Un rapido calcolo mi riportò alla realtà: ancora non ragionavo con gli ormoni. Mi dissi che da un momento all’altro sarebbe arrivato lo zio, quindi non si sarebbe potuto continuare un bel niente. Con un colpo di genio le dissi:"Zietta, perché non andiamo al cinema, a vedere un bel film comico""Ma non so" ancora la sua indecisione."Farti quattro risate non potrebbe farti che bene. E poi non puoi deludere un gentiluomo cose" replicai affettando un espressione tra il contrito e l’ironico.Fu con questa smorfia che la convinsi definitivamente."Vado a mettermi qualcosa di carino per uscire" disse avviandosi verso la camera da letto."Mio marito" disse sillabando marito "potrà pure tornare e farsi da mangiare da solo. Lui e le sue idee""Quali idee, zia?""Niente, oramai ho io un’ideuccia"Nel mentre di questa conversazione mi ero avvicinato alla sua camera, per poterle meglio parlare attraverso la fessura della porta dischiusa. Lei non faceva caso a me, ma io facevo caso a lei. La vedevo spogliarsi del tutto dei suoi vestiti di casa ed inguainare le sue floride gambe in autoreggenti nere. Un reggiseno di pizzo nero ed una micromutandina trasparente completava l’insieme intimo. Non resistevo oltre al richiamo di quel corpo e cominciai a toccare il mio fratellino da dentro la tasca del pantalone, già forata da altre "manovre" manuali improntate alla praticità ed alla discrezione. Cercavo di sostenere la conversazione rispondendo monosillabicamente alle domande/affermazioni di mia zia e soffocando in gola i mie sospiri di godimento. Lei continuava a vestirsi indossando una minigonna con uno spacco vertiginoso ed un pullover nero che le donava tantissimo. Il ritmo delle mie manovre aumentava, conducendomi all’inevitabile epilogo: il risultato netto di quell’operazione consisteva, oltre che in un indimenticabile e mai dimenticato, orgasmo, in un’enorme macchia sul pantalone. Lei, che aveva finito di vestirsi, uscì dalla camera giusto in tempo per vedermi osservare perplesso il continente che si stagliava sul pantalone.Non bastarono i miei complimenti al suo aspetto fisico da schianto, dal momento che la situazione era veramente imbarazzante: lei aveva sicuramente mangiato dalla foglia, e se non fosse stata tanto acuta, le sarebbe bastato dare un’occhiata al mio viso che variava dal porpora al granata. Mi squadrò da testa a piedi e mi chiese:"Ma come te la sei combinata quella macchia, eh bricconcello?"Fu un altro colpo di genio che mi salvò"Sai zia, ho cercato di rubarti un po’ di liquore dal mobile bar, ma sono stato un po’ maldestro" "Ma lo sai che il liquore macchia, hai sciaquato il pantalone con dell’acqua?""No, non lo sapevo""Dai vieni qua, che ci pensa la tua zietta" disse, prendendomi per mano e portandomi in bagno, quel gesto di complicità mi confuse del tutto: ero in suacompleta balia. In bagno lei strofinò con una salviettina imbevuta d’acqua la macchia, causando un enorme rigonfiamento di cui fece finta di non accorgersi. Con noncalanche si abbassava sempre più per osservare da vicino la famigerata macchia. Evidentemente sapeva che era lei la causa e la eccitava porvi rimedio".Nell’avvicinarsi sempre più si abbassava completamente facendomi godere di una scosciata travolgente: la sua gonna, ormai solo un proforma quasi una seconda micromutandina, rivelava i tesori delle sue gambe e le sue mutandine trasparenti. "Questo liquore non viene via" disse strofinando sempre più energicamente mentre io cercavo mentalmente di contare fino a 1000 e ripassare le declinazioni latine per non erompere di nuovo.Rosa, rosae, rosae e cazzo, era veramente troppo, nemmeno pensare a quella racchiona della prof di Latino mi avrebbe aiutato pensai. Mi sentivo come un pilota di un aereo da combattimento abbattuto cui non resta che pigiare il tasto EJECT. "Occorre proprio toglierlo questo pantalone e usare un pn di trielina"Cose dicendo mi tirava la zip e mi abbassava i pantaloni con la bocca a due centimetri scarsi dalla cappella arroventata. Era troppo: fu un attimo lo stretto pantalone trascinò con se la mutanda verso le mie ginocchia; il mio cazzo ormai cianotico esplose a molla sulle sue labbra, colpendole. Biascicando un "Ma zia" il pilota premette il tasto EJECT ed un fiotto bianco si catapultò in varie riprese nella calda bocca aperta per la sorpresa. Ben le stava, non si gioca cose con un adolescente, pensai ancora preda di emozioni e pensieri sconnessi. Ritornando in me vedevo che mia zia non aveva fatto colare il succo della mia passione, ripulendosene le labbra con un guizzo lascivo delle labbra. E brava la mia porcellina!In effetti non fece una piega, limitandosi a commentare con un risolino beffardo:"Però, che esuberanza. In tutti i sensi…"Io rosso come un peperone ed ancora scosso per la paura di aver osato troppo mi ripulivo con della carta igienica, cercando di recuperare un decoro che il mio essere perfettamente vestito tranne il pantalone e le mutande non mi consentiva. Sentivo che la serata andava per il verso giusto e mi sentivo come un giocatore che al casinò, con una misera puntata di poche migliaia di lire si ritrovava a vincere una somma enorme che non può che aumentare. Lei si era messa a posto: "Dai andiamo che se no incrociamo lo zio e rischiamo di andare al cinema con quel rompipalle"
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