Il telefono squilla, squilla, pronto era Maria. Mi piaceva parlare con lei; era una ragazza acqua e sapone, tradizionale e tranquilla per essere una liceale.Maria parlava delle solite cose al telefono, canzoni, festivalbar, argomenti poco impegnativi ma ottimi per tenere compagnia. Mi piaceva la sua voce; era bassa ed armoniosa. Mi ha domandato se volevo andare con lei al concerto di Vasco, allo stadio di Fabriano aveva i biglietti, il week-end seguente “Marco… ti prego, ti prego!” Disse con voce smorzata, ed io non potevo rifiutare. “Dobbiamo pranzare in fretta, andarci per le sedici.” “Ma, Maria, il concerto inizia alle ventuno-trenta!” “Ho pensato a tutto, non preoccuparti. Ma così stiamo in prima fila, ho in mente il posto adatto, sai? Sai dove ci sono i tralicci, no? Sotto al palco. Almeno ci possiamo appoggiare e goderci lo spettacolo. Sai dicono che quest’anno Vasco fa, cose mai viste. Andrà avanti fino all’una di notte, pensa!” Dice Maria eccitata. Io annuisco: non potevo far altro. Alla fine della telefonata rimanemmo d’accordo: che saremo andati insieme al concerto. E venne il gran giorno: eravamo in piazza del paese per prendere il treno per Fabriano. Dopo ci fermiamo in un negozio di alimentari per prendere qualcosa da mangiare e da bere. Dopo varie peripezie e districandosi tra treni e autobus, arrivarono sul luogo del concerto verso le sedici. L’area era già affollata da diverse centinaia di ragazzi che non aspettavano altro che il concerto iniziasse. Come immaginavo. La guardo e gli sorrido. Lei abbozza un timido sorriso e fa spallucce, per risposta, vorrei mettermi a gridare per la rabbia. Maria cercava una zona libera, ma dopo mi siedo sul muretto affianco a lei a mangiare qualcosa per ingannare l’attesa. Lei si mette a parlare: come, al solito, intontirebbe tutti con le sue chiacchiere. Ma forse è meglio, un po’ chiacchierammo, un po’ guardammo la gente che piano, piano, cominciava ad affollarsi. Il sole era ancora alto nel cielo, e la temperatura doveva essere vicina ai 30 gradi.Verso le cinque aprirono i cancelli. La gente cominciò a correre verso l’ingresso, e un sacco di ragazzi rimasero schiacciati dalla bolgia infernale che si era creata in prossimità dell’ingresso. Maria ed io riuscimmo a raggiungere una buona posizione: non proprio davanti al palco nelle prime file, ma abbastanza vicine da godersi appieno lo spettacolo che di lì a poche ore sarebbe iniziato. Eravamo appoggiadi ad altre transenne. “Stai comoda, no?” Dico a Maria, stranamente, non insiste. Stavo appoggiato tranquillamente alla transenna con i gomiti. Altra gente arriva, lo stadio era completo. Le ultime ore prima dell’inizio del concerto furono le più lunghe: un’intera giornata sotto il sole mi aveva completamente stremato, e l’attesa si faceva ormai spasmodica. Stavo ancora girato al contrario a guardare distrattamente. Una coppietta semiabbracciata che si scambia bacetti e carezze. Beati loro: possono pomiciare in pubblico e senza che nessuno li appressa, pensai e propria invidia. “Marco girati, è quasi ora.” Dice Maria premurosa. “Sì”, risposi. Ora c’è già tanta gente in fila, poco più in là anche in tripla. Dietro a me non c’era posto, eravamo pressati da una bolgia di ragazzi scatenati. “Vedi che abbiamo fatto bene a venire prima?” Dice Maria soddisfatta. Alle nove e mezza in punto tutte le luci si spensero, una voce annuncia “VASCO ROSSI” ed un boato della folla accompagnò l’inizio del concerto. La gente cominciò a saltare come impazzita, dei fari illumina il palcoscenico e dei fuochi fumogini esplodono sta per cominciare lo spettacolo, uno alla volta uscirono tutti i componenti del gruppo. – “VASCO… VASCO… VASCO… VASCO… VASCO… VASCO…” – Urla la folla. Lo spettacolo inizia, Vasco esce “è davvero bello”, Maria si lascia assorbire. La folla era letteralmente in delirio, ed anche Maria che urlano come matti. Cominciarono il concerto inondando la gente con un muro sonoro: migliaia di Watt sparati nelle orecchie dei presenti. Le prime file erano una cosa pazzesca: gente che si spingeva, che saltava, si dimenava, il tutto a ritmo della musica scatenata da Vasco. dal momento esatto in cui Vasco cominciò a riproporre i suoi vecchi successi degli anni 80, quelli che lo rese famoso, ma man mano che il concerto incalzava la situazione si faceva sempre più intollerante. – “VOGLIO UNA VITA MALEDUCATA DI QUELLE VITE FATTE FATTE COSI’ – VOGLIO UNA VITA CHE SE NE FREGA CHE SE NE FREGA DI TUTTO SI'” – “Ooooo….” in coro e applausi si sprecano. “Bello, vero?” Squittisce Maria guardando felice. “Sì, e bello.” Acconsenti. – “OGNUNO A RINCORRERE I SUOI GUAI – OGNUNO COL SUO VIAGGIO – OGNUNO DIVERSO E – OGNUNO IN FONDO PERSO DENTRO I CAZZI SUOI – VOGLIO UNA VITA SPERICOLATA”. – Era passato una decina di minuti. Sento una lieve pressione, dietro alle mie spalle. Non capisco subito cosa sta succedendo. Chiunque sia, chinato in quel modo, può vedere bene anche senza bisogno di spingere, pensai leggermente seccato. – “VADO AL MASSIMO – VADO AL MASSIMO – VADO AL MASSIMO – A GONFIE VELE – A GONFIE VELE – VOGLIO PROPRIO VEDERE – E VOGLIO PROPRIO VEDERE – E VOGLIO PROPRIO VEDERE – COME VA A FINIRE – AHI AHI AHI AHI – VOGLIO VEDERE COME VA A FINIRE”. – La pressione aumenta. Ora la sensazione era precisa: contro il mio culo sta premendo… un cazzo eretto! Sussultai… no? Non è possibile! Sono stato colto di sprovvista, non so cosa rispondere, forse mi sbaglio. Per fortuna, la pressione è cessata. Ma appena Vasco ricomincia a cantare. – “C’E’ QUALCOSA… CHE NON VA “CIELO” C’E’ QUALCUNO… CHE NON SA PIU’ CHE “ORE SONO”! C’E’ CHI DICE “QUA”! C’E’ CHI DICE “LA”! IO… “NON MI MUOVO!” – Non faccio in tempo a godermi la canzone di Vasco che la pressione riprende: sì, quello è proprio un bel cazzo duro, pensai emozionato. Ma chi è che… mi girai e resto a bocca aperta: un bel giovanotto biondo mi fa l’occhiolino e mi sfrega il pube contro. Ma che fa? Continua ancora armeggiare dietro di me, e piano piano sento la sua mano farsi strada fra le mie chiappe. – “TANTA GENTE E’ CONVINTA CHE CI SIA NELL’ALDILA’… QUALCHE COSA… CHISSA’?! QUANTA GENTE COMUNQUE CI SARA’ CHE SI ACCONTENTERA’! C’E’ QUALCUNO… CHE NON SA… PIU’ COS’E’ UN “UOMO” C’E’ QUALCUNO… CHE NON HA… RISPETTO PER NESSUNO!” – Mi è venuto un brivido, quando mi ha toccato. Ma non ho freddo. Però mi accorgo che il mio cazzo è diventato gonfio! Mi sento molto strano, è la prima volta che un uomo, potesse provocare un piacere così intenso. Tanto intenso che praticamente questo era il segnale che può procedere con il suo gioco. Guardo a destra e sinistra: ero un po’ inquieto, a sinistra Maria con lo sguardo fisso verso Vasco, a destra una coppietta che nessuno li guarda, nessuno può vedere… infatti avevo paura di essere scoperto, riprendo a guardare lo spettacolo. – “PARLATO: “PICCOLO… SPAZIO… PUBBLICITA'” “PICCOLO… SPAZIO… PUBBLICITA'” “RADIO!” “SUPERSTEREORADIO!” COCA… COLA! COCA… COLA! COCA… COLA! COCA… COLA! COCA… COLA! COCA… COLA! “BEVI LA COCA-COLA CHE TI FA BENE… BEVI LA COCA-COLA CHE TI FA DIGERIRE… CON TUTTE QUELLE, TUTTE QUELLE BOLLICINE…!” COCA-COLA SI COCA-COLA A ME MI FA MORIRE… COCA-COLA SI COCA-COLA… A ME MI FA IMPAZZIRE… CON TUTTE QUELLE, TUTTE QUELLE BOLLICINE…”. – Per un pò non sento la sua reazione al punto che non resisto, complice la penombra spingo lievemente in dietro il culo e lo sfrego contro quel piacevole turgore. Il giovanotto sembra apprezzare: il suo sodo paletto, prigioniero del tessuto dei calzoni, mi palpa contro con forza. Quel gioco discreto e segreto continua fra gli “Ooooo…” della gente e gli applausi. – “RESPIRI PIANO PER NON FAR RUMORE TI ADDORMENTI DI SERA TI RISVEGLI CON IL SOLE SEI CHIARA COME UN’ALBA SEI FRESCA COME L’ARIA. DIVENTI ROSSA SE QUALCUNO DI GUARDA E SEI FANTASTICA QUANDO SEI ASSORTA NEI TUOI PROBLEMI NEI TUOI PENSIERI. TI VESTI SVOGLIATAMENTE NON METTI MAI NIENTE CHE POSSA ATTIRARE ATTENZIONE IN PARTICOLARE SOLO PER FARTI GUARDARE”. – “Che bello!” Dice Maria. “Sì, è forte!” Annuisco con vigore e spingo il culo indietro con gusto per rinnovare il contatto. Il giovanotto spinge il pube in avanti e sfrega ancora contro il mio culetto. Sento brividi di piacere e anche il suo arnese ora è durissimo. La mano sinistra del giovanotto mi insinua fra il suo corpo e la transenna e gira a palparlo ardita sulla patta tesa. Sobbalzai per la sorpresa ed il piacere e fa palpitare il mio cazzo sotto la mano dell’altro. Il giovanotto, in risposta, mi fa palpitare il proprio contro il culo. Mi sento tutto un fremito come una troia navigata. – “SIAMO SOLO NOI CHE ANDIAMO A LETTO LA MATTINA PRESTO E CI SVEGLIAMO CON IL MAL DI TESTA SIAMO SOLO NOI CHE NON ABBIAMO VITA REGOLARE SIAMO SOLO NOI CHE NON ABBIAMO PIU’ RISPETTO PER NIENTE NEANCHE PER LA MENTE SIAMO SOLO NOI QUELLI CHE MUOIONO PRESTO QUELLI CHE PERO’ E’ LO STESSO”. – Controllo di nuovo che nessuno possa vederci, no, va tutto bene. Quasi l’altro mi avesse letto nel pensiero, mi forza l’elastico dei calzoncini e mi fa calare leggermente. Ero impaurito. Non mi sento bene. Cerco di bloccarlo, ma la mano sinistra del giovanotto mi infila sotto l’elastico e mi carezza la pelle nuda del culo. Mi sento quasi cedere le gambe. “Guarda che bello questo, Marco! Da non credere!” “Davvero Maria, bello da non credere!” esclamai convinto mentre il giovanotto mi infila un dito fra le natiche nella piega e fruga, fino a individuare il foro che saggia. “Ooooh che bello!” Gridai quasi. “Beh, questo non era niente di eccezionale…” dice un po’ stupita Maria. La guardo e gli sorrido. Lei mi sorride, per risposta. Il giovanotto alle mie spalle si fa un po’ più ardito, mi fa scivolare un po’ più giù i calzoncini. Ero teso, un po’ imbarazzato, ma eccitatissimo. Guardo la coppietta alla mia destra: lui ha infilato una mano sotto la camicetta di lei e le palpa il seno. Il giovanotto alle mie spalle seguita a giocare col dito nel mio buco del culo dandogli sensazioni piacevolissime. E mi fa scivolare di nuovo un po’ più giù i calzoncini: Sento l’aria fresca della sera sulla pelle del culo e capisco che li ha già a metà natiche. – “COSA FACCIAMO STIAMO INSIEME STASERA… DAI NON ANDARE VIA! NON INVENTARE ADESSO UN’ALTRA SCUSA… UN’ALTRA UN’ALTRA BUGIA! COSA NE PENSI DI DIMENTICARE, DI LASCIARMI ANDARE… MA DIMMI LA VERITA! FORSE STASERA ERA UNA SERA CHE TI SENTIVI SOLA… E SEI RIMASTA QUA!?” – Altri “Oooo…” si levano dalla folla. Stavo sempre più eccitato. L’altro smette di giocare col mio buco e mi fa scendere i calzoncini giù altri cinque centimetri buoni. Poi, lento, mi accarezza il culo. Sto pensando che tra un po’ dovrò tenermeli o rischiavo di farli cadere ai piedi. Perché il giovanotto non mi tocca più? Mi chiedo, e mi giro un poco a guardare: è ancora lì, mi sorride. – “BUGIARDA QUANDO TI CONVIENE VERSATI PURE DA BERE E’ SEMPRE LI DOVE SAI!!!………………………………………………………………………….TI SEI ACCORTA CHE FACCIAMO L’AMORE, SI?… TI SEI ACCORTA…SI!? MMMH E NON DIRE CHE NON LO VOLEVI, E CHE, CHE NON LO SAPEVI… CHE FINIVA COSI!!!???” – Notai che sta facendo strani movimenti e guardo meglio. Il giovanotto si sta aprendo la patta! Mi sento il sangue affluire alla testa. Oh dio, no! Mi vuole fottere? Pensai confuso. Non è possibile! Guardo la Maria, guardo la coppietta: tutti assorti a guardare il fantasmagorico, di Vasco Rossi. Il suo petto fa compressione contro la mia schiena, mi tengo afferrato alla transenna. “Adesso allarga bene le gambe…” mi sussurra allo orecchio. Io le allargo. Sento le sue mani tra le mie chiappe. “Allarga di più”, insistette. Io ci provo, e un momento dopo sento un palo di carne dura come acciaio poggiarmelo fra le chiappe, sfregare, frugare, trovare il punto giusto, fermarsi… al mio buco!!! Che aspetta? Mi chiedo sentendomi la testa in fiamme. Esplode, splendido, un fuoco fumogeno accompagnato dal batterista e il giovanotto con tempismo perfetto vibra il suo colpo fatale, pieno di energia, inserendosi nel mio buco del culo. Sento un male… un male fortissimo!!! – “VA BENE COSI’! VA BENE, VA BENE VA BENE VA BENE VA BENEANCHE SE NON MI VUOI BENE, VA BENE, TELEFONAMI!!! TELEFONAMI!!! VA BENE, VA BENE, VA………………………………..VA BENE COSI! ………………………………… TELEFONAMI!!! TELEFONAMI!!!” – “Ooooooooooo…” grida la folla in preda alla meraviglia. “Ooooooh…” gridai io, in preda al dolore e piacere. Il giovanotto comincia a pompare, lento ma deciso, affondandomi ogni volta un po’ di più e tenerlo dentro… e … a muoverlo…. dentro… il suo cazzo scivola nel mio buco… dentro e fuori… mi parla, dice qualcosa, ma non capisco le parole… mi pare che dica “sììì… sììì… sìììì.” Adesso il male è meno forte, ma io non capisco più niente, vedo tutto annebbiato, non riesco a respirare… ho paura che sto per svenire. “Non è meraviglioso, Marco?” dice Maria quasi commossa. “Sììììì, è davvero meravigliosooo”. “Questo mi ha emozionato veramente, sai?” “Anche a meee Maria, come lo sento tuttooo dentrooo, veramente un bravooo artistaaa”. “Vero? Meriterebbero il disco d’oro…” “Ma di piùùù, molto di piùùù, forse il più bello deve ancora venireee, Maria…” ansimai, gustandomi quel forte e caldo palo di carne che mi limava coscienziosamente il canale rettale facendomi vedere ben altri fuochi fumogeni. Per non obbligarlo a muoversi troppo vistosamente, Mi muovo al contrario del giovanotto… e me lo godo. Questi infila di nuovo la mano sinistra fra la transenna e il mio corpo, mi carezza i genitali quindi riprende a masturbarmi. “Ooooh…” gemetti nei momenti opportuni, emozionato. Altri fumi e fuochi, altri rumori “Oooooooooh…” e “Oooooooh…” Il giovanotto è infaticabile. “VASCO… VASCO… VASCO… VASCO… VASCO… VASCO… VASCO… VASCO… VASCO…” – urla la folla. Eravamo letteralmente alle stelle: Ci godevamo a vicenda con calma e passione. Maria è estasiata, io doppiamente estasiato. E, manco a farlo apposta, quando esplode la batteria finale, fra grida entusiastiche della folla e battimani, anche il giovanotto ed io sparavano tutte le nostre batterie all’unisono. “Bellooo?… Bellooo?… Splendidooo?… Oooooh che bellooo?… Sììììì, daiii daiiii spingi tuttooo dentroooo. Oooooooooooh che bellooo?…” Piango! urlo! A squarciagola e dimenandoci felici tra schizzi, velocissimi, due, tre, quattro schizzi…. spruzzando tutto dentro di me. Urlo, poi un respiro forte, e come un singhiozzo. Chiudo gli occhi, traballo, e mi appoggio alla transenna. “Sì, Marco, una cosa indimenticabile.” Dice Maria con voce quasi commossa. “Sìììììì, troppo bellooo!” Piansi quasi, fremente. “Oh sì!” Dice Maria guardandomi piena di comprensione ed annuendo più volte. Il concerto era finito. Quasi in concomitanza con l’ultima schizzata, lui si sfila lentamente, dandomi un’ultima carezza ai miei genitali. Mi tira su i calzoncini in fretta e, mi dà una piccola pacca di saluto sul culo. Si riaccendono le luci del palco. Lui fa finta di niente, mischiandosi con la folla e si diresse verso l’uscita. Maria non se ne era nemmeno resa conto, si gira per uscire fuori. “Andiamo, Marco?” dice Maria prendendomi sottobraccio e sorridendomi. “Sì, Maria”. “Valeva la pena di venire, no?” “Sì, io qui vorrei venire tutte le sere, se ci fosse qualcosa di duro e altrettanto bello”. “Ti credo, peccato che era solo stasera, vero?” “Sììì, sì, un vero peccato Maria”. Camminiamo insieme sottobraccio verso la stazione, ero soddisfatto e un pò dolorante con ancora la sborra calda del giovanotto che mi colava tra le mie cosce.
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