Era un’estate calda, in città l’umidità rendeva la situazione insopportabile. Di uscire non se ne parlava nemmeno.Anche quei pochi vestiti davano fastidio, larghe canotte e short erano il massimo che si riusciva a sopportare.Quel pomeriggio non ero riuscita a chiudere occhio per il caldo, così mi alzai e gironzolai per casa, annoiata mi diressi verso la camera di Mario, mio figlio, per fare due chiacchiere. La porta era accostata, la spinsi e lo vidi seduto sulla poltroncina, completamente nudo, con l’uccello bene in tiro che si stava masturbando.Aveva la testa reclinata all’indietro e la sua mano percorreva l’uccello con studiata lentezza. Se la stava proprio godendo, feci per andarmene quando si accorse della mia presenza. “Oddio mamma… scusa… pensavo dormissi.” Di colpo l’uccello perse la sua erezione mentre Mario rosso in viso cercava di coprirsialla meglio.“Dai non fare così…” cercai di rincuorarlo “sei tu che devi scusarmi se ti ho interrotto”.“Non sei arrabbiata?” mi chiese incredulo.“E perché mai, stavi giocando con il tuo pisellino e non c’è niente di male in questo. Non trovi?”“Sì. Ecco… non saprei…” farfugliò confuso.“Ascolta…” mi sedetti sul letto vicino a lui ”nel sesso non c’è niente di male. È la cosa più bella che si possa fare, sia da soli che insieme ad altre persone. Masturbarsi poi è una cosa che fanno tutti”.“Davvero?” si era ripreso, la mano tornò ad impugnare l’uccello che stava riprendendo lentamente il suo turgore ”Anche tu mamma lo fai?”“Certo. Mica sono un marziano” gli dissi sorridendo.Mi alzai per andar via e lasciarlo solo e passando dietro la poltroncina gli feci una carezza sulla testa “Finisci pure quello che stavi facendo, ci vediamo dopo”. Lui tirò indietro la testa e guardandomi dritta negli occhi mi disse “Non c’è bisogno che vai via, puoi pure restare. Anzi mi fa piacere se resti”.“Va bene se vuoi ti terrò compagnia”. Mi appoggiai alla spalliera della poltroncina mentre lui riprese a manovrare il suo uccello. Ogni tanto mi guardava e ci scambiavamo un sorriso.Gli accarezzai il petto e, quando mi accorsi che stava per venire, gli strizzai forte un capezzolo.Gli schizzi di sperma gli bagnarono la pancia fino al petto.Tornai a sedermi sul letto. “Va meglio?” gli chiesi“Oh sì. Farlo in compagnia poi è anche più bello. Con Giovanni lo facciamo spesso.”“È così che studiate eh? ““Mica sempre. Però ogni tanto lo facciamo. Specie quando abbiamo qualche rivista di quelle sai…”“Sì, di quelle che hai in fondo al cassetto”.“Lo sai allora…”“Certo che lo so, ogni tanto vengo di qua e ne sfoglio qualcuna”“Davvero? E ti piacciono?”“Non è che ne vada pazza, però non mi dispiacciono. Perché ti sei spaventato tanto prima?”“Beh sai Giovanni mi ha raccontato che sua madre lo ha beccato e gli ha fatto una ramanzina che levati. Lo ha chiamato figlio degenere e cose così, allora pensavo che anche tu ti saresti arrabbiata”.“Povero caro. Te l’ho detto non c’è niente da vergognarsi. Strano che la madre di Giovanni si sia comportata in quel modo. Oltretutto la conosco da anni e ti posso assicurare che non è certo una santa”.Chiacchierammo un bel po’ quel pomeriggio.Il caldo nei giorni seguenti aumentò e Mario si lamentò del fatto che nella sua camera era impossibile dormire.“Hai ragione tesoro, ci batte il sole tutto il pomeriggio. Se ti va poi dormire con me?”“Basta che non russi” scherzò lui“Ingrato. Ti offro di dormire con me e mi dici che russo. Ti rimando a dormire nel tuo forno.” “Mi arrendo. Qualunque cosa ma dormire in quella camera no”.Quella sera andammo a dormire abbastanza tardi sperando che rinfrescasse un po’, invece faceva sempre caldissimo. Lasciai la finestra aperta, tanto abitavamo al quinto piano, e ci sdraiammo sul letto tutt’altro che assonnati.La stanza era rischiarata dalla luce che proveniva da fuori.Chiacchierammo un po’ poi mi accesi una sigaretta.Dopo qualche minuto che eravamo in silenzio Mario mi chiese ”Ti spiace se mi tocco un po’““No, tesoro fai pure”“Sei un amore di mamma” mi disse baciandomi sulla guancia.Si tolse gli slip, aveva solo quelli, e iniziò ad accarezzarsi l’uccello.Io mi girai sul fianco per guardarlo meglio, ero piacevolmente attratta dalla sua irruenza giovanile, ogni tanto ci scambiavamo un’occhiata ed un sorriso.Venne arcuando la schiena e schizzando sperma dappertutto, poi si rilassò.Lo baciai e gli carezzai i capelli. “Ora hai fatto venire voglia anche a me. Non ti dispiace vero…”“No mamma, figurati. Non mi dispiace affatto”Mi rimisi supina e alzai la maglietta che usavo per la notte, mi tolsi le mutandine e cominciai a carezzarmi la figa.Mario era molto interessato. Adesso era lui che girato su un fianco mi osservava.Aumentai il ritmo e, mentre Mario mi carezzava un seno, arrivai all’orgasmo.“Adesso che ci siamo un po’ calmati forse riusciremo a dormire”Ci scambiammo un bacio a fior di labbra e chiudemmo gli occhi.Le giornate passarono così aspettando che finisse il gran caldo e godendoci questa nuova intimità che, con il passare del tempo divenne sempre più stretta.Mario, tutte le sere, si masturbava sotto il mio sguardo benevolo, a volte lo facevamo insieme e poi ci abbracciavamo e restavamo a parlare fino a che non sopraggiungeva il sonno.Anche durante il giorno ci scambiavamo gesti affettuosi, carezze e bacetti. Un pomeriggio, seduti sul divano, cominciammo a scambiarci effusioni, Mario ad un certo punto mi disse“Sai cosa m piacerebbe fare adesso?”“Cosa tesoro?”“Mi piacerebbe se ci spogliassimo e ci coccolassimo per bene”.Mi sembrò un’ottima idea così mi sbottonai la camicetta e mi sfilai i pantaloncini e le mutandine insieme, mentre Mario si tolse in fretta i pochi indumenti che aveva.Era la prima volta che ero nuda davanti a lui alla luce del giorno.“Sai mamma, ora che ti vedo bene debbo proprio dirtelo, sei bellissima”.“Davvero, trovi che sono ancora bella?”“Certo, sei la donna più bella che conosca” e si buttò fra le mie braccia.Ci accarezzammo in maniera languida e sensuale poi Mario cominciò ad accarezzarmi con insistenza i capezzoli che erano eretti e sensibilissimi, “Ti piace così?” mi chiese“Sì tesoro, mi piace molto.” Poi la sua mano scese lungo la mia pancia per fermarsi in mezzo alle gambe.“Sì. Continua così lentamente”Le sue carezze si fecero più insistenti, gli presi l’uccello e cominciai a masturbarlo, quando venne il suo sperma mi bagnò la pancia e quel contatto procurò anche a me un orgasmo.Rimanemmo a coccolarci per tutto il pomeriggio.Alcuni giorni dopo mi telefonò Miriam, era appena tornata dalle vacanze.Io e Miriam siamo amiche da molti anni e da un paio siamo anche amanti. La nostra storia è nata casualmente un pomeriggio di due anni fa, Miriam venne da me in lacrime, addolorata dai continui tradimenti del marito. La consolai fra le mie braccia baciandola ogni tanto sulle guance. Casualmente le nostre labbra si sfiorarono, poi si cercarono e i baci divennero baci pieni di passione e desiderio.Finimmo l’una con la testa fra le gambe dell’altra.Da allora ci vediamo ogni volta che possiamo a casa sua, quando il marito è impegnato al lavoro.Questa volta, però non era possibile, suo marito era ancora in ferie, per cui la invitai da me.Decisi di parlare con Mario spiegandogli la situazione.“Vedi siamo molto amiche e ci piace coccolarci come è successo a noi l’altro giorno. Ci vedi qualcosa di male?” era perplesso.“No. Però non pensavo a una cosa così fra te e Miriam.” “Quando ci si vuole bene si fanno queste cose non trovi?”“Sì hai ragione tu. Se vuoi esco vado a fare un giro”“Ma no che dici, non voglio mica mandarti via. Ce ne staremo in camera mia e tu puoi girare per casa tranquillamente”Lo abbracciai e scherzammo sulla mamma che invita le sue amanti in casa.Miriam giunse poco dopo, Colsi nello sguardo di Mario un lampo di curiosità morbosa.Prendemmo il caffè poi presi per mano Miriam e la portai in camera mia.“Credi sia il caso?” mi sussurrò in un orecchio. Gli spiegai la situazione. “Sei grande” disse saltandomi addosso. Ci strappammo di dosso i vestiti e recuperammo tutto il tempo perduto. Miriam andò via lasciandomi distrutta.Sentii Mario gironzolare per la cucina, lo chiamai.“Grazie piccolo. Sei stato proprio bravo. Vieni qui vicino la tua mamma fatti dare un bacio”gli sfiorai le labbra.“Sai pensarti qui con Miriam…”“Ti ha turbato un po’ ““Sì e anche scombussolato…”La mia mano si appoggiò sulla patta dei pantaloni. Lui mi sorrise.“Rimettiamo le cose a posto. Toglili.”Si spogliò in un baleno.Decisi di fargli un regalo. Afferrai il suo uccello turgido e me lo portai alla bocca succhiandoglielo con tutta la maestria di cui ero capace. Non riuscì a resistere molto, mi inondò la bocca. Ci addormentammo tutti e due appagati.Le visite di Miriam si fecero più frequenti, ormai ci vedevamo a casa mia, Mario adesso eracompletamente a suo agio. Un pomeriggio, alla fine di un estenuante sessantanove, bussò alla porta ed entrò con in mano un vassoio con tre bicchieri di the freddo.“Ho pensato che avreste potuto aver sete” esordì con un sorrisetto malizioso.Io e Miriam ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere. “Ci hai proprio letto nel pensiero” gli rispose Miriam “siediti qui vicino a noi”
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