Non appena finii di ripulire tutte le scarpe della mia padrona, ovviamente con la lingua, lei entrò, bella come non mai, sexy e provocante come non l’avevo mai vista: mi tirò addosso un grembiulino e mi disse di indossarlo, avrei fatto la cameriera, nudo, con i tacchi e il grembiulino. arrivò il suo ospite, solo dopo capii che era il suo schiavo da molto tempo e, dopo aver sofferto ed essere diventato il suo schiavo prediletto, aveva acquisito dei…privilegi… uno di questi era sedere alla tavola della mia padrona, di tanto in tanto, avere la possibilità di stare al suo livello, anche se nudo ovviamente, e con il massimo rispetto. cominciai a portare la cena, invidiavo il ragazzo, adoravo la padrona: ovviamente strusciavo, come sempre in presenza della padrona, ed era molto faticoso portare piatti e bicchieri su una mano, mentre con l’altra dovevo aiutarmi per strisciare: unica consolazione ad ogni viaggio vedevo il piede della padrona, che non perdeva occasione per deridermi e scalciarmi. era eccitata, il suo sguardo pieno di potere, i suoi colpi più violenti del solito, voleva annullarmi, incurante del mio dolore, voleva che soffrissi, che la mia mente si contorcesse vedendola al tavolo con un altro schiavo e soprattutto vedendo quello che sarebbe successo dopo….. dopo infatti andarono in camera, mentre io lavavo i piatti e, quando arrivai strisciando per portare da bere, vidi la mia padrona a gambe divaricate sul divano, con la testa dello schiavo tra le mani, urlava di piacere, lui stava leccandole il sesso, lei gli premeva la faccia tra le gambe e godeva, era una visione celestiale, io ammutolii, frustrato, sognando il giorno in cui anche io avrei potuto far godere la mia padrona. “che cazzo guardi coglione!”, mi risvegliai dal sogno all’improvviso, cominciò a scalciarmi i testicoli e a riempirmi di schiaffi, mi legò le mani dietro la schiena e andò a prendere qualcosa in cucina. tornò con del sale grosso, lo sparse in terra, di fronte al suo letto e mi ordinò di inginocchiarmi sopra, con le mani dietro, guardando il letto…. intanto il ragazzo cominciò a baciarle i piedi, lei distesa sul letto si rilassava, fumandosi una sigaretta e mi guardava con severità, sorridendo lievemente e mostrandomi la sua eccitazione. le ginocchia mi facevano male, ma la sua vista era celestiale, ero eccitato, soffrivo, desideravo la mia padrona, che però era inarrivabile e stava godendo con un altro schiavo. “guardati coglione, fai schifo, sei solo un verme schifoso”, le sue parole erano macigni, ma io mi eccitavo sempre di più: “si padrona, grazie padrona”, era l’unica risposta che sapevo proferire, mentre soffrivo, le ginocchia in fiamme, le braccia indolenzite dietro la schiena. ad un certo punto ordinò al ragazzo di sdraiarsi a pancia in su, lui obbedì, era eccitato ovviamente, il suo pene era eretto, lei in un attimo gli fu sopra, rivolta verso di me e cominciò a strusciarsi sul suo membro, continuava guardarmi, l’espressione del suo volta sempre più tesa, fino a che non scivolò giù, urlando di piacere e cominciò a muoversi in su e in giù lui venne presto, non poteva essere altrimenti, allora lei, anche se indispettita, si sedette sul suo viso e cominciò a farsela leccare, sempre guardandomi, era tremendamente sexy, quasi venni solo a guardarla. finito l’orgasmo si alzò in piedi di fronte a me, mi guardava dall’alto in basso, austera e imperiosa sui suoi tacchi che ancora indossava. rideva mi insultava e più io ero eccitato più mi insultava, ma l’umiliazione non era ancora finita. mi slegò e mi ordinò di toccarmi: era un sollievo poter venire, ma era tremendamente umiliante farmi una sega, in ginocchio sul sale , con lei, che mi guardava, sputandomi in faccia e deridendomi. venni copiosamente, schizzai il pavimento intorno ai suoi piedi, ero distrutto, inerme, sopraffatto da quella ragazza appena maggiorenne che mi stava soggiogando al suo potere. “ora pulisci con la lingua verme schifoso”, mi mollò due ceffoni e io cominciai a leccare, rassegnato alla mia condizione, consapevole che avrei fatto di tutto per diventare come quel ragazzo, uno schiavo anche lui, ma che poteva raggiungere il paradiso.
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