Arrivai a casa di Monica molto presto. Era domenica e per strada non avevo certo incontrato traffico. Era la prima volta che andavo a casa sua di domenica. Bussai alla porta ma non venne ad aprirmi nessuno. Mi decisi a suonare il campanello. Stavolta sentii dei rumori all’interno e qualcuno dirigersi verso la porta. Rimasi sbigottito nel non trovarmi di fronte Monica. Ad aprirmi era stata, invece, Laura: la sorella. Era tutta assonnata e indossava un pigiamino molto infantile, celeste con dei pupazzetti. Fu imbarazzata di avermi aperto in quelle condizioni. – Chi sei, chi cerchi? – Bhe veramente sono un amico di Monica, dovevamo vederci! – Sta ancora dormendo, un attimo che la vado a svegliare! Andò verso la camera di Monica e non potei fare a meno di notare il suo culetto gia perfettamente formato e rotondo. In trasparenza, inoltre, potevo vedere il segno delle mutandine bianche. Monica arrivò praticamente subito e mi rimproverò di essere arrivato troppo in anticipo. Fui invitato a fare colazione con le due sorelle e Monica si accorse si come fissavo le tettine di Laura che pure era ancora piccole. Laura non sembrò accorgersene. Finalmente andammo in cameretta e dopo avermi spogliato completamente accarezzato in tutto il corpo Monica mi chiese di adagiarmi supino sul letto. MI massaggiò con calma il sedere, le cosce e prese infine a solleticarmi i testicoli con le sue dita fredde. – Oggi voglio fare qualcosa di diverso con te! MI disse Prese dal cassetto del comodino una mutandina con pene in plastica incorporato. Il fallo, seppur molto grosso, non era grande come quello che aveva sverginato il mio culo solo qualche giorno prima. Remore del dolore che quello mi aveva causato mi rifiutai seccamente. Monoica non provò nemmeno ad insistere, sapeva quanto avessi provato a divincolarmi e a fuggire la volta precedente e capiva che da sola non ce l’avrebbe fatta. – Facciamo un patto – mi propose – ho visto come guardi mi sorella, bhe io faccio in modo di farla diventare tua schiava per un giorno e dopo tu asseconderai ogni mio desiderio senza obiettare! Il terrore per vedermi impalato dal quel cazzo di plastica non poteva nulla contro il desiderio di possedere una ragazza tanto giovane. Farla diventare mi schiava poi, per uno come me che, fino a quel momento, aveva solo ricevuto ordini. – Va bene, però questa volta non mi fido di te. Prima voglio tua sorella! Monica annui col capo soddisfatta. Chiamò la sorella che arrivo subito, ancora in pigiama. – Laura, ieri pomeriggio ha chiamato a casa il preside della tua scuola. Ha detto che se continuerai a marinare le lezioni sarò costretto a farti sospendere. Pensava fossi mamma così gliel’ho lasciato credere! – Grazie Monica, se mamma lo venisse a sapere…….! Prometti di non dirglielo e io ti prometto che non lo farò più! – Stai tranquilla non le dirò nulla………. ma………. tu dovrai fare qualcosa per me! – Cosa vuoi, dimmelo! – Abbi pazienza, vedi tu piaci molto al mio amico Alessio e lui vorrebbe, come dire, giocare con te Io imbarazzatissimo diventai rosso dalla vergogna. Laura si girò di scatto verso di me per trovare conferma alle parole della sorella ed io non seppi far altro che abbassare gli occhi a terra. – Non ci far caso, è un timidone, allora cosa rispondi? – Non lo so, cosa intendi per giocare? – Non ti è dato saperlo, semplicemente obbedirai ad ogni mio ordine! E ti assicuro, questo posso farlo, che non ti rimarrà molto addosso! – Ma stai scherzando? Per chi mi hai preso, per una prostituta! – Ok, fa come vuoi, non c’è bisogno ti ricordi le punizioni di nostra madre vero? A queste parole tutta la sicurezza di Laura svanì nel nulla. E rimase a pensare qualche secondo. – Va bene, ma giurami che mamma non lo saprà mai! – Brava, affare fatto! Replicò Monica Si avvicinò alla sorella e le tolse il pigiama gettandolo in terra. Quanto era bella Laura, così immatura e timida. La portò davanti a me, lentamente le sfilò al canottiera e il reggiseno mostrandomi i suoi seni piccoli e rotondi. Non si erano ancora completamente formati, sarebbero cresciuti ancora ma avevano, almeno per me, un fascino maggiore. Cominciai a toccarli, prima con delicatezza, poi con nuovo vigore. Le leccai gli splendidi capezzoli che erano diventati duri e le diedi dei piccoli morsettini facendola sussultare dal dolore. – Adesso è tua Alessio, chiedile quello che vuoi! Monica mi aveva passato lo scettro del potere. Una creaturina tanto tenera era completamente nelle mie mani, mani vogliose e desiderose di una rivincita. Le strappai con forza le mutandine e ammirai la sua michetta, quasi sicuramente vergine, pelosa come una fica adulta. – Monica prendi del sapone da barba e una lametta, questa bambina ha la fica troppo trasandata. Laura fu mortificata dalle mie parole. Nessuno fino ad allora le aveva parlato in quel modo tanto volgare. Monica, invece, era compiaciuta dal tono autoritario con il quale stavo agendo. Insaponai la fessura di Laura e con mano delicata la depilai completamente. Ora era davvero una bambina e per completezza le depilai anche le ascelle. Laura cominciò a piagnucolare, chiedendo alla sorella di smettere ma Monica fu inflessibile. Passai un dito nella bocca di Laura e le ordinai di leccarmelo, poi glielo infilai nel suo sesso facendola piegare dal piacere. La sua fighetta era davvero stretta, fui ceto che fosse vergine e me ne rallegrai. Monica mi aveva fatto rivestire prima di chiamare la sorella quindi il mio pissello, compresso contro i pantaloni, cominciava a farmi male. – Sbottona questi pantaloni, proietta! Mi stupii anche io della mia cattiveria Laura rivolse ancora uno sguardo supplichevole alla sorella che fece finta di non accorgersene. Mi sbottonò i pantaloni e li fece cadere a terra. Li sfilò buttandoli lontano. Le mie mutande rosa merlettate la fecero sorridere. – Che cazzo ridi! Forse le mie mutandine non sono di tuo gradimento? Bene allora leccale! Cominciò a leccarmi sopra le mutande mentre il mio pene moriva dalla voglia di uscire. La allontanai da me tenendola per i capelli. Sfilai le mutandine e allargai le gambe mostrando il mio cazzo agli occhi inesperti di Laura. – Mettiti in ginocchio, e comincia a leccarmi le palle! Obbedì rassegnata, aveva smesso di sperare nella clemenza della sorella. – Monica, mentre questa porca mi ciuccia il cazzo, perché non le infili un ditino nel culetto per vedere se è vergine anche li? Lo sguardo di Laura era terrorizzato e per un attimo si fermo a spompinarmi. La afferrai per i capelli con durezza obbligandola a proseguire. Laura infilò il suo dito nell’ano della poveretta che cominciò a piangere dal dolore. Aveva un culettino molto piccolo e anche un semplice dito le provocava un dolore atroce. Per qualche minuto la giovane fu presa, come impalata, con il mio cazzo in bocca e il dito di Monica nel culo. D’improvviso venni e Laura tento di scansare la bocca ma, sempre tenendola per i capelli, l’obbligai a bere tutto il mio seme. – Sdraiati sul letto e allarga quelle cosce! Laura obbediva ad ogni mio ordine ormai in trance. Le divaricai le gambe, le leccai la bella fighetta per lubrificarla ma mi accorsi di quanto fosse bagnata e desistetti. – E brava la nostra porcellina, vedi come gli piace! Tenendola per le cosce cominciai a scoparmela. La poveretta supplicava di fare piano ma io, preso dal piacere, non ebbi alcuna pietà nel deflorare quella fica tanto stretta. – Ora girati e mettiti a quattro zampe – le ordinai – Monica preparale il culo! Monica senza farselo ripetere si unse il dito di vasellina e di nuovo lo infilò tutto dentro. Laura, che aveva capito cosa le stava per accadere, riprese ad implorare la sorella. – No, questo no, ti prego. Mi farà morire dal dolore, ti prego Monica abbi pietà! In quel momento pensai non fosse in grado di resistere alle preghiere della sorella ma Monica si rivelò ancora più fredda del previsto e non si degnò neanche di risponderle. – Tienila ferma! Chiesi a Monica che intanto aveva cosparso di vasellina anche la punta del mio pene. Afferrai Laura per le tettine e lentamente cominciai a penetrarla. Urlò di dolore non appena entrai con la punta ma il urlò fu smorzato dal mio procedere sempre più a fondo. Le sembrò di soffocare mentre io, senza perdere tempo. Le fui tutto dentro. – Stai godendo vero porcellina! Dimmi che ti piace! Il suo silenzio mi innervosì e la picchia con forza sul sedere. – Si mi piace, mi piace, ma ti prego ora basta! – No che non basta, fammi sentire come sei brava a fare la pecora! La piccola era disposto a tutto pur di porre termine a quel dolore così forte. Cominciò a belare, sempre più forte. Le spinsi avanti e dietro il mio cazzo finche non venni di nuovo. La ragazza piangeva ormai da tempo quando la inondai con la mia sborra calda., Ma non avevo ancora finito. La afferrai per un braccio e la portai in bagno. La feci inginocchiare davanti a me dentro la vasca da bagno. – Ora devi bere la medicina – le dissi – devi guarire! In un primo tempo non capì cosa avevo mente, poi appena lo capii cercò di sfuggirmi. La spinsi per la testa a terra e continuai a tenerla per i capelli impedendole di muoversi. – Apri lo bocca se non vuoi che ricominci ad incularti! Il ricordo del dolore provato era troppo vivo in lei per opporsi alla mia proposta. Splalancò la bocca preparandosi a bere il mio piscio. Le riempii la bocca e lei mandò giù. – Abbiamo finito, puoi andare ora! Laura fu felicissima e si alzò in piedi per andarsene di corsa ma fu fermata da Monica. – No, aspetta, aspetta, adesso tocca ad Alessio essere maltrattato, non vorrai mica perderti la scena? Gli occhi di Laura erano colmi di vendetta. In quel momento mi sembrò meno immatura e puerile. – Entra nella vasca, stronzo, adesso ti faccio passare la voglia di maltrattare mia sorella! – Ma cosa dici Monica, eravamo d’accordo! – Stai zitto ed entra dentro quella vasca! E non voglio ripeterlo! – Laura, torno subito, comincia a divertirti con lui! Laura entrò nella vasca, mi afferrò per i capelli tirandomeli, mi guardò negli occhi e mi sputò con disprezzo in faccia. – Mettiti tu a quattro zampe come una pecora, stronzo! Quei modi, così volgari, poco si addicevano al suo aspetto delicato. Mi misi carponi mostrandole il culo e lei prese a sculacciarmi con forza, infine mi diede un potente calcio sui testicoli che mi fece perdere l’equilibrio. – Rimettiti a quattro zampe, o ti riempio di calci! Il suo odio nei miei confronti era vistoso. In fondo mi ero appena preso le sue verginità. Con la mano destra afferrò il mio pene, lo accarezzò insultandomi e poi lo strinse con vigore. Urali per il dolore e ancora più quando affondo le sue unghie nella mia carne. Nel frattempo arrivò Monica, quasi nuda. Le potevo vedere le grosse tette rotonde e piene ma non la vulva vestita con quel paio di mutandine con cazzo di plastica che mi aveva fornito prima. – Adesso devi rispettare il patto e non devi scappare! Mi disse sicura di ricever obbedienza. Si avvicinò a Laura e le disse all’orecchio qualcosa che io non potei ascoltare. Laura divenne rossa. – Va bene, ma lui fallo girare mi vergogno troppo. Sempre a quattro zampe fui fatto voltare contro il muro. Ora non potevo più guardare la tazza e il bidè come facevo prima. Monica si posizionò dietro di me e senza lubrificarmi cominciò a penetrare il mio buco. Era dentro solo con la punta e il dolore non era ancora insopportabile così mia accorsi di qualche rumore sospetto nel bagno. Dall’odore che ne derivava capii che Laura stava defecando. Monica spinse a fondo il pene nel mio ano e cominciai a lamentarmi per il dolore. Laura tirò la catena. – Monica è fnita la carta igienica, cosa posso fare? – Non ti preoccupare, sono sicura che Alessio non ti negherà questo favore! Laura mi venne davanti e con un ghigno malefico si rivolse a me. – Pulisci tutto per bene, mi raccomando! Si mise piegata a novanta davanti la mia faccia mentre Monica continuava a stantuffare il suo arnese avanti ed indietro nel mio culo. Tentai di ribellarmi, ero troppo schifato da quello che mi si proponeva. Monica allora prese la mia testa e la spinse con forza fra le natiche della sorella. – Brutto frocio, fai come ti ha detto! Non ebbi la forza di ribellarmi tanto era il dolore provato a causa dell’inculata contemporanea. Chiusi gli occhi e cominciai a leccare la sporcizia nell’ano della ragazza. Quando ebbi finito, finì anche Monica. Pensai di aver finto da soffrire ma mi sbagliavo. – Laura, forse vuoi venire tu al mio posto? Laura accettò subito l’invito e si andò a mettere dietro di me. La sua violenza fu maggiore di quella sorella e cominciò a girare quel cazzo di gomma dentro di me per aumentare, ancora di più, il dolore. Monica mi venne davanti e mi chiese di leccarle la fica. Era la prima volta che la vedevo completamente nuda e ne rimasi affascinato. I fianchi stretti, le forme prosperose e ben fatte e una fichetta con i peli quasi completamente rasati, aveva solo un triangolino di pelo, mi fece dimenticare per qualche secondo Laura alle mie spalle. Finalmente anche la ragazza si stancò di penetrarmi. Rimanemmo nella vasca che fu riempita d’acqua e cominciammo a lavarci con dolcezza. L’uno accarezzando l’altro come se non fosse accaduto nulla fino a quel momento. Le due sorelle si baciarono e baciarono me su tutto il corpo. Io ricambiai il favore baciando con piacere entrambe le fiche. Infine Monica mi fece ciucciare le sue tette, quasi ad allattarmi, mentre con le mani continuava ad accarezzarmi i capelli. Laura, dietro di noi, si masturbava con un dito. Tra i tre era certamente lei la più sconvolta da quanto fosse accaduto.
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