Rimasero sdraiati l’uno accanto all’altra per un po’, la mamma con la soddisfazione dipinta sul bel viso accaldato; il ragazzo di Cinzia ad occhi chiusi come se dormisse, a recuperare le forze che si erano azzerate per l’emozione e per la prolungata eccitazione che era culminata in quel magistrale accoppiamento con sborrata finale nel ventre della donna dei suoi desideri, nostra madre. La mamma gli diede un bacetto sulle labbra e si alzò per andare in bagno. Passò accanto a me e Giulio, ancora abbracciati ed eccitati per la scena a cui avevamo assistito e ci sorrise. “Sabrina, tesoro,… E’ meraviglioso essere femmine,” disse semplicemente. Indugiò a lungo con sguardo benevolente sui nostri corpi nudi e abbracciati, Giulio con il pene di nuovo eretto, io bagnatissima e con le poppe morbide nelle mani del marito di mia sorella. Giulio la seguì con lo sguardo, mormorandomi all’orecchio: “Certo che tua madre è una gran figa.” Finsi di scandalizzarmi a quelle parole volgari, in realtà mi scappò un risolino divertito perché avevo pensato la stessa cosa. Giulio continuò: “Capisco da chi hai preso, cognatina mia… Non l’avevo mai vista nuda, è davvero arrapante.” Mi baciò a lungo. “Il vederla così disinibita è molto eccitante, sai?” Gli sorrisi. “Sì, hai ragione e ti capisco. Lo sento che sei eccitato, hai l’uccellone duro come un bastone!” Continuai a guardare Stefano semiaddormentato sul lettone di mia madre. Mi staccai un attimo da Giulio e lui ne approfittò per andare a pisciare. Salii sul talamo della mamma a quattro zampe e osservai Stefano da cima a fondo. E’ davvero un bel ragazzo, pensai tra me guardando il suo corpo magro e ben muscolato. Mi soffermai sul membro floscio che riposava adagiato mollemente su una coscia e mi sentii tutta umida in mezzo alle gambe. Eravamo soli io e lui nella camera… Mi piegai in avanti e accarezzai con la lingua la punta del suo pene: aveva un buon sapore di sperma e di vagina. Ingolosita continuai a leccare, incurante del fatto che avrebbe potuto svegliarsi e dirmi chissà cosa. L’idea che aveva fatto l’amore con mia madre così appassionatamente e a lungo poco prima mi eccitava da morire, e poi lo trovavo così bello! Il suo pene, per giunta, cominciò a dar segni di ripresa mentre lui rimaneva immobile a occhi chiusi. A poco a poco l’erezione divenne quasi completa e io, eccitatissima e senza ritegno, ne succhiavo la cappella tenendo in mano l’asta turgida mentre con l’altra mano mi titillavo la vagina. Ad un tratto lui si mosse, mi guardò, mi sorrise mentre mi staccavo da lui e mi alzavo a busto eretto, poppe in fuori, inginocchiata sul lettone accanto a lui. Mi guardò sorridendo per qualche secondo, poi con uno scatto felino mi afferrò alla vita e mi ribaltò. Ridendo accettai la lotta e mi rotolai con lui tra le lenzuola: non sono un tipo facile da battere nemmeno per un uomo e lottammo per un po’ prima di fermarci, ansanti, ancora avvinghiati l’uno all’altra. Non ci eravamo detti una parola, lui era sopra di me e io sotto, sprofondata a pancia in giù tra le coltri disfatte. Improvvisamente lui mi baciò sul collo. Me l’aspettavo e lo speravo, mi sentivo eccitatissima. Mi lasciai baciare per un po’, poi mi voltai e cercai la sua bocca. Limonammo a lungo senza staccarci, le bocche si mangiavano a vicenda in estasi. Sentivo il suo membro di nuovo durissimo che premeva contro il mio culone morbido. Sollevai un po’ il sedere e lui si posizionò in ginocchio dietro di me, pronto a montarmi. Pensai a Giulio e mi dissi che era a pisciare in bagno, e che comunque non avrebbe avuto niente in contrario, e in ogni modo avevo troppo desiderio di farmi scopare da Stefano. Allargai le cosce e tenni in alto il culo pur restando con la faccia sul cuscino: questo mi esponeva completamente alla sua vista, tutta la mia intimità era esibita senza vergogna e questo eccitava un mondo sia me che lui. Sentii la punta del suo glande premere sulla mia vulva e finalmente, con un colpo deciso, mi penetrò. “Oddììììo, che piacereeeee!!…” dissi in un soffio. “Che bello scoparti di nuovo,” rispose lui iniziando a stantuffare dentro di me. “Sei molto piacevole e arrapante, hai preso dalla mamma, vero?…” E colpo su colpo mi portava all’orgasmo che non tardò a venire. Mi sentii esplodere e mi abbandonai a un tripudio di gridolini e ansimi mentre il piacere mi sommergeva. Lui proseguì, instancabile come con la mamma, tanto più che aveva già eiaculato in lei. Il mio piacere aumentava anziché scemare. Ero la sua felice preda, con il culo in alto e la testa sprofondata tra le lenzuola stropicciate mentre lui continuava a chiavarmi… Girandomi un poco, con il viso stravolto dal piacere, vidi mia madre e Giulio sulla porta della camera che ci guardavano sorridendo. Lui le accarezzava i seni e la baciava sul collo senza staccare gli occhi da noi. Avevano l’aria di aver cominciato da un bel pezzo, probabilmente si erano assaporati reciprocamente già in bagno, dove per la prima volta mio cognato aveva potuto gustare le grazie della sua bella e bionda suocera. La mamma si lasciava palpare volentieri, accompagnando le mani di Giulio a modellarle le mammelle prosperose. Vide che la guardavo e mi lanciò un bacio a distanza con aria complice. Adoro essere osservata mentre sto facendo l’amore, mi eccita da morire; gemendo senza ritegno partecipavo attivamente alla scopata muovendomi a ritmo con Stefano. Lo sentivo respirare a fondo e regolare, sentivo il suo piacere fisico nell’accoppiarsi con me, come se fosse stata una corsa, una cavalcata nel vento, assolutamente incurante del fatto di essere osservato dagli altri due. I quali, tuttavia, non rimasero inattivi: dopo una serie interminabile di baci e palpate sentii il letto che si muoveva e girandomi li vidi accanto a me, la mamma sdraiata e a gambe spalancate e il marito di Eva che la penetrava lentamente ma inesorabilmente. Entrambi avevano gli occhi socchiusi e gustavano profondamente quel momento sublime, la penetrazione. Poi Giulio si puntellò sulle braccia e cominciò a chiavare mia madre, che rispondeva alle sue attenzioni con lunghi gemiti di piacere e incitandolo con paroline dolci. Continuammo per un po’, le due coppie sul comodo lettone matrimoniale, possedendoci con ritmi diversi, ciascuno di noi godendo anche della presenza degli altri amanti. Sentivo lentamente arrivare un altro orgasmo e i gridolini della mamma mi facevano capire che anche lei era sul punto di venire. Ma ad un certo punto Stefano estrasse il pene dal mio grembo lasciandomi con un senso di mancamento. Mi girai e vidi che anche Giulio si stava staccando da mia madre: il suo grosso membro uscì dalla vagina di lei bagnato di umori e in piena erezione. Sorrisi comprendendo che i due uomini stavano per scambiarsi le compagne e attesi che mio cognato mi raggiungesse, mentre il ragazzo di Cinzia si avvicinava a mia madre. Mi lasciai cadere tra le lenzuola e Giulio mi aprì le gambe baciandomi la vulva con ardore. Rimasi così a pancia all’aria, tenendo le gambe spalancate per offrirmi al suo desiderio con la massima disponibilità, mentre osservavo con la coda dell’occhio Stefano che cominciava a palpare mia madre mormorando complimenti all’indirizzo di noi due. “Siete due femmine magnifiche… Senti qui che belle cosce… e che tettone favolose!… Non smetterei mai di palparvi, tutte e due…” La mamma era in estasi: “Stefano, tesoro, ti spiacerebbe leccarmela un po’? Non resisto più, sono sull’orlo di un orgasmo!…” “Molto volentieri, bella figona,” rispose lui abbassandosi a lappare la vulva della sua donna. Gabriella si massaggiava le morbide poppe e gemeva in crescendo, finché la sentii raggiungere l’orgasmo e abbandonarsi mollemente a gambe larghe alla bocca di Stefano che continuò a leccarla golosamente per un po’. Poi anche lui volle soddisfare pienamente il suo desiderio, e la mia bella mammina fu bel felice di assecondarlo, tanto più che non era per niente sazia! “Mi monti da dietro, Stefano tesoro? Così, in questa posizione… Guardami, me la sto allargando per te…” “A una figa così non si dice mai di no! Eccomi che arrivo!” Vedere la mamma a quattro zampe sul letto mentre veniva penetrata dal ragazzo di sua figlia mi eccitò a dismisura. Mio cognato colse il momento e si posizionò tra le mie cosce spalancate, trovando da solo la strada per entrare in me. Sentii il suo grosso pene introdursi nella mia vagina e gemetti per il piacere. La mamma e Stefano mi stavano osservando eccitati mentre scopavano. Baciai a lungo Giulio che intanto si muoveva dentro di me senza fretta, come se avesse tutto il giorno a sua disposizione. “Giulio, mi stai facendo godere come una troia… Dio, che bello il tuo cazzo… Mi stai riempiendo tutta, ti sento, ti sento!… Oddìo, scopami tanto… Godi con me… Godi! Godi!…” “Ci puoi giurare, dolce cognatina. Hai la fighetta più bella del mondo e quando ti penetro la sento che mi risucchia come una pompa… Tra poco vengo…” Mi mossi all’unisono con lui, la nostra chiavata ritmata anche dal cigolio del lettone provocato dagli altri due che chiavavano accanto a noi. I gemiti miei e della mamma riempirono la stanza, accompagnati dagli ansimi e dai grugniti dei due maschi che ci stavano montando con vigore. L’orgasmo mi travolse e urlai di piacere, e intanto sentii Giulio venire e schizzarmi dentro getti interminabili di caldo sperma. Rimasi per un po’ completamente presa da quell’ennesimo orgasmo che mi aveva spossata tutta, e quando guardai gli altri due mi accorsi che anche la mamma era in orgasmo e Stefano la stava raggiungendo puntuale e potente. Si conficcò ancora più a fondo in lei e dalla posizione capii che stava sborrando nell’utero ricettivo della mia calda mammina che accoglieva tutto con materna dedizione. “Riempimi, riempimi!… Cazzo, quanto sperma hai, Stefano tesoro, mi stai inondando l’utero, non fermarti!… Non estrarlo, rimani dentro più che puoi!… Cazzo quanto mi piace sentirmi piena di sborra, mi sento tanto femmina… Stai venendo ancora, sei un dio!…” Socchiusi gli occhi e gustai quelle parole volgari così eccitanti che fino a due ore prima mia madre non avrebbe pronunciato nemmeno sotto tortura. Stefano rimase a lungo dentro di lei continuando ad accarezzarla dappertutto. Poi i due, stanchissimi, si abbandonarono l’uno sull’altra, e così facemmo anche io e il marito di Eva, pur continuando a scambiarci teneri bacetti. La stanchezza ebbe il sopravvento e un dolce torpore ci colse. Ci abbandonammo ad un breve sonno ristoratore, tutti e quattro sul lettone di mia madre. Mi svegliai dopo una mezz’oretta. La mamma era sveglia e mi guardava con occhi languidi e un sorriso soddisfatto. Le sorrisi anch’io. Ci sentivamo complici e il piacere provato ci stava ancora avvolgendo, caldo e appagante. Ci alzammo e andammo in bagno insieme per una rinfrescata. Parlottammo, discorsi “da femmine”, tali ci sentivamo: donne, belle e puttane. Indossai una mia felpa lunga che mi copriva fino sotto il pube, mentre lei si mise un camicione che allacciò con soli due bottoni. Ci guardammo in viso e le feci segno col dito di non far rumore, poi ci avviammo sulla scala mentre i nostri due cavalieri dormivano sul lettone. Ero curiosa di sapere cosa stava combinando mia sorella Eva con il cuginetto appena maggiorenne. Ci appostammo fuori dalla porta per origliare. Fortunate! Si sentiva chiaramente la voce di Eva, e da quello che diceva era chiaro che i due se la stavano ancora spassando! “Andrea… Mi stai sfondando tutta… Sei un dio!… Continua così!…” “Ho paura di farti male…” “Sto provando solo piapiacere… Dài, continua… Che bel cazzone che hai… Mi sento tanto troia… Ti piaccio?…” “Da morire, cugina! Mi sono masturbato un sacco di volte pensando a te… E adesso non mi sembra vero!…” “Mmmmmmhhh… E’ ancora più bello riceverti da dietro, cuginetto caro!” La mamma mi sussurrò all’orecchio: “Eva si sta facendo montare alla pecorina!… Senti come gode!” Ero eccitata sentendo mia sorella godere sotto i colpi del cuginetto. Lui non tardò a venire, ansimando stupito per quello che probabilmente era il secondo o terzo orgasmo con lei, mentre Eva lo accarezzava con la sua voce dolce e lo copriva di complimenti sentendosi riempire di sperma. Erano le quattro del pomeriggio. Le ore che seguirono furono molto rilassate e carine: un discreto andirivieni dai vari bagni di casa, un dormicchiare a tratti, un incontrarsi quasi casuale e molto informale tra le varie camere della nostra grande casa, capatine in cucina per mangiucchiare qualcosa. Sorrisi e bacini in abbondanza tra uomini e donne, e nessuna di noi era mai sola in bagno o nella doccia, le cui porte erano sempre aperte. Noi tre femmine giravamo per casa in assoluta libertà, con l’intimo piacere di mostrarci ai nostri cavalieri: io sempre nuda, come piace a me; Eva con il camicione e le calze di nylon bianche da educanda, lasciandosi scoprire quasi con pudore il morbido vello biondo e i boccioli dei capezzoli; la mamma con raffinate mutande nere di pizzo e la camicia aperta, ma con le grosse poppe libere che danzavano sul suo petto matronale chiedendo solo di essere ammirate, toccate, succhiate. Gli uomini erano quasi sempre in slip o boxer a contenere il membro virile provato dai diversi orgasmi, ma sempre in discreta forma, almeno a giudicare da quanto traspariva dai sottili indumenti e dalla consistenza che le nostre manine spesso saggiavano con fare quasi casuale. Ci ritrovammo tutti in cucina e cominciammo con fare molto rilassato a preparare qualcosa da mangiare. Eva indossò un grembiulino rosso sopra il pube nudo e le calze bianche, e si mise al fornello accompagnata da Andrea. Giulio si era seduto su una sedia e chiacchierava amabilmente con me, che gli stavo davanti nuda. La mamma andava e veniva tra la cucina e le camere rassettando e sistemando, mentre Stefano la seguiva raccontandole una storiella piccante. Vedendo Giulio così seduto, a gambe larghe e con il pacco appena nascosto dai sottili slip, mi prese un incontenibile desiderio di denudarlo e di prenderglielo in bocca. Mi inginocchiai accanto a lui lentamente con aria soave, e in un attimo lo spogliai agevolata da lui che si lasciava fare con piacere. Gli presi in mano l’uccello che riprese immediatamente vigore e in pochi secondi s’indurì nella mia mano. “Che bel membro che hai, Giulio… Mi fai venire una voglia…” “E’ tutto tuo, dolcissima cognatina.” “Mmmmhhh, grazie!” risposi pimpante mentre iniziavo a menarlo dolcemente, palpandogli i grossi testicoli. Lui allargò le gambe e si abbandonò al mio tocco. Quando il pene fu duro del tutto, mi avvicinai con la bocca e iniziai a leccarlo dalla base fino alla punta, poi avvolsi con le mie labbra la grossa cappella e iniziai a succhiarla con devozione. Mi accorsi che Eva e Andrea ci stavano osservando e parlottavano tra loro a bassa voce, probabilmente commentando la scena che era certamente molto erotica. La mamma e Stefano entrarono proprio in quel momento e commentarono la scena. “Mmmmhhh… Che scenetta romantica!…” cinguettò la mamma fermandosi a guardarci. Stefano le cinse la vita con il braccio e le carezzò il sedere. “Sabrina, sei davvero deliziosa,” continuò mia madre, “E’ evidente che il membro di Giulio ti piace molto, a giudicare dall’espressione golosa che hai!” Poteva dirlo forte, il pene di Giulio mi piaceva da impazzire. Non avevo mai fatto un pompino vero e proprio, non avevo mai nemmeno leccato lo sperma, ma succhiare l’uccello a mio cognato mi piaceva da morire. Di leccata in leccata lo sentivo diventare sempre più duro, e io mi eccitavo sempre più. I commenti e i complimenti di Stefano, di Giulio e di mia madre mi ronzavano nelle orecchie, ma non capivo più niente: con la mano in mezzo alle gambe mi masturbavo dolcemente, mentre l’altra mano menava la grossa verga del mio amante e la mia bocca ne succhiava la cappella rigonfia muovendosi come una ventosa. Mi piaceva, mi piaceva proprio. Avrei voluto continuare all’infinito, stavo facendogli un vero pompino e la cosa mi esaltava. Per di più sarebbe durato molto perché Giulio aveva già avuto due orgasmi quel giorno. Intanto Stefano, eccitato nel vederci, aveva cominciato a palpare mia madre dappertutto, assecondato da lei, non meno eccitata. Gabriella si lasciò spogliare la camicia e si sfilò le mutande rimanendo nuda nella sua splendida opulenza. A quella vista il membro di Giulio diventò durissimo e lui si mosse sulla sedia gemendo di eccitazione a stento contenuta. Sapevo che stava per venire e intensificai i movimenti della testa e delle mani. Anch’io gemevo di piacere mentre mi masturbavo, e tenevo d’occhio la mamma e Stefano, nudi, che si davano piacere a vicenda. Lui aveva il membro eretto e duro e lo strusciava tra le natiche prosperose della sua bionda suocera mentre con le mani ne palpava le calde mammelle. La mamma era in estasi, spingeva indietro il sedere per strusciarsi contro il cazzo del fidanzato di sua figlia, piegandosi in avanti per aprirsi di più a quell’asta che desiderava sentire in sé di nuovo, in tutta la sua lunghezza. “Stefano, mmmhhh, che bell’uccello che hai, è lunghissimo e duro, mi stai facendo impazzire, lo sai?…” “Anche tu mi fai impazzire, più ti massaggio e più ti toccherei. Ho una voglia pazza di scoparti di nuovo…” La mamma non rispose a parole, ma si voltò a guardare il suo giovane amante con un sorriso complice e gli occhi socchiusi che tradivano il suo desiderio di assecondare Stefano e di essere penetrata da lui di nuovo. Con movimenti lenti e seducenti la mia bella mamma si appoggiò al tavolo coperto solo della tovaglia, mettendosi a novanta gradi. Le sue grandi mammelle poggiavano morbide sul tavolo, mentre lei allargava le gambe per farsi penetrare. Stefano si abbassò a baciarle quelle chiappe formose e ben fatte, la leccò a lungo tra le gambe facendola gemere di piacere, poi si alzò e iniziò a entrare in lei con il membro dritto e duro. “Oddìo, che bello!… Stefano, amore, scopami ancora! Scopami! Dio quanto ce l’hai lungo, non finisce più… Cazzo, mi fai impazzire, entra fino in fondo… Oooohhh, così! Così!… tesoro, come sei bravo!…” Il ragazzo di mia sorella era entrato tutto nella vagina di mia madre e la stava tenendo per i morbidi fianchi, iniziando a montarla a colpi lenti. “Gabriella, … Cazzo… Sei così morbida, è una delizia scoparti e carezzarti questo bel culone! Che gran bella figa che sei!… Molto meglio di tua figlia Cinzia! Non ho mai scopato con maggior delizia!” “Mi fa piacere, Stefano caro…” gemeva mia madre con gli occhi socchiusi e la testa appoggiata sulla tovaglia di lino. “Continua, che bello, sai scopare da dio!… Sento la punta del tuo pene che mi tocca la cervice dell’utero… E’ come se mi entrassi dentro, anche lì… Che bello, che bello, cazzo che bello!… Ooohhh… Ohhh… Ohhh… Ohhh…” La mamma stava andando in orgasmo e non tardò a venire. Io spompinavo mio cognato furiosamente, mentre sentivo che anche la mia vagina bagnata cominciava ad arrivare all’orgasmo. Giulio era ipereccitato. Volevo sentire il sapore del suo sperma, lo volevo tutto nella mia bocca. Il tavolo cigolava sotto i colpi violenti di Stefano nella figa di mia madre, che a sua volta godeva e godeva. Ci guardavamo a vicenda, eccitandoci reciprocamente. Sentii Giulio che si abbandonava a contorsioni e dirigeva il suo pene ben dentro la mia bocca. Lo inghiottii quanto più potevo, e finalmente, finalmente il mio adorato cognatino eiaculò sborrandomi violentemente in bocca. Fiotti di sperma caldo e saporito mi fluirono in gola e io inghiottii tutto mentre lui gemeva abbandonandosi al piacere. Lo succhiai fino all’ultima goccia, eccitata com’ero, poi mi titillai furiosamente raggiungendo l’orgasmo a mia volta e afflosciandomi sulle ginocchia del caro Giulio, senza forze. Guardai Stefano e mia madre che scopavano. Lei era in un orgasmo continuato e gemeva a occhi chiusi, preda di un piacere enorme dal quale non desiderava affatto liberarsi. Poi il suo giovane amante ansimò e godette in lei, eiaculando nella vagina di lei tutto lo sperma che gli era rimasto. Stefano si appoggiò pian piano, mollemente, sulla schiena morbida di mia madre che ancora godeva, e la gratificò con una serie interminabile di bacini e di complimenti che la deliziavano. Quanto a me, mi stavo leccando le labbra ancora umide del seme di mio cognato e baciai il suo membro ormai floscio e i suoi testicoli che mi avevano dato tanto quel giorno. Gemiti di piacere provenivano dall’angolo cottura, e tutti ci voltammo a guardare la coppia Eva-Andrea che per alcuni minuti avevamo completamente ignorato. Eva era sdraiata sul bancone della cucina, aggrappata allo scaffale con una mano. Aveva indosso il grembiulino rosso ridotto a un rotolino attorno alla sua vita sottile, e la camicia che non le copriva niente. Teneva le gambe spalancate e gemeva di piacere mentre il cuginetto stava piegato in avanti con la testa tra le belle cosce di mia sorella e la leccava con ardore. Le mani e le dita di Andrea tenevano aperte le cosce di Eva e le labbra della sua preziosa vulva per favorire l’appassionata opera della sua lingua golosa. Il pene di lui era maestosamente eretto, eccitatissimo dal suo tributo alla cugina tanto bella e concupita e dalla risposta appassionata di lei. Non ci pensai un attimo: mi avvicinai inginocchiandomi davanti a lui e gli presi in mano la verga turgidissima (dio, quant’era duro!) iniziando a menarlo dolcemente. Sentii Andrea trasalire e fermarsi solo un attimo, poi riprese con maggior vigore. Eva era in calore e i suoi gemiti senza ritegno riempivano la stanza mentre il cugino succhiava. Decisi che l’occasione era troppo ghiotta, non resistevo più, anche perché il gusto e la consistenza del seme di Giulio mi avevano provocato assuefazione. Senza indugiare oltre, presi in bocca la grossa cappella di Andrea e cominciai a succhiargliela con dedizione, tenendogli con una mano l’asta e con l’altra massaggiandogli i testicoli gonfi. In un crescendo di gemiti da gatta, Eva raggiunse l’orgasmo nella bocca di nostro cugino e vi si abbandonò con violenti sussulti seguiti da un rilassamento completo sul bancone dov’era sdraiata. Andrea continuò a leccarla eccitatissimo e non tardò a venire: sentii gli zampilli di sperma caldo nella mia bocca e li inghiottii a sorsate. Com’era buono! Un sapore diverso da quello di mio cognato, ma certo non meno gustoso da bere. E ne aveva in serbo ancora tantissimo pur dopo i numerosi orgasmi con mia sorella! Quasi mi sembrava di soffocare e aprii la bocca per deglutire e respirare, mentre il suo pene continuava ad eiaculare e le ultime gocce caddero sul mio mento e sul seno, mentre io provvedevo a spalmare quella deliziosa crema attorno ai miei capezzoli eretti. Ero stremata quando anche Andrea si alzò staccandosi dalla figa di mia sorella e appoggiandosi al mobile. A quel punto furono i tre uomini che presero l’iniziativa e mi sollevarono dal pavimento dov’ero ancora inginocchiata, in tre mi adagiarono sul tavolo coperto solo dalla morbida tovaglia, e a turno mi resero un tributo d’onore leccandomi la vulva completamente fradicia di umori. Al sentire quelle lingue maschie che mi titillavano sentii il piacere salire di nuovo dai miei lombi, stavolta più lento, come se venisse da lontano, ma certo non meno piacevole. E mentre uno mi leccava in mezzo alle gambe un altro mi succhiava i capezzoli e un terzo mi limonava con ardore, mentre la mamma accompagnava il tutto con complimenti e parole di dolce incitamento. Non capivo più niente: il piacere era davvero troppo e mi gustai un altro orgasmo, l’ennesimo ormai (non credevo si potesse venire così tante volte!) che mi scosse a lungo mentre mi abbandonavo alle attenzioni dei miei amanti. Non so chi mi portò all’orgasmo con la sua amabile bocca, né di chi fosse la lingua che stavo succhiando ardentemente, e nemmeno chi mi stesse straziando le poppe con la bocca e con le mani. Godetti e basta, e quasi persi i sensi tra i baci e le carezze. Poco alla volta ci ricomponemmo. Eravamo tutti esausti e con le occhiaie, ma l’espressione beata che si leggeva sul viso di noi tre femmine e dei nostri cavalieri sottolineava la dolce complicità che si era creata tra noi tutti. Cenammo scambiandoci poche parole ma molti sorrisi e carezze. Fu una cena breve ma sostanziosa: ci pensò la mamma a scegliere cibi rigeneranti e, naturalmente, il vino che bevemmo tutti dalla stessa caraffa. Poi mia madre disse che ognuno poteva dormire dove gli pareva e con chi voleva. La casa aveva letti a sufficienza per ospitare tutti quanti e altri ancora, ma soprattutto l’invito di mamma sanciva quello che era già avvenuto di fatto, e cioè un libero e gioioso scambio di compagni di letto. In effetti, come Gabriella confessò a me e a Eva un po’ più tardi quando i nostri cavalieri dormivano già, ognuna di noi bramava far l’amore con tutti gli uomini presenti senza distinzione. E ai nostri sorrisi e alle nostre congratulazioni con nostra madre per essersi abbandonata con tanto ardore alle gioie dell’amore, rispose che da tempo coltivava sogni erotici segretissimi di quel genere, senza immaginare nemmeno lontanamente che si sarebbero avverati proprio grazie a “quelle due puttanelle delle mie figlie”. “Ho sempre sognato di farmi scopare da un uomo che non fosse mio marito,” confessò senza più ritegno né mezzi termini, “E qui gli uomini disponibili sono addirittura tre! La situazione è quanto di più intrigante si possa immaginare… Uno scambio di coppie in famiglia, senza tanta pubblicità ma con in più l’eccitazione del proibito… Ho la vagina in fiamme, ma quanto ho goduto è davvero indescrivibile!” “Diciamoci la verità, non ci siamo mai sentite tanto femmine come in questa occasione,” sospirò Eva con occhi languidi. “Femmine, belle, e puttane,” rise la mamma. “Quando Stefano mi bacia, mi palpa, mi monta… Quando so che mi state guardando e che io, vostra madre, la catechista bacchettona e un po’ bigotta, mi sto accoppiando con un altro maschio proprio davanti a voi che state facendo altrettanto… Beh, adoro sentirmi zoccola, e ne godo!” “Sono d’accordo!” sottolineai io ridendo, “Più se ne ha… e più se ne vorrebbe!” La mamma ci lanciò uno sguardo che parlava da solo e abbassò la voce con un sorrisetto complice: “Sono stanca, ma niente affatto sazia. Ragazze, non so voi… ma io ho ancora una voglia di cazzo da impazzire!” Ci scambiammo teneri baci della buonanotte, poi raggiungemmo i nostri adorati compagni nei letti: io mi sdraiai accanto a mio cugino, Eva andò a dormire con Stefano e la mamma fu lieta di infilarsi sotto le coperte con Giulio. Erano solo le otto di sera, ma data l’attività del giorno era come se fosse l’una di notte. Mi svegliai verso le cinque del mattino e mi alzai per fare pipì. Constatai che avevo dormito quasi nove ore filate e che tutti stavano ancora dormendo. Mi preparai una rapida colazione data la fame che avevo. Eva mi raggiunse in cucina, poi sentimmo Stefano che andava in bagno. Lasciai mia sorella alle prese con i cereali e andai in salotto masticando un biscottino. Accesi il TV e mi misi distrattamente a fare zapping, tanto a quell’ora… Invece capitai quasi per caso su un canale satellitare che stava trasmettendo un film porno. Incuriosita mi sedetti sul morbido divano e mi misi a guardare. Non ne avevo mai visto uno. La trama era inesistente, come mi aspettavo, ma le scene di sesso erano davvero senza veli né finzione. La prima cosa che vidi fu un pompino fatto con tale lascivia che lo stallone di turno arrivò all’orgasmo e schizzò sperma dappertutto su viso e capelli della sua amante mentre lei cacciava fuori un palmo di lingua per prenderne un po’ anche in bocca. Il ricordo fisico dei miei pompini a Giulio e Andrea la sera prima mi ritornò prepotentemente in mente e mi sentii invadere da una dolce sensazione. Mi sedetti più comoda tirando su le gambe, nuda e avvolta nella coperta di lana, mentre la mia mano scese quasi automaticamente ad accarezzare il mio pube che già s’inumidiva. “Ben dotato, il maschietto!” disse la voce di mamma alle mie spalle. Evidentemente si era alzata e ci aveva raggiunti in salotto. “Anche la femminuccia non è malaccio,” le fece eco Giulio, “Guarda che belle tette morbide, e che bel sedere, la bacerei tutta… Specialmente quando si offre così lasciva al maschio…” Risi continuando a guardare, mentre mia madre e suo genero si accomodavano sul divano poco lontano da me. Il maschio del film si era ripreso prontamente e ora, dopo una serie di baci e succhiate alla femmina, si apprestava a chiavarla con evidente desiderio anche di lei che gli si offriva sorridente. Una mano mi accarezzò i capelli facendomi voltare: era mio cugino Andrea che si abbassò a baciarmi. Restituii il bacio con calore e tornai a guardare il film. Poi mi voltai per dirgli di sedersi accanto a me, ma sulla spalliera del divano, a due centimetri dalla mia testa, troneggiava ora il suo membro eretto e invitante. Sorridendo allungai la mia manina e lo afferrai, menandolo dolcemente mentre sullo schermo scorrevano le scene del film. Il maschio stava ora penetrando la femmina e lei ne godeva. Iniziarono ben presto i movimenti dell’accoppiamento mentre la telecamera indugiava sui particolari più eccitanti: il grosso membro che entrava e usciva dalla vagina dilatata, i magnifici testicoli, le tette di lei che ballonzolavano sotto i colpi dello stallone, la bocca avida della donna, le mani dell’uomo che la palpavano nei punti più morbidi mentre il pene continuava l’indefesso va-e-vieni nella figa abbondantemente lubrificata. Ero eccitata. Mi voltai verso il cugino e senza dire altro gli presi in bocca il membro iniziando a succhiarne il glande gonfio. Andrea accolse il mio gesto con un roco gorgoglìo di soddisfazione, io mi sistemai meglio e continuai nella mia opera di risucchio. Il sapore del suo pene mi riportò alla mente il godimento della sera prima, quando l’avevo spompinato fino a farlo eiaculare nella mia bocca. La mia eccitazione aumentò a dismisura. Il cuginetto si mosse piano nella mia bocca adorante come se fosse una vagina: il suo membro era veramente grosso e solo la cappella mi riempiva la bocca. Con la coda dell’occhio lanciai uno sguardo al divanetto accanto al mio: mia madre e Giulio avevano già cominciato a baciarsi, lei si stava facendo palpare le morbide tettone mentre con la mano aveva estratto l’uccello duro di suo genero dalle mutande e lo menava piano. Il mio desiderio di piacere era al massimo e la mia mano scese automaticamente tra le mie gambe per masturbarmi. Ma Andrea fu carinissimo: “Aspetta cugina, voglio farlo io.” Lo attesi seduta al mio posto tenendo le cosce spalancate. Il mio bel cuginetto si inginocchiò davanti a me, mi allargò le labbra della vulva con le dita e cominciò senza indugio a leccarmela. Chiusi gli occhi e mi godetti quel delizioso cunnilinguo sottolineando il mio piacere con gemiti a cui facevano eco quelli della mamma a poca distanza da noi. Andrea smise per un attimo di leccare e alzò gli occhi verso di me con quel suo sorriso sornione: “Mmmmh… Sai che sei buona?” Leccò di nuovo: “Hai un sapore diverso da tua sorella… Sei più dolce…”. Poi riprese a succhiarmi il clitoride con dolce vigore facendomi impazzire. Mi feci forza per interromperlo, ma desideravo un piacere ancora più grande. “Andrea… Scopami…” riuscii a mormorare con voce rotta dall’eccitazione. Il mio giovane stallone si alzò sorridendo tenendosi il membro durissimo con la mano. Mi misi a quattro zampe appoggiata ai gomiti e spinsi in alto il culo allargando le gambe. “Ti voglio dentro… Tutto… Chiavami, bel cugino…” Andrea si fece pregare un po’: cominciò a strusciarsi tra le mie natiche, poi strofinò la punta turgida del pene contro le mie cosce, poi tentò per gioco la delicata membrana del mio ano vergine, ma sapevo che alla fine la mia vagina l’avrebbe avuto. “Andrea… Scopami, ti ho detto!… Non resisto più!…” “Dài, cugina, fatti un po’ prendere in giro prima di fare l’amore… Lo sai che ho sempre desiderato vederti nuda, toccarti le tette, baciarti tra le gambe… Lascia che ti goda un po’ prima di…” E intanto si masturbava l’uccellone duro. “…Prima di… Oh, cazzo, non resisto più, adesso ti scopo”…” E finalmente puntò il glande all’imboccatura del mio sesso liquefatto e spinse dentro. Dio, che piacere incredibile! Una penetrazione lenta e inesorabile, che mi allargò tutta per fare posto al magnifico cazzo di mio cugino. Lo sentii entrare fino in fondo, sentii i suoi testicoli contro il mio clitoride, e poi i suoi movimenti avanti e indietro, regolari e profondi, che mi mandarono in estasi. Iniziai a godere e a gemere, non volevo più fermarmi. E intanto mi godevo la scena di mia madre sdraiata a gambe larghe sul divano, completamente nuda, con la testa di suo genero tra le cosce a leccarla mentre le mani di lui letteralmente mungevano le grosse mammelle. Anche lei gemeva di piacere e la sentii arrivare all’orgasmo che esplose con convulsioni, inarcò la schiena, spinse il pube contro il viso del suo amante e gridò, gridò! Mi voltai con estasi riconoscente a guardare mio cugino con occhi semichiusi per il piacere. Gli sorrisi beata mentre lui continuava a stantuffarmi dentro, calmo, potente, con le mani che mi stringevano i fianchi morbidi. “Andrea… Baciami…” riuscii a dirgli mentre mi inumidivo le labbra con la lingua. Lui si abbassò su di me e le nostre bocche si cercarono vogliose. Spinsi in fuori tutta la lingua per leccare la sua, che subito mi entrò in bocca accolta con un mugolio felice. Mi abbracciava da sopra, grande com’era, e con le mani mi palpava le tette morbide e mi titillava i capezzoli con una delicatezza di cui non l’avrei creduto capace. E intanto il suo membro rallentava la corsa ma non si fermava, inesorabile nel suo pompare dentro di me e nel portare la mia vagina verso un orgasmo che ormai non potevo più ritardare. Mi resi conto che stavo gemendo a occhi chiusi e mi abbandonai. Godevo, godevo, godevo e mi piaceva godere così, pubblicamente e senza ritegno, era così bello! Ansimai e gemetti di piacere e l’orgasmo esplose in me facendomi quasi piangere dal piacere per un tempo che mi parve interminabile. Quando mi fui calmata, Andrea riprese a stantuffare in me e io mi resi conto con sorpresa che il mio piacere non scemava affatto ma anzi continuava: ero tutta bagnata e il suo membro scivolava dentro e fuori dalla mia vagina come l’archetto di un violino, traendo dal mio corpo in estasi una vera e propria sinfonia di godimento. Guardai verso il divano dove stava l’altra coppia: la mamma mi aveva osservato godere, ed ora aveva di nuovo rivolto le sue attenzioni al marito di Eva che le stava davanti con il pene magnificamente eretto. Lei si sistemò per bene sul divano, spalancò le gambe ben tornite appoggiandone una sul morbido schienale e piegando l’altra in modo da offrire la vagina alla vista e al membro del suo amante che si apprestava a montarla. Giulio si appoggiò sulle braccia e scese a baciarla sulla bocca, accolto da lei con la lingua fuori per il desiderio. Fu la mamma che gli prese in mano l’asta turgida e se la diresse verso la vagina bagnata e desiderosa. Il suo maschio spinse dolcemente e la penetrò tutta. Lei emise un lungo sospiro di piacere mentre apriva ancora di più le gambe e si lasciava penetrare. Mio cognato iniziò a scoparla e lei lo incitava vogliosa con paroline maliziose e frasi da vera porcella. Lo invitava a riempirle la figa, proprio così, a farle gustare il suo magnifico cazzo, a riempirla di sborra, e lui d’altro canto la riempiva di complimenti eccitati tra un bacio e l’altro mentre il suo membro non smetteva di chiavarla. Sentii Andrea che aumentava il ritmo dentro di me, eccitato da quella visione. Si abbassò e mi sussurrò nell’orecchio: “Cuginetta… Dove lo vuoi il mio sperma?…” Non avevo dubbi: “Nella figa, tesoro… Riempimela tutta del tuo seme…” Era troppo: il mio bel cuginetto innamorato eiaculò in un batter d’occhio e schizzò nella mia vagina in calore tanto di quello sperma che buona parte tracimò e gocciolò lungo la mia coscia. Sborrò per un bel po’, abbassandosi ancora ad abbracciarmi e a baciarmi, mentre continuavamo a guardare la mamma e Giulio che proseguivano nella superba scopata. Ormai non parlavano più: le loro bocche erano incollate e si succhiavano senza sosta, tra ansimi e sospiri. La mamma lo incitava e lui rispondeva alle sue attenzioni incrementando la velocità, finché grugnì sorridendole, e finalmente sborrò e sborrò, e sborrò ancora dentro la mia calda mammina che risucchiava tutto nella sua vagina capiente. Si baciarono a lungo dopo la chiavata, e si riposarono ansanti, come me e Andrea del resto. Ci guardammo e ci sorridemmo senza dire una parola. Ero felice e vedevo la mamma raggiante. Solo allora ci accorgemmo del cigolio del tavolo grande del salotto e ci voltammo da quella parte, ancora accoppiati: non ci eravamo affatto accorti della presenza di Stefano e di mia sorella Eva… Chissà da quanto tempo erano lì ad osservarci, ed ora anche loro si stavano dedicando ai piaceri dell’accoppiamento. La mia sorellona era seduta sul tavolo, come la prima volta, a gambe larghe e con addosso la sola camicia leggera. Stefano era in piedi davanti a lei e se la chiavava selvaggiamente mentre ne possedeva la bocca con la lingua che Eva succhiava ardentemente. Lei gemeva di piacere, le belle gambe avvinghiate ad abbracciare la vita del giovane fidanzato di sua sorella, mentre il suo maschio baciava e leccava e scopava come se non avesse fatto altro nella vita. Non ci stavano degnando della minima attenzione: proseguirono semplicemente a scopare, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, finché non raggiunsero l’orgasmo insieme e godettero a lungo baciandosi appassionatamente e mormorandosi una serie interminabile di dolci complimenti.
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