Smise di toccarmi prima che io potessi raggiungere alcun sommo piacere. “Stenditi nella vasca” mi disse. Lo feci, sedendomi con cura. L’acqua era riposante, la sentivo magnifica sulla mia pelle. Prese una spugna ed il sapone ed iniziò a lavarmi la schiena. “Alza le braccia” lo feci consapevole del fatto che avrei esposto le mie tette facendolo. Mi lavò le spalle, le ascelle e poi le tette.“Giù le mani e mettiti in ginocchio” , mi inginocchiai nella vasca e lui mosse la spugna lungo il retro delle mie cosce e poi l’interno. Si fermò, e io aprii le gambe quanto mi era consentito dai bordi della vasca. Risalì verso i glutei e mi lavò il culo. Mi sentivo benissimo e chiusi gli occhi per godermi le piacevoli sensazioni che mi stava donando quel lavaggio accurato. Gentilmente mi insaponò la fica eliminando le tracce delle mie colate durante la passeggiata. Fu attento a non toccarmi troppo per non farmi provare troppo piacere, per non farmi eccitare oltre il limite che aveva stabilito. Sentii il la punta della cannula per clisteri entrarmi nell’ano, ebbi una contrazione. “Rilassati” mi disse “non rendere tutto più difficile” e cosi mi riempì con acqua calda. “Trattienila per un pò” Aprì la doccia e mi sciacquò,strofinandomi un po’ qui e un po’ lì. “Butta fuori, svuotati”. Lo feci e mi indicò di scaricare nella vasca. Ripetè questa operazione per altre due volte forzandomi ogni volta a tenere l’acqua più a lungo senza mai farmi soffrire eccessivamente. Sospettavo che conoscesse i miei limiti ed ero sicura che tutto questo era stato organizzato e lui stava facendo la sua parte. Lo guardai in modo interrogativo per capire cosa mi dovessi aspettare. “La sofferenza verrà più tardi, Alice” egli borbottò mentre mi cospargeva il corpo di olio toccandomi a stento fica e culo”. Era tutto completamente piacevole e mi sentivo pulita. La mia eccitazione era ancora presente , cosi come il mio desiderio, ma sotto controllo. Non era il mio controllo ad essere durevole ma quello di Gianni e del mio Master. Quando Gianni smise di asciugarmi il corpo, io afferrai i miei pantaloni ma lui disse “no, metti questo” e mi porse un body merlettato. Era rosso scuro con una apertura all’altezza della fica; lo indossai e come mi fu richiesto lasciai a vista l’anellino che portavo ad un capezzolo, trovavano una cosa erotica questo particolare a vista. Mentre uscivo dal bagno lui mi diede un paio di scarpe nere con tacco altissimo. “Metti anche queste” e poi mi porse anche una parrucca di capelli corti e ricci.MI specchiai in uno specchio grande, mi preoccupavo del mio trucco, certamente avevo bisogno di un po’ di rossetto e dell’ombretto. Tuttavia mi trovavo carina mentre ruotavo su me stessa. Tornando nella camera da letto stavo per chiedergli dove fosse il mio Master, ma Gianni cominciò a darmi istruzioni. “In primo luogo, per il resto della serata tu sarai una puttana d’alto borgo. La mia. Io ho pagato per te. Dovrai fare tutto quello che ti chiederò, senza domande. Hai bisogno di indossare anche questa” e mi porse una maschera di soffice tessuto nero. Capivo perché non mi era stato richiesto di truccarmi. La maschera mi copriva completamente la parte superiore del viso lasciando scoperta la bocca ed il mento oltre a due fori per gli occhi, orlati di seta rossa, due grosse ali luccicanti che mi coprivano le gote. La indossai e notai che ero irriconoscibile. “Non dire niente a chiunque dovesse vederti” Queste parole mi bloccarono, era chiaro che qualcuno sarebbe venuto e non dovevo essere riconoscibile, cosa aveva in mente? Certamente non sarebbe venuto nessuno di quelli che mi conoscevano, mi avrebbero riconosciuta dal piercing, pensavo, sorridendo internamente che si trattasse di qualche professionista annoiato. Camminavo barcollando nel salone sui tacchi, fiduciosamente nascosta dietro la maschera ed il costume. “Siediti, per terra, ai miei piedi, finisci il tuo caffè” Gianni mi ordinò. Poi mi porse una piccola ciotola piena di vino. Mi accarezzò la testa e si rialzò. “ho dimenticato una cosa”, uscì dalla stanza e ritornò con in mano il collare di pelle rosa, me lo lanciò “mettilo”, ubbidii restando seduta. Non disse niente ma bevve la sua birra, e io accovacciata leccavo il vino. Trascorsero dieci minuti in questo modo. Non sapevo se fosse nervoso, non dava segnali in tal senso. Io mi alternavo tra ansia e desiderio. Udii bussare alla gran porta di vetri ma nella mia posizione non avevo una buona visuale, dovevo girarmi per vedere bene Vidi il mio Master insieme a Sandro, un amico che aveva in comune con Gianni. Sandro era nel bel mezzo di un turbolento divorzio e noto per i suoi appuntamenti con ragazzi di 20 anni più giovani Era un uomo dolce che era sempre stato carino con me, benché le altre donne lo considerassero come un lurido porco. Io pensavo che se si fosse dato una calmata avrebbe certamente trovato una donna per il resto della vita. “Così” Sandro sorrise a Gianni, ma non potendo guardare direttamente me, “questa è la mh mh….. ragazza……donna di cui mi parlavi” Poiché Gianni non rispondeva, Sandro cercava qualcos’altro da dire. “Sembra bella, costa molto?” Gianni non rispose. “Cosa fa questa signora?” disse Sandro sedendosi. Il mio Master si sedette sulla poltrona dove ero stata io prima. I tre uomini erano intorno a me in semicerchio. Gianni scrollò le spalle e disse “Cosa vuoi che faccia?”. Sandro pensò e disse che avrebbe voluto vedere le tette Sorrise come un bambino in un negozio di giocattoli. Guardai verso Gianni che annuì. Mi alzai sulle ginocchia, i tre uomini erano abbastanza vicini da potermi toccare, e lascia scivolare le spalline del mio body. Afferrai un seno e stringendolo lo avvicinai alla bocca, riuscivo a prendere il capezzolo in bocca.Appena cominciai a farlo Sandro si mosse, piegandosi verso di me e cercando di succhiarmi il capezzolo, si attaccò all’alto seno in evidente estasi Mi piaceva essere afferrata, desiderata , ma Gianni lo interruppe “Sandro aspetta, lo farai meglio” Riluttante Sandro si risedette dopo avermi dato una bella pizzicata al capezzolo. Gianni prese il guinzaglio, lo legò al mio collare e cominciò a portarmi in giro per la stanza. Nonostante gli sguardi del mio Master e di Sandro non era difficile farlo. Io adoro essere guardata. “Fai qualcosa di ripugnante, Puttana”. Veniva dal mio Padrone. Era la prima cosa che disse Io ero consapevole dei suoi sguardi ma quando lo sentii parlare mi sentii rassicurata, amata. Credevo che Gianni si preoccupasse di me, troppo, ma il suo tocco era difficile da interpretare; pensavo inoltre che anche Sandro avesse cura di me ma probabilmente si preoccupava solo della sua scopata. Gianni camminò verso di me. Mi accarezzò la schiena facendomi venire la pelle d’oca su tutto il corpo, e poi mi abbassò le spalline del body Mi afferrò per le tette e mi tirò su. “Qualcosa di veramente osceno” disse. Io non potevo chiedere niente così come mi era stato imposto da Gianni e quindi aspettavo che qualcuno parlasse, ma niente. Cercavo di capire se quello che stavo facendo era disgustoso,sapevo bene che i miei limiti eccedevano molto quelli di Sandro. “Mettiti a 4 zampe” gridò Sandro; aveva chiaramente il suo iniziale disagio.Speravo che lui potesse riempire i miei buchi vuoti. “Falle infilare le dita dentro” chiese Sandro. “dentro dove?” Gianni chiese. “Sbottonale quel coso che indossa” Gianni si avvicinò a me, sbottonò i body e lo avvolse in vita in modo da esporre la fica ed il culo. Sandro era deliziato. “Girati” lo feci mostrando loro il mio culo. Sandro mi accarezzò il culo e poi mi infilò la mano tra le cosce. “Infilati un dito dentro, cara”. Lo volevo molto più di lui. Abbassai la testa verso il pavimento alzando cosi il mio culo in aria, leccai il dio medio della mano destra e o muovevo lungo il taglio delle labbra della fica, prima di infilarlo dentro lentamente. Non avrei avuto bisogno di leccarlo talmente ero bagnata. “Puttana” mi disse Gianni mentre mi si avvicinava e mi fece stendere sul pavimento pancia verso l’alto. Se solo avesse potuto vedermi le gote, Sandro avrebbe capito il mio stato di imbarazzo misto ad eccitazione; la verità era che avevo voglia di essere scopata da tutti e tre. “Ora l’altro buco, cara” Sandro disse. Aprii la mia bocca e bagnai la punta di un dito sulla lingua. Cominciai un lento giro intorno al mio ano ancora dolorante per i giochi in strada, appena lo sfiorai tutta una serie di emozioni mi pervasero il corpo, inizio il dentro e fuori nel mio culo; volevo che mi toccassero. Il Mio Master si inginocchiò al mio fianco, mi piegò le ginocchia verso il petto e dopo aver estratto il mio dito dal culo, lo sostituì con due dita sue. Gianni continuava a chiamarmi puttana mentre con la coda dell’occhio potevo vedere Sandro che si calava i pantaloni. Non avevo una completa visuale ma intuii che si stava toccando il cazzo. “Lasciatemela scopare, me la voglio scopare ” chiese Sandro. “Hai un profilattico?” gli chiese Gianni. “Certamente” rispose mentre li cercava in una tasca dei pantaloni. Infilò il profilattico e venne verso di me con uno dei più larghi cazzi che avessi mai visto. Ero stesa sulla schiena e lo guardava avanti a me, aprendomi le gambe in modo da farmi vedere bene da tutti.“TIeni le ginocchia aperte, troia” avevo le gambe aperte per lui. Pensavo che me lo avrebbe messo subito dentro, invece volle prima slinguazzarmi un po’ la fica, gemevo, ma volevo essere scopata. Era pronta, ma il suo cazzo era sufficientemente largo da potermi ferire. Devo essermi contratta quando me lo stava infilando dentro perché si fermò per chiedermi se fosse tutto ok. Mi veniva da ridere, tutto era cosi diverso rispetto ai trattamenti che avevo finora ricevuto da GIanni e dal mio Master. E invece lui, un uomo, che si stava scopando una puttana senza nome, e si preoccupava. Lo baciai su una guancia, mi afferrai alle sue spalle, spingendolo dentro di me. Una volta dentro era meraviglioso. Mi muovevo contro di lui, ma lui grugnì e si fermò tirandolo fuori “no no troppo veloce, troppo piacere”. Mi sentivo nuovamente frustrata. Cercavo di toccarmi il clito, sapendo che Sandro avrebbe apprezzato lo spettacolo. Ma, Gianni, uno che non perdeva l’attimo, mi tirò su e disse “succhialo” indicandomi il mio Master. Strisciai verso di lui a 4 zampe e tentai di aprirgli i pantaloni con i denti fallendo miseramente, così lui mi aiutò aprendo la zip e infilandomi il cazzo in bocca. Sospettavo che non sarebbe stato in grado di godere ancora, ma sapendo che gli piaceva andai avanti per un po’. Gianni era certamente il più sadico del gruppo. Probabilmente pensava che me la stessi godendo troppo, e che gli altri due, troppo eccitato Sandro, troppo stanco il mio Master non erano in grado di farmi stare al mio posto. Mi prese per il retro della maschera, mi fece voltare e mi costrinse a mettermi carponi. Mi sfilò completamente il body lasciandomi con le scarpe ed il collare. Da un cassetto prese alcune pinzette per i capezzoli e le applicò sui miei seni. Erano più pungenti e stringenti rispetto a quelle a cui ero abituata e , quasi piangevo dal dolore. Si fermò per alcuni momenti, e quando il dolore cominciò ad allontanarsi dal mio viso, appese alcuni pesi alle pinzette facendoli ondeggiare. Respiravo profondamente senza lamentarmi. Potevo vedere Sandro dietro Gianni, i suoi occhi erano spalancati. Gianni tirò fuori il suo cazzo, lo coprì con un profilattico e me lo avvicinò alla faccia. “Succhialo”. lo facevo “lo voglio bagnato bene”. Iniziò a muovere i fianchi come se mi stesse scopando in bocca, lo spingeva dentro più che poteva, i suoi movimenti facevano dondolare i pesi sistemati si capezzoli, provocandomi un lento dolore ai seni. Improvvisamente, lo tirò fuori dalla bocca e venne dietro di me. Senza alcuna grazia o preavviso me lo sbatté in culo, forte, veloce, e doloroso. Io era già aperta per i giochi di prima, ma sentivo come se mi stesse aprendo in due. Nuda, scopata forte in culo, era questo che volevo. Nella stanza tutto taceva, si sentiva solo il respiro pesante di Gianni; mi scopava con forza tenendomi per le spalle. Senza rallentare il ritmo, pose una mano sul mio clitoride e lo sfregò avanti e indietro. I pesi ai capezzoli ondeggiavano molto, e io sentivo un orgasmo che , come un amico a lungo atteso, mi cresceva dentro ed esplose attraverso il mio corpo. Fui scossa dai tremori e morsi un labbro della bocca per non gridare.Quando il piacere sembrava scemare, ero pronta a smettere ma Gianni non la pensava così. “Oh no piccola puttana, non ho ancora finito, cagna”, continuò a pomparmi, forte, stringendomi le spalle dolorosamente. Si piegò su di me , facendomi sentire tutto il suo peso sulla schiena, con le mani afferrò le pinzette ai capezzoli e le tirava verso il basso, allungandomeli più che potesse. “Voglio vederti piangere” mi sussurrò in un orecchio, “voglio vederti verità”. Mi morse sulla schiena, forte abbastanza da lasciarmi un netto segno. Un grido forte mi uscì dalla bocca e lui prontamente coprì la bocca con la sua mano. Smise di muoversi, senza togliere dal mio ano. “Prendi il bavaglio” disse al mio Master, la sua voce ancora una volta era morbida ma piena di potere. Per legarmelo, mi tirava la testa come si fa con i cavalli ed una volta legato mi afferrò per le tette, tirandomi a sé, costringendomi a tenermi in equilibrio solo sulle ginocchia. Mi pizzicava le tette a ritmo con colpi del suo cazzo dentro il mio culo. In questa posizioni le lacrime cominciarono ad uscire e cadevano sulle tette e sul tappeto. Non sapevo Gianni cosa avesse toccato dentro di me, ma non riuscivo a fermare le lacrime. Il mio Master, che aveva visto queste cose altre volte , era seduto ad guardare attentamente, conosceva i miei limiti e sapeva quando mi servissero queste cose. Egli non ha mai capito cosa significasse per me. Il fatto era che a quel punto non ero sicura di cosa fosse rilevante per me. Le sensazioni erano forti, ed erano cresciute cosi tanto in me, che l’orgasmo non era stato sufficiente a cancellarle. Piangevo, silenziosamente nel bavaglio, lasciando che il dolore, il piacere e l’umiliazione mi trascinassero. Sandro non era così ottimista. Si alzò e cominciò a protestare, “ehi Gianni, questo non è giusto”. “Zitto, Sandro” fu tutto quello che disse Gianni in risposta. Spinse il suo corpo su di me per farmi piegare e farmi nuovamente mettere a 4 zampe, mi tirò per i capelli, forzandomi ad alzare la testa per guardare negli occhi gli altri due uomini. Sentivo che la maschera non mi copriva , mi sentivo esposta a tutto il mondo. La resistenza di Gianni era sorprendente. Raggiunse il mio clitoride, prima toccandolo leggermente e poi pizzicandolo, e dopo scavarmi dentro con le unghia. Oltrepassai la linea tra piacere e dolore una dozzina di volte, perdendo la cognizione della stanza, delle persone e perfino di chi mi stesse usando cosi laidamente. Tutto quello che sapevo era il non avere scelta, nessuna volontà, ero solo un corpo pronto a ricevere quello che il mio aguzzino voleva darmi. “Tu, puttana” mormorò “hai bisogno del dolore così come del piacere, ed entrambi ti donano lo splendore, la bellezza che io voglio e che avrò”. Lo udii ma non ricordo se gli risposi. Non so se smisi di piangere, perché le onde, gli oceani di emozioni mi sballottavano, mi sommergevano, mi portavano via. Avevo perso la cognizione del tempo, sapevo solo che avrei dovuto godere perché Gianni avrebbe potuto smettere in ogni momento. Svenni. Ricordo solo che Gianni mi avvolse in un soprabito, e lui ed il Mio Master mi accompagnarono alla porta. “Abbiamo chiamato un Taxi. Vai a casa e dormi” Io annuii, ancora senza voce. “Grazie,Alice” Gianni mi disse dolcemente “non ho mai provato niente di simile e dubito che potrò riprovarlo”. Ma fu il mio Amore che mi baciò sulla fronte e disse “Ti Amo, e sempre ti Amerò”.
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