“Ora, Gianni”, il mio Master disse, “è pronta per essere portata in giro. Dove credi che potremmo portarla?“Io stavo carponi al centro del salone della casa di Gianni. Avevo ancora la minigonna alzata,le mutandine ma, sandali, camicetta e reggiseno mi erano stati tolti già da un po’. In aggiunta indossavo un collare rosa splendente ed un guinzaglio che dava al mio signore il senso che io fossi pronta per uscire. Era una calda notte estiva, e io non tremavo per il freddo ma ,per la sensazione di essere esposta e dalla mia eccitazione interna. Questa era la seconda volta che Gianni veniva coinvolto ed era evidente che gli piaceva. Non avevo chiesto nè fatto capire che avrei voluto giocare con lui. Evidentemente il mio amante aveva deciso di farmi usare da un altro uomo. Una parte di me pensava che avrei dovuto essere turbata per questo ma la maggior parte di me era eccitata. Un tempo l’avrei desiderato ma ora le cose erano cambiate.Negli ultimi mesi avevo scoperto dei piaceri nuovi, la sottomissione e le umiliazioni mi eccitavano terribilmente. Mi ero interrogata su cosa realmente volessi e ora eccomi qui nel mezzo del salone di casa di Gianni cercando di non pensare alla passeggiata che avrei dovuto fare.Gianni era seduto sul divano, vicino a me e mi stava accarezzando le tette. Più delicatamente rispetto a poco prima, ma non era l’intensità del tocco che mi faceva tremare. Ero tesa e pensavo che quelle erano le mani di un altro uomo. Non che non avessi avuto altri uomini in vita mia anzi, avevo avuto amanti uomini e donne negli anni. Era la situazione. Non giocavo con altri da diversi anni, fino a quando il mio amore e io avevamo cominciato questi nuovi giochi un anno fa.Per me, in verità, per noi, la dominazione e la sottomissione erano una parte della fiducia che sottendeva il nostro amore. Da quando io e Gianni eravamo amici non avevamo mai avuto alcun approccio di tipo sessuale prima di ora. Lui era felicemente sposato e monogamo. Non ero certa di cosa cercasse lui in questo tipo di giochi con me; sapevo che non era estraneo al mondo del bondage ma non avevo idea di cosa avrebbe fatto per me, con me. Il mio compagno, in pratica, mi disse “fai questo, fallo per me, non te lo chiedo, lo pretendo”. E così sono in ginocchio mentre un altro uomo mi accarezza le tette nude a parla di me cose se io fossi lì per il suo piacere.“Fuori?” Gianni chiese, strizzandomi i capezzoli tra le dita. “Fuori in terrazza?” Io ero così tesa che il terrazzo mi suonò come una liberazione.“Oh no, io intendo fuori, fuori, in strada, farla passeggiare come un cane esponendo il suo corpo” Io ero immobile. “In verità non è completamente pronta, lascia che indossi un pantacollant così non si rovinano le ginocchia”. Com’è premuroso, si preoccupa delle mie ginocchia pensai tra me e me. Prese la mia borsa per la palestra e ne trovò un paio grigio chiaro. “questi sono facili da indossare” e li lanciò a Gianni. Stando dietro di me e inchinandosi, raggiunse la mia camicetta e la sbottonò. A questo non avevo pensato, ero sempre preoccupata di sembrare grassa e sapevo che in quella posizione con il culo per aria non ero proprio bella. Mi alzò una gamba alla volta per sfilarmi la gonna lasciandomi solo le mutandine di merletto. Non so cosa fosse peggio per me, avere il culo esposto o la macchia di umido che avevo sulle mutandine.Gianni non mi toglieva gli occhi di dosso e ora aveva una mano poggiata sulla mia spalla; lentamente la fece scivolare lungo la mia schiena come se stesse accarezzando una cagna. I miei occhi erano fissi sul pavimento. Mi fecero indossare i pantacollant sulle ginocchia. “Andiamo” disse il mio amore.Chiusi gli occhi e feci un profondo respiro.Ci sono due modi in cui un cane cammina con il suo padrone. Ci sono quelli che tirano il padrone e quelli che si lasciano tirare. Il mio modo era il secondo dei due. Uscimmo dalla casa di Gianni, giù per i gradini,che erano ampi e perciò difficili da scendere a 4 zampe. Sentivo le mie tette ballare ad ogni gradino, cercavo di muovermi lentamente e una volta o due fui strattonata con il guinzaglio. Nessuno dei due parlava e non sapevo cosa guardassero.La casa di Gianni accedeva direttamente ad una lunga strada. Non era una strada principale ma neanche desolata. C’erano case solo su un lato di essa e gli alberi dall’altro lato.Quando fummo sulla strada Gianni chiese al mio signore da che lato dovessimo andare. Ci incamminammo verso l’area residenziale, loro avanti e io che li seguivo. Mi sentivo ignorata. Non c’erano pedoni ma passarono diverse macchine. Le loro luci mi illuminava per alcuni attimi, ma non so se tutti mi avessero notata. Mi stavo impegnando per camminare carponi. Sarebbe stato più facile farlo senza pensare a come ero ridotta.Il mio Signore di fermò e si voltò verso di me “Alice, tutto ok? ” mi chiese. Io annuii, così lui raggiunse e mi strizzò i capezzoli. Non pensavo potessero diventare ancor più duri ma mi sbagliavo. Sentii un’auto lenta che si fermò dietro di me non molto lontana. Mi sedetti sui calcagni e coprii i seni con le mani. Non ero esattamente seduta come una cagnetta ma credevo fosse sufficiente. MI curvai per cercare di nascondere il mio seno.“Alice se ti siedi così sarò costretto a legarti le mani dietro la schiena” Lascia che le braccia cadessero ai lati del mio corpo, rivelando il mio seno nudo.Il mio Master guardava la macchina in attesa che le porte si aprissero e alcune voci si sentissero. Io non potevo guardare, a tenevo la mia testa bassa ma , tutti i suoni mi giungevano chiaramente. Sentii i passi sulla strada e distinsi una voce maschile ed una femminile. “Ciao” una voce femminile,giovane mentre sentivo approssimarsi i loro passi. “Noi,uh, abbiamo notato, uh …”“Prego venite pure a guardare la mia cagnetta” disse il mio signore mentre la sua mano mi carezzava la testa, inizialmente in modo gentile e poi afferrandomi per i capelli mi costrinse ad alzare la testa. Potevo vedere i due giovani avvicinarsi.“Wow, lei non indossa la camicetta, è contro la legge ” Era la voce del giovane. La ragazza rideva stupidamente.“Ti piacerebbe toccarla?” gli chiese il mio Signore. Il ragazzo ondeggiava avanti ed indietro sui suoi piedi, non convinto di questa proposta.“Posso toccare … le sue tette??” “Certamente” rispose il mio amore, e a me “Alice, siedi dritta, mani dietro il collo” Io eseguii, e diedi un rapido sguardo ai due ragazzi. Molto giovani. Speravo che non fossero i figli di qualcuno che conoscessi, speravo che tutto questo non mi avrebbe procurato ulteriori umiliazioni. Stavo pensando a tutta la situazione quando sentii una mano del ragazzo toccarmi il seno destro. I miei capezzoli erano duri da farmi male.“uhh guardala” disse la ragazza, ridendo “guarda ha un anellino al capezzolo”Il ragazzo smise di palparmi il seno destro e guardò l’altra tetta. “oh deve essere stato molto doloroso farlo” disse la ragazza , dicendo probabilmente la prima cosa che le venne in mente. I ragazze erano molto stupiti del mio piercing, il ragazzo lo toccò come in trance.“Continua” lo esortò il mio Padrone “lei si diverte quando qualcuno gioca con il suo anello” Scoprii che sentirlo parlare così di me a due ragazzi mi riaccendeva le emozioni di essere usata.Il ragazzo tirava piano l’anellino. “piu forte” disse il mio Master “Falle male”LA ragazza lo guardava basita e cominciò a bofonchiare qualcosa di incomprensibile. Il ragazzo tirava più forte allungando il mio capezzolo. Le lacrime cominciarono a cadere dai miei occhi mentre gemevo. Aprii gli occhi per guardare il mio torturatore, sembrava confuso ma nei suoi occhi potevo leggere il piacere nel farmi male. “Voi siete proprio strani” disse la ragazza “andiamo via ,Paolo, scappiamo da qui” Ma paolo era chiaramente affascinato per andarsene immediatamente; tirò ancora il mio anello mentre la ragazza lo tirava via per un braccio. “Voglio andare via” continuò la ragazza “non la trovo una cosa divertente” Riluttante egli si allontanò guardando verso di me.“Bene Paolo” disse il mio Signore“ continuerò io il tuo lavoro” e mi schiaffeggiò il seno destro, abbastanza rudemente da farmi perdere l’equilibrio. Cadendo notai che il ragazzo continuava a voltarsi e guardare. Mi ritrovai poggiata, faccia in giù, sul muretto del giardino di una villetta. “Gianni, blocca le sue braccia” . Gianni scavalcò il muretto e mi afferrò le braccia .Mi trovavo con la pancia poggiata al muretto, a pecora con Gianni che mi tirava le braccia.Il Mio Master mi abbassò i pantaloni e poi le mutandine. C’era sufficiente luce da rendere chiaro quello che stava succedendo. Non mi preoccupava il fatto che i due ragazzi mi guardassero, temevo che quello che stava per succedere. Ricevetti una dozzina di sculacciate, sufficienti a farmi scaldare ed arrossare i glutei ma niente più. La mia pena era stare lì nuda, fuori casa con un pubblico sconosciuto che assisteva alla mia punizione.Sentii la ragazza parlare ancora “Paolo voglio andare via!!!““No, lasciami guardare, è eccitante” Ma le porte della macchina sbatterono e poco dopo la sentii partire. Non mi preoccupai di quello che sarebbe successo tra quei due ragazzi.Quando Gianni mi tirò su c’eravamo solo noi. Guardai intorno per vedere se ci fossero altre persone. “Mettiti a 4 zampe, Alice, non di ho dato il permesso di fare altro” Ricomposi le mutandine ed i pantaloni e mi misi carponi per terra. Gianni si piegò per afferrare il guinzaglio e gli diede un forte strattone.“Pronti, dove andiamo?” chiese ghignando. “Non così veloce” disse il mio Master, “Alice, ti ho dato il permesso di rivestirti?”“No, signore” replicai.“Toglili” e io esegui abbassando i panta e le mutandine fino alle ginocchia.“No, Alice, devi toglierli completamente” Gianni era di fronte, mi guardava in volto. Era dura, mi stava imbarazzando notevolmente. Mi spogliai completamente e porsi i miei vestiti a Gianni. Ero completamente nuda in una parte della città dove avrei potuto essere riconosciuta.“Piegati” disse il mio Master con un tono duro, “piegati sul muretto e tieni le gambe aperte”. Feci quello che mi ordinò, consapevole di quanto fossi sembrata completamente ridicola in quella posizione. Mi sentivo leggermente sollevata avendo la testa nascosta. “Gianni,vieni qui, dietro di lei voglio che tu la guardi” Guardare cosa? Gianni mosse dove avrebbe potuto avere una buona visuale.“Guarda la sua fica, a lei piace.” Il mio volto era infuocato dalla vergogna, nessuno mi guardava in faccia. Il mio Signore mi tirò un labbro della fica con le sue dita calde ed asciutte. “Abbassa di più la testa, non vediamo bene” Ubbidii poggiando le mani sull’erba per tenermi in equilibrio. Il suo dito girava intorno al mio clitoride, era dura trattenermi dal muovere i fianchi per godermi quel dito. “Ah guarda la troia si muove”Io gemevo mentre lui mi spalmava i miei umori sulla tutta la fica; il suo dito superò la fica e cominciò a toccarmi l’ano. Ero qui, fuori casa,nuda, piegata su un muretto e, tutto quello che volevo era essere toccata, carezzata, in qualsiasi modo purché mi facesse godere. La frustrazione che sentivo stava diventando insopportabile.“Per favore, Signore” cercai di chiedere. Due dita venivano spinte nel mio culo. “Parla pure, sorprendente” Le dita rovistavano dentro di me, aprendomi come un coltello. “Ha bisogno di una lezione” le dita dentro di me selvaggiamente mi possedevano. Udii il rumore di una chiusura lampo e poi sentii il suo cazzo farsi strada dentro di me. Sembrava più largo del solito ma i miei lamenti di dolore furono ignorati. Il mio Master mi afferrò le tette brutalmente e tirate in su, forzandomi ad inarcare la schiena. Il ruvido materiale dei suoi pantaloni scorticava i miei caldi glutei. Con la coda dell’occhio potevo vedere Gianni che guardava. Non mi importava che mi guardasse scopata, l’unica cosa che desideravo in quel momento era avere la possibilità di godere. La potenza dei colpi del mio Signore cresceva, sbattendo le mie cosce contro il muretto. Le dita di una mano mi pizzicavano le labbra della fica e mi tenevano la fica aperta.. “Niente, niente” egli grugnì “niente deve sfiorarti il clitoride, tutto questo non è per il tuo piacere, per il mio solo per il mio” Ero vicina alle lacrime. La scopata era potente e profonda ma io volevo di più. “Ah Alice Alice, sei molto bella”; io non mi sentivo bella, mi sentivo frustrata,eccitata ed esposta. Lui era vestito ed io ero nuda. Il suo cazzo duro ancora nel mio culo e la mia fica desolatamente vuota; si piegò su di me e mi tirò i capezzoli; pulsavano come pulsava il mio clitoride. “E tu, ora sei pronta a fare tutto quello che voglio, sei pronta??”. Annuii, “tutto” sospirai, movendo i miei fianchi leggermente. Le sue mani mi scesero lungo la pancia e si fermarono tra i miei peli pubici.“Oh, Alice, io so di cosa hai bisogno tu ora. E mi fa sorridere pensare che non te lo darò” Con un piccolo schiocco che sentii con il corpo più che con le orecchie, lui si ritirò da me.“Ora, siediti sul muretto. Apri le tue gambe e mostra a Gianni la tua fica” “Apri quelle labbra, so che ti piace lurida cagnetta in calore”Il mio Master diede un colpo al guinzaglio per enfatizzare il suo ruolo. “Ma non godere” Afferrai le labbra della fica e le tirai in modo da aprirmi la fica. Gianni si avvicinò per guardare bene. Io volevo che guardasse ma ancor più volevo che toccasse. Aveva ragione il mio Master, avrei fatto qualsiasi cosa pur di essere toccata.“Di più” disse Gianni. Ero piena di vergogna, non perché mi stavo mostrando, ma perché volevo mostrarmi di più. Con il dito medio mi scappucciai il clitoride, mentre con due dita per labbro mi tenevo aperta la fica. Mi ficcai due dita in fica e sentivo le cosce diventarmi bagnate e viscide. Volevo cosi tanto fottermi, toccarmi il clitoride, ma non potevo sfidare il mio Master. Ero un animale in calore, totalmente in loro potere. Avrei goduto quando loro avrebbero voluto.“Ah Alice” disse il mio Amore “stai cominciando a perdere il controllo”. E con questo diede uno strattone al guinzaglio, forte che mi trascinò indietro. “Andiamo è ora di tornare a casa”. Egli ghignò verso di me, e allungò un dito nella mia fica. Mi lanciò solo i pantacollant. “Puoi indossare questi per tornare a casa ma non nasconderti le tette. So che faresti tutto per me ma ora non è il momento per quello che io voglio”. Speravo che Gianni fosse frustrato e deluso quanto me; prima di stasera non avrei mai pensato di poter scopare con un altro che non fosse il mio Signore, ma in quelle condizioni avrei scopato con Gianni e perfino con il ragazzo se questo mi avesse fatto godere.Il mio Master e Gianni cominciarono a camminare avanti a me, verso casa con una buona andatura. Stavo alcuni passi indietro, sulla sinistra, cercando di tenere il torace dritto. Camminando, la mia frustrazione stava andando via. Li ascoltavo parlottare tra loro ma non riuscivo a distinguere cosa dicessero. Finalmente riuscii a distinguere alcune frasi “Oh, non preoccuparti, ti darò una possibilità con lei, ma non quando lei lo desidera tanto come poco fa. Sarà più divertente prenderla con la forza”.Salimmo i gradini della casa di Gianni, loro avanti che mi tiravano per il guinzaglio e io che li seguivo.Il mio desiderio si era scolorito come una maglietta lavata male. Era ancora lì dentro di me, ma non più insopportabile, anche se sarebbe bastato solo pensare a quello che avevo subito per riaccenderlo immediatamente. Era stato sostituito da una sorta di apatia e spossatezza. Eravamo stati fuori solo per mezz’ora. Sarei andata a letto senza alcun problema se me ne fosse stata data la possibilità.Entrammo nel salone della casa di Gianni, mi raggomitolai su una grande sedia in una angolo lasciando che il mio Master e Gianni parlassero tra loro e bevessero le birre. Sembrava che loro sapessero quanto fossi stanca e mi lasciarono tranquilla, mi sentivo in pace.Mi addormentaiNon deve essere trascorso molto tempo quando sentii debolmente il suono del telefono; Gianni parlò a bassa voce e poi chiamò qualcuno con cui parlò anche il mio Signore ma non ero sveglia per poter capire di cosa parlassero. Mi riaddormentai e fui svegliata da Gianni che mi toccava le tette, era libero di farlo fino a quando il mio Padrone glielo avrebbe consentito e io non mi opponevo. Mi porse una tazza di caffè dicendo “Alice devi svegliarti, bevi questo” Gli sorrisi e lui si sedette sul bracciolo della poltrona poggiando una mano sulla mia schiena nuda.Mentre io bevevo il caffè lui mi toccava ancora. Il mio Master non era nella stanza e Gianni non mi disse dove fosse né io glielo chiesi. Il suo tocco era gentile senza eccessiva pressione ma i suoi ruvidi polpastrelli creavano un notevole attrito nel loro girare sulla mia pelle. Muoveva le dita avanti e indietro sui miei capezzoli ed il mio corpo cominciava a risvegliarsi. Lo guardai ma lui guardò altrove per non incontrare il mio sguardo. “Bene Alice, ora hai bisogno di lavare via i segni della passeggiata”Si alzò, mi prese per le mani e mi condusse nel suo bagno. Le luci erano deboli ma calde, era pieno di vapore e l’aria sembrava profumata. Mi tolse il collare e “Togliti i pantaloni” mi disse in tono pacato come se fosse normale. Io esitai e divenni rossa “Non fare la schiocca, non c’è niente che io non abbia visto, o forse è meglio dire, niente che tu non mi abbia mostrato”. Lentamente sfilai i pantaloni e li lasciai cadere a terra. Mi guadava intensamente mentre li sfilavo e si sedette sul bordo della vasca. “Girati” lo feci mostrandogli la schiena mentre mi mantenevo sul porta asciugamani. Mi domandavo cosa sarebbe successo ma non ricevevo indizi da parte sua poi silenziosamente le sua mani partirono dal retro delle mie ginocchia, risalirono lungo le cosce fino a posarsi sui miei glutei. Il caffè mi aveva svegliata internamente, il suo tocco mi stava svegliando esternamente………….
Aggiungi ai Preferiti