Conobbi Salvatore attraverso un’inserzione Fermo Posta. Era arrivato a Udine dalla nativa Sicilia per lavorare in un cantiere edile e cercava nuovi amici con cui uscire. Quando lo vidi era da mozzare il fiato, capelli ed occhi nerissimi, sopracciglia folte e mascella squadrata, proprio come me lo ero immaginato. Aveva con sé un borsone con dentro la divisa, si era cambiato sul treno e adesso era in jeans, molto aderenti, un po’ corti alle caviglie, scarpe nere, e un Montgomery blu. Ci salutammo con una stretta di mano energica, di più in pubblico non si poteva. Gli proposi di fare un giro.”Prendiamo l’autobus?” – “No, ho il motorino qui dietro.”Per tutto il percorso, seduto dietro di me, mi teneva ben stretto per i fianchi, con una presa forte, possessiva.”Abiti lontano?” mi chiese – .”Siamo quasi arrivati” rispose – .Vivevo solo, fortunatamente.Nell’ascensore appoggiò una mano sulla mia spalla, dandomi un’energica stretta, e poi col dito indice mi accarezzò il collo e la guancia. “Quanti anni hai?””18” risposi.”Sembri anche più piccolo, lo sai?”E tu quanti ne hai?””25 “Mentre aprivo la porta, la sua mano mi palpava le natiche come se fossero due spugne.”Vuoi bere qualcosa? C’è sicuramente della birra in frigo.”No preferisco un caffè”Mentre preparavo la caffettiera lui dava un’occhiata intorno, poi mi venne vicino e mi abbracciò da dietro, massaggiandomi il collo con il suo mento ispido e profumato di sigaretta. Mi afferrò un lobo dell’orecchio, mordendolo dolcemente. Io ero già eccitato, e lui era una locomotiva pronta a partire. Salvatore mi prese per mano, mi spinse contro la parete della cucina e iniziò a baciarmi sul collo e dietro le orecchie con passione. Gli aprii la camicia di jeans, staccando i bottoni lentamente, il suo torace emanava un profumo forte, sembrava un dopobarba, non era certo un profumo di pregio, ma si mescolava bene all’odore della sua pelle e gli dava un sapore acre che mi eccitava.Mi prese una mano e se la appoggiò sotto la sua cintura, sulla patta, solo per farmi sentire che era già durissimo, sembrava un pezzo di legno più che un muscolo di carne.”Che ne dici?” mi disse con un certo orgoglio.”Non è proprio un bella mazza?”Le sue mani presero a massaggiarmi freneticamente le chiappe. Mi inginocchiai e gli aprii la cerniera dei jeans, gli slip sembravano sul punto di esplodere. Li tirai giù pian piano sino alle caviglie aiutandolo poi a sfilarseli.Iniziai a leccare la gamba, muscolosa e abbronzata, risalivo lentamente più su verso l’inguine. Poi leccai delicatamente le palle grosse e dure. Mi teneva per la testa, stringendomi i capelli. La mia bocca adesso funzionava come una figa e lui lo aveva infilato tutto, iniziando a muoverlo avanti e indietro.Questo accadde per alcuni fine settimana. La Domenica sera, preparava il suo borsone e poi via alla stazione.Avevo capito che con lui non c’era la possibilità di una relazione un po’ più intensa. Veniva tutti i fine settimana a trovarmi ma il motivo era soltanto farsi una ricca scopata.Un bel giorno, alla porta, trovai due tipi che non avevo mai visto prima. Erano marocchini.Mi spiegarono che lavoravano al cantiere con Salvatore. e che lui non avrebbe potuto venire, per colpa di una lavoro straordinario che doveva assolutamente portare a termine. Li ringraziai del chiarimento e dissi che non avrebbero dovuto distrubarsi a venire di persona a dirmelo, avrebbero potuto usare il telefono. Insistettero per offrimi qualcosa da bere giù al bar. Come rifiutare, quel bastardo di Salvatore mi aveva bidonato per il fine settimana ed io sarei rimasto da solo. Insieme c’e’ ne andammo in un paio di bar a bere della birra. Li guardai meglio, Ahmed e Said, i due muratori colleghi di Salvatore, erano due bei tipi ben piantati, alti, capelli cortissimi, jeans e camice aderenti quanto basta per fare intuire quello che c’era sotto. Ahmed era sui trentacinque anni, con barba a pizzo e baffi, l’altro sui venti.Al ritorno, mi sembrò educato invitrarli salire. Gli dissi di accomodarsi e di fare come se fossero a casa loro. Non persero tempo, si tolsero le scarpe nere con i lacci e si sistemarono sul divano con le gambe distese sul tavolino. Said si era aperto la camicia e si massaggiava i pettorali, fissando l’orologio a pendolo davanti a sé. Ahmed, invece, aveva adocchiato una rivista di moda con parecchie di fotomodelle e iniziò a sfogliarla. Ahmed, sfogliando la rivista si toccava la patta.Mi guardò facendomi l’occhiolino. Quello stronzo, ma chi si credeva di essere.Mostrava la rivista a Said, e ad ogni foto ridevano e ammiccavano e notavo che tutti e due guardavano ogni tanto nella mia direzione, con tono complice e malizioso.Mi sembrarono innocui, tutto considerato.Mi presi una birra e andai vicino a loroEro disteso a pancia in giù sul tappeto e mi ero messo a sfogliare un fumetto di Batman. Ahmed passeggiava scalzo per la stanza ammirando i quadri. A un certo punto venne sopra di me. I suoi piedi erano ai lati dei miei fianchi. Con un piede iniziò a giocherellare con la mia schiena, facendo un piccolo massaggio, quasi un solletico sui lombi, poi scese sulle natiche e riprese fare quello stesso giochino, Io ridevo e continuavo a starmene disteso.”Non lo soffri il solletico?” chiese Ahmed”Per niente” risposiCon il piede iniziò ad tastare sempre più decisamente le mie chiappe, infilò le dita del piede tra le mie cosce sotto l’inguine come se cercasse qualcosa.Gli dissi di smetterla anche se quel piede così intrigante mi aveva un tantino eccitato.Si abbassò e si mise in ginocchio a cavalcioni su di me, quindi iniziò a farmi il solletico sui fianchi, con forza, iniziammo a fare una specie di lotta, solo per giocare”Vieni ad aiutarmi, è proprio una piccola furia” chiese Ahmed a Said. Said si era alzato e si era avvicinato a noi, sempre ridacchiando si chinò mi afferrò un piede e mi tolse una scarpa, poi l’altra.”No sotto i piedi no, lì lo soffro il solletico.Mi sfilò le calze ma invece di farmi il solletico, come pensavo, mi teneva le caviglie ferme e leggermente divaricate.Ahmed sopra di me si era abbassato, e invece di farmi il solletico aveva infilato la mano davanti e armeggiava con la lampo dei mie calzoni.”Ma sei ammattito?” gli chiesi preoccupato”Adesso basta, non mi piace più questo gioco.”Mi sollevai appena per voltare la testa indietro e vedere che Ahmed si era aperto la patta, e di fuori penzolava una mazza lunga e voluminosa ma ancora molle.Provai a rialzarmi ma Ahmed mi spinse giù con una manata gentile ma ferma.Si infilò un preservativo, poi sputò sul suo sesso e sul mio buco, quindi appoggiò la punta.Sebbene facessi l’amore tutte le settimane con Salvatore, quella penetrazione non fu facile come pensavo. Il suo sesso era più grande del previsto, è vero, ma non avrei sentito male se fosse stato soltanto un po’ più delicato, invece niente…; si appoggiò su di me e con due o tre colpi decisi entrò completamente. Cercai di sgambettare ma Said mi teneva fermo e con le gambe ben divaricate in modo che Ahmed potesse lavorare con tutta comodità.”Fai piano, ti prego ” dissi a Ahmed “Hai ragione, scusami” si distese su di me, mi diede un bacio sul collo e poi dei piccoli morsi sull’orecchio, quindi iniziò a martellare. Le sue natiche rotonde come piccoli meloni si stringevano ad ogni spinta in avanti. Avevo la faccia per terra e faticavo a muovermi.Scopo’ a lungo, senza interruzioni, mentre Said eccitatissimo aveva lasciato le mie caviglie e si era messo davanti a me per infilarmi in bocca il suo manganello.Quando Ahmed decise che ne aveva abbastanza si ritrasse di colpo provocando un sonoro rumore di suzione e facendomi un po’ male. Ahmed si tolse il preservativo e si accomodò sul divano prendendo la mia testa fra le mani accarezzandola. Mi passò le mani tra i capelli più volte, poi si abbassò e disse “Sei stato bravissimo, scusa se ti ho fatto male”Said si mise a cavalcioni su di me e mi rigirò sulla schiena delicatamente. Si distese completamente su di me coprendomi con il suo corpo massiccio. Era senza maglietta ma ancora con i jeans infilati. Cercò la mia bocca, per un po’ mi spostai a destra e a sinistra, finché lui la immobilizzò con la mano. Mi baciò infilando la lingua infondo, quasi scavando, fin giù sino all’esofago.Mi piaceva, anche se era un po’ troppo irruento a me piacevano le cose più tranquille.Restammo così sul tappeto qualche minuto. Il dolore dell’inculata incominciava a diminuire.”Ti andrebbe di rifarlo con me?” disse Said, con due occhi quasi infantili e innocenti.”Questa sera no, mi è bastato Ahmed””E va bene” disse passandomi una mano tra i capelli.”Ahmed intanto si rivestiva in un angolo della stanza. Si ritirava su i Jeans, su quelle gambe da calciatore e indossava la camicia su quel torace da atleta.”Salvatore è proprio fortunato a venire qui tutte le settimane, non è vero? Salvatore ha vinto la scommessa.- Quale scommessa? – chiesi incavolato e sospettoso.- Ha scommesso che noi che ti saresti fatto scopare senza tanti complimenti e al primo incontro, e aveva ragione.- Stronzi, andate a farvi fottere.-“Ma va là che scherzo, “disse Ahmed, mentre seduto sulla sedia si infilava i calzini e poi si allacciava le scarpe.- Vieni qui facciamo la pace – allungò le mani verso di me e mi solleticò il naso.- Su, non prendertela, Salvatore è un po’ un bastardo, ma ti assicuro che mi è piaciuto. Anzi, se ti va possiamo rivederci.
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