Laura fu la prima delle due ad essere chiamata: le legò le braccia dietro la schiena, la fece sdraiare sul pavimento e le gettò addosso della polvere sconosciuta, largheggiando sui genitali. Lei temeva si trattasse del solito misto di peperoncino e spezie delle quali aveva visto l’effetto devastante. Tuttavia il servo non si sarebbe così puerilmente ripetuto e la polvere non le era stata inserita nelle cavità come alle altre ragazze. Non sentì quasi nulla per i primi momenti, poi le venne desiderio di grattarsi per tutto il corpo, in particolare all’inguine dove lui aveva largheggiato. Il prurito divenne spasimo e quindi dolore, perché la polverina irritava la pelle dove si posava, in particolare in punti delicati come le mucose. Senza potersi grattare si cominciò a rotolare per il pavimento scatenando l’ilarità dello sceicco che la vedeva girare per la stanza. Riuscì ad alzarsi contorcendosi nello spasimo e si precipitò verso una parete per grattarsi. Ogni punto toccato dalla polvere produceva prurito e ad ogni trattamento residuava un bruciore. Se poi strusciarsi contro la parete consentiva di lenire il prurito, l’inguine non poteva essere raggiunto così facilmente con le mani legate. Sorridendo beato per il compiacimento dello sceicco, Abdul aveva posizionato al centro della stanza un fallo di lattice piuttosto grosso e lungo ritto su un basamento a cinquanta centimetri da terra. Aspettava solo che la ragazza capisse qual’era la sua unica possibilità. Laura gemeva e smaniava per l’intenso prurito vulvare e vaginale, saltellando per la stanza alla ricerca di qualcosa per lenire l’intenso fastidio. Quando vide il fallo ritto sul basamento, non le parve vero; dimenandosi come un ossessa in preda al feroce prurito si impalò di colpo sul fallo iniziando un velocissimo su e giù. La polverina penetrava nei delicati tessuti vulvare e vaginale virando la sensazione da fastidiosa a dolorosa, nonostante tutto tale era la smania, che Laura non poteva fare a meno di impalarsi per cercare di calmare il prurito, ma penetrandosi introduceva da sola la polvere all’interno peggiorando la situazione. Per un osservatore esterno la scena era ridicola con uno sfondo sessuale. La ragazza indemoniata si accaniva contro il palo stringendolo fra le cosce ed ingoiandolo nella fessura fino in fondo, ma nel contempo guaiva per il dolore autoprovocatosi. Lo sceicco rideva ma apprezzava molto la trovata del suo servo, infatti il pene si era notevolmente allungato ed iniziava una sorta di erezione resa difficile dal peso dell’organo stesso. Trentacinque centimetri di pene grosso come l’avambraccio di una donna non erano uno scherzo da erigere e mantenere sollevato…Quando le urla di dolore divennero rantoli e lo sguardo si appannò, le venne dato il permesso di andarsi a lavare ed applicare delle pomate lenitive. Anna conosceva già questi metodi di tortura grossolani e non si faceva intimidire; la spaventavano più le pressioni psicologiche di quelle fisiche. Ora però era rimasta solo lei in gioco e l’emiro si era tenuto il meglio per la fine: A lei sicuramente sarebbe toccato dare piacere all’uomo. Si preparò mentalmente alla battaglia sessuale.Abdul la chiamò al centro della stanza dove aveva preparato una imbragatura speciale. Le applicò ai polsi ed alle caviglie dei bracciali che attaccò a catene appese al soffitto e, a loro volta, collegate ad un argano. La fece sdraiare supina ed azionò il verricello che tirando le catene tese polsi e caviglie fino a sollevare a mezz’aria Anna con braccia e gambe divaricate, esposta senza difese agli sguardi ed al volere dei due uomini. Prese dei fili ai cui estremi si trovavano piccole pinzette, quindi applicò le pinzette di una estremità alle grandi labbra ed alle piccole. Dalla intimità di Anna pendevano una decina di cavetti inerti. Esercitando una certa trazione sui fili, fermò l’altro capo agganciandosi alla tenera carne dell’interno delle cosce e dell’addome. In questo modo i fili tesi esponevano la vagina che era completamente aperta e visibile. Non contento prese una ago sterile che infilò sotto pelle nel monte di venere in senso longitudinale ed un altro subito sopra il clitoride. Fece quindi passare un filo sottile intorno ai due aghi stirando il clitoride verso l’alto. Per consentire allo sceicco una perfetta visione del procedimento, tutta la scena veniva filmata in automatico da tre cineprese che inviavano le immagini delle migliori angolazioni ad un proiettore. Lo sceicco poteva vedere su un maxischermo ciò che più gli piaceva con un semplice telecomando. Abdul estrasse da un cassetto un vibratore a corrente, molto più performante di uno a batteria e, con una serie di cinghie, lo fissò dritto sul clitoride senza che si potesse muovere. Anna si trovava sospesa ad un metro da terra, dalla vulva le partiva una fitta rete di fili che si conficcavano nelle sue cani stirandole all’esterno le coperture naturali dell’ intima cavità, il clitoride era mantenuto in posizione innaturale verso l’alto e privato della guaina di copertura fisiologica grazie al sistema degli aghi e del filo. In più il vibratore le era stato appoggiato proprio sul punto più vulnerabile senza che gli stimoli potessero essere filtrati dalla seppur minima copertura. Comparve anche una copia del suo mini vibratore vaginale questo però era fornito di videocamera e le venne gentilmente inserito nell’ano. Lo sceicco poteva godersi lo spettacolo degli orgasmi da Anna dall’esterno e dall’interno tramite telecamere. Se le contrazioni vaginali fossero state invisibili per l’opera di stiramento degli organi esterni, le contrazioni rettali invece sarebbero risultate ben evidenti. Il padrone sembrava gradire molto lo spettacolo; si era infatti spostato in punta di sedia con il telecomando in una mano ed il pene turgido nell’altra. Il gioco iniziò. Dapprima la vibrazione fu lieve, un gradevole senso di languore pervase Anna che si era abituata ai morsi delle pinzette nelle carni. Così aperta e senza difese sentiva amplificarsi il moto vibratorio dell’apparecchio, dopo pochi secondi iniziava già a produrre fiumi di liquido lubrificante dalla vagina aperta; si apprezzavano gocce formarsi al termine della vulva stirata e confluire in un piccolo rivoletto che scivolava a terra lubrificando nel passaggio anche il buco posteriore. Anna gemette distintamente per le insolite sensazioni. Abdul aumentò al vibrazione dell’apparecchio, scatenando una feroce risposta di Anna, sovrastimolata dall’apparecchio in quelle condizioni. Cominciò ad ululare il proprio godimento ed il proprio dolore, avvicinandosi velocissima ad un orgasmo troppo rapido per essere piacevole. Lo sceicco si masturbava selvaggiamente vedendo al donna inerme sotto l’effetto perverso del vibratore. Quando Abdul portò alla massima potenza l’apparecchio, Anna scattò come colpita da una scudisciata ed urlò con quanto fiato aveva in gola. “arghhhhhh… godo…….. fermalo…….. non ne posso più, è troppo anche per me….. ti prego fermaaaaaaaa… ahhhhhh..” Il primo orgasmo scattò feroce e doloroso prima che lei potesse accorgersi. Lo sceicco volava con le immagini da una telecamera all’altra. Ebbe uno stimolo potente quando si concentrò su quella posteriore. Vide distintamente le contrazioni spasmodiche dei muscoli rettali senza difesa. All’apice dell’orgasmo Anna avrebbe voluto provarne altri cento, ma dopo un attimo desiderava che la morsa feroce del vibratore la abbandonasse per riposare. Il clitoride scoperto le inviava sensazioni nuove di una nitidezza ed intensità mai provata prima. La distensione di tessuti inguinali amplificava in qualche modo questa cavalcata devastante. Abdul sapeva bene che dopo l’orgasmo gli esseri umani hanno bisogno di riposo; per questo motivo invece si accanì contro Anna aumentando ulteriormente il regime di vibrazione e modulandolo in modo che i recettori di Anna non potessero abituarsi alla frequenza e le regalassero una qualsiasi anestesia selettiva. Variando in continuazione il regime di rotazione dell’apparecchio stimolava in modo sempre diverso le povere terminazioni nervose di Anna facendola saltare appesa per le estremità a quella croce mobile. Ad un primo orgasmo violento non fece seguito alcun riposo. I sensi di Anna erano tesissimi. Un nuovo orgasmo si stava preparando senza soluzione di continuità con il precedente. Anna si divincolava in preda all’eccitazione pura, animalesca eppure non vera perché troppo immediata, non preceduta dalla fase di eccitazione fisiologica. Godeva senza essersi eccitata come piaceva a lei e questo nuovo tipo di godimento era sconvolgente, troppo intenso. Nel giro di pochi attimi sentì montare delle nuove contrazioni involontarie e lo spasmo muscolare liberatorio la avvolse senza darle però pace per colpa del terribile vibratore abbarbicato senza pietà al suo clitoride indifeso. Abdul la condusse per quattro volte all’orgasmo nel giro di tre minuti, esagerando come al solito le sue prestazioni. Poi di colpo spense la macchina. Stranamente le contrazioni vaginali e rettali di Anna continuarono autonomamente per alcuni secondi, prolungando la sua agonia. Quando infine si rilassò stremata, svenne. Il padrone non stava più in sé dall’eccitazione e manovrava il fallo avanti e indietro con violenza. Chiamò Abdul ordinandogli di slegare Anna e di condurla vicina a sé. Abdul eseguì, rimosse le pinzette, levò gli aghi, estrasse di forza la telecamera dal posteriore di Anna, quindi la portò al suo padrone. Ciò che giunse al cospetto dello sceicco aveva poco di umano. Anna quasi farneticava per la terribile prova cui era stata sottoposta. Quasi incosciente venne fatta sedere sul palo di carne dell’uomo e si impalò senza rendersene conto per l’estrema rilassatezza dei muscoli. Afferrandola per le anche lo sceicco la guidava dal dietro alzandola di peso e riabbassandola di venti centimetri. Lei però non dava segno di partecipazione come una bambola gonfiabile inerte. Suo malgrado, l’arabo la disarcionò per possederla dietro. Anche in quella cavità, subito disponibile per il rilassamento totale, non ebbe godimento. Allora, chiamato Abdul, gli ingiunse di svegliare la ragazza a qualsiasi costo, perché era giunto per lui il momento di godere. Il servo schiaffeggiò Anna senza risultato, le strizzò i capezzoli, ottenendo solo gemiti lamentosi, le percosse la vulva e la frustò brevemente. Nulla di questo sembrava smuovere Anna dallo stato catatonico in cui era precipitata. Abdul iniziò a tremare, pensando al suo padrone eccitato e non soddisfatto. Con la coda dell’occhio vide che l’erezione stava scemando rapidamente e che la ragazza era fuori uso. Con un colpo di genio chiamò le guardie e si fece condurre Laura, ora rinfrancata. Rapidamente venne introdotta nella sala e portata davanti al fallo del sultano in rapida defervescenza. Di fronte al palo, mise a fuoco tutti gli insegnamenti di Anna, che aveva appena intravista senza rendersi conto delle sue condizioni, ed iniziò un delizioso lavoro di bocca. Il pene ricominciò subito a gonfiarsi ed emettere liquido filante. Sembrava che fosse già a buon punto. Mentre si abituava ad ingoiare l’enormità, Laura si masturbava con due dita mostrando bene al sultano tutti i particolari e la lucentezza delle dita bagnate. Un altro trucco che le aveva insegnato Anna. “Fai sempre vedere al maschio che sbavi per lui e fagli credere che solo per lui riesci ad eccitarti tanto. Questi accorgimenti lo porteranno ad un orgasmo più gratificante convincendolo della sua potenza sessuale”. Laura non chiudeva più gli occhi come una volta durante una fellatio; aveva invece imparato a tenerli aperti e guardare l’uomo negli occhi, trasmettendogli un muto ringraziamento per quanto era in grado di farla eccitare. Anche questo trucco produceva risultati eclatanti perché l’uomo si sentiva unico ed apprezzava la sfrontatezza della donna che lo fissava mentre lo portava a godere. Così Laura pompava sempre più leggera e veloce carezzando i testicoli dell’uomo, stringendogli delicatamente i capezzoli e contornando con la mano il fallo prepotente quando riprendeva fiato staccando la bocca. Aveva anche imparato bene ad insalivare oltremisura il pene, in modo da dare anche la sensazione fisica dell’eccitazione spinta fino allo sbavamento. Agli uomini piaceva sentire l’organo lucido di saliva che, veicolata dentro e fuori dalla bocca, sembrava sperma non inghiottito che continuasse a lubrificare l’asta. Quante cose le aveva insegnato Anna!!! Ora spettava a lei dimostrare il suo valore ai suoi occhi. Decise che questo lavoro di lingua sarebbe stato un capolavoro. Ingranò una marcia differente giocando con la lingua in un modo insolito; intorno al prepuzio, sul filetto, quindi sulla parte superiore del pene, sempre più veloce e sempre più leggera. La sensazione dell’emiro era sconvolgente: quella ragazzina che sembrava uscita da un collegio era in grado di eccitarlo come poche altre e solo con la lingua. Aveva proprio scelto la coppia giusta, in quella oreficeria. Si gustò tutto il lavoro di pompaggio della giovane che non smetteva di guardarlo negli occhi con una luce maliziosa ed arrapate. A diciotto anni era una consumata professionista del mestiere. La sollevò invitandola a sedere sul suo membro. La prova del nove era dunque arrivata. Per fortuna l’opera di lubrificazione a favore dell’uomo le aveva ben bagnato le pareti vaginali e rilassati i muscoli. Si accinse alla prova più ardua, per cui si era allenata intensamente nella ultima settimana. La punta del pene scivolò dentro la fessura senza problemi e Laura si concentrò per mantenere rilassata la parete muscolare. Complice la dilatazione massimale cui si era preparata il resto del mostro entrò docilmente nella sua guaina trovando un nido caldo, accogliente e per nulla contratto. Laura era al settimo cielo. Iniziò a ruotare il bacino intorno all’asta e la fece entrare e uscire a sua volontà di quel tanto che riteneva opportuno per assestarsi bene. Provò a contrarre i suoi famosi muscoli interni causando uno spasmo di piacere all’uomo. Presa confidenza, si scatenò saltando letteralmente sul pene e lavorando con le gambe per non pesare sullo sceicco. Faceva tutto lei; lui era inguainato in un tessuto di morbida carne pulsante e gelatinosa, in grado di serrargli il membro in una stretta ferrea secondo la sua volontà. Alternando gli stati di rilassamento ad altri di parziale contrazione, gli massaggiò così egregiamente il fallo che le onde pulsanti del piacere non tardarono a fasi sentire. Lei strinse violentemente i muscoli bloccato la fuoriuscita di sperma e prendendolo in contropiede. Impalata su di lui, si girò sorridendo lasciva e promettendogli nuove sensazioni con uno sguardo d’intesa. Lo bloccò cinque volte mentre lui stava per venire, guardando le sue fattezze contratte ogni volta. Alla fine permise che il torrente di liquido si insinuasse nelle sue pieghe schizzando violento nel suo interno. Si alzò dal pene con delicatezza e lo leccò pulendolo in ogni minimo recesso. Quindi si alzò e disse: “Il mio signore e soddisfatto della prestazione?”. Lui, riverso sulla sedia nel riposo post coitale, non ricordava una giovane così viziosa ed abile da anni. Le avrebbe consentito tutto, in quel momento. Per non farsi cogliere impreparato nel momento del rilassamento, girò lo sguardo verso l’angolo, dove, buttata come uno straccio, giaceva Anna con gli occhi chiusi. Seguendo il percorso visivo dello sceicco Laura si avvide della sua amica ridotta in quello stato. Corse subito vicino ad Anna chiamandola; lei rivolse la sguardo vitreo verso Laura e le disse: “portami via…”. Aiutata da Abdul che era rimasto in disparte per tutto l’amplesso del padrone, si recarono nella camera dove Anna fu deposta delicatamente sul letto per un sonno ristoratore. Laura, inferocita, apostrofò Abdul. “brutto schifoso di un servo viscido, ci eravamo accordate per un trattamento particolare e tu mi rendi la mia amica in queste condizioni?. Pagherai per la tua falsità”. Prima che l’arabo avesse il tempo di abbozzare qualche scusa infantile Laura lo sbatté fuori dalla porta con violenza. Recatasi vicino ad Anna la rincuorò carezzandole i capelli e rivolgendole frasi gentili. L’amica si addormentò di un sonno pesante e pieno di incubi. Laura invece passò nell’idromassaggio immergendosi nella vasca piena di bolle; pensando alla sua avventura si complimentò con sé stessa e con la sua insegnante per i rapidi progressi compiuti. Solo due settimane prima non avrebbe mai pensato di poter ingoiare il fallo enorme dell’emiro. Questa volta si era superata introducendolo in bocca ma anche nella vagina allenata e, apparentemente, con grande efficacia: Lo sceicco aveva gradito senza dubbio la sua prestazione apprezzando in particolare l’elasticità e la potenza dei suoi muscoli vaginali non ancora sfiancati per l’uso: stava dando il meglio di sé stessa a quell’uomo: sperava solo che ne valesse la pena. Un altro problema si presentava per il futuro: si trattava di inchiodare il falso Abdul alle proprie responsabilità. Avrebbe dovuto escogitare qualcosa per rendergli la pariglia dopo l’accordo fasullo che aveva ridotto in stato pietoso la sua amica. A suo tempo avrebbe avuto la rivincita…. Intanto il sonno ammantava i suoi pensieri e pensò fosse meglio riposare vicino alla sua amica per ritemprarsi in attesa di nuove battaglie. Il giorno successivo sbarcarono nell’emirato. Anna, seppur provata, aveva ripreso le sue facoltà in pieno. La solita vettura lussuosa le venne a trasferire dal porto alla reggia. L’impatto con la casa dello sceicco fu impressionante. Ori e drappi, corridoi riccamente arredati e tappeti dovunque. Quel luogo trasudava opulenza dovunque girasse l’occhio. Nella reggia, circondata da ampie mura, esisteva un’oasi personale dello sceicco, l’erba cresceva rigogliosa e gli animali pascolavano tranquilli brucando. Si respirava un’aria di apparente benessere, in netto contrasto con la povertà esterna alle mura. Cesti di frutta erano sparsi per tutta la casa, a disposizione degli ospiti. Le fanciulle giovanissime addette al servizio parevano essere considerate come i cesti di frutta, anche loro a disposizione…… come sulla barca i genitali dei sottoposti erano in bella mostra ed i seni giovanili danzavano ad ogni passo senza il minimo velo. Anna e Laura si bearono di quella pace valutando la possibilità di godere appieno della ospitalità, in tutte la sue forme. Furono loro assegnate le stanze e le ancelle. La cortesia del padrone di casa si spinse fino a consentire loro di sceglierle personalmente fra un folto gruppo. Allineate lungo il muro, Anna e Laura passarono in rassegna le ragazze, palpando e sfiorando per poi scegliere le due che a loro parvero più promettenti. Insieme entrarono nelle camere loro destinate per tutto il soggiorno. Non avevano limite di movimento all’interno della reggia, escluse le camere reali e le sale del consiglio. Per prima cosa cercarono di creare un po’ di complicità con le due ragazze dedite alle loro necessità. Si chiamavano con nomi impronunciabili e non parlavano né italiano né inglese. Così decisero di chiamarle Jasmine e Saya, nomi di fantasia utili all’identificazione. Il primo colloquio con le due spaventate ragazze fu un soliloquio con ampi gesti delle nostre due eroine. Le due giovani sembravano molto intelligenti e si prestarono volentieri ad imparare qualche frase di italiano. Dopo qualche ora di lezione si potevano capire decentemente. L’orizzonte conoscitivo di Anna e Laura si allargò grazie alle informazioni delle due ancelle. Scoprirono che avevano rispettivamente quindici e sedici anni, età più che sufficiente per trovare marito e sfornare figli, così come la loro religione richiedeva. A mano a mano che aumentava la familiarizzazione si presero delle libertà vicendevoli. Per il caldo intenso che gravava nella reggia nonostante il condizionamento, furono esonerate dall’indossare i veli di copertura. Giravano così tutte e quattro nude come sorelle. A Laura però premeva ricevere informazioni su Abdul; quando fu certa dell’onestà delle due ragazzine, chiese loro delle informazioni sul miserabile individuo. Quando pronunciò il nome per la prima volta esitarono tutte e due a rispondere, per il timore di essere scoperte. Si trattava di un personaggio tristemente leggendario nella reggia. Quasi tutte le donne avevano subito le sue attenzioni. Loro ancora no perché erano considerate giovani, ma i racconti che serpeggiavano fra le più grandi descrivevano torture indicibili. Si narrava di una giovane penetrata nel posteriore con un ferro rovente mentre veniva squartata davanti da un cavallo. Tutto questo senza apparente motivo, solo per soddisfare i suoi istinti sadici. Laura elaborò allora un piano di attacco con Anna, da mettere in atto al momento opportuno e con la pazienza tipica delle donne accantonò il desiderio impellente della rivincita immediata. I giorni scorrevano tra passeggiate e bagni nelle piscine degli appartamenti, sonni ristoratori e attività fisica. Durante la ginnastica le giovani si fermavano a guardare le due più adulte mentre sudavano sotto il peso dello sforzo. Siccome era assurdo indossare vestiti per il caldo opprimente, i corpi lucidi dal sudore risaltavano in tutta la loro bellezza, nudi e saettanti. Le ragazzine sbirciavano fra le pieghe delle adulte, per carpire il segreto di quello che si vociferava a palazzo. Pareva che questa coppia avesse qualcosa in più di tutte quelle che le avevano precedute; loro pensavano che si trattasse di qualche attributo fisico particolare in dotazione solo alle due ospiti, non potevano capire che era il modo di porgere il proprio corpo e la propria fantasia che le rendeva uniche. Loro però scrutavano nell’intimità dell’inguine per appropriarsi del segreto e farlo loro. Anna se ne accorse per prima e lo fece notare sorridendo a Laura. Decisero che le bimbe andavano smaliziate un po’ di più. Così terminata l’attività fisica si fecero lavare dalle due ancelle in modo che indugiassero a lungo intorno ai loro sessi. Abituate ai voleri degli ospiti quelle non si fecero pregare, passando più volte le mani e le dita sulle zone più sensibili delle donne. Come al solito Anna cominciò a sbrodolare umori, che fece raccogliere in mano a Jasmine, facendoglieli prima annusare e quindi gustare. La ragazzina fece una strana smorfia la contatto con la secrezione ma deglutì obbediente. Quando però le mani di Anna si indirizzarono verso il suo pube rasato intuì che la situazione stava prendendo una piega insolita. Con un gridolino di circostanza cercò di sottrarsi alle audaci carezze senza nessun reale desiderio. Aprì le gambe al momento giusto per farsi penetrare da un dito esploratore e scoprì il collo in segno di godimento appena il clitoride venne sfregato. Non oppose alcuna resistenza alla lingua di Anna che le frugava i buchini provocandole intense ondate di piacere, né rifiutò di ricevere un altro dito nell’ano al momento giusto. Laura era impegnata con Saya, la più giovane. Questa non si era resa conto di nulla fino a che non udì un rantolo di godimento provenire dall’amica. Curiosa si girò giusto in tempo per vederla saltare con le cosce aperte sotto i guizzi della lingua di Anna. Si voltò verso Laura con sguardo interrogativo nel momento in cui le afferrava un seno per leccarle i capezzoli. Rimase impietrita dallo stupore ma, come l’amica, capì subito il concetto della partecipazione attiva e volontaria. Le onde di piacere che si scatenavano dal suo inguine erano eventi strani, provati solo poche volte i precedenza durante i sogni. La realtà davanti a lei aveva lunghi capelli biondo castani che spuntavano fra l’arco delle sue cosce, intenti a lambire i punti sensibili del suo essere. Anche lei si godette le profonde suzioni e le attenzioni di Laura, uscendosene con gemiti sordi e morsicature di labbra per placare il bisogno di urlare. Quando l’atmosfera fu ben riscaldata, si scambiarono le partner. Dalle vulve infiammate dal desiderio colavano quantità di liquidi che si miscelavano fra loro quando i sessi si strusciavano nella posizione detta “della forbice”, ovvero quando le due donne univano i loro inguini strofinandoseli a vicenda fino all’orgasmo. Lingue e dita si alternavano a scoprire i punti più sensibili della partner, mani intrise di liquidi si insinuavano ove possibile. Inizialmente le due giovani subirono gli assalti della coppia per poi ripagarsi nel finale eccitate come mai dal rapporto saffico. Vennero quasi tutte contemporaneamente, riempiendo l’aria di mugolii e dolci gemiti sommessi, che lasciavano posto allo sfinimento. Fu una esperienza breve ma intensa, che rinsaldò i rapporti di amicizia fra le quattro ragazze. I giorni passavano e lo sceicco non dava segni della sua presenza, finché furono convocate in un pomeriggio torrido nelle stanze dell’emiro.“Questa sera ho deciso di organizzare un festino cui prenderanno parte gli ospiti che avete conosciuto in barca. Mi auguro che ciascuno di voi sia all’altezza della situazione”. Laura chiese la parola poco prima del congedo e chiese. “Sarà presente anche il vostro servo, mi pare si chiami Abdul?”. Lo sceicco annuì. Allora Laura chiese il emesso di parlargli personalmente, senza orecchie indiscrete. L’emiro congedò tutti, Anna compresa, restando sola con Laura. Dopo dieci minuti la ragazza uscì dalla sala con un sorriso raggiante.
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