Era una calda mattina del 22 Maggio quando uscii di casa per andare a scuola, come ogni malinconico giorno. Alle 8.20 arrivo e 10 minuti dopo ecco che la mitica lezione di latino incomincia. Io ed il mio compagno, dopo solo 5 minuti di spiegazione, cominciamo a parlare tranquillamente, fregandocene dei continui richiami della prof., che ormai isterica, decide di dividerci. Io andai a finire nel territorio della bonazza di turno: si chiamava Cristina ed era una ragazza alta 1.75 circa, un corpo magro e sinuoso, un sedere a mandolino tremendamente bello ed un seno piccolo ma ben fatto. Quel giorno, dato che faceva caldo, era vestita con un paio di jeans strettissimi, che mettevano in risalto le sue “doti posteriori” e con una leggera magliettina, senza il minimo segno di reggiseno. Dato che in 4 anni non ci siamo mai rivolti piu’ di un saluto, anche perche’ in sua presenza mi sentivo veramente imbarazzato, cominciai a seguire la lezione; ben presto pero’ la mia mente fu distratta da lei: non riuscivo proprio a togliermela dalla mente; ogni suo particolare mi provocava una piccola eccitazione. Vedevo i jeans avvolgere, come una seconda pelle, quelle gambe e, quando le allargava un attimo, ecco comparire la forma, stretta in modo sovraumano, tra le piccole pieghe della stoffa, della sua vagina. Le grandi labbra risaltavano come se non ci fosse nulla a coprirle… Vedevo delle piccole macchioline di sudore vicino ai capezzoli, stranamente eretti; vedevo le sue mani accarezzare, con le sue lunghe ed affusolate dita, le gambe; vedevo la sua lingua percorrere con ignara sensualita’ le labbra per poi sparire. Cominciavo a sudare freddo e la mia eccitazione era sempre piu’ evidente, anche perche’ la mia mente, a ruota libera, non collaborava per nulla, continuando ad immaginare strane configurazioni laocoontiche dei nostri corpi… Cercavo in tutti i modi di non guardare, ma finivo sempre li’ . Ad un tratto le cadde una penna, tentai di chinarmi per prenderla, ma lei mi anticipo’ e, poggiando una mano sulla mia gamba, la raccolse. Quel contatto fu tremendo: sentivo il calore della mano penetrare i miei jeans ed il mio pene cominciava gia’ a pulsare, gonfio di piacere. Il bello fu quando, raccolta la penna, la sua mano rimase sulla mia gamba: divenni un pezzo di marmo, ma prendendo un po’ di coraggio, portai la mia sedia piu’ vicina al banco, in modo tale che la sua mano, scivolando sulla mia gamba, arrivasse al mio sesso. Il piano si svolse perfettamente: infatti il suo pollice adesso era a contatto con la patta dei miei pantaloni; pensavo, ma non successe nulla per un po’. Ero in paradiso, con la mente e gli occhi annebbiati, in uno stato di eccitazione latente… Intanto lei, capendo le mie (e forse sue…) intenzioni, comincio’ ad accarezzare con il pollice la protuberanza che risaltava dai jeans. Il suo dito esplorava l’intera zona, premendo soprattutto la mia cappella infuocata. Ad ogni affondo le mie forze sparivano e venivo percorso da una vera e propria scarica di eccitazione dalla testa ai piedi. Non riuscivo piu’ a controllarmi. Intanto la sua mano era diventata sempre piu’ coraggiosa: infatti allargai leggermente le gambe e lei, prendendo tutto il mio sesso nella mano a scodella, comincio’ un lento massaggio. Era un continuo susseguirsi di leggere carezze; sentivo le sue dita andare avanti e indietro, percorrendo l’intera mia verga, per una, due, tre volte…. Godevo da impazzire, quando, stringendo la mano, mi schiacciava con forza, la cappella sui testicoli, mentre una quantita’ industriale di liquidi bagnava le mie mutande. Tutto il mio pene cercava una via di fuga per poter allentare la tensione dei muscoli, ma niente da fare, la stoffa faceva da barriera: il dolore era tremendo, ma altrettanto il piacere. Piu’ premeva piu’ il mio sesso cresceva; piu’ affondava le sue dita piu’ la mia cappella chiedeva pieta’ e piu’ io mi avvicinavo alla perdita di coscienza…. Ormai la patta dei miei jeans si era leggermente bagnata, ma lei continuava come se nulla fosse: sembrava una mamma intenta ad accarezzare il suo bimbo. Ad ogni contatto rispondevo spingendo leggermente il bacino verso quella magica mano, ed ogni volta era un susseguirsi di nuove e profonde sensazioni. Il dolore-piacere era ormai immane e ad ogni minima strusciatina non faceva altro che avvicinarmi sempre piu’ al Nirvana del piacere. Lei continuava imperterrita, sapendo benissimo del mio “dolore” ma la cosa non interessava ne’ a me ne’ a lei, perche’ l’importante era provocare e provare il max godimento. Non potevo piu’ resistere ed alla fine venni: fu una vera e propria liberazione. Una marea di sperma uscii dal mio cazzo. Adesso i suoi movimenti erano sempre piu’ frenetici, in sintonia con le pulsazioni del mio pene. Mi accasciai sul banco stremato da un’ ondata continua di piacere che non accenava a smettere. Sentivo il fecondo fluido bagnare ogni cosa che incontrava e la cosa non dispiaceva affatto a Cristina, anche perche’ subito dopo comincio’ ad annusare e leccare le sue dita laboriose, con vero e proprio godimento. Ormai accasciato sul banco continuai a godere di ogni singolo momento, fino alla fine della pallosa lezione.
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