La sera la riunione si preannunciava rovente. Era presente Abdul, una guardia speciale del seguito e le due ragazze dedite al loro benessere nella reggia. L’overture vide impegnate le due giovani fanciulle a dare piacere alla guardia del corpo. Con molta inesperienza, ma anche con grande impegno, si alternarono nella suzione del pene dell’uomo. Si trattava di una scena solita che non attirava granché l’attenzione dell’emiro, compreso a scrutare le due nostre giovani e Abdul. Il rotolare dei giovani corpi coinvolti nella semplice penetrazione vaginale senza altri fronzoli stancava gli astanti. Prima che la guardia potesse raggiungere l’orgasmo, lo sceicco batté le mani interrompendo lo spettacolo. Obbediente, nonostante il pene in erezione massimale, la guardia si riposizionò la suo posto, in attesa. Abdul entrò in scena mentre le due ragazzine stavano raccogliendo il loro pochi abiti per uscire; tutte e due furono richiamate al centro della scena. Fu loro ordinato di accosciarsi a gambe aperte mostrando bene i genitali. Lui prese dal solito tavolo dei falli bitorzoluti ordinando loro di inserirli. Non senza difficoltà le due giovani e le loro strette vagine accolsero le protuberanze. Fattele girare di schiena con le natiche ben sollevate afferrò altri due peni artificiali e ordinò loro di inserirli nel retto, aiutandosi a vicenda. Nessuna delle due aveva mai subito una doppia penetrazione e, terrorizzate, non sapevano da dove iniziare. Per incentivare le due al disbrigo dell’ordine, Abdul afferrò un attrezzo con punte acuminate disposte come dita di una mano con un manico terminale. Di fronte all’indecisione delle due, passò senza sforzare sulla schiena di Jasmine l’attrezzo; un urlò lacerò l’aria e il dorso della ragazza rimase solcato da cinque righe parallele sanguinanti. L’impegno ad inserire il fallo nel retto dell’amica aumentò notevolmente, provocando urla anche da parte di questa, sodomizzata con brutalità. Tuttavia le due erano troppo inesperte per portare a temine per la prima volta una doppia sodomia per di più con l’intralcio di un oggetto in vagina. Anna intuì che non sarebbero mai riuscite a terminare l’opera e che Abdul, pazzo sadico, le avrebbe scuoiate a morte recidendo loro la pelle della schiena a graffiate. Mentre Abdul gratificava Jasmine di una seconda passata con l’aggeggio, provocando altre urla, Anna si avvicinò all’emiro previa occhiata alla guardia del corpo, pronta ad intervenire. Chiesto il suo permesso, gli sussurrò. “Credo che questa inutile tortura non potrà portare a nulla. Le due ragazze sono toppo inesperte per provare piacere da una doppia penetrazione. Se ritiene opportuno potrei partecipare per vivacizzare la scena e risparmiare inutili sofferenze alle due”. Lo sceicco pensò ai risvolti più eccitanti della situazione e consentì l’ingresso di Anna. Jasmine si rotolava per il dolore con un paletto infisso in vagina e l’altro abbandonato per terra, Saya cercava senza riuscirvi di penetrarsi posteriormente da sola con lo sguardo fisso ad Abdul pronto con il suo attrezzo di tortura. In realtà era così contratta ed incapace che neanche un dito sarebbe potuto entrare nello sfintere stretto. Lasciando Jasmine in disparte, anche perché per lei non avrebbe più potuto fare nulla per il momento, Anna si diresse verso Saya. La guardò con dolcezza strizzandole l’occhio e la carezzò sui genitali, calmandola. La fanciulla scoppiò in lacrime, subito sedate da teneri baci di Anna che la stava rilassando. Le contornò con carezze lunghe e delicate le grandi labbra, le sfiorò, per prepararla, le piccole rughe dell’ano e la baciò a lungo sul sesso, insinuandosi sotto di lei per leccare bene anche il posteriore. Per distrarre l’attenzione dell’emiro e di Abdul, si masturbava con maestria allagando la vulva gocciolante e penetrandosi con le falangi della stessa mano. Si spalmava i succhi sul ventre piatto e li succhiava con bramosia infilandosi le dita fra le labbra carnose. Questa manovra da professionista stava eccitando l’emiro, la sua guardia e anche Abdul, il quale restava indeciso al centro della stanza con il ferro in mano. Qualche minuto di preparazione fu sufficiente perché Saya dilatasse i muscoli, permettendo l’introduzione delle falangi dell’anulare e del mignolo. Qualche smorfia confermò che la ragazza subiva il trattamento per la prima volta. Sarebbe stato impensabile sottoporla a questa prova in queste condizioni. Mise a frutto tutta la propria abilità, toccando Saya dove più piace alle donne, estraendo e reinserendo il fallo vaginale per la lubrificazione, usò i suoi succhi inserendo il palo nella sua vagina e rimettendolo subito dopo alla ragazza, con gran godimento dello sceicco che amava questo scambio di favori. Leccò e dilatò, spinse e ritirò, finché il pene finto fu in grado di scivolare tranquillamente davanti. La sua opera di penetrazione fu così ben gestita che pareva un rapporto lesbico in piena regola, con due donne intente a masturbarsi a vicenda, mentre invece lei guidava tutta la scena sussurrando a Saya i movimenti da eseguire. Una volta tranquillizzata la giovane donna, si concentrò sul posteriore dove aveva introdotto solo parzialmente due dita. Girò su sè stessa levando dallo sguardo maschile la sua vagina rossa, vogliosa e gocciolante, si posizionò dietro a Saya e sputò sull’ano la sua saliva. Sfruttò ancora una volta le sue abbondanti secrezioni per estrarre i densi liquidi dal suo intimo e spalmarli sulle falangi infisse nel retro. Con questa lubrificazione le dita iniziarono a muoversi con facilità, aprendo il varco per il finto pene. Sapienti movimenti, lentezza e carezze su tutto il corpo crearono le condizioni ideali per l’introduzione del fallo. Anna lo afferrò con gentilezza, lo indirizzò lesta nel buchino prima che potesse richiudersi dopo l’estrazione delle due dita ed il paletto scivolò senza sforzo nella sua posizione. La ragazzina era ora impalata da due organi maschili finti, così come nei desideri di Abdul. Questi era sempre più imbarazzato al centro sala, quella donna gli aveva levato la scena ed aveva ottenuto una grande erezione del padrone senza ricorrere alla violenza, anzi con lentezza e calma. Sentì un brivido strano lungo la schiena, una sensazione mai sentita in precedenza. D’altra parte il frutto del suo lavoro era ben visibile a tutti: Saya era trionfante in ginocchio con due falli artificiali infissi nelle viscere; Jasmine, gemeva raggomitolata in un angolo senza provocare alcun stimolo sessuale, anzi evocava tenerezza per la sua giovane età. Abdul aveva fallito e lo sapeva. La donna era riuscita nel suo intento. L’emiro, che fino ad allora aveva gustato la doppia masturbazione delle giovani ma non aveva avuto alcuna reazione per l’atto di sadismo nei confronti di Jasmine, prese la parola: “Abdul, mi hai deluso. Per anni ho pensato che le tue prestazioni fossero finalizzate la mio piacere. In realtà io assecondavo, senza limitarlo, il tuo gusto sadico di provocare dolore, senza alcun motivo, alle mie donne. Il piacere di provocare dolore non proveniva da una necessità che io credevo mia, ma dal desiderio di spingermi sempre oltre nella ricerca del godimento. Così facendo, nel tempo, ti ho permesso di violare ogni limite. Ho capito oggi che il piacere sessuale può derivare anche dall’amore e dalla dolcezza di due donne, non solo dal dolore che si provoca loro. Avevo trasferito su me un tuo desiderio, ritenendolo falsamente uno mio. D’ora in poi tutto questo avrà fine. Io ordino che la tortura, da oggi, sia abolita da questa reggia, anche se imposta per il godimento degli uomini nei confronti delle donne.” Il discorso raggelò Abdul, ricettacolo di doppiezza e falsità, unico tenutario del potere assoluto oltre l’emiro, alla reggia. Rivide le ragazze che imploravano pietà offrendogli più di quanto possedessero per non essere torturate, gli infiniti inganni di perversioni indotte in cambio false promesse, le donne mutilate solo per piacere…. tutto gli passò davanti agli occhi in un lampo, il lampo di chi ha capito di essere giunto alla fine. Abbozzò un tentativo i difesa, del tutto inutile nei confronti dell’assoluto padrone che aveva già deciso la sua fine. “Altissima maestà, come sempre ho fatto e per il tuo bene, mi piego alla tua volontà…” Fu tacitato bruscamente da un cenno della mano. “Ora proverai quanto per anni hai fatto soffrire agli altri. Guardia…” Abdul non ebbe nemmeno il tempo di muoversi che venne bloccato dall’uomo. Legato, venne appeso ad uno dei ganci che pendevano dal soffitto. Una delle sue fruste preferite gli strappò i panni di dosso, manovrata dalla guardia. Le urla isteriche del pervertito echeggiarono nella sala, risvegliando anche la povera Jasmine sanguinante. Una volta nudo e rigato di rosse venature, l’emiro disse: “Voi che avete subito da quest’uomo dei torti, possiate rivalervi su di lui, utilizzando tutti i mezzi a vostra disposizione”. “Nooooooooooo….” L’urlo di Abdul risuonò ancora nella sala, mentre le giovani si avvicinavano al famoso tavolo dove l’uomo teneva i suoi efferati attrezzi. Saya fu la prima ad impossessarsi dello stesso ferro utilizzato dal sadico nei confronti della sua amica e, portatasi di fronte all’uomo, lo gratificò di due passate dal collo la pube. Le urla strazianti erano la ricompensa tardiva di tutte la povere donne deturpate a vita, in quell’urlo si univano tutte le maledizioni rivolte da generazioni la feroce depravato. Saya, ripose l’oggetto e prese un contenitore. A pizzichi asperse il sale sulle ferite del disgraziato scatenando altro pianto. Anna e Laura compresero che il loro diritto di rivalsa veniva dopo quello delle due giovani. Sollevarono Jasmine dolorante, che avrebbe conservato il ricordo delle cicatrici sulla schiena per tutta la vita e la veicolarono al tavolo. Lei scelse un costrittore. Si trattava di un piccolo quadrato in cui due pareti erano mobili incernierate con viti a farfalla. La stretta delle viti provocava l’avvicinamento delle due pareti laterali. Con l’aiuto di Laura si posizionò all’inguine dell’uomo e inserì un testicolo nel semplice apparecchio. Quando la stretta fu sufficiente a sostenere l’apparecchio al testicolo senza provocare dolore, Jasmine si sorresse dal sola e, guardando gli occhi del degenerato, iniziò lentamente a girare le viti. Ad ogni giro le urla scuotevano le pareti, mentre il testicolo si spappolava gradatamente. Ad ogni giro Saya pronunciava il nome di una donna che lui aveva torturata, poi girava. Quando il testicolo fu ridotto ad un ammasso informe di un centimetro di spessore lei si sollevò per tutta la sua altezza senza badare al dolore provocato dalle ferite alla schiena, pronunciò il nome di sua madre come ultimo della lista e diede l’ultimo giro di vite, svenendo subito dopo. Del testicolo si intuiva un residuo sanguinolento sospeso nello scroto. Abdul aveva urlato con quanto fiato aveva in gola e, all’ultimo giro, perse conoscenza. Senza aspettare ordini la guardia lo richiamò alla coscienza con una doccia gelata di un idrante indirizzata sul testicolo sano. Altre urla risuonarono fra il silenzio dei presenti. Abdul invocò pietà, come tante volte avevano fatto le sue prede, promise tutto ciò che aveva in cambio della vita, rivelò un colpo di stato ai danni dell’emiro di cui lui sarebbe stato il principale fautore insieme ad altri dignitari del palazzo. Lo sceicco prestò attenzione alle sue parole concitate, sospendendo la tortura per il tempo necessario a definire i contorni dell’eversione. Prese nota dei nomi degli implicati, chiamò il corpo di guardia al completo e rese operativi gli arresti istantaneamente. Abdul si aspettava perdono per questa rivelazione. Lo sceicco, in piedi davanti alla sua sedia personale, guardò il relitto umano appeso per le braccia e sentenziò :”Colui che per il potere è in grado di tradire una volta, può sempre ripetersi. La tua sorte è stata stabilita dalle tue parole e dai tuoi comportamenti. Potete continuare”.Questa volta toccava a Laura gratificare il servo delle sue stesse attenzioni. Lo squadrò indecisa, gli girò intorno, poi sembrò prendere la decisione. Sul tavolo faceva bella mostra un vibratore anale elettrico antiespulsione. Lo soppesò, lo rigirò, prese un po’ di vaselina e la fatidica polvere di peperoncino che aveva visto usare con risultati devastanti Prestando attenzione a non toccare null’altro spalmò il vibratore di vaselina e sparse su questa pizzichi di peperoncino. Quindi si girò e fece vedere la sua opera al sadico. Sebbene semi incosciente, lui capì l’entità di ciò che si stava preparando e scosse la testa terrorizzato. Lei gli girò intorno, gli dilatò le natiche e gentilmente gli introdusse il fallo. Con calma gli si pose davanti per guardarlo negli occhi, godendo della sua espressione disperata e dei movimenti inconsulti che si appropriavano delle sue membra. Lo lasciò guaire, urlare, pregare, piangere ed ululare per cinque minuti, quindi attivò il vibratore. Il dolore si centuplicò nelle viscere dell’uomo, soprattutto quando le scariche elettriche si sovrapposero alla vibrazione ed alla irritazione del peperoncino. Dosò la corrente in modo che fosse solo dolorosa e nulla di più. Lo fece saltare appeso ai polsi per altri dieci minuti, quindi si ritirò soddisfatta lasciandolo con il vibratore nell’ano dilatato al minimo della corrente.Anna era colei che aveva subito il maggior insulto fra le due. La sua mente aveva già elaborato un piano discusso con Laura. Fu precisa come un chirurgo. Prese un lungo spillone, come quelli che lui aveva utilizzato sul suo monte di venere e vicino al clitoride, e lo infisse con calma, girandolo per bene, nell’unico testicolo rimasto integro e passandolo da parte a parte. Lui strabuzzò gli occhi agonizzante. Sorridendo, e sempre con grande calma, lei applicò due pinzette ai capezzoli stringendole allo spasimo, riducendogli i piccoli organi a carne trita. Lui svenne e di nuovo fu richiamato alla coscienza con acqua gelida. Anna prese due elettrodi, li pinzò alle estremità dell’ago e diede corrente. L’uomo saltò come una molla mentre un odore di cane bruciata si spargeva nell’aria. Il testicolo stava friggendo per il calore provocato dal passaggio della corrente. Non appagata, Anna girò al massimo anche il reostato del vibratore infisso nel retto. Dopo un ultimo colpo di reni, l’uomo si accasciò, la bava alla bocca. Il suo cuore perverso aveva smesso di battere così come quello di tante altre sue vittime.L’emiro, preso atto del decesso del suo servo, sentenziò:”giustizia è fatta”. Avocò presso di sé le fanciulle e, con tono pacato disse loro:”avete reso un grande servizio a me come sovrano e come uomo. Non dimenticherò questo vostro atto. La vita di questo paese cambierà in meglio”. Le tre ragazze ancora integre (la povera Jasmine piangeva su un divano) si guardarono contemporaneamente e presero una decisione. Quella serata era nata con altre caratteristiche all’insegna del sesso ma aveva avuto un risvolto inaspettato. Lo stesso sceicco si era mostrato diverso da quello che era in un primo momento. Ora l’atmosfera che si respirava nella sala aveva qualcosa di buono, di vero, lontana dalle perversioni e dalla cattiveria. Quella sera era speciale e andava festeggiata in modo speciale. Lo stesso sceicco meritava le loro attenzioni, non per dovere contrattuale ma per la giustizia che aveva dimostrato. Laura, durante il colloquio, gli aveva riferito di tutte la brutture di cui era venuta a conoscenza nel palazzo, degli stupri, delle uccisioni mascherate da tentativi di fuga, dalle prevaricazioni imposte dal servo. Gli aveva anche rivelato, rischiando, l’accordo intercorso fra loro e Abdul. Contrariamente alle previsioni, l’emiro si era mostrato un buon ascoltatore e, infine, aveva scelto per il giusto, in fiducia delle ragazze. Ora tutte pensavano che meritasse un premio. Si avvicinarono allo sceicco chiedendo il suo permesso per gratificarlo con i loro corpi, come riconoscimento della sua decisione. Questa volta l’amplesso non sarebbe stato forzato dalla presenza di Abdul né, tanto meno, dovuto. L’atto delle tre ragazze era un tributo di apprezzamento. Si erano infatti tutte rese conto che, prima o poi, Abdul avrebbe rivolto le sue perverse attenzioni anche a loro con conseguenze inimmaginabili, soprattutto dopo la delazione. Quindi l’atto fisico rappresentava il giusto riconoscimento, questa volta voluto e sentito, per ringraziare l’uomo. Anna e Laura cominciarono subito il loro lavoro di equipe, profondendo il meglio delle loro conoscenze ed abilità: Anna imboccò subito il membro attuando un gioco che riservava alle occasioni speciali: fece indurire parzialmente l’organo poi, circondando con le labbra solo il forellino dell’uretra (da dove esce la pipì) iniziò un lavoro paziente di soffiamento e succhiamento alternato. La manovra stimolava qualcosa all’interno del maschio che non le era chiara, ma che aveva incidentalmente scoperto in passato. Provocava una serie di eventi che avevano come culmine un orgasmo dolce e prolungato. Laura, si dedicò invece all’ano dell’emiro, leccando, sfiorando, graffiando delicatamente. Saya lo leccava su tutto il corpo, in atto di deferenza, senza avvicinarsi ai genitali, ai suoi occhi inavvicinabili. Anna pompava, Laura toccava in punta di fioretto, Saya leccava in ogni dove. Per la prima volta l’emiro apprezzò il sapore dell’amore, quello vero, quello voluto anche dal partner. Da sempre ogni suo desiderio era un ordine; una donna doveva fare l’amore con lui, anche se controvoglia. Ciò che mancava in tutti i suoi rapporti, normali o estremi che fossero, era l’amore. Si era spinto, nel corso degli anni sempre più verso situazioni estreme alla ricerca di qualcosa che non cercava il suo corpo, ma la sua anima. L’amore era dare e ricevere, senza costrizioni. Lui lo aveva dimenticato o non si era mai posto il problema, con Abdul che provvedeva alle sue necessità spingendolo gradatamente verso la perversione fine a sé stessa. Gli era sempre stato nascosto il vero volto dell’amore, quello semplice, puro. Così lo sceicco pianse per questo vuoto che aveva alterato la sua vita ed i suoi sentimenti, pianse mentre le tre ragazze si prodigavano per dargli quel piacere senza ricompensa, quell’amore mancato. Anna si era resa conto che la manovra funzionava dai salti che l’emiro faceva sulla sedia, Laura gli sussurrava frasi intriganti all’orecchio e Saya leccava i suoi piedi con amore. Contrariamente alle solite sedute che si prolungavano perché l’uomo raggiungeva l’orgasmo dopo molto tempo, questa volta gli spruzzi di sperma non tardarono ad affiorare, lavando il viso di Anna cui si unì quello di Laura per suggere il miele maschile. Lo leccarono con amore fin quando il pene fu di nuovo lucido e pulito. I loro sguardi dimostravano rispetto e venerazione. La nuova forza che animava lo sceicco gli consentì di avere tre orgasmi in quella lunga, piacevole, indimenticabile serata dedicata non più la sesso, bensì all’amore. Le tre donne non chiesero soddisfazione per i propri corpi. Quella sera era dedicata all’uomo che stava nascendo dalle ceneri del sovrano. Quando lui, dopo l’ultimo appagante orgasmo, si addormentò, le ragazze con Jasmine, uscirono lasciandolo ai suoi sogni.Il giorno dopo e quelli successivi nessuno vide più l’uomo. C’era un gran movimento in tutte le stanze del palazzo e qualche dignitario passava truce in volto per i lunghi corridoi. Alcuni vennero messi in catene davanti a tutti e di loro scomparve ogni traccia. Altri semplicemente c’erano il giorno prima per non essere più il giorno dopo. Nessuno indagò, nessuno fece domande. Laura ed Anna restavano rintanate nelle loro stanze, sia per curare Jasmine, sia per evitare rappresaglie di qualche fanatico seguace di Abdul. Dopo quattro giorni la situazione parve tranquillizzarsi, Saya riferì di grandi cambiamenti a palazzo. Ora si trattava di capire che cosa sarebbe successo a loro, artefici di tutto questo movimento. La risposta non tardò. Lo sceicco le convocò quel pomeriggio stesso. Le quattro ragazze in piedi davanti a lui ed alla nuova corte si sentivano inermi. Lui chiamò per prime le due ancelle. Si complimentò con loro per il lavoro svolto e per la dedizione alla sua persona. Per questo motivo venne loro concesso il permesso di entrare nella stretta cerchia delle persone di fiducia, nonostante fossero donne. Con questo atto l’emiro voleva dimostrare il nuovo indirizzo del suo governo ed il rispetto che nutriva per le donne. Congedate le due, introdusse le nostre due eroine. Con atto di deferenza riservato solo a pochi uomini, tutti i componenti della corte si alzarono al loro ingresso. Le due si sentivano schiacciate da un tale peso e non riuscivano ancora a comprendere la reale portata del loro servigio alla corona.“Siete due eroine, nel nostro paese. Per sempre il vostro nome sarà ricordato e venerato. Oggi siete qui convocate per esprimere un vostro desiderio; qualunque esso sia, non sarà mai sufficiente per colmare il debito di gratitudine che io e la mia gente vi dobbiamo. Dite pure…”Anna e Laura proprio non si aspettavano una simile accoglienza, anzi erano convinte che sarebbero state imprigionate per qualche misfatto. Il loro stupore quindi fu grande di fronte a queste parole. Come sempre Anna prese la parola per prima. “Vostra maestà, Il tributo che ci riservate è inaspettato e quindi oltremodo gradito. Quando venimmo nel vostro Paese il contratto prevedeva la nostra permanenza presso di voi per fini differenti. In occasione del nostro primo incontro vi dissi che saremmo state retribuite secondo le nostre capacità. L’accordo è sempre valido e nulla lo ha modificato. A voi la scelta della nostra ricompensa…”. Abile come sempre, pensò l’emiro, apprezzando ancora una volta le doti della giovane. Sorridendo alle ragazze, si chinò verso il suo nuovo uomo di fiducia, sussurrandogli qualcosa all’orecchio. “Così sia, il vostro volere è un ordine”. Sarete per sempre libere di tornare in questo Paese, che da oggi sarà anche vostro”. Detto questo le accomiatò, liberandole dal patto stabilito solo poche settimane prima. Anna e Laura si trovarono da sole, nel corridoio, senza sapere che fare. Adesso…?Tornarono verso le loro stanze discutendo del futuro. Che avrebbero dovuto fare, ora? Lo sceicco le aveva liberate, proclamate eroine nazionali, aveva loro conferito la cittadinanza onoraria… tutte belle cose, ma adesso?. Rividero Saya e Jasmine, raggianti per la loro nuova posizione sociale e chiesero loro come comportarsi: le due si misero a ridere scappando via felici. Insomma, nessuno si degnava di dir loro che fare, che belle eroine!!! Capirono che qualcosa non andava a dovere quando incontrarono i primi dignitari; tutti si inchinavano la loro passaggio e due guardie le seguivano con discrezione. I loro appartamenti erano stati completamente svuotati e non sapevano neppure più dove soggiornare…Per fortuna il nuovo uomo di fiducia dell’emiro venne loro incontro. Con infiniti giri di parole e sorrisi spiegò loro che avevano accesso a tutte le stanze del palazzo, senza limitazione. Si sarebbero spostate negli appartamenti reali e le due guardie erano presenti per la loro incolumità. Stupite, accolsero la notizia con gioia, cercando subito le nuove stanze. Il lusso non era paragonabile nemmeno lontanamente alle precedenti, già stupende. Ori e broccati, tappeti ed incensi, servitù onnipresente. Un mondo fatato che chiunque avrebbe desiderato. Anna e Laura però no. Capirono insieme che non era il loro mondo, che era ora di tornare a casa, agli affetti del passato, alle loro abitudini, al mondo di tutti i giorni. Esternarono questa necessità la dignitario che sorrise e capì. Cinque ore dopo erano a bordo di un jet privato che le stava riportando a casa, previa telefonata di avviso. Giunte all’aeroporto furono loro consegnati bagagli enormi di vestiario a loro destinato per la permanenza nella reggia ma mai utilizzato. Insieme a questi, due piccoli scrigni con un biglietto dello sceicco. Prese dalla foga del rientro, dimenticarono brevemente gli oggetti per concentrarsi sulle persone care che le attendevano la terminal. Nella sala riservata agli arrivi dei jet privati erano presenti solo due persone. L’una si avvicinò ad Anna consegnando un biglietto di Gianni. C’era scritto solo – è finita -. Due lacrime spuntarono agli angoli dei begli occhi di Anna. Forse era giusto così, non era l’uomo per lei….L’altro uomo, un cinquantenne abbronzato ed atletico, strinse Laura fra le braccia con affetto, quindi si presentò: “molto lieto, Anna, sono Carlo, il padre di Laura. So che avete passato un periodo di vacanze insieme.. spero che vi siate divertite…”. Anna e Laura si guardarono complici e sorrisero. “Certo” rispose Anna con la voce vellutata “se avessi saputo che il padre di Laura era così, non mi sarei allontanata da casa” e maliziosamente gli strizzò l’occhio. L’uomo sorrise compiacente apprezzando il complimento. Mentre i bagagli venivano caricati su due taxi, Anna si ritrovò di fronte ad un dilemma. Dove andare? si sedette nella sala giocherellando con il cofanetto dell’emiro, chiedendosi quale sarebbe stato il suo futuro. Senza soldi, senza casa, forse sarebbe stato meglio restare in Arabia…. Così pensando, fece inavvertitamente scattare il fermo del cofanetto, aprendolo. I suoi occhi non potevano credere a ciò che vedevano…. Pietre preziose di ogni tipo e misura riempivano all’orlo il cofanetto, una più bella e preziosa dell’altra. Anna, attonita, era senza parole frastornata dalla rivelazione. Lesse subito il biglietto dell’emiro che conteneva solo poche parole: “alla donna che ha cambiato l’uomo ed il suo Paese. Con rispetto” Anna si sentì sul punto di svenire e chiamò l’amica: “Laura, per favore, vieni un attimo..” “Che c’è, non stai bene? Oddio e questo che è..” disse Laura alla vista dei gioielli. Corse subito dopo a guardare la sua confezione scoprendola identica per foggia e contenuto. Tutte e due si trovarono semi tramortite sedute nel terminal a guardare i cofanetti. Il padre di Laura che aveva sbrigato le formalità, le trovò in trance sui sedili. Preoccupato si avvicinò: “Laura, Laura, che succede, tutto bene?” La ragazza chiuse il cofanetto di colpo e rispose: “si papà, grazie siamo solo un po’ stanche del viaggio, potresti accompagnarci a casa?”. Si incamminarono barcollanti verso i taxi dove entrarono. Anna ed il padre di Laura erano vicini. Al momento di indicare la destinazione, Anna non seppe che dire. Risolse tutto Laura: “vieni da noi per qualche giorno, c’è tanto spazio e la casa è sempre vuota…” Anna accettò con piacere. Mentre il taxi le allontanava dal passato, il padre di Anna le domandò. “cara Anna, ho sentito tanto parlare di lei da mia figlia. Le è molto affezionata, sa? Ora che siete tornate dal vostro viaggio che farete? A proposito, lei che cosa fa?”. Anna sfoderò il suo sorriso migliore, accentuò la pressione della sua gamba su quella dell’uomo e rispose: “molte cose Carlo, molte cose…..” sorridendo maliziosa……
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