni mostratele dal marito di Cinzia erano state una sorpresa. Mai e poi mai avrebbe pensato che lui la desiderasse. E poi, mentre facevano sesso la trattava da donna qual’era. Non come suo marito, tutto silenzioso e scialbo. “Dimmelo che ti piace. Dimmi che è questo il cazzo che preferisci. Fammelo capire. Succhia più forte.” E Cinzia lo aveva accontentato muovendo la testa all’impazzata. Magari non era vero che fosse il cazzo che preferiva, ma sicuramente si divertiva di più a spompinare Mario che non suo marito. Una vera noia. “Vengo! Vengo!!! Si, Simonaaaaaa” “Arghhhh! Cì, bevi, bevi.” I due uomini, a loro insaputa, erano venuti dentro le bocche delle loro mogli, scambiate, quasi all’unisono. Si erano ricomposti e, separatamente, avevano fatto ritorno alla macchina. L’ultima ad arrivare era stata Simona. “E’ possibile che dobbiamo aspettarti sempre.” “Scusa Mario, ma avevo sete e ho perso tempo.” “E tu perché non ci pensavi prima. Anche Cinzia aveva sete ma mica c’è stata un’ora come te!”
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