Dopo un po’ ci staccammo e ci sorridemmo tutti. Era davvero un piacere divino quello che stavamo provando, la cosa più eccitante che ci fosse mai successa in tutta la nostra vita. Un po’ barcollanti andammo chi in bagno, chi in cucina, chi sul divano a riposarsi. Il film porno era ormai terminato ma non ce ne fregava più niente, quelle scene fasulle non rappresentavano nemmeno un centesimo del nostro immenso piacere. Feci una doccia calda in compagnia di Andrea, mentre mia madre si godette un idromassaggio nella vasca grande con Giulio. Uscendo dal bagno vidi che Stefano ed Eva erano sul divano e lei si stava facendo leccare la micina dal suo amante che sembrava non voler mai smettere, tanto che la portò ad un nuovo orgasmo che la lasciò piacevolmente sfinita. La colazione fu abbondante e la mattinata proseguì con giochi di società tranquillissimi, chiacchiere su qualsiasi argomento, attività di cucina e anche silenzi carichi di sentimento. Non c’era dubbio che quelle ore passate insieme in quel modo ci stavano dando piena soddisfazione sia fisica che mentale. L’adulterio è da sempre fonte di eccitazione, e nel nostro caso c’era la sorpresa del consumarlo liberamente davanti a tutti e con felice promiscuità, come natura esigeva. Qualche volta la mamma, parlando con Eva e me, aveva accennato sottovoce: «Nei prossimi giorni dovrò fare qualche straordinario anche con papà. Se lo merita, povero caro, sono sempre stata così rigida, così bacchettona! Poca fantasia e molto dovere coniugale, questo è lo schema a cui le abitudini e l’educazione ci hanno condotto… Dovrò risvegliare anche in lui i sensi sopiti senza traumatizzarlo… né fargli sospettare alcunché!» «Dunque non pensi di coinvolgere anche papà in gioiose kermesse come questa?» chiese Eva, tenera. La mamma rise: «Scherzi?? Non se ne parla nemmeno! Tuo padre è molto più bigotto di me… Senza contare», aggiunse poi abbassando la voce con tono complice, «che se lo coinvolgo mi perdo tutto il divertimento del chiavare a mio piacere con chiunque!» Io ed Eva scoppiammo a ridere con un misto di tenerezza per papà e di compiacimento per la mamma che stava riscoprendo il piacere della femminilità più pura, al di sopra degli schemi sociali. Papà sarebbe tornato la sera dell’indomani, mentre noi non avevamo assolutamente niente da fare oltre che divertirci. Giulio ed Eva erano in ferie, Stefano abitava da solo e Andrea era venuto a chiedere ospitalità alla zia perché la famiglia era in vacanza sulla neve in Valle d’Aosta. Io avevo vacanza dall’università e la mamma era una felice casalinga. Nessuno avrebbe reclamato la nostra presenza altrove in quei tre giorni. Cosa si poteva desiderare di più? Dopo pranzo eravamo tutti in salotto ed Eva chiese con voce squillante: «Bene, cosa si fa oggi pomeriggio?» Andrea colse l’occasione con l’aria di chi ha qualcosa da dire da tempo: «Se permettete, adesso vorrei soddisfare un grande desiderio che mi cullo dentro da anni…» Lo guardammo con aria interrogativa, mentre lui continuava: «…Andare a letto con la zia Gabriella! Concedetemelo, lo sogno da quando ero un ragazzino!» «Tesoooorooo!…» cinguettò mia madre andandogli incontro a braccia aperte, «Che caro che sei, vieni qui, bacia la tua zietta che ti vuole tanto bene!» Lo abbracciò e si lasciò avvolgere dalle braccia atletiche del giovane nipote, che si mise a baciarla con passione. Stefano era vicino a me a mi accarezzò il seno da dietro. Mi lasciai fare volentieri, mentre Giulio ed Eva, legittimi consorti, iniziavano a baciarsi languidamente come due sposini finalmente ritrovati dopo tanto tempo. «Scusateci,» disse la mamma, «vado a letto con mio nipote… Non disturbateci, voglio dedicarmi a lui per tutto il pomeriggio!» I due scomparvero nella camera da letto di mia madre, mentre noi restavamo a coccolarci in salotto. Rimanemmo sui divani a pomiciare dolcemente scambiandoci di coppia spesso. I nostri due maschi erano comprensibilmente in disarmo dati i numerosi orgasmi che avrebbero sfiancato un cavallo. Dopo circa un’ora ci spostammo nelle camere da letto del piano superiore per continuare a pomiciare e anche a pisolare di quando in quando. Ma la cosa sorprendente erano i mugolii di piacere e i cigolii del lettone che venivano dalla camera di mamma. Ogni tanto si sentiva un complimento più forte degli altri, ed era chiaro che il nostro fortunato cuginetto stava attingendo felicemente alle sue inesauribili energie di diciottenne per la gioia sua e dell’altrettanto fortunata zietta. La mamma e Andrea scoparono come ricci per tutto il pomeriggio, li sentimmo chiaramente, e si interruppero solo verso le sei di sera per andare in bagno a fare pipì. La cena fu rapida, non mancarono i baci, ma nulla più. Eravamo letteralmente esausti e dovevamo recuperare le energie. A nanna presto, domani tutto questo sarebbe finito e bisognava concludere in bellezza. La notte di sonno ci rigenerò e la mattina dopo trascorse tra scherzi e giochi, ma soprattutto tra baci e pomiciate che portarono ben presto tutti quanti a nuova eccitazione. Ci rendevamo conto che si trattava delle ultime ore e volevamo goderne il più possibile. Così, su invito della nostra bella e ormai disinibita mamma, ci dedicammo felicemente al sesso senza problemi di fedeltà o gelosie. Gli accoppiamenti avvennero molto liberamente, la mamma diede l’esempio con Stefano e ci invitò a dedicarci alla pratica del sessantanove, che lei trovava assolutamente deliziosa. Eva ci stupì tutti quando, con la sua voce soave e quel suo candore angelico, disse al cuginetto: «Andrea… Sto morendo dalla voglia… Ti dispiacerebbe incularmi?» Il caro cugino, che aveva il cazzo drittissimo, si accinse all’opera di sfondamento con un grande sorriso mentre la mia deliziosa sorella si metteva a culo all’aria sul tappeto del salotto. Andrea non lubrificò niente, la penetrò «asciutto», ma entrò con tanta facilità da farci capire subito che i due l’avevano già fatto più di una volta. Io e la mamma ci guardammo con aria saputa: dunque quella volta Eva non si stava semplicemente facendo chiavare alla pecorina… L’angelo della nostra famiglia aveva le lacrime agli occhi mentre Andrea le fotteva il culo con quel pene enorme, ma era evidentissimo che Eva stava godendo come una porca, e come tale voleva essere trattata. «Dài, dimmi che sono la tua troia, la tua maiala…» lo incitava, e lui, quasi scusandosi, iniziò a coprirla di insulti osceni che lei gli aveva precedentemente suggerito, e la inculò senza sosta fino a farla venire. Poi estrasse il grosso membro dall’ano delicato della bellissima Eva e tenendolo in mano eiaculò schizzandole tutto lo sperma sulla schiena. Intanto la mamma aveva fatto accomodare Giulio sul suo letto matrimoniale e si era impalata sul suo grosso arnese iniziando a cavalcarlo su e giù. La cosa le piaceva molto ed accompagnava i movimenti con gemiti e dolcezze all’indirizzo di suo genero. «Giulio che bel cazzo!… Che bel cazzo che hai!… Eva, com’è bello farsi chiavare da tuo marito… Giulio caro, continua a scoparmi così… Che bello, che bello, che bello!… Ooohhh che piacere, che piacere enorme, amore mi fai venire!…» E cavalcava il marito di sua figlia lasciando che lui le stringesse quelle belle mammelle tra le mani. Il culone di Gabriella andava su e giù mentre la sua figa risucchiava golosa il grosso cazzo di mio cognato, lucido degli umori di mia madre che gli colavano fin sui testicoli. Ogni tanto lei si piegava in avanti per cercare la sua bocca e i due si leccavano per un po’ senza smettere di scopare. Tra le natiche di mamma tirate all’inverosimile faceva bella mostra di sé il delizioso buchetto posteriore, roseo e invitante. Non saprei dire se la mamma l’avesse ricevuto nel posteriore già altre volte, certamente non negli ultimi tempi. Ma quel delizioso ano pareva respirasse durante quel su-e-giù incessante, e Stefano si eccitò molto, soprattutto dopo la scena di Eva e Andrea. Sentii il suo pene nelle mie mani durissimo e lui non le staccava gli occhi di dosso un attimo. Allora glielo menai un po’ e lo presi in bocca insalivandolo ben bene fino a sentirlo d’acciaio, poi spinsi Stefano verso la mia mammina che scopava. Lui non aspettava altro: le afferrò i fianchi e si dispose ad incularla. Lei non sembrò sorpresa, si voltò quel tanto che bastava a capire chi era il suo nuovo amante e gli sorrise, poi si abbassò a baciare Giulio per favorire la penetrazione da parte del fidanzato di Cinzia. Lo vidi che si disponeva dietro di lei e puntava il glande all’imboccatura del suo b! uchetto posteriore, poi con movimenti decisi la penetrò. Gabriella non disse nemmeno «Ahi», ma sembrò godersi quell’inculata come se fosse manna. «Che bello! Due maschi che mi chiavano contemporaneamente!… Stefano, ti sento nel culo, mi fai morire dal piacere!…» «Sono entrato come nel burro… Sei già esperta, vedo…» «E’ la prima volta, ragazzi… Cosa mi sono persa finora!» Vedere i due uomini che montavano mia madre contemporaneamente mi eccitò a dismisura, ma le sorprese non erano finite. Quando già pensavo di contendere a Eva il nostro giovane cugino che ci avrebbe fatto godere, mi accorsi che mia sorella lo stava invitando a raggiungere la mamma. Andrea aveva ancora il membro imbrattato dall’inculata alla sua Eva, ma era già tornato bello dritto e duro. Quando si avvicinò alla mamma lei voltò il viso verso il suo pube coperto di morbido pelo castano e senza indugio prese in bocca il pene che il nipote le offriva. Era troppo: mi accomodai in poltrona e iniziai a masturbarmi furiosamente, mentre Eva seduta accanto a me faceva altrettanto. I gemiti della mamma, soffocati dal cazzone di Andrea che le riempiva la bocca, aumentarono. La sentii godere e la vidi fremere, incapace di trattenersi. Andrea eiaculò quasi subito e le riempì la bocca e la schizzò sul collo e sui capelli quando lei l’aprì per respirare. Seguì a ruota Stefano che sborrò nel culo a mia madre, la quale commentò con gridolini eccitati che sentiva lo sperma inondarle il retto e che era un’esperienza sublime. Quando Stefano l’ebbe estratto da quell’ano morbido e stretto, soltanto Giulio continuò a scoparla godendosi la bella suocera ancora per un bel po’, eiaculando infine in lei proprio mentre la mamma raggiungeva un altro orgasmo. Fisicamente avevamo davvero dato fondo alle energie e non credo che avremmo potuto sollecitare ulteriormente i nostri sessi, anche se di voglia ce n’era ancora tanta. Ci riposammo sul divano chiacchierando e ridendo, stavamo davvero bene insieme e ci sentivamo appagati in tutto. La nostra bella maitresse Gabriella ci invitò tutti a massaggiarci reciprocamente con unguenti profumati di cui sembrava disporre in abbondanza, e devo ammettere che la cosa fu davvero rigenerante, per il corpo ma soprattutto per le nostre vagine arrossate e provate dal meraviglioso eccesso di strofinio con quei membri virili così bravi e ora così teneri e molli e piccoli come passerotti implumi. «E ora, al lavoro!» cinguettò poi la mamma con allegro impeto. «Bisogna rimettere tutto in perfetto ordine prima che arrivi il padrone di casa!» Eravamo in sei, ma di lavoro ce ne fu per tutti in abbondanza. La lavatrice fece quattro cicli completi di lavaggio, ripulendo lenzuola, federe, tovaglie e biancheria intima da ogni macchia, alone o traccia di sperma, sudore, ciprino, saliva, pipì e quant’altro avevamo lasciato in quei tre intensi giorni sui nostri letti d’amore o sui divani o sui tappeti. L’odore di sesso, ce ne accorgevamo soltanto ora, era molto intenso in tutta la casa, e per fortuna a nessuno era saltato in mente di venire a farci visita in quei tre giorni: mi immaginai la nonna e il nonno che facevano capolino improvvisamente, annusavano… e buonanotte! Detersivo e olio di gomito la fecero da padrone per quasi quattro ore, poi si trattò di stirare, fare le polveri, lavare i piatti,… Insomma, nei film porno tutto questo non viene nemmeno sfiorato! Poco prima di cena ci fu il congedo, come già tra noi convenuto dato che papà sarebbe tornato verso le 22:00. Entrando in cucina, io, Eva e la mamma ci trovammo davanti una sorpresa preparata dai nostri cavalieri: tre magnifiche composizioni floreali che qualcuno dei tre uomini era andato ad acquistare sgattaiolando fuori inosservato, forse dopo aver istruito al telefono il fiorista. Su ognuna un biglietto: «Alla Fata», «Alla Principessa», «Alla Regina». Con una serie di sorrisi commossi ammirammo il dolcissimo pensiero. Era evidente chi di noi fosse la Fata, la Principessa, la Regina… Ma i tre ganzi avevano anche indovinato il tipo di fiore che piaceva ad ognuna! Così la mamma alla fine disse, quasi con le lacrime agli occhi: «Dopo questa lunga ma fin troppo breve non-stop amorosa, dobbiamo salutarci. Per ora, almeno. Ognuna di noi si congederà da uno dei tre maschi, a sua scelta, offrendogli come pegno uno dei suoi fiori e le parole dolci che riterrà opportune… Inizierà Sabrina.» Non ebbi dubbi né esitazioni: la mia primula andò a Giulio che mi accolse con un abbraccio e il suo sorriso calmo che tanto mi piaceva. «Al cognato che adoro e con il quale ho fatto l’amore più e più volte sentendomi amata e appagata. Mia sorella è davvero una donna fortunata e io spero che le occasioni d’incontro si possano ripetere…» «Quando vorrai, sorellina,» rispose Eva sorridendo, «purché non sia mai fatto di nascosto.» «Di questo puoi star sicura!» rispondemmo all’unisono io e Giulio, poi ci baciammo a lungo davanti a tutti. Eva colse una delle sue gardenie e fece un passo aggraziato verso Andrea. «Al mio cuginetto diventato uomo… e che uomo! Al ragazzino che in questi tre giorni ho svezzato alle gioie dell’amore completo. Al giovane maschio che mi ha penetrata dappertutto facendomi godere piaceri indicibili. Dammi un bacio Andrea… e vienimi a trovare qualche volta.» Ora eravamo due coppie abbracciate e impegnate a baciarci dolcemente. Così la mamma porse una rosa rossa a Stefano che non attendeva altro e disse: «Al fidanzato di mia figlia Cinzia, grazie al quale, con la complicità delle mie bellissime figliole, ho goduto come mai prima. Grazie per i baci appassionati, per le tue mani sul mio corpo, per il tuo cazzo che mi ha penetrata con impeto, per avermi riempita della tua sborra calda e avermi fatto sentire tanto femmina e felicemente puttana. So che amerai mia figlia Cinzia, che tra l’altro è una gran gnocca, ma spero che questo rinsaldi la nostra… amicizia, e ti confesso che ti desidero come amante! Spero che verrai ancora a farti fare le fusa quando non c’è mio marito!» «C’è da chiederlo?» rispose Stefano con gli occhi fuori dalle orbite. «Mi auguro di scopare molto con Cinzia, ma assai di più con te!!» Seguirono lunghi minuti di baci di lingua, che assaporammo come gli ultimi di quel weekend passato insieme che tra noi femmine di famiglia, per tacito accordo, da allora chiamammo sempre «I Tre Giorni». Poi ci scambiammo i compagni per baciarli tutti a lungo e dare a ognuno il saluto che si meritava. E potrei giurare che i loro sessi si stavano indurendo di nuovo! A quei tre giorni seguì un periodo piuttosto concitato per ognuna di noi. Io ebbi da fare parecchio con il mio lavoro e rimasi spesso fuori casa in trasferta presso clienti o esposizioni internazionali. Eva prese l’influenza e rimase a letto per una settimana intera, poi andò al mare con Giulio. La mamma fu interamente assorbita dalla casa e da papà, al quale dedicò attenzioni in sovrabbondanza, con grande sorpresa di lui, che ad un certo punto si trasformò in una sensazione quasi di ripulsa. Papà non era abituato alla disinibizione della mamma, e gli pareva che lei esagerasse. «Cazzo, mi sembri una ninfomane!» aveva detto una sera quasi con stizza. La mamma gli aveva risposto male, ma tutto era finito lì. Vedevo mia madre, nei giorni che seguirono, con il consueto sorriso… Certo che così papà le rendeva le cose ancora più facili: farsi chiavare da altri uomini diventava quasi una necessità oltre che un piacere sopraffino, e così anche la coscienza era a posto. Insomma, io, Eva e la mamma ci ritrovammo di nuovo insieme soltanto all’inizio di marzo, un pomeriggio noi tre sole per un caffè e le nostre confidenze intime. Avevo qualcosa di importante da dire, ma non sapevo da dove cominciare, così lasciai che fossero loro a condurre la conversazione. Invece notai che entrambe erano impacciate quanto me o forse di più, e la cosa mi sorprese, specialmente dopo quanto avevamo passato insieme. A meno che… Ci guardammo in viso tutte e tre cercando di indovinare. Quegli sguardi languidi, quei sorrisi dolci e quasi colpevoli,… L’intuito femminile fece il resto: una risatina di Eva, e ci ritrovammo tutte e tre a ridere quasi per confortarci a vicenda. «Allora, anche voi…» e loro annuivano. Tutte e tre incinte! Impossibile sapere in anticipo chi fosse il padre di ogni bebè: ciascuna di noi si era accoppiata più volte con ognuno dei tre maschi, e quasi sempre ci eravamo fatte «sprizzare dentro» per non rinunciare al piacere di sentire i getti di sperma inondarci l’utero e placare la sete delle nostre vagine in calore. Non rimaneva che attendere felicemente l’esito delle tre gravidanze che ci avrebbero impegnate per i prossimi sette mesi. Soltanto un piccolissimo problema… Come fare a dirlo a papà?…
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