Faceva molto freddo quel giorno a Vienna; eravamo arrivati verso le otto del mattino e dal cielo scendevano i primi fiocchi di neve. Una giornata grigia uggiosa, caratterizzata da una strana tranquillità. Simone, Roberta ed io avevamo passato la notte nelle cuccette del treno Milano – Vienna e nonostante avessimo dormito, i nostri occhi e menti erano annebbiate e intorpidite. Cercammo un bus che ci conducesse all’hotel, che era posizionato nel Ring della città. Io, l’unica che conosceva il tedesco guardai sulla tabella degli orari e trovai finalmente un bus che fermava pochi metri dalla nostra meta. Se ben ricordo aspettammo per circa 10 minuti poi giunse un autobus tutto traballante con in alto la scritta: “Ring” ; salimmo frettolosamente perché oramai il freddo ci aveva raggiunto in profondità, nelle ossa. Il tepore del riscaldamento ci sciolse e Simone fu il primo a parlare. Si stupiva di quanto fosse strana la gente, così indifferente, gelida, imbronciata.. dal mio punto di vista pensavo: Beh non che a Milano, in modo particolare di mattina, la gente sia poi così diversa da questa… Credo tuttavia che anche nel resto del mondo sia così. Guardavamo al di fuori del finestrino, lontano.. immersi nei nostri pensieri e curiosi di scoprire questa nuova città. Molto diversa e con un certo fascino.. L’albergo era abbastanza bello e grande; una sala per il the, un bar tutto in stile Viennese e una sala da pranzo con parecchi tavoli. Onestamente le camere non mi fecero una grande impressione anche se l’importante era che fossero pulite e calde. Ci sistemammo in due camere separate: io e Roberta e Simone in una singola e restammo d’accordo di vederci li tra due; giusto il tempo di riprenderci dal viaggio, farci una doccia e sistemare i bagagli. Roberta era una ragazza brasiliana, carina e simpatica forse un po’ troppo chiacchierona ma con la quale mi trovavo abbastanza bene. Simone invece era un ragazzo spagnolo di origini, alto, con un fisico possente, occhi scuri come i capelli. Simpatico ma devo aggiungere molto strano e misterioso. Siamo stati compagni di liceo, tutti e tre in classe assieme e così abbiamo fatto gruppo; promettendoci inoltre di fare questo viaggio una volta finito il liceo. Esausti, passarono più di due ore al punto che Simone stanco di aspettare nella Hall controvoglia salì alla nostra stanza e iniziò a bussare come un pazzo. Noi balzando dal letto e coscienti del fatto di essere in ritardo prendemmo la scusa che la doccia non funzionava e che l’acqua calda ci aveva messo un po’ a scendere. Poi una volta pronti incominciammo la nostra perlustrazione alla scoperta di Vienna. Ritornammo alle sette stanchi e divertiti dalla gita mattutina e pomeridiana che si era conclusa con compere e foto scattate qua e là. Dato che avevamo già cenato decidemmo di chiuderci in stanza a chiacchierare del più e del meno; e tra risate e fumo e alcool iniziammo a perdere il controllo. Simone mi guardava e divertito diceva a Roberta: “Guarda Valeria come se la ride”.. anche Roberta continuava a ridere sguaiatamente finché non so come ci ritrovammo sotto le coperte tutti e tre a farci delle carezze. Simone mi strinse un seno molto dolcemente, un tocco leggero, vellutato in contrasto con il suo aspetto imponente di uomo. Lo percorreva facendomi nascere brividi di piacere, il capezzolo si stava indurendo. Poi mi accorsi che Roberta ansimava, e dedussi che Simone le stava facendo un massaggio molto affondo. In pochi secondi era nata un vera e propria orgia. Io disinibita succhiavo il cazzo di Simone, mentre lui con la lingua cercava la clitoride di Roberta che oscenamente aperta cercava di facilitarne il lavoro. Sentivo Roberta emettere mugoli e sospiri di vero piacere mentre la bocca di Simone iniziava a bagnarsi di umori. Io tra le sue gambe cercavo di stringere più che potevo la sua lunga asta tra le labbra; prima lo scappellai poi mi dedicai al glade che rosso sembra volesse scoppiare. Cingevo il membro con ambo le mani all’attaccatura delle palle in modo da non perdermi nulla di quel enorme cazzo. Poi sentii un formicolio tra le gambe e capii che era ora di sfogare il mio di piacere. Mi staccai qualche secondo per togliermi i vestiti e rimanere completamente nuda poi divaricai le gambe e scostando le labbra feci scivolare il membro piano piano dentro la mia bollente figa. Questa operazione avveniva lentamente date le dimensioni del pene di Simone, che non solamente era più lungo del solito, ma anche largo di circonferenza ed avevo paura di essere oscenamente sfondata. Una volta giunta alla radice sentii di essere piena fino all’intestino; ero completamente impalata dal cazzo. Mi mossi per sentire se mi faceva male quel l’asta gigantesca eppure niente, e così iniziai una veloce cavalcata. Era superbo sentirmi sfondata, divaricata aperta in mille pezzi dal cazzo pulsante di Simone. Lui Rosso in viso mi prese entrambe i seni cercando di strappare i capezzoli di piombo poi mi abbracciò velocemente e venne. Sentivo un liquido caldo scendere nel ventre, nell’intestino; mi aveva inondato con il suo seme. Eppure io ero ancora inappagata avevo bisogno di esplodere così aumentai il ritmo nonostante lui fosse già venuto e mentre Simone sgranava gli occhi, mi contrassi tutta, sentivo gli spasmi fortissimi, crampi all’addome, la testa scoppiare e dopo un ultimo movimento mi scoppiò la figa e la testa in un orgasmo violentissimo a tal punto che persi i sensi. Quando riaprii gli occhi Simone inculava Roberta, che ora mai aveva una caverna al posto del buco. Io invece ero sdraiata completamente nuda con la figa dolente e le gambe in tensione e irrigidite. Roberta nel frattempo si era sdraiata pancia in su e accoglieva tra le sue gambe la lunga e grossa verga. Dopo due colpi la fece urlare dal violento godere che la travolse lasciandola inanimata con le braccia stese sul letto e dalla sua figa rivoli di sperma misti a umori si mischiavano al mio passato orgasmo. Infine vista l’immensa erezione di Simone di fronte alle nostre fighe aperte e enormi tette, lo spompinammo guardandoci negli come due cagne desiderose di dare piacere al padrone. Fiotti di sperma ci colpirono il viso che con l’aiuto delle mani ingoiammo ed esauste e felici ci addormentammo. Vienna era proprio una affascinate città.
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