Il parlottio di due donne che si raccontano particolari intimi è inconfondibile, unico. Fatto di risolini e commenti concitati, mani che afferrano improvvise il braccio dell’altra mentre gli occhi si spalancano per la sorpresa. Vera o simulata che sia.Antonella e Sabrina utilizzavano la pausa del caffè per questa attività prettamente femminile ed io mi trovavo lì accidentalmente per sorbirmi la stessa ciofeca. Ormai io e mia sorella lavoriamo da molti anni nella stessa fabbrica ed i rituali quotidiani sono dettati dal gruppo a cui si appartiene non dalla parentela. Così io seguivo i riti degli informatici ed Antonella quello degli amministrativi.Per l’ennesima volta cercai di guardare mia sorella con occhi diversi ma vidi sempre lo stesso spettacolo. Un bel viso con labbra carnose, una cascata ondulata di folti capelli castano scuro, altezza media, forte di culo, e due tette normali che stanno bene su ma niente di eccezionale. Insomma una donna come tante altre anzi, considerando la sua evidente pochezza intellettiva, molto meno interessante di molte altre.Eppure per l’ennesima volta un collega mi aveva confidato che Antonella lo stimolava parecchio. Una volta avevo ascoltato di nascosto una conversazione tra due persone e tutti e due convenivano che, sebbene Antonella fisicamente non fosse niente di che e che fosse stupida come un’oca avrebbero fatto carte false per scoparsela.Impossibile trovare una con gli occhi da troia più di lei, questa era stata la definizione su cui avevano concordato i due.Nonostante la rabbia che bolliva dentro di me non feci nulla, i miei limiti mi erano dolorosamente chiari.Qualche anno prima ero fidanzato con una certa Daniela e come ogni sera ero sull’ultima corsa della metro per riaccompagnarla a casa. E’ bello abitare in centro a Roma ma che rottura con i settori a traffico limitato! O ci abiti oppure usi i mezzi. Comunque quella sera nella carrozza c’eravamo solo noi due ed una decina di borgatari e quando uno di loro aveva palpato il culo a Daniela mi ero immediatamente avventato contro di lui.Un secondo dopo stavo scotendo la testa seduto sul pavimento con quello che rideva come un matto insieme ai suoi amici mentre si palleggiavano Daniela palpandola a piene mani.”Sei arto un cazzo e du formiche a cavacecio e pesi quanto na scoreggia. Ma che cazzo voi fa? Se cio voja de parpà er culo a sta zoccoletta tu nun ce poi fa popo gnente”Rideva e palpava mentre Daniela urlava e cercava di tirare calci. Poi finalmente arrivò la fermata e ci catapultammo fuori.Questi pensieri passavano pigri nella mia mente mentre giravo il caffè ed osservavo le due. Evidentemente qualcosa doveva trasparire dal mio viso perché mia sorella salutò l’amica e venne verso di me.”Allora Roberto, che hai?””Come?””Dai non prendermi per il culo, me ne sono accorta che ci stavi spiando. Quanto hai sentito?””Antonè ma che cazzo stai a di?””Sto a di… cazzo… ma come parli!” “Parlo come me pare vabbè! Se ho voglia di parlare in romanaccio sono affari miei e tu pensa ai tuoi!”L’irritazione mi assaliva sempre quando mia madre o mia sorella assumevano un atteggiamento protettivo o mi riprendevano. Per loro io ero sempre il piccoletto di casa, da proteggere e redarguire anche se ormai ho superato abbondantemente i trenta.Poi la mia mente perse le sfumature rosse che la oscuravano ogni volta che m’incazzavo e le parole di Antonella presero consistenza… “Quanto hai sentito?” … cos’è che si erano dette e che non dovevo sentire? Considerando che tra tutte e due avevano un QI inferiore ad una gallina scema non doveva trattarsi che di un pettegolezzo… oppure… ma non ci posso credere… vuoi vedere che questa cretina si è fatta incastrare in qualche storia di marketing piramidale! Sabrina non era nuova ad avventure del genere e nonostante ci avesse già rimesso dei bei soldi insisteva convinta che, prima o poi, la fortuna si sarebbe voltata verso di lei.”Abbastanza” dissi brusco”Abbastanza? Abbastanza che? Ma che hai!” fece sconcertata Antonella”Ho sentito abbastanza di quello che dicevate tu e Sabrina, Piero lo sa?”Coinvolgere mio cognato era il modo migliore per mandarla in tilt. Antonella si era sposata un sottufficiale della finanza integerrimo e tutto d’un pezzo. Palloso da morire, con una mentalità da sessantenne di paese ed un fisico da settantenne di paese. Un dirigibile al posto della pancia, un eloquio limitato alle forme canoniche statali che usava durante il lavoro ed un unico, pervasivo interesse nella vita: mangiare. Mio nonno a ottant’anni suonati aveva più interessi, energia, voglia di vivere di lui che ne aveva meno di trenta.Accennare a lui che Antonella era implicata anche solo lontanamente in un’attività non adatta ad una “donna sposata”, concetto che Piero riduceva alla cieca obbedienza al marito, equivaleva a scatenarle sul capo una tempesta di proporzioni bibliche.”Per l’amor del cielo Roberto! Non dirlo neanche per scherzo, lo sai che Piero non ha il minimo senso dell’umorismo, mi renderebbe la vita impossibile e mi spedirebbe in ritiro spirituale per purificarmi.” Esclamò allarmata Antonella.Umorismo? Ritiro spirituale? Ma di che cavolo stava parlando, dovevano aver architettato un qualche scherzo a sfondo sessuale ma doveva essere molto pesante se Antonella riteneva che Piero avrebbe reagito in quel modo, in genere era abbastanza refrattario alle battute sul sesso.”Antonella, quando ascoltavo non ho capito bene tutto, perché non mi metti al corrente del vostro gioco, alla fin fine non è detto che Piero debba proprio saperlo non ti pare?” così dicendo l’avevo portata in un salottino al riparo da orecchie indiscrete.”Beh Roberto ecco… è un gioco, solo un gioco… è stata Maria che ha iniziato, la sorella ha la stessa donna delle pulizie di una signora dei Parioli e le ha raccontato come si divertono… ma è solo un gioco… io partecipo da poco… e poi è Maria che mi ha fatto vedere…”Un fiume di parole, sconnesse, che riagganciavano discorsi fatti chissà da quanto tempo e dei quali io ero completamente all’oscuro. La lasciai continuare.”… insomma io lo trovo divertente… e sapessi che facce fanno, sbavano con gli occhi di fuori… però mi fanno anche pena, Sabrina dice che non devono scopare da mesi…”Il fiume di parole continuava impetuoso suddividendosi in tanti rivoli che poi si ricongiungevano nelle maniere più disparate.”…e poi faccio anche un’opera sociale no? Gli offro uno spettacolo gratis… ma Sabrina dice che gli fanno schifo, chissà perché lo fa… anche a me fanno schifo le seppie con i piselli che mamma fa tutte le domeniche… a proposito domenica passata hai sentito che buone le pastarelle? Hanno aperto una nuova pasticceria sotto casa…”Ormai esaurito dallo sforzo di cavare un discorso coerente dall’inarrestabile chiacchiera di mia sorella la fermai, avevo capito abbastanza.Questa banda di stronze si divertiva a far sbavare i lavavetri ai semafori, si erano scelte un semaforo per una e prima di arrivarvi si scoprivano le cosce e si slacciavano le camicette. Così mentre quei poveracci strabuzzavano gli occhi queste troie si divertivano.”Basta, credo di aver capito. Però oggi mi fai vedere esattamente cosa combini, usciamo a pranzo e passi ai tuo semaforo””Robby! Dovrei farlo davanti a te, ma sei mio fratello!””E allora? Adesso non metterti a fare la santarellina che non mi pare il caso, ti aspetto all’una in garage”Puntuale come un orologio Antonella si presenta in garage all’una.”Uffa oggi mi fai saltare il pranzo” borbotta mentre sale in macchina.”Dai che non ti farà male se ti calano un poco i fianchi, hai messo su un culo che sembrano due””Gentile come sempre vero? Fai presto a parlare tu che sei magro come un chiodo” sbuffa Antonella partendo con la macchina.Era tutta la mattina che mi chiedevo fino a che punto si spingessero in queste loro performance, in fin dei conti sono tutte madri di famiglia non dovrebbe essere una cosa molto spinta. Bastarono una decina di minuti per arrivare al semaforo che si era scelta come palcoscenico. Strada ad alto scorrimento, larga e trafficata, un paio di poveri cristi al semaforo.Antonella accosta un centinaio di metri prima del semaforo, si slaccia completamente la camicetta e si tira bene su la gonna. Lascia molto poco all’immaginazione, il reggiseno è in bella mostra e gli slip sono talmente tirati che li vedo infilarsi ben bene nella fessura. Sono completamente senza parole, paralizzato. Non pensavo… non credevo… ma come le viene in mente…”Vedo che sei completamente impassibile, va bene che sono tua sorella ma un qualche effetto te lo dovrei fare” sbuffa scocciata e riparte.Ha evidentemente interpretato il mio silenzio come un “nulla di speciale, andiamo avanti”. Mentre arriviamo al semaforo armeggio con il comando dello specchietto fino a quando non la inquadro e rimango voltato verso fuori, indifferente a chi mi è al fianco. Questa è l’impressione che voglio trasmettere all’indiano che sorridente si precipita per lavare i vetri. Con la coda dell’occhio vedo l’uomo che si concentra sul vetro, alza i tergicristalli e comincia a lavare. Poi l’occhio gli cade all’interno e la spazzola si ferma di botto.Antonella è a gambe larghe, lo slip profondamente infilato nella fica, e si sta ravvivando i capelli. Fruga con una mano nella taschina della camicia e così facendo scopre completamente una tetta, il push-up la modella magnificamente, trova l’elastico e ferma i capelli.Un sorriso all’uomo e si volta per cercare il portafogli nella borsa sul sedile posteriore. Porta il perizoma non gli slip, anche se lo specchietto mi fornisce una visuale defilata lo vedo benissimo tra le chiappe, l’uomo lo ha in primo piano. Lentamente la spazzola torna indietro, lo intravedo che butta uno sguardo verso di me, ma io continuo a guardare fuori dal mio lato, indifferente, distratto.Qualche secondo ed Antonella torna seduta di scatto e parte a razzo, l’urlo dell’uomo è come una sirena che svanisce in lontananza. Mi volto e lo vedo che si tiene il braccio.”Che cazzo fai! Aveva il braccio dentro la macchina a momenti glie lo stacchi!” urlo gesticolando.”Certo che lo aveva dentro la macchina! Aveva messo la mano tra le mie cosce e mi palpava la fica!” mi urla di rimando lei.”Dai ferma questa cazzo di macchina che dobbiamo vedere se si è fatto male….””Col cazzo che mi fermo! Magari gli cascasse il braccio a quel negro di merda!””Fermati! Almeno riabbasso i tergicristalli!”Antonella si accosta e scendo a risistemare i tergicristalli, ormai siamo troppo lontani per tornare a vedere cosa è successo all’uomo, intanto Antonella si risistema i vestiti, il viso accaldato e gli occhi luccicanti.”Capita spesso che allunghino le mani?” le chiedo risalendo.”E’ la prima volta che mi succede, ma a Sabrina è già successo””E come si è comportata?””Come me” taglia corto.”Adesso che fai, la smetti con gli spettacoli al semaforo?””Scherzi!? Stasera racconto tutto alle amiche e domani cambio semaforo, il bello è proprio il raccontare, far sbavare quelle che non vengono palpate.Finora era capitato solo a Sabrina e ci sfotteva tutte dicendo che siamo talmente dei cessi che neanche un allupato come un marocchino al semaforo ci degnava di uno sguardo. Una rosicata da paura, quella stronzetta sono due settimane che si da arie da gran fica e ci smerda” sogghigna divertita all’idea.”Beh fratellino caro, vedo che non sono poi così da buttare” mi bisbiglia improvvisamente in un orecchio.”Ma che stai dicendo?” le parole non hanno il tempo di uscirmi dalla bocca che realizzo.”Dico che lo hai duro, e si vede. D’estate con i pantaloni leggeri si vede tutto” mi dice sorridendo mentre mi guarda tra le gambe.E’ vero, ho il cazzo duro come la pietra e preme sui pantaloni. Cerco di coprirmi con le mani ma non ci riesco molto bene, incredibilmente mi eccito ancora di più. Ormai mi duole per quanto è duro.”Hei che effettone ti faccio! Guarda che sberla ti spunta tra le gambe””Antonella smettila!” strillo, la mia voce è resa acuta dall’isteria incombente ed Antonella ride ormai apertamente del mio imbarazzo.”Ma che bel pisellone ha il mio fratellino!” mi sfotte continuando a ridere.Ho le mani premute sul bozzo che non accenna a diminuire e scanso in malo modo la mano di Antonella che tenta di toccarlo mentre ride con le lacrime agli occhi. Poi una brusca frenata mi fa portare le mani in avanti ed Antonella ha via libera. Mi afferra al volo stringendo forte.”Ma che bel…” la risata le muore sulle labbra, non credeva di trovarsi un affare così duro tra le mani. Non è che sia un gran ché come dimensioni, anzi, ma è duro come la pietra. “…alla faccia dell’effetto” dice piano dopo che le ho bruscamente tolto la mano.”Falla finita Antonella che non ci trovo niente da ridere””Adesso neanche io ci trovo niente da ridere, tutt’altro. E’ un pezzo che non suscito una reazione del genere in un uomo” risponde come soprapensiero.Inutile dire che il pomeriggio in ufficio è un tormento, impossibile concentrarsi sul lavoro. L’idea di essermi eccitato in quel modo con mia sorella mi sconvolge, comincio a capire ora i commenti dei colleghi su Antonella. Deve avere un certo non so ché che scatena l’eccitazione degli uomini, finora non me ne ero mai accorto ma questo episodio ha evidentemente infranto lo schermo che mi isolava da queste sensazioni.Ho dei flash terribili, basta un niente e mi passano davanti gli occhi le immagini di oggi, come in un film al rallentatore. Vedo una coppia di mele e bang! le tette di Antonella mi ballano davanti agli occhi, una rotondità e bang! rivedo il suo sedere all’aria con il perizoma che le divide le chiappe e mi scopro a pensare che deve essere anche bello sodo, non tremolava per niente. Un culo da negra, di quelli rotondi e sporgenti, grossi e sodi, deve essere una vera festa metterci le mani sopra… ed il cazzo dentro.Un attimo e mi torna duro come non mai e sono costretto a rimanere seduto fino a quando non passa. Non sono mai uscito sul filo dell’orario, generalmente mi trattengo sempre una mezz’oretta ma oggi arrivo ai badge addirittura in anticipo.I giorni passano ed il gioco evidentemente continua, becco varie volte Antonella che parlotta con Sabrina o Maria. Adesso però c’è un’aria di superiorità in mia sorella, è al pari di Sabrina e stanno facendo morire tutte le altre. Sono riuscito ad eliminare i flash ed ho ripreso la mia vita da single trentatreenne.Mi ritrovo alla macchinetta per il caffè delle 11, appuntamento tradizionale per gli informatici che si radunano come un branco alla pozza dell’acqua. E mentre sorseggio lentamente la schifezza bollente che spacciano per caffè ringrazio mentalmente tutti gli dei che oggi è giovedì, solo un giorno e parto per un paio di settimane di immersioni a Sharm El Sheik. Nel gruppo ci sono anche un paio di separate, fertile terreno di caccia, ed ho deciso che mi butterò alla grande. Oddio grande, si fa per dire, comunque mi butto e ci provo.Antonella passa e mi scocca un bacio, mentre si allontana noto più di un collega con gli occhi puntanti sul suo sedere ed anche i miei ci finiscono sopra ad osservare incantati. Ora li capisco, li capisco veramente bene penso mentre accartoccio il bicchiere e lo butto.Venerdì mattina, ore 12, cinque ore all’alba. Sulla lentezza con cui passa l’ultimo giorno di lavoro prima di una sospirata vacanza sono stati scritti fiumi di parole, ma secondo me ne mancano ancora. C’è un’incosciente indifferenza che mi fa prendere decisioni su due piedi per problemi che altrimenti avrei analizzato per giorni, se non fosse che sono l’unico funzionario del dipartimento oggi presente mi sarei appiccicato una mezza giornata di ferie al volo e me ne sarei già andato.Il telefono squilla per l’ennesima volta, ed io attivo il viva voce con la serena condiscendenza di chi è ormai al di sopra di tutto ciò che può piovergli addosso da quel telefono. E’ Piero che con una voce da cane idrofobo mi chiede dove cazzo sia quella troia di mia sorella, piccolo conto mentale e stabilisco che si tratta dell’attacco di gelosia che lo colpisce mensilmente.”Piero dove vuoi che sia, se non è alla sua scrivania sarà in giro per qualche incombenza…””In giro a succhiare cazzi! Oggi non è venuta in ufficio me lo ha detto quella baldracca della sua amica…””…Sabrina…””…non mi interrompere cazzo! Sì quella lì, con un risolino idiota mi ha detto che non si è vista, allora dove cazzo è?”Le urla di Piero devono sentirsi veramente bene, i ragazzi nella sala macchine si girano per vedere cosa succede.Afferro la cornetta disinserendo il viva voce e cerco di blandirlo, il cellulare? Non risponde. Hai provato da mamma? Non si è vista, allora forse è il caso di chiamare i vigili e chiedere se ha avuto un incidente, già fatto e non ne sanno nulla, gli ospedali? Niente neanche li.”Senti Piero ma che cazzo vuoi che ne sappia, sarà andata a farsi i capelli!” sbotto alla fine”Non la coprire! Quando la trovo la prendo a pizze se non mi dice dove cazzo è andata!” l’ultima parola l’intuisco più che sentirla, coperta dal rumore della cornetta sbattuta giù violentemente.La sera prima di uscire faccio un breve giro di telefonate ma di Antonella neanche l’ombra. La cosa comincia a preoccuparmi, così vado a casa loro.Piero ha già allertato tutti i suoi conoscenti, ma senza nessun risultato. Ormai sono quasi le otto di sera ed io vedo svanire come un miraggio la mia vacanza, mamma ha una crisi isterica ed io non posso certo partire senza sapere che fine ha fatto mia sorella.Alle 11 arriva la prima notizia, hanno trovato la sua macchina. Sembra un semplice furto d’auto, la panda è abbandonata in un viottolo di campagna vicino all’ardeatina, si sono portati via tutto è rimasta solo la carrozzeria e neanche tutta.Di Antonella nessuna traccia.Giorni d’inferno, la scomparsa di Antonella è avvolta nel mistero non si sa più nulla da cinque giorni. Cinque giorni passati tra la casa di mia madre e quella di Piero.La polizia non sa cosa pensare, è scappata? Non si è portata via niente, neanche un paio di slip. Si è sentita male? Non è stata trovata. E’ stata rapita? Proprio a volerci spremere fino all’inverosimile riusciremmo a mettere insieme un duecento di milioni in contanti.Niente. Non hanno niente che consenta loro di formulare una qualsiasi ipotesi.Non ce la faccio più, ho bisogno di avere le mie cose intorno, qualcosa che mi dia sicurezza. Stasera me ne vado a casa.E’ difficile riappropriarsi delle proprie abitudini dopo un evento come questo, ciondolo per casa iniziando a sistemare il casino generato nelle incursioni degli ultimi giorni. Questa operosità non mi conforta neanche un po’ perché è un’attività straordinaria, ma non riesco a dedicarmi ai miei soliti impegni serali. Alla fine mi intestardisco e, caparbiamente, mi metto a seguire i miei riti serali.Il telefono squilla mentre sono in poltrona a vedere il tg. Non voglio rispondere ma quel maledetto aggeggio continua a squillare, finalmente si placa ma solo per pochi secondi per poi ricominciare. Anche se so perfettamente che è impossibile sembra che il volume si alzi ad ogni squillo ed alla fine quel suono che continua a ripetersi diventa enormemente più fastidioso che alzarsi e rispondere.”Pronto?””Roberto Nati?””Sì, chi è?””Il fratello di Antonella?”L’accenno ad Antonella mi rende attentissimo. La voce è strana, il mio interlocutore non è italiano sembra… africano… boh! Comunque non è italiano.”Chi sei?””Sei il fratello di…””SI! E tu chi sei? Hai notizie di mia sorella?””Smettila di fare domande o riattacco””Non riattaccare!””E’ inutile dirti che se la polizia viene a sapere di questa telefonata non ne riceverai altre, per ora vogliamo un contatto solo con te e nessun altro, hai capito bene?””Si, niente polizia, nessuno, solo io, ma sai qualcosa di Antonella?””Ti avevo detto niente domande, coglione”Click.”Pronto? PRONTO!”Ha riagganciato! Questo stronzo di merda ha riagganciato. E adesso che faccio?Mezzanotte è passata da un pezzo e rimugino ancora sulla telefonata maledicendomi per la mia lingua lunga. Ne ho pensate di tutti i colori ma, oltre all’ovvia considerazione che sia effettivamente in grado di dirmi qualcosa di Antonella, l’unica altra alternativa valida è che si tratti di uno sciacallo.Il telefono squilla di nuovo e stavolta mi precipito a rispondere.”Pronto?””Sono io, adesso sarai più ubbidiente?””Nessuna domanda! Giuro nessuna domanda””Bene, abbiamo noi tua sorella, sta bene e continuerà a stare bene se tu sarai ubbidiente, lo sarai?””SI! Certo!””Bravo, per adesso ti basti sapere questo. Adesso ti concedo una piccola breve domanda, solo una. Vediamo quanto sei sveglio.”E’ istruito, straniero ed istruito. Anche se con un accento da buana dei film usa un ottimo italiano. Ogni tanto inverte la p con la b ma niente di più.”Come faccio a sapere che non sei uno sciacallo?””Bravo Robby, ti chiama così nell’intimità la tua sorellina vero? Sei un ragazzo intelligente, credo che noi due andremo d’accordo.”L’uomo pronuncia una scarica di parole incomprensibili e dopo pochi secondi sento scrocchi, rumori di sedie spostate ed un ansimare al telefono.”Pronto?””Antonella! Sono Roberto…””ROBBYYYY! Per favore aiutami, portami via di qui! Non ce la faccio più Per fav…””Va bene così Robby?”L’uomo si è ripreso il cellulare.”ANT… Sì va bene”Rimango in silenzio ed anche il mio interlocutore non dice nulla per alcuni secondi.”Vedo che hai imparato bene la lezione, niente domande, solo quando te lo concedo. Adesso veniamo a noi, ti stai chiedendo che cosa mai potremmo volere per ridarti tua sorella. Bene la risposta è molto semplice, soldi””Noi non siamo gente ricca…””Questo lo so ma non ti chiederò molto, solo il prezzo di mercato di una puttana come tua sorella, diciamo cinquanta milioni. Una troia da marciapiede come lei non vale di più.””Va bene””Certo che va bene Robby, va benissimo perché non puoi permetterti di dire altro. Solo che c’è un piccolo ma, come in tutte le cose del resto, e questo piccolo ma è che te la ridaremo fra qualche mese, giusto il tempo di farle guadagnare altri cinquanta testoni con il sudore della fica. Ma se è brava come sembra forse torna a casa anche prima, forse…”La voce si è lentamente abbassata di tono fino ad essere un sussurro strisciante, la risatina che accompagna la fine della frase cola dal microfono come viscido grasso.”Adesso basta, prepara i cinquanta ed aspetta la mia telefonata”Abbaia all’improvviso l’uomo sbattendo giù la cornetta.Rimango con il telefono in mano come inebetito. Rapita ed in mano a dei magnaccia… una banda, sicuramente una banda… oh Dio che casino!
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