Ero in estasi, osservavo i due uomini e la donna presenti nel salotto con occhi che ormai erano lo specchio dell’anima, frutto di tutte le attenzioni cui venivo sottoposta. Mi trovavo distesa sul tavolo da pranzo, buona parte dei vestiti sparsi per la stanza, le gambe leggermente divaricate, gli unici indumenti rimastimi addosso, anzi, che mi è stato esplicitamente richiesto di tenere, erano un reggicalze nero su delle autoreggenti molto intriganti nel ricamo della balza ed un paio di scarpe anch’esse nere, dalla punta allungata col tacco rigorosamente a spillo. Ero diventata il loro dessert. Mio marito ed il suo amico guardavano la mia fessura bagnata con gran passione e desiderio e si alternavano in fugaci colpi di lingua sino a sfiorarmi quella pelle palpitante senza mai affondare il colpo decisivo. Le mie mani aprivano le grandi labbra e lasciavano intravedere il clitoride eretto e rosso, mentre i miei umori colavano sul legno del piano che con la sua temperatura lievemente fredda contribuiva ad aumentare i brividi che mi percorrevano il corpo. La mia bocca ed i miei seni erano in quel momento proprietà esclusiva della donna, mia amica e moglie dell’altro. Percorreva quella porzione del mio corpo esclusivamente con la lingua, alternando il tatto di essa a secondo del tratto di pelle: morbida e lasciva sui fianchi e sul collo, per irrigidirsi diventando quasi tagliente non appena il suo percorso la portava a contatto dei miei capezzoli irti. Le mie mani erano poste lungo i fianchi, non li toccavo, volevo aumentare la loro voglia ed arraparli solo aprendo le gambe e vedere i loro membri che si rizzavano imperiosi. Ormai sazi di quella mia posizione, molte mani mi girarono e mi ritrovai a carponi col viso schiacciato sul sesso eccitato della donna, anch’essa sul tavolo per stare alla mia altezza, vogliosa di farsi restituire tutte le attenzioni sinora dedicatemi e che ricambiai con immenso piacere sino a farle esplodere i suoi umori sul mio viso. Mani maschili intanto mi alzano le chiappe, stavo al loro gioco e cercavo d’aprirle il più possibile affinché loro desiderassero il mio bel culo intriso d’umori e leggermente dilatato. Ora i colpi di lingua dei due uomini erano più intensi e ben mirati, e poco ci misero strapparmi il primo orgasmo della serata. Ripresi nell’attimo di pausa un poco d’autocontrollo, ero decisa a farli soffrire ancora un po’ di tempo così, presi le loro mani e li condussi sul divano, uno al fianco dell’altro ed io in ginocchio davanti a loro, diedi uno sguardo alla donna invitandola alle mie spalle. Lei, dopo aver assaggiato per qualche minuto le mie labbra, con una mano dietro la nuca, mi porta delicatamente verso quei due obelischi che svettano rigidi come il marmo davanti agli occhi per iniziare la mia lenta tortura poi, ancora avida del mio corpo mi si posiziona dietro guidandomi. Mi avvicinavo a mio marito, cercando di eccitarlo ulteriormente, poi andavo dal suo amico, mettendogli in bocca un capezzolo. Scendevo poi in basso e gli stimolavo il glande con la lingua. Con le mani prendevo le mie tette e le usavo per strofinarle sul cazzo. Le facevo rotolare per costringerlo ad avvicinarsi alla mia bocca ed infornarlo. Il suo arnese si strusciava avidamente sui miei seni. Mio marito si era intanto posto dietro alle spalle e mi cominciava ad accarezzare, facendosi preparare con sapienti leccate la spada che da lì a poco mi avrebbe trafitto. Quando fu pronto si mise in posizione quando la mia amica le sussurrò una parola che accese la sua libidine: “Mettilo dietro!” Sentii per un attimo l’asta che si appoggiava e con un potente colpo affondava tutta nel mio buchetto, sodomizzandomi, mentre lei da dietro scandiva il ritmo della penetrazione. Io cercavo di non perdere nulla di loro e quindi offrivo il mio culo sempre in modo adeguato a mio marito, stando attenta a presentare le mie tette all’amico; poi cambio perfetto… m’impalo sopra al nostro amico lasciando mio marito libero con sua moglie ma dopo un paio di minuti è lei che afferra per mano il mio compagno invitandolo a prendermi come in precedenza… ora avevo dentro di me due cazzi… Ero in estasi…. la mia mente si era staccata dal corpo, viveva in un’altra dimensione, nei ricordi della nostra lenta marcia sul sentiero della trasgressione che terminava all’inizio di questa serata… Ricordo che era estate, poca gente, la città deserta e di amici per fare anche solo quattro chiacchiere neanche l’ombra, solo da qualche giorno con la figlia in campagna con i nonni, insomma, ancora quattro giorni da soli e… senza idee. Tra me e mio marito ci divide solo una differenza di due anni d’età ed il nostro rapporto, a dispetto di tutti coloro che sostengono un certo deterioramento dopo la decina d’anni, è dei più completi ed appaganti. Nel corso del tempo abbiamo saputo trasformare la nostra unione in complicità, alla ricerca di qualcosa di trasgressivo sempre più in ascesa, sino ad arrivare ad avere rapporti con altre coppie e qualche stravaganza singola, forse più dovuta a lussuria che a vera esigenza. Traguardi impensabili sono stati raggiunti a volte grazie ad un certo buon senso, specie nelle prime esperienze dove non ti fidi di nessuno; altre stravaganze invece, per vincere certe mie ritrosità su chi non conosco o su persone di cui potrei vergognarmi per il motivo contrario, sono state superate a colpi di scommesse e di sfide tra noi due. A volte la posta in gioco era banale, altre invece ‘costavano’ parecchio, specie per me, in remore da cancellare, tabù da vincere ma, non mi sono mai persa d’animo, sapevo di voler crescere, sapevo che anche mio marito lo desiderava, anche se a volte non s’accorgeva di schiacciare troppo sull’acceleratore rispetto alle mie titubanze; in questo caso mi aiutava molto il piccolo timore che se non ne fossi stata complice, qualche volta avrebbe potuto escludermi dal nostro gioco… ed ha funzionato.. Ci piace molto farlo in luoghi insoliti o dove si potrebbe essere visti e man mano che il tempo passava ho acquisito sempre più sicurezza in me… Bastava che mi dicesse… “Fai questa cosa… dai… altrimenti come fai a definirti una moglie zoccola…” – ed io, dopo aver vinto qualche conflitto, mi prestavo al gioco… in cose che oggi ci riderei sopra e che potrei definire “casi classici dell’erotismo…” naturalmente… oggi, ai quei tempi diventavo viola in viso ed un poco impacciata. Potrei raccontare di quando mi fece uscire con una gonna lunga a spacchi ed una camicia bianca leggera senza reggiseno per andare al cine, ed una volta giunti in sala, scelse con cura una fila dove vi erano quattro ragazzi sui venti venticinque anni e mi costrinse nell’intervallo del film a stare seduta inclinata verso lui per permettere alla spacco laterale di mettere in mostra interamente calza e reggicalze.. il tutto dicendomi: “Incomincia a capire cosa vuol dire essere puttana…” Non vi dico quei poveretti… m’avrebbero mangiato… ‘Della forchetta fatta cadere sotto al tavolo al ristorante e tu non hai le mutandine sotto e ti metti in mostra al cameriere’, non la racconto nemmeno… roba da preistoria.. Dei benzinai con la camicia aperta di tre, quattro bottoni davanti e/o la minigonna senza nulla sotto non dico nulla, e nemmeno la variante self service, in cui ti rechi verso il tizio del distributore per pagare e, guarda caso ti cadono le chiavi dell’auto appena dietro di te… ti volti et voilà, un bell’inchino a gambe quasi rigide che mette in mostra il perizoma o il reggicalze di turno o magari… quando già l’hai fatto qualche volta, l’assenza dell’indumento. Terminata l’era delle esibizioni visive, arrivammo a quelle più.. ‘toccanti’, mi sentivo una ragazzina che sapeva d’avere quella sera il suo compito in classe… m’eccitavo quando proponevo io d’uscire per quei giochi, poi appena conosciuta la trama… già diventavo seriosa… Una sera andammo in Brera, in uno dei tanti pub, stavo per entrare quando mio marito mi fermò, guardò il mio vestiario (quella sera ero in rosso, giacca e mini e sotto un corpetto a reggicalze e… niente slip), dopo di che mi disse: “stasera vediamo all’opera una puttana, entro prima io, poi arrivi tu, mi vedi al bar, vieni a salutarmi come amico occasionale che trovi di tanto in tanto qui, poi punti qualcuno, qui al banco o cerchi d’attirarlo qui da te, ti fai notare, ci parli, gli fai capire che potresti avere voglia, puoi permettere che ti palpeggi ed anche tu puoi fare lo stesso.. moderatamente.. quando vedi che è cotto (non prima d’averlo fatto arrapare per bene e guarda che ti vedo…) gli dici se andate a sedervi ai tavolini, magari nell’altra sala e dopo un po’ che lo carichi ancora… gli dici che vai in bagno e… te ne vai… io sarò all’auto… Cerca di far le cose per bene… altrimenti sei fregata…” Non vi dico come rimasi lì fuori dal locale… eppure riuscii, trovai il tipo, maturo… meglio perchè ti da respiro, non vi dico sentire qualche sua carezza sulle gambe, salire sempre più su col tempo, oltrepassare la fascia della autoreggenti, vedere il suo viso quando trovò la mia figa gocciolante e depilata, o quando dopo essermi guardata in giro, gli diedi una buona palpata ad un arnese duro come il marmo… Quando gli dissi del tavolo, avrebbe distrutto il mondo per trovarlo e… dopo qualche palpeggiamento reciproco, rispettando il copione datomi, lasciai alla chetichella il locale… e devo ammettere che raggiungendo la macchina ebbi per la prima volta il rimorso d’essere scappata.. peccato, e di questo se né accorto, compiaciuto, anche mio marito. Con la mano sulla mia figa… disse che ero diventata brava come troia… Non riuscii nemmeno ad arrivare a casa… dovevo ingoiare subito un cazzo o impazzivo e nella prima via buia feci fermare l’auto per placare i miei appetiti. Una delle avventure più belle fu quando una sera al ristorante, dopo aver capito che uno dei camerieri non mi dispiaceva, lui mi disse: “Ormai ho una moglie puttana… ebbene ho visto come lo guardi… fai la troia con lui ma… di classe e sempre entro un certo limite, niente posate cadute a terra… niente banalità… trova tu un metodo…” Che fare? Avevo ancora una gonna media con il reggicalze… Idea, m’alzai e dopo averlo fissato risposi: “vuoi anche vedere? Altrimenti so cosa fare…” Il suo sguardo fu serio ma radioso e disse: “Se sai cosa fare… sono orgoglioso… fai pure, poi mi dirai…” Andai ai bagni.. dalla borsetta presi le forbici per le unghie e tagliai la cucitura del laccetto del reggicalze, uno dei due davanti, poi aperta di poco la porta dei bagni che dava sulla sala, aspettai che passasse il cameriere e gli feci segno di raggiungermi.. Spiegai l’accaduto mostrando il danno e chiesi se mi aiutava portandomi ago e filo o una spilla; al suo ritorno dissi che doveva farlo lui, io avevo le unghie troppo lunghe.. ovviamente per evitare situazioni imbarazzanti con terze persone, feci notare che sarebbe stato meglio spostarsi in un servizio con la chiave piuttosto che nell’atrio. Non ci pensò troppo e chiusa la porta, furono incredibilmente lunghi i minuti in quel servizio, lui sudava e le sue mani più d’una volta salirono tremando per toccare la balza della calza e non vi dico quando in un momento d’audacia arrivò alla mio sesso gonfio di voglia e non protetto da alcun indumento; ritrasse la mano… spaventato… e cercò di terminare alla svelta il suo compito. Al termine, rialzatosi in piedi era abbastanza scosso, lo guardai con fare ammiccante e dissi che il grazie per quel lavoro, l’avrei dato alla mia maniera… detto questo mi abbassai, slacciai la zip dei suoi calzoni ed estrassi un cazzo d’acciaio, diedi una leccata alla punta e poi un affondo sino al termine… strano non sia venuto in quel momento… poi mi rialzai e dissi: “Grazie… sei stato un tesoro… pensami mentre… finisci…” – ed uscii tornando al tavolo dove mio marito aspettava ansioso… Alla sua curiosità, risposi: “Caro.. non ti conviene baciarmi ora… ho ancora il sapore di cazzo in bocca….” – così scoprii anche che potevo farlo morire… tenerlo in pugno… E così di gioco in gioco, sempre più in alto… conoscemmo qualche coppia con cui giocammo e capimmo che a volte, anche in quelle apparentemente più affiatate, i problemi sono dietro l’angolo. Ieri lo sento parlare al telefono, avremmo giocato.. ed invece mi dice che Aldo (suo amico d’infanzia) ed Elisa, sono tornati dalle ferie, hanno voglia di vederci e di raccontarci qualcosa di nuovo capitato in vacanza… pertanto… niente giochi tra noi, sono un poco corrucciata, odio gli imprevisti, mi ribello e decido di stuzzicare mio marito, così gli dico “…. che se è per giocare…. il nostro amico Aldo carino lo sarebbe… e anche sua moglie è molto bella…” Lui capisce cosa intendo e mi diffida: “ci conoscono… che ne sai come la pensano di queste cose… e chi ci garantisce che in tal caso non raccontino nulla in giro…. troppo rischioso… fai la brava moglie…” Non vi dico dopo cena, quando alternandosi nel racconto, Aldo ed Elisa ci raccontano d’aver conosciuto una coppia al mare e dopo qualche giorno di reciproca conoscenza, una sera si sono ritrovati in spiaggia e… tra un gioco e l’altro, hanno terminato la serata con i partner scambiati, anche se il tutto fu fatto in modo molto soft… Nel raccontarci qualche particolare, Elisa aggiunse che si erano confidati con noi perchè sono state tante le emozioni provate che era impossibile condividere solo tra loro quel segreto e che noi rispecchiavamo gli amici ideali con cui confidarsi… Mentre sua moglie pronunciava queste parole, lui è serio, ha ancora paura del nostro commento, facile invece per noi dire qualche parola di troppo… e dopo qualche equivoco… la cosa viene a galla… se poi ci mettiamo anche l’alcool… la cos… In quel preciso istante torno alla realtà… Con un colpo potente, sento Aldo che mi inonda di liquido bollente, poi si sfila da sotto e si reca da Elisa che voracemente lecca tutto quello che gli era rimasto addosso, mentre il mio lui continuava con la sua profonda e possente cavalcata. Dopo qualche minuto, anche mio marito giungeva all’orgasmo ed il suo denso sperma entrava in me dalla porta posteriore mentre già ripresosi dalla prima fatica, Aldo si poneva con il suo arnese tra noi due donne. sino al mio ventre. Elisa si dedicò a mio marito mentre Aldo già sapientemente preparato dalla moglie, mi metteva alla pecorina aprendomi la vulva con il suo grosso randello, iniziando un altalena di colpi impressionanti e questa visione face ritornare ‘in vita’ anche mio marito che mi metteva il suo in bocca ancora una volta, mentre leccava tutto quello che Elisa gli parava sul viso. Praticamente ero quasi tutta occupata! Leccavo il mio lui avidamente, come non gli avevo mai concesso, tanto che doveva guidarmi, stringendomi i seni con le sue grosse mani mentre Aldo divaricatemi le gambe, decideva di assaporare un poco del mio culetto. Così mi prendevano insieme e quasi riuscivano a congiungersi nel mio ventre. “Baciatemi, più forte…. Possedetemi!!!” – Gridavo. Mio marito mi baciava con straordinaria violenza, mentre l’altro continuava imperterrito nel secondo canale. Coordinavo i loro movimenti, cercando di farli giungere all’acme nello stesso istante. Mio marito schizzava, bagnandomi il viso che venne subito leccato da Elisa; Aldo accelerava nel mio culo, scaricando tutto quello che l’eccitazione della serata aveva creato… Lo stress e le emozioni scaricate in quelle ore ci aveva distrutto e dopo qualche coccola fatta ai nostri amici, assieme ci addormentammo sino al mattino successivo. Ero felice e nel dormiveglia pensai: “Che soddisfazione avere avuto per una sera, grazie ad Elisa, due uomini a disposizione!!!” Da quel giorno Aldo ed Elisa, da nostri amici d’infanzia… diventarono nostri unici compagni di giochi… cazzo… che amici!!!
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