Ogni volta che passo vicino a quella casa nel quartiere Coppedè a Roma, mi attraversano la mente gli stessi pensieri. La casa dove uno è nato e cresciuto di solito è collegata a memorie infinite, ma nel mio caso solo una me ne viene in mente, e ha a che fare con la mia sorellina minore, Sabina.Il suo nomignolo era “Pretty Woman”, non perché assomigliasse a Julia Roberts, ma soltanto per il fatto che era carina e minuta e perché quella canzone era tra le sue favorite.Tra me e Sabina c’erano soltanto dieci mesi di differenza e, diversamente da quanto succede di solito tra fratello e sorella, eravamo abbastanza intimi. Certo, avevamo anche noi i nostri piccoli screzi, ma era una cosa del tutto normale… Quello che invece non era normale erano le sensazioni che iniziai a provare verso mia sorella quando uscì dal liceo per andare all’università. Tornando indietro con la mente, non posso individuare l’attimo in cui non la vidi più come una sorella, ma come una giovane donna sensuale, estremamente desiderabile. Quando ci ritrovavamo assieme, mi sorprendevo a osservarle il culo e a leccarmi le labbra fissandole il seno. Iniziai a fantasticare su di lei mentre mi masturbavo e ci furono un paio di occasioni in cui mi eccitai soltanto per essere insieme a lei, nella stessa stanza!Attraversavo momenti molto confusi, ma allo stesso tempo la cosa era divertente ed eccitante. Gli orgasmi che avevo masturbandomi con immagini di Sabina nella mia fantasia furono i migliori che io abbia mai avuto. È vero che la pudicizia non è mai stata prerogativa della nostra famiglia, non è che andassimo in giro per casa in costume adamitico, ma nessuno si preoccupava di girare poco vestito. Fin da quando iniziai a guardare mia sorella con occhi, come dire, lussuriosi, speravo di vederla in slip e reggiseno, ma non successe mai. Dopo qualche tempo iniziai a sperare di trovare una ragazza che mi facesse dimenticare mia sorella, ma non ebbi fortuna. Uscivo con qualcuna, ma finivo sempre col fare paragoni con Sabina e tutte nel confronto ci perdevano.Fu il venerdì dopo Ognissanti, circa le tre del pomeriggio, tanto per essere precisi. Sabina era tornata a casa dopo una serata con gli amici, ed era un pochino brilla. Di solito, quando uno di noi due usciva, al suo ritorno ci raccontavamo cosa era successo. Quella volta però, io ero già a letto praticamente addormentato, quando a un tratto mi svegliai rendendomi conto che qualcuno mi stava facendo il solletico.“Sabina, cosa stai facendo? Sei ubriaca?”“Non proprio ubriaca, Riccardo, solo un po’ eccitata…”Era un po’ più che eccitata, e il suo buonumore era contagioso. Ricominciò a farmi il solletico e, prima che me ne rendessi conto, mi aveva praticamente scoperto. Dormo sempre nudo, e, con il movimento derivante dall’eccitazione del solletico, il cazzo era venuto alla luce un paio di volte. Ovviamente lei se n’era accorta e, ridendo, diventò un gioco cercare di dargli un’occhiata.In altre circostanze forse non sarebbe successo nulla, ma il fatto che per farmi il solletico mi fosse praticamente montata sopra, mi aveva eccitato. Più si strofinava contro di me, premendo il seno sul mio petto, più il cazzo si induriva. Non c’era modo di evitare che notasse la mia erezione… o sì? Mi girava la testa per le possibilità che mi si aprivano di fronte…Dopo tutto era lei che si era fiondata sul mio letto in piena notte e aveva cominciato a giocare. Eppure, pensai, non è del tutto in sé e forse non ricorderà niente… Mentre questi pensieri mi attraversavano il cervello, Sabina con uno scatto repentino tirò giù le coperte e mi scoprì! Il cazzo eretto venne alla luce in tutta la sua gloriosità e puntò dritto verso il soffitto. Tentai di coprirlo con il cuscino, ma invano.“Accidenti!” esclamò Sabina, una mano che le corse automaticamente al petto. “Il più bel cazzo che abbia mai visto!”“Davvero?” chiesi, con calma stupefacente.“Già!” rispose lei, chinandosi per guardarlo meglio. Era come se stesse esaminando un’opera d’arte ed ero divertito dal suo sguardo critico. “È molto più grosso di quello di Giorgio, e anche più lungo. E che grosse palle hai!” (Ah, a proposito, Giorgio era il suo ragazzo dell’epoca)“Dai Sabina,” la supplicai, finalmente imbarazzato. “Mi fai sentire come un primo premio a una festa di campagna…”“Beh, forse è come ti vedo in questo momento,” replicò. Tacque per qualche istante sempre osservandomi, poi ricordò che indossava ancora il pesante giaccone col quale era entrata in casa. Se lo sfilò e mi diede un’occhiata indagatrice.“Penso che sia il mio turno di farti vedere qualcosa, no?”“Ehm, certo,” risposi, non sapendo dove voleva andare a parare, ma rimasi senza fiato quando si sbottonò la camicetta e la gettò da parte. Fu la volta del reggiseno, se lo slacciò e lasciò che le sue tette emergessero in tutta la loro bellezza. Il reggiseno doveva essere di una misura più piccolo, perché le tette mi sembrarono enormi.“Che ne pensi?” mi chiese, sorreggendole con le mani e avvicinandomele al volto.Il cazzo ondeggiò come volesse avvicinarsi a quelle splendide poppe, quando lei mi stupì tirando fuori la lingua, leccandosi un capezzolo, poi dardeggiandola verso di me.“Cazzo!” fu tutto quello che mi uscì dalla bocca.Ma non era finita lì… Continuando a occhieggiare il mio inguine, si alzò in piedi, si tolse la gonna e si girò più volte, in modo che la osservassi ben benino. Aveva un corpo da modella, davvero! Poi con tutt’e due le mani si carezzò l’inguine, si leccò le labbra e io per poco non persi il controllo di me stesso.“Pronto?” mi stuzzicò. Infilò I pollici nell’elastico degli slip e lo tirò giù un paio di centimetri.“Oh, sì!” esclamai. Lei si inchinò, si giro e avvicinò il culo alla mia faccia.Potevo sentire l’odore della fica e quel profumo inebriante mi rese quasi folle. Adoravo l’odore del sesso femminile e non potei resistere: mi avvicinai e infilai il naso nel nylon dello slip.Sabina mi afferrò la testa e me la strofinò su di sé. Tirai fuori la lingua e leccai le mutandine, l’unica barricata tra la sua fica sgocciolante e la mia bocca affamata di fregna.“Sì, sì!”, fece.In un attimo le mutandine furono bagnate di saliva e di umori, e lo scuro del pube fu chiaramente visibile attraverso il nylon. Non potevo più trattenermi, allungai le mani e afferrai l’elastico. Lentamente tirai giù, scoprendo il pelo rasato di fresco. Lei allontanò lo slip con un calcio.“Che fica stupenda!” esclamai.“È tutta per te, Riccardo!” Sussurrò lei.La afferrai per i fianchi e l’attrassi a me. Aprì le gambe per accogliere la mia lingua e finalmente assaggiai quello che avevo desiderato per tanto tempo, la fica di mia sorella!Sabina si sdraiò sul letto, le gambe sempre spalancate per offrire il suo umido paradiso al mio cazzo roccioso.“Dammelo!” mi ordinò imperiosamente.Potevo resistere a quell’ordine? Era mia sorella, ma non potei trattenermi dal montarla come uno stallone. Il cazzo si infilò nella sua fica come attratto da un magnete invisibile.“Dimostrami quanto mi vuoi bene.”Gemette mentre la riempivo con la mia sbarra d’acciaio.Dentro, la vagina di Sabina era una miniera di umori. I suoi muscoli accarezzavano la mia asta come neanche il pifferaio di Hamelin sapeva carezzare il suo strumento.“Fottimi fratellone,” mi sussurrò all’orecchio.Davo colpi con tutta la mia potenza, tanto che le feci picchiare il capo contro la testata del letto.“Oh, sì… scopami!”Mia sorella mi stava pregando di farla venire! Persi ogni controllo e ci diedi dentro con maggiore energia.“Sì, sì!” urlò.Oramai avevo una missione: dovevo far sì che mia sorella chiedesse pietà! Puntai i piedi sul letto per darmi ancora più slancio e trapanarla con più forza!“Di più, di più!”, continuava a supplicare.Ero talmente pieno di adrenalina che era come se avessi la forza di dieci uomini; il mio cazzo faceva scintille, tanta era la forza con la quale la penetravo.“Oddio, Riccardo! Vengo!” Strillò Sabina con uno sguardo stranito.“Aaaaah!” urlò, il corpo che si contraeva, prima di collassare definitivamente.Dopo qualche istante, aprì gli occhi e mi sorrise.“Non avrei mai immaginato che potesse essere così bello!” sussurrò, chiudendo di nuovo gli occhi.
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