Laura temeva di essersi infilata in un pasticcio. Le riviste giovanili erano piene di articoli riguardanti ricchi uomini d’affari accompagnati a teenagers, ma nessuno descriveva i retroscena. Era terrorizzata dal fatto di essere rapita e venduta come schiava in qualche remota zona del deserto a soddisfare qualche beduino per il resto della sua breve vita. Anna che non era a sua volta per nulla sicura di quanto sosteneva, cercava di consolarla descrivendo le bellezze degli abitanti del deserto e magnificando le loro virtù. In cuor suo sperava di non essere stata troppo impulsiva ad accettare l‘invito dell’uomo; ricordava ancora quanto potesse essere doloroso compiacerlo fino in fondo…… Un buon pasto, la conoscenza con l’equipaggio tutto formato da giovani e l’allegra atmosfera di bordo, almeno per quella sera dissiparono i dubbi. La cabina loro assegnata sembrava una suite. Drappeggi, rubinetti d’oro, essenze ed oli a disposizione. A richiesta era disponibile un massaggiatore. “perché non sfruttare la situazione” pensò Anna e lo chiamò. Non esistevano orari di servizio sulla nave, i dipendenti erano disponibili a qualunque ora. Così nel giro di pochi minuti bussò alla porta della cabina il massaggiatore di bordo. “Avanti” dissero all’unisono le ragazze. “Permesso….” Si presentò ai loro occhi un biondo alto un metro e novanta circa, occhi azzurri e fisico sportivo. “MI hanno chiamato per il massaggio?”. Le due donne annuendo lo invitarono ad entrare. Nude, sdraiate sui lettini, aspettarono il massaggio. Le mani del biondo erano formidabili, rilassavano e scioglievano qualsiasi contrattura, donando al corpo una rilassatezza particolare. Laura spiava il maschio vogliosa, perché lei non aveva avuto modo di godere come Anna il giorno prima e cercava l’occasione per gustasi quel maschio meraviglioso. Durante una breve pausa del massaggio, mentre l’uomo si dedicava ad Anna, Laura si girò supina, allargando le gambe di quel tanto che consentiva di vedere bene la sua femminilità depilata. Come sempre l’effetto che questo accorgimento provocava sugli uomini non si fece attendere. Il biondo cominciò a sudare e la sua manovra non era più tanto sicura. Fingendo di godere del massaggio ad occhi chiusi Laura spiava le reazioni e gli sguardi del ragazzo che inevitabilmente finivano lì verso la sua fessura semi nascosta. Rompendo gli indugi lei allungò una mano verso i suoi pantaloni dritta sul rigonfiamento che si intravedeva bene. Trovò un robusto manico già pronto alle necessità del caso. Abbassata la cerniera si ritrovò per le mani un sesso tutto rasato e glabro. Anche lei ebbe un moto di stupore ed infilò golosamente in bocca quella delizia. La mano sfiorava i testicoli duri e lo scroto tenerissimo senza peli, le dita si insinuavano verso la parte posteriore senza incontrare alcuna asperità. Sembrava di succhiare il membro di un bambino prepubere ma molto ben sviluppato. Laura mise in opera tutte le sue conoscenze per dare piacere a quello sconosciuto bello come un dio. Così facendo cercava anche di provare a sé stessa di essere in gradi di affrontare la prova ben più difficile che l’attendeva nel mese successivo. Insalivò tutto l’organo dal basso all’alto e viceversa, guardò l’uomo negli occhi mentre ingoiava senza pudori il suo fallo, lo vide sudare copiosamente per mantenere il controllo con una ragazzina giovane che non poteva sospettare avesse tutta quella esperienza. Anna intanto, divertita, seguiva le evoluzioni della allieva, apprezzandone la dedizione e l’abilità. Quella ragazza in pochi mesi aveva compiuto molta strada e si apprestava a divenire, a sua insaputa, un grande amante. Ne aveva le caratteristiche, Anna glielo leggeva negli occhi. Decise pertanto di darle una mano a preparasi alle difficile prove che la aspettavano. Allungò una mano a carezzare anche lei le sfere depilate del maschio, con tocchi leggeri lo invitò a spostarsi per poter manovrare meglio. “Laura, è meglio dietro” sentenziò Anna. Benché Laura non capisse, si girò in ginocchio sul lettino mostrando le sode sfere all’uomo. Anna aveva considerato che spesso la sua amica avrebbe dovuto concedere il posteriore all’arabo e voleva prepararla per quanto possibile. Questo ragazzo sembrava della misura giusta per affrontare il cammino delle penetrazioni anali fino a giungere alle sue forme estreme. Guidò pertanto il bel membro liscio verso l’ano di Laura senza troppo lubrificare l’entrata affinché lei capisse che non tutto è facile. Con un cenno al maschio chiese di spingere brutalmente e subito, cosa che lui fece, provocando una balzo in avanti di Laura ed un urlo di dolore soffocato dalle mani subito morse. Lei si girò indietro con le lacrime agli occhi ma vide solo l’uomo che stantuffava con vigore, senza pensare a lei e al suo bruciore. Resistette perché così le aveva insegnato Anna, mai stringendo lo sfintere nonostante si trattasse di una reazione spontanea, anzi cercando di rilassarsi più possibile. La contrazione infatti avrebbe provocato maggior dolore e questo maggiore contrazione in una catena di eventi a spirale. Prese fiato e si concentrò sulla vulva generosamente intrisa di succhi. Li prese e se riportò alla bocca assaggiandoli ed eccitandosi contemporaneamente. Il biondo pompava fino in fondo nel retto di Laura provando un gran piacere nell’essere controllato da una seconda ragazza che osservava con sguardo critico la sua esibizione. Non sarebbe durato a lungo perché quel didietro elastico gli dava sensazioni uniche e che non avrebbe sopportato all’infinito. Laura gocciolava, raccoglieva a leccava, mandando l’uomo in visibilio per l’eccitazione. Anna doveva provare qualche trucco per Laura, quindi avvicinatasi le sussurrò:”stringi”. Immediatamente il pene trionfante del marinaio si inchiodò nel punto dove si trovava senza poter avanzare o retrocedere: gli esercizi di potenziamento muscolare che Laura aveva praticato servivano a qualche cosa. Tanto era soffice e burroso il primo tratto di intestino di Laura, tanto diveniva una morsa di ferro quando contratto. La giovane età e l’integrità degli sfinteri permettevano alla giovane cose che Anna stessa non avrebbe più potuto sperare, Bloccò così per circa trenta secondi l’uomo, per poi consentirgli nuovamente l’atto. Su consiglio di Anna provò più volte a trattenere i muscoli e bloccare il fallo infisso, ottenendo sempre un ottima riuscita ma sguardi disperati del giovane amante che non sperava più di riuscire ad eiaculare. Stanca per le contrazioni si lasciò andare consentendo anche al povero massaggiatore si spremerle nel retto il succo di tanta fatica. Gocciolante e servile, l’uomo si dileguò ringraziando. Le due donne risero del maschio in fuga con i pantaloni in mano ed il pene floscio. Decisero di intensificare gli addestramenti in attesa del grande evento. Fu subito evidente che Laura non sarebbe mai riuscita ad introdursi né davanti né dietro l’organo dello sceicco. Bisognava perciò intervenire per evitare che la ragazza facesse la fine di quelle che l’avevano preceduta, lacerate e piangenti. Anna si recò in cucina e si fece consegnare dal cuoco due zucchine di notevoli dimensioni, scatenando occhiate divertite e lascive da parte del personale presente. Sorridendo compiacente e dando loro motivo di aver pensato per il giusto, Anna se ne tornò in cabina ancheggiando. Mise Laura a gambe divaricate sul lettino e le introdusse lo zucchino più grosso. Per quanto notevole non raggiungeva nemmeno lontanamente le dimensioni del pene dello sceicco. Lo mosse languidamente in su e giù più volte per assestarlo bene, quindi passò al posteriore. Stessa introduzione anche dietro, qualche assestamento e il gioco era fatto. Laura la guardò stupita. Non aveva ancora goduto e si trovava due zucchine piantate nelle viscere. La pregò almeno di avere pietà e donarle un po’ di gioia. Anna allora si inginocchiò davanti al lettino praticando una suzione gradevolissima del clitoride e delle manovre sugli zucchini già posizionati. Conosceva così bene le zone erogene dell’amica e le sue predilezioni che nel giro di pochi minuti venne violentemente con il rischio di espellere i due ortaggi inseriti. Calmata l‘amica, le spiegò che avrebbe dovuto tenere tutte le notti oggetti sempre più grossi nelle cavità per consentire ai suoi muscoli di dilatarsi. Il tempo stringeva e dovevano raggiungere il traguardo entro una settimana, data prevista d’arrivo. Fino ad allora Anna avrebbe cercato di evitarle gli attacchi dello sceicco relegandola al ruolo di comprimaria ma salvandole la vita. Laura capì il motivo di tutti gli addestramenti cui era stata sottoposta e che a volte le parevano vere e proprie depravazioni fini a sé stesse. Ringraziò l’amica con un bacio d’amore e si addormentò fra le sue braccia.Il giorno successivo si svegliarono tardissimo. Laura indolenzita per l’introduzione faticava a camminare dritta ma una doccia e un po’ di ginnastica la rimisero in forma. Alle undici uscirono dalla cabina e si avventurarono sul ponte. Nessuno pareva badare a loro. C’era qualcosa di strano in quell’equipaggio di tutti giovani e qualche giovinetta che la sera prima nessuna delle due era riuscita a focalizzare. Alla luce del sole, senza divisa ufficiale e con meno stanchezza era evidente una anomalia: ai pantaloni dei marinai mancava la parte anteriore a livello del pube, lo stesso per le ragazze dell’equipaggio che mostravano anche il seno. Gli organi genitali dei componenti l’equipaggio erano in bella mostra e tutti rigorosamente depilati. Videro lo sceicco a prua della nave con due uomini ed una ragazza. Si avvicinarono per i convenevoli senza voler disturbare. L’arabo parlava una lingua sconosciuta con i suoi uomini e intanto toccava nella gonna della ragazza a fianco. Dai movimenti della giovane sembrava che frugasse con decisione nella sua fessura anteriore cercando qualcosa con foga. Non una sillaba usciva dalle labbra della ragazza che però non manifestava grande entusiasmo per la manovra decisa e poco invitante. Anzi i bordi di suoi occhi erano lucidi per un incipiente pianto. Avvicinandosi ulteriormente videro che dalla vagina della ragazza spuntava il cannello di una pipa e realizzarono quanto stava succedendo. Lo sceicco, per non sporcare la tolda del suo lussuoso yacht, aveva inserito il fornello della pipa nella vagina della giovane scaricandone il tabacco ancora parzialmente acceso. Questo giustificava i movimenti tormentosi e le lacrime !!!. Qualche altra scrollata alla pipa e, quando ritenne di avere pulito bene il tutto, congedò la ragazza che filò via traballante, sicuramente a lavarsi al più presto… Stupite e spaventate da questa rivelazione cercarono di retrocedere per sparire alla vista del feroce armatore, quando furono richiamate con voce suadente: “Prego, unitevi a noi”. Insicure, si avvicinarono al trio e si sedettero sulle sedie a loro riservate. “Vi sarete senz’altro rese conto” esordì lo sceicco “che questa è una nave poco convenzionale con un equipaggio ancor meno ortodosso. Chiunque sale su questo jacht lo fa di sua volontà e non è trattenuto. Avrete senza dubbio visto che pochi minuti orso no una ragazza ha ricevuto le mie attenzioni particolari: nessuno l’ha obbligata a subire ciò che avete visto. Il motivo per cui i miei dipendenti restano nonostante le stranezze imposte risiede nella sete di denaro. Chiunque salga a bordo di questa nave riceve uno stipendio circa cinquanta volte superiore a quello di un contratto standard. Tutti sono avvisati e nessuno è trattenuto contro la sua volontà ma non esiste limite alcuno al mio volere o a quello dei miei invitati”. Detto ciò fissò le due ragazze per scorgere segni di turbamento o ripensamento.”Quello che vale su questa imbarcazione vige anche nella mia reggia e si estende a voi. Verrete ricompensate per quanto stabilito a termine del contratto oppure per una frazione della cifra in conformità al tempo trascorso dall’inizio dell’accordo”. Laura sgranava gli occhi per la sorpresa, Anna si mostrava più calma ma fremeva internamente. Era già passata dall’esperienza della villa e non le sarebbe piaciuto ripeterla, anche se questa volta si trovava in posizione più vantaggiosa. Per evitare passi falsi, prese la parola: “Siamo coscienti della stima che ci ha accordate invitandoci alla sua corte e le siamo grate del privilegio, tuttavia non ci aspettavamo regole così diverse dalla nostra educazione occidentale. La preghiamo di scusarci se abbiamo dato l’impressione di disapprovare il suo comportamento a casa sua. Sarà nostra premura che questo non accada più”. Le sembrò di aver aggirato l’ostacolo, almeno per il momento. Lo sceicco scrutò ancora quella femmina strana, così diversa dalle altre, chiedendosi quale fosse la sua verità. Pensò poi che un mese era lungo…. Sorridendo garbatamente e chinando il capo, accettò le scuse liberando le ragazze. Tornate in cabina in attesa del pranzo discussero animatamente della loro scelta temendo il peggio. Laura era decisamente l’anello debole della catena e andava protetta. Anna pensò a lungo come tenerla lontana dallo sceicco e decise di affrontare il problema quando si fosse presentato.Alle dodici e trenta suonò una sirena per avvisare che il pasto era pronto. Scesero in sala pranzo dove conobbero altri commensali. Due anziani, un giovane molto fine e educato, due altre ragazze giovani come loro ed egualmente turbate, un arabo indefinibile e taciturno. Su tutti le immancabili guardie del corpo. Discutendo e pranzando le tensioni si allentarono e fecero amicizia con le due ragazze a bordo. Anche loro erano state allettate da stipendi fiabeschi e dovevano subire un processo di educazione prima di entrare ufficialmente nell’enturage. Non sembrava che il fine della loro presenza fosse chiaramente sessuale come nel caso di Anna e Laura. Per loro si trattava di un lavoro un po’ particolare con uno stipendio da sogno come miraggio. Forse non avevano le idee molto chiare in proposito…..Decisero di fare un bagno nella piscina a poppa e, presi i vestiti in cabina, si ritrovarono sul bordo della vasca. Tutte indossavano perizomi microscopici. Laura ed Anna si mostravano con disinvoltura agli sguardi attenti dei marinai, ma le altre due fanciulle si vergognavano a mostrare il seno e la vulva ad ogni movimento. Così stavano sedute sul bordo a gambe chiuse e le braccia conserte. Dopo la piscina fu la volta della sauna e le cose andarono meglio. Assenti gli uomini, le due ragazze si disinibirono un po’ di più arrivando a spogliarsi completamente. Ambedue presentavano una folta peluria pubica mal curata e modi da educande. Anna ritenne opportuno, a quel punto, chiarire loro le idee. Alla fine della breve spiegazione ambedue erano in lacrime e tremanti. Le invitò ad obbedire agli ordini, forte della sua esperienza alla villa, finché non fossero sicure sul da farsi. Poi avrebbero deciso.Rincuorate andarono via insieme.Il pomeriggio scorreva lento nell’ozio tipico della vacanza in barca, quando il silenzio fu interrotto da tre colpi rapidi di sirena. Tutti gli ospiti presenti si alzarono e si diressero verso una sala interna. Anche Anna e Laura li seguirono. Le sedie erano disposte a semicerchio e tutti si accomodarono. Fu introdotta una ragazza bendata e lasciata nel centro in piedi. Dopo poco entrò lo sceicco che si sedette nella posizione migliore, Con voce chiara disse:”Le regole dell’ospitalità di questa nave sono chiare a tutti. Qualcuno ha cercato di sovvertire l’ordine imposto. Questa ragazza è stata sorpresa nelle mie camere con l’intento di trafugare dei preziosi. Ciò non è e non sarà tollerato. Questa ragazza merita una punizione esemplare”. Ad un cenno due guardie del corpo legarono le mani dietro la schiena alla ragazza e la portarono sotto un gancio appeso al soffitto. Fecero passare la fune dentro il gancio tirando all’altra estremità. In tal modo la giovane fu sollevata di peso per le braccia ma in modo innaturale dato che l’articolazione della spalla non consentiva la rotazione del braccio in avanti. Le spalle sorreggevano tutto il peso del corpo provocando un dolore terribile. Le fu tolto il bavaglio e le urla coprirono ogni altro rumore. Il vestito venne lacerato e lei fu lasciata appesa, nuda e terrorizzata. Si avvicinò l’arabo silenzioso e assestò due sonore sberle alla fanciulla che smise di urlare per un attimo. Le strizzò i capezzoli con cattiveria schiaffeggiando i seni con durezza. Dal vestito estrasse due trappole per topi, chiudendo ogni capezzolo con forza nella molla e lasciando appesi gli apparecchi ai seni. La ragazza urlava come non mai e lui, levatasi la cinghia le assestò una frustata sulla vulva indifesa. Altro strillo e lacrime, altra frustata; la cinghiò finché il suo corpo non fu tutto striato e lei non svenne. La fece riavere con un secchio di acqua gelida e mentre lei gemeva nel torpore doloroso, si fece portare un strumento strano. Era una piccola scatola con quattro cavi in uscita, due rossi, due neri. Applicò una serie ai capezzoli strizzati a sangue dalle molle delle trappole che non aveva ancora tolte, e una serie alle grandi labbra. Poi si allontanò con la scatoletta in mano. Contemplò la sua opera e fece scattare un interruttore. La poveretta fece un balzo improvviso contraendosi spasmodicamente. Anna rivide sé stessa alla villa quando le avevano fatto provare una simile tortura: era agghiacciante. La vittima era nelle mani dell’aguzzino che poteva inviare le scariche come e quando voleva per il tempo e l’intensità volute. Non esisteva assuefazione alla corrente, ogni volta era come e peggio della precedente. Lo dimostrava la ragazza appesa a braccia indietro con i capezzoli ridotti a brandelli, il corpo piagato dalla frusta e i punti più sensibili soggetti a scariche elettriche dolorosissime. L’arabo godeva della sofferenza imposta ed aumentava voltaggio ad ogni scarica, finché della ragazza non rimasero che gemiti rantolanti. Allora venne calata e buttata per terra davanti a tutti. La sorressero di fronte allo sceicco perché chiedesse perdono. Non essendo più in grado di intendere, biascicava frasi sconnesse. Lo sceicco interpretò questo atteggiamento come una sfida nei suoi confronti. Ad un suo cenno le guardie sollevarono il corpo quasi esanime della ragazza, due per parte, a gambe aperte. Lui estrasse il suo pene mastodontico e perforò la ragazza con un solo colpo, squarciandola e dandole finalmente la pace dello svenimento. Estrasse il membro sanguinolento dalla vagina sfondata e si guardò intorno per cercare segni di disapprovazione. Nessuno fiatò, per l’enormità dell’accaduto. Il corpo della ragazza fu sollevato e portato in infermeria, perché qualcuno se ne prendesse cura.La seduta fu tolta nel momento stesso in cui lo sceicco si girò per andarsene. Dopo questa esibizione Laura fu sempre più motivata a proseguire le sedute di dilatazione. Era giunta ad un buon livello, introducendosi una palla da baseball davanti e una bottiglia di plastica da mezzo litro dietro e contemporaneamente. La sua andatura era così goffa nella suite riservata alle ragazze che loro ridevano di questa anomalia ma il riso esorcizzava la paura di essere convocate dallo sceicco. Ripiena di questi oggetti Anna la stimolava a muoversi ed effettuare piegamenti per elasticizzare ancor più i tessuti. La faceva salire e scendere dal letto per rendere fluide le sue movenze, le ricordava che la grazia dei movimenti nell’amore era fondamentale. Laura si piegava alla necessità, anche se, a volte, piangeva disperata per l’infiammazione ed il dolore delle forzature. L’ano era il suo punto delicato, non riusciva a rilassare perfettamente gli sfinteri e l’inizio della introduzione era sempre complicata. Anna cercò il marinaio di bordo addetto all’infermeria e si fece consegnare due apparecchi per provare la pressione; tolse la guaina del bracciale liberando le camere d’aria che inserì nei due buchi di Laura gonfiando senza reticenze. “Ahhhhh, basta, mi fai scoppiare…. Ohhhhhhh, ahhhhhhhh, non ne posso più, smetti, no, non gonfiare così ….Ahia, ohi… mi fa male” Quando Anna ritenne raggiunto il livello di pressione adeguato, bloccò le valvole di ritorno dell’aria impedendo lo sgonfiamento. Laura gemeva, rotolandosi nel letto ripiena di camere d’aria gonfie allo spasimo.”Toglile, mi fanno male, non mi piace, mi sento sfondare..” Anna pazientava tenendole le mani ed impedendole di strapparsi dalle viscere le due gomme, cosa che le avrebbe provocato lacerazioni dolorosissime e pericolose. Quando Laura cominciava a diventare volgare, significava che era la limite della sopportazione:”brutta troia, levami questi cazzi dal culo e dalla figa, mi squarciano le budella, piuttosto mettici una mano aperta e graffiami all’interno, spingi dentro un pugno e fammi godere, basta, ti imploro…. BASTA, non ne posso più…., svengo, mi mancano le forze… preferisco un cactus nel culo piuttosto che questa roba schifosa… TOGLILA SUBITO”. Anna allora si piegava delicatamente sul suo clitoride e lo succhiava con fervore, muovendo contemporaneamente la mano sul suo monte di venere. Questa manovra serviva a rilassarla e le inviava stimoli di benessere che la placavano. Il seno era il suo punto erogeno preferito: quando le leccava i capezzoli mordicchiandoli e suggendoli, la sentiva rilassarsi e le frasi sconce divenivano borbottii sommessi fra gemiti e sospiri prolungati. Ogni volta che le sedute si concludevano però le due cavità erano un poco più ricettive ed elastiche. Nel giro di una settimana la dilatazione era simile a quella raggiunta da Anna dopo lungo addestramento. Laura aveva proprio le caratteristiche fisiche di una ottima geisha. Anna era giustamente soddisfatta del suo lavoro. Dopo sei mesi di addestramento la sua ragazza avrebbe potuto dare molto filo da torcere a qualsiasi altra donna in materia di sesso. SI poteva finalmente considerare pronta.Nel frattempo la vita a bordo scorreva lenta, monotona e per loro fortuna lo sceicco era impegnato in lunghi colloqui con altri uomini che giungevano a bordo della nave tramite elicotteri. Non aveva il tempo materiale di pensare al sesso e nessuno si permetteva di proporre tali pratiche senza il suo assenso.La sera prima di attraccare però l’uomo decise che era giunto il momento di provare i suoi acquisti. Dopo la solita suntuosa cena fece convocare le due ragazze in una sala separata. Erano presenti anche le altre due giovani già conosciute, Lo sceicco voleva divertirsi, quella sera. Ordinò a tutte di spogliarsi. Già da quella semplice manovra si denotava una enorme differenza di comportamento fra Anna e Laura e le altre. Le movenze sinuose ed invitanti delle une erano in contrasto con i modi sbrigativi e poco eleganti della altre: Anna, imitata dall’amica, depose i pochi abiti in ordine intervallando la rimozione di una capo con sguardi di intesa all’uomo, ondeggiando invitante il bacino al suono di una musica inesistente. Le altre due buttarono velocemente i vestiti sulle sedie, abbassando gli occhi e aspettando. Anna e Laura sfidavano l’arabo, le altre soggiacevano. Venne introdotto anche il sadico ospite dell’emiro, ricco di sgradevoli sorprese per le ragazze. Questi passò in rassegna la merce per indovinare i punti deboli delle fanciulle. Chiamò per prima una delle due aspiranti cameriere, la fece mettere a quattro zampe con i glutei ben in alto e le si sedette sulla schiena come su di una sedia comune. Invitò l’altra che timorosa si avvicinò a sguardo basso. Lui la aspettò e la fece rimanere in piedi a gambe aperte dinnanzi a lui; sollevatole il viso la scoprì piangente. Mise la mano destra in tasca con noncuranza e con la stessa afferrò la vulva della ragazza traendola a sé con un dito ad uncino infilato nella vagina. La ragazza sentì il dolore della penetrazione improvvisa, sbarrò gli occhi e, dopo pochi secondi iniziò a piangere ed urlare sempre più forte avvitandosi intorno a quel dito apparentemente inerte nella sua natura. L’uomo non abbandonava la preda guardandola cinicamente godendosi le contorsioni della fanciulla intorno al suo dito profondamente infisso ad uncino. Al giovane urlava e saltava con forza senza riuscire a liberarsi. Sembrava che ogni secondo incrementasse il suo dolore viscerale del quale gli astanti non riuscivano a percepire il motivo. L’agonia durò qualche minuto con urla strazianti e incredibili movimenti di gambe e bacino. All’improvviso, così come lo aveva inserito, l’arabo estrasse il dito dalla vagina di lei, che si accasciò tenendosi stretto l’inguine e guaendo alla stregua d una cane rovesciata per terra senza riuscire a calmarsi. Mentre gli sguardi erano concentrati sui contorcimenti a terra della ragazza, lui, seduto sulla schiena dell’altra, le infilò lo stesso dito nell’ano. Questa, gravata dal peso del torturatore seduto, non riusciva a muoversi ma a sua volta sbarrò gli occhi ed iniziò una serie di movimenti ondeggianti emettendo urla di terrore. L’arabo teneva infisso il solito dito nel retto di quest’ultima valutando l’entità delle sgroppate per decidere quanto prolungare il supplizio. Altri tre, quattro minuti furono sufficienti per ridurre la sua giumenta ad un ammasso dolorante . Estrasse il dito anche dall’ano di questa che non cessò minimamente di ululare e scalciare proprio come un cavallo. Fiero del suo lavoro l’uomo mostrò a tutti il dito di un colore rossastro. Estrasse dalla tasca una polvere nella quale era stato intriso: era formata da un misto di paprika, peperoncino rosso e pepe nero. Alle due ragazze fu consentito di lavarsi dopo l’esibizione. Quando rientrarono in sala rigate di lacrime pensavano che il turno successivo sarebbe stato dedicato all’altra coppia di giovani. Invece l’aguzzino aspettava ancora loro, sotto gli occhi divertiti dell’emiro. Vennero legate, una di fronte all’altra, con le braccia in alto in modo da toccare appena terra con la punta dei piedi. Alle caviglie venne applicato un distanziatore perché non potessero chiudere le gambe. I capezzoli furono stretti con due minuscoli cappi alle estremità di fili sottilissimi. Il diametro dei fili era studiato con cura per incidere la pelle sotto trazione e segnare la carne sempre più profondamente fino, nei casi più estremi, a strappare la punta del capezzolo per sezione. I fili furono accavallati l’uno all’altro in modo che la trazione di un filo determinasse contemporaneamente la tensione di tutti e due. In pratica se una ragazza si spostava dalla sua posizione determinava un stiramento dei suoi capezzoli ma anche di quelli della compagna che era costretta ad assecondarla nei movimenti. Nulla sembrava avere limite per la mente perversa dell’arabo che, afferrati due vibratori metallici li infilò senza riguardi nelle vagine delle due, avvisandole di non espellerli pena ulteriori punizioni. Si allontanò giusto il tempo di prendere dal tavolino di fianco una paletta di gomma dura con la quale iniziò a picchiare le natiche delle disgraziate. Ad ogni palettata corrispondeva un movimento in avanti della ragazza che trascinava con sé l‘altra. Se i primi colpi causarono dolore ed impressione, il continuo insistere negli stessi punti infiammò brutalmente i tessuti gonfiandoli e rendendoli ancora più sensibili. Il risultato di pochi minuti di lavoro si tradusse in un macabro balletto sulla punta dei piedi, le natiche gementi sangue ed i capezzoli grondanti per i tagli causati intorno ai bottoncini dal filo. Le urla risuonavano altissime, ma non sembravano preoccupare alcuno dei presenti, né tanto meno l’equipaggio abituato a queste sedute. Quando una delle ragazze svenne l’arabo smise di sculacciare con la paletta. Concentrò invece tutta la sua attenzione sull’unica rimasta cosciente. Ritornò al tavolino e girò qualche manopola, attivando il vibratore: in quelle condizioni il piacere provocato dall’inteso movimento interno dell’apparecchio era ben poca cosa paragonato al dolore delle natiche,dei capezzoli e dei piedi costretti a mantenere in equilibrio instabile il peso del corpo solo sulle dita. Tuttavia qualche risultato lo provocò, perché i lamenti lasciarono presto il posto a gemiti e mugolii di piacere intenso con sospiri profondi da pre-orgasmo. L’arabo condusse la fanciulla proprio allo spasimo prima del godimento, quindi fece partire una scarica elettrica dal vibratore che congelò le velleità della giovane provocandole uno spasmo vaginale intenso dolorosissimo. Lasciandola spossata ed in lacrime, l’aguzzino riattivò il vibratore riproponendo lo stimolo sessuale intenso, per poi bloccare sul nascere ogni desiderio tramite le scosse che alternava sempre per durata ed intensità divenendo imprevedibile. Si divertì a lungo, sotto gli occhi dello sceicco che aveva estratto il grosso membro e lo masturbava pazientemente facendosi scorrere la mano lungo i trentacinque centimetri di carne rosso violacea. L’altra fanciulla si era ripresa dallo svenimento ma, per il rilassamento muscolare, aveva perso il vibratore. Ritenendo sufficiente l’entità della tortura alla prima femmina, il sadico si rivolse alla seconda. Vide il vibratore per terra e sorridendo con cattiveria si avvicinò.”Ti avevo detto di non estrarlo, ti avevo avvisata”, la vocina sottile risuonò per la prima volta nell’aria, atterrendo ulteriormente la giovane. Considerata la perdita dell’oggetto metallico dalla vagina, l’uomo doveva inventare qualcosa di più terribile da proporre allo sceicco svogliato ed uso ad anni di queste manovre. SI rivolse verso il tavolo afferrando due spilli lunghi e, dopo aver slacciato i cappi dai capezzoli, oramai quasi penzolanti dal seno per il distacco parziale, afferrò rudemente i seni. La ragazza era generosamente fornita di mammelle, poteva indossare una quarta misura abbondante di reggiseno. Essendo giovane le ghiandole rimanevano ben protese sfidando la legge di gravità grazie alla loro tonica densità giovanile. Lui le soppesò strizzandole per far urlare la ragazza, quindi prese di mira l’areola e con una lentezza esasperante cominciò ad introdurre l’ago alla base del capezzolo martoriato. Il ferro penetrò facilmente nel morbido tessuto ma lui si fermava ogni tanto rigirandolo per non rendere troppo semplice e indolore l’introduzione. La ragazza sbatteva la testa smaniando per l’intensità del male, lui continuava imperterrito stringendo la mammella alla base e muovendo sadicamente l’ago al suo interno. Finalmente l’esplorazione terminò e la punta dell’ago tese la pelle nel punto diametralmente opposto all’entrata. Per non perdersi nulla lui pizzicò la pelle in quel punto scatenando altre urla e lentamente fece uscire l’ago. L’altra mammella subì le stesse attenzioni con qualche pizzicata violenta in più. Ora i due seni erano rigati di sangue; raggrumato dai capezzoli semi staccati, liquido dalle trafitture. Il sadico prese un vibratore molto più grosso del precedente ma conformato in modo da non poter uscire dalla vagina e lo inserì spingendo di forza nelle viscere della giovane, che di nuovo quasi svenne. Risvegliata completamente da un violento getto d’acqua, le applicò anche agli aghi dei morsetti. Ritornato al tavolo iniziò il suo godimento. A scariche leggere in vagina alternava scariche violente ai seni o viceversa, a volta tutti gli elettrodi erano stimolati, altre faceva finta di girare le manopole per vedere la ragazza contrarsi in attesa della corrente. L’ultima volta che svenne la lasciò stare, appesa così come era, con gli spilli nelle mammelle ed il vibratore elettrico nella vagina. Lei e la sua amica ciondolavano inerti dai ganci. Rivolse uno sguardo allo sceicco cercando approvazione, che giunse sotto forma di un lieve assenso del capo.Ora tutta l’attenzione si rivolse alle nostre amiche, fino ad ora rimaste in disparte. Se l’esibizione precedente costituiva una sorta di noviziato per le due apprendiste, il gioco in palio con queste altre era diverso. Dopo lo spuntino iniziale l’emiro desiderava il pasto vero, quello che lui si era scelto in quella gioielleria del centro. La posta in gioco era ben più seria;si trattava di capire se le due amiche avessero la stoffa per essere le cortigiane di un re per il mese pattuito. In caso contrario lui avrebbe dovuto cercare altrove. Se però la scelta si fosse rivelata giusta, lui intendeva godere di tutte le prestazioni di quelle donne, di qualsiasi natura esse potessero essere. Si trattava, così come aveva chiesto Anna, di scoprire il limite al quale lui sarebbe stato capace di condurle. Dalla sua l’emiro aveva una infinita pazienza e l’ausilio di Abdul, il servo sadico capace di qualsiasi perversione e tortura. Per contro il tempo a disposizione non era molto e lui non poteva pensare sempre e solo al sesso. In più, a fronte di una così generosa dotazione fisica, l’assetto ormonale dell’uomo non consentiva più di una prestazione a settimana. Non poteva neppure esagerare con l’opera di Abdul, perché il servo si lasciava spesso andare riducendo le ragazze in fin di vita e non c’era tempo di rimetterle in sesto in una sola settimana. Così l’ordine impartito al servo era chiaro:”il sesso prima di tutto, devi inventarti, stimolazioni anche estreme ma che non ledano per lungo tempo l’integrità fisica delle due. Fai ciò che vuoi, ma tutto deve essere finalizzato al mio piacere, senza giungere a conseguenze estreme”. Il messaggio era pervenuto forte e chiaro al servo, cosciente che quello che lui si divertiva a fare alle ospiti avrebbe potuto ribaltasi contro di lui. Si divertiva ad infliggere dolore agli altri ma, come tutti i sadici, provava una intensa avversione per il dolore procurato alla sua persona. Doveva inventare nuovi giochi per il suo padrone, senza provocare danni permanenti o di durata eccessiva. Aveva pensato di tutto ma non era giunto a nulla di veramente nuovo sul tema, finché la sua mente allenata gli aveva profilato la soluzione…..La sera prima della seduta si era recato dalle due ragazze per accordarsi, in gran segreto, con loro. Sembrava la soluzione più ovvia e meno pericolosa per tutti. Loro avrebbero avuto il vantaggio di subire “attenzioni” concordate, lui si sarebbe salvato per non aver esagerato nelle punizioni. Come aveva previsto, un accordo fu presto raggiunto, anche se la maggiore delle due riuscì a strappargli la promessa di una ricompensa ulteriore pena il deferimento all’emiro del colloquio……..
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