Terzo racconto delle mie memorie a sfondo sessuale. Quello che voglio raccontare ora è una dei primi che mi ha visto tra i protagonisti, avendo io ora 56 anni e il fatto che racconto è successo 37 anni fa, avevo quindi 19 anni, non posso essere preciso nel dialogo tra i protagonisti a cui per altro ho cambiato il nome anche se a distanza di così tanto tempo penso sia impossibile identificarle.Avevo appena finito il liceo e volevo frequentare l’università, dovevo anche però assolvere il dovere militare, così si diceva allora, non volendo rimandare continuamente per studio, preferivo togliermi subito dai piedi il fastidio, mi restavano perciò 4 mesi di inattività prima della chiamata alle armi.Cercai qualche lavoretto da fare per poter guadagnare quattro soldi, tramite mio zio venni a sapere che nel negozio sotto casa sua cercavano un ragazzo per sostituire il loro fuori causa per almeno tre mesi causa un incidente stradale con il motorino.Mi presentai accompagnato da mio zio che conosceva la titolare e venni assunto per il periodo di malattia del mio predecessore.Il negozio in questione trattava stoviglie, soprammobili e roba varia, uno di quei negozi dove oggi si fanno le liste nozze, negli anni 60 non era ancora entrato nelle idee della gente il metodo molto usato ai nostri giorni.Titolare del negozio era la signora Caterina che lo gestiva con la figlia Franca di 36 anni e nubile, c’erano anche due commesse, Sandra e Carmen, Sandra 20 anni non appariscente, piuttosto magra con tette e culo piallati, vale a dire di scarsa forma, mentre Carmen era tutto, un pezzo di gnocca incredibile, due tette da terza abbondante, un culo pure quello abbondante ma che ti faceva girare la testa per guardarlo ondeggiare ogni volta che passava, una bocca che faceva sognare pompini e una faccia da troia che avrebbe fatto attizzare anche un morto, un temperamento caldo da non lasciare mai sola, cosa che invece faceva spesso suo marito camionista che si assentava per giorni e giorni.Il mio lavoro non era niente di speciale, pulivo i vetri delle vetrine un giorno si e uno no e facevo le consegne a domicilio, che era il lavoro per cui ero stato assunto. Quando ero in negozio venivo chiamato per aiutare in piccole cose, come con la signorina Franca a controllare la nuova merce in arrivo, confezionare un pacco o reggere la scaletta a Sandra e Carmen quando dovevano prendere un oggetto in alto sugli scaffali.Ed è in questa ultima “mansione” che ho avuto le mie grandi soddisfazioni, stando ai piedi della scaletta sbirciavo sotto la gonna sia di Sandra che di Carmen, a quell’epoca non facilmente una donna portava i pantaloni e i collant non erano ancora diffusi, lo spettacolo che mi si presentava hai miei occhi era quindi di gambe inguainate da calze autoreggenti o con il reggicalze, un pezzo di coscia bianca e mutande di cotone, raramente di pizzo, lo sbirciare mi eccitava e finivo spesso in bagno a soddisfare i miei desideri con una deliziosa sega, per noi giovani di allora non era facile convincere una ragazza a fare la “sporcacciona” come lo è oggi.Da quando Sandra si accorse del mio vizietto si infilava la gonna tra le gambe e le teneva strette per impedirmi di vedere e godere delle sue cosce, ma era con Carmen che mi facevo le migliori seghe, inoltre quando Sandra la informò di cosa facevo ai piedi della scala, Carmen non prese nessun provvedimento ostruzionistico, anzi mi accorsi che allargava volutamente le gambe per permettermi di vedere meglio il suo bel culo con i folti peli neri della figa che fuoriuscivano dalle mutande, era come un comando automatico per il mio ancor giovane, ma già di buone dimensioni, uccello che subito aumentava il suo volume.In seguito Carmen prese il vizio di strusciarsi contro di me mentre scendeva dalla scala per sentire se era riuscita ancora una volta ad eccitarmi. A mia volta mi feci più ardimentoso e spesso “involontariamente” facevo la mano morta su quel bel culo, Carmen rideva e lanciava gridolini sgridandomi bonariamente.Una mattina ero in cantina a sistemare le scatole vuote che servivano per confezionare gli oggetti che consegnavo a domicilio quando venni raggiunto da Carmen che cercava una scatola per confezionare un pacco da consegnare nel pomeriggio, passandomi davanti si appoggiò letteralmente con il culo al mio uccello che prese subito quota, si mosse poi con grande abilità tanto che sentivo il mio cazzo diventare di una dimensione che mai aveva raggiunto, la cinsi con le braccia mettendogli una mano per tetta attirandola maggiormente verso di me mentre spremevo quelle due grosse bocce, Carmen finse di arrabbiarsi dicendomi:- Mascalzone sono una donna sposata. –Però non accennava a staccarsi da me ne di dimenare il culo sul mio uccello. Improvvisamente si divincolò e si girò verso di me, ci guardammo negli occhi per qualche secondo poi le nostre bocche si unirono per lasciare che le lingue si scambiassero i rispettivi umori, mentre le mani di Carmen scendevano a sbottonare la patta dei miei pantaloni per dare libertà al mio durissimo cazzo, gli alzai la gonna e abbassai le mutandine, mentre impugnava la mia verga iniziando una lenta sega, anche se molto imbranato e alle prime armi con una donna, facevo scorrere la mia mano in quel folto bosco già umido che aveva tra le gambe, le mie dita scivolavano dentro di lei quasi come risucchiate, le muovevo disordinatamente, non ero ancora bravo come lo sono ora, stavo per avere un orgasmo quando Carmen lasciò l’impugnatura per inginocchiarsi, sicuramente voleva farmi un pompino, quando da sopra le scale si sentì la voce della signorina Franca che la chiamava:- Carmen vieni su che ho bisogno e devo andare via. -Carmen rimise a posto la gonna, si sistemo i capelli con le mani, raccolse le sue mutande da terra e le appoggiò sul mio uccello come se fosse un attaccapanni tanto era ancora duro e diritto, prese la prima scatola che gli capitò in mano e mi disse allontanandosi:- Per adesso fatti ancora un segone pensando a cosa c’era dentro a quelle mutande, ciao pisellone. -Restai sbalordito a guardarla mentre saliva le scale, saperla poi senza mutande mi fece accrescere la voglia che sfogai in una gigantesca sega mentre odoravo il profumo di figa che aveva lasciato sulle mutande, tutto lo sperma lo feci colare sulle mutande di Carmen impregnandole completamente, le lasciai poi su uno scaffale con l’intenzione di restituirle nel pomeriggio.Nel pomeriggio il negozio fu aperto da Carmen aveva ricevuto le chiavi dalla signorina Franca impegnata con un fornitore, mentre la vecchia, così chiamavamo la signora Caterina, al pomeriggio faceva sempre il riposino e scendeva tardi in negozio.Eravamo quindi solo noi tre in negozio e nel primo pomeriggio non c’era mai molto da fare, Sandra e Carmen erano appoggiate al bancone e chiacchieravano cordialmente, io ero vicino alla vetrina e guardavo la gente passare in strada, da alcune parole che mi giungevano all’orecchio capii che parlavano di me ridacchiacchiando, Carmen mi guardò facendo scorrere la punta della lingua sulle labbra in maniera voluttuosa, Sandra rise divertita al gesto di Carmen che mi chiese:- A proposito dove sono le mie mutande? Questa sera torna mio marito cosa gli dico se mi trova senza mutande? — Perché sei ancora senza mutande? -Rispondo senza imbarazzo per la presenza di Sandra visto che è stata Carmen a parlarne per prima:- Certo vuoi controllare se dico il vero? -Altra risata di entrambe mentre io avevo già da un po avvertito un certo gonfiore del mio fratellino, sorrido maliziosamente rispondendo:- Non mi dispiacerebbe affatto, comunque se le vuoi le ho lasciate in cantina. –- Andiamo a prenderle allora pisellone. -Si incamminò verso la porta della cantina seguita immediatamente da me ansioso di riprendere il “discorso” interrotto al mattino, prima di arrivare alla porta si girò verso Sandra e strizzando un occhio gli disse:- Se hai bisogno sono in cantina a istruire il giovane. -Mi voltai anch’io per vedere l’espressione di Sandra, mi salutò con la mano dicendomi:- Fatti onore pisellone. -Oramai avevo capito che il nomignolo pisellone mi sarebbe restato attaccato per tutto il tempo che avrei lavorato in quel negozio, del resto le dimensioni del mio attrezzo meritavano quell’appellativo.Giunti in cantina presi le mutande di Carmen dove le avevo lasciate e le porsi a lei che le prese con entrambe le mani, mi aspettavo un rimprovero per averle sporcate in quel modo, invece le portò al viso e le annusò con soddisfazione esclamando:- Era tanto che non sentivo il profumo di sperma giovane. -La situazione era a mio favore e non persi tempo, una mia mano era già sotto la gonna e frugava nel mezzo della sua figa dal folto pelo che si stava bagnando enormemente, con l’altra mano cercavo di trovare il pertugio posteriore di quel favoloso culo, Carmen mi allontanò con una mano dicendomi:- Calma pisellone, abbiamo tanto tempo, facciamo le cose con calma. -Fece due passi indietro e iniziò ad ondeggiare come se stesse ballando, stava facendomi uno spogliarello, prese i lembi del maglioncino rosa e lentamente lo sollevò fin sopra le tette per poi sfilarlo completamente, era rimasta con la gonna nera e il reggiseno pure nero, mentre continuava il suo ballo io ero fermo inebetito per lo spettacolo a guardare, inutile dire in che condizioni era il mio cazzo, duro come il marmo, Carmen mi fece segno di togliermi i pantaloni e in un attimo ero nudo dalla vita in giù, il mio cazzo svettava nel massimo suo splendore puntando diritto verso di lei che si avvicinava a me sempre ballando, giunta ad un passo da me lasciò cadere la gonna che aveva sbottonato ballando, potevo ora ammirare quella figa che avevo fino ad ora solo toccato, Carmen era quasi nuda, solo il reggiseno nero come il folto pelo della figa la ricopriva, quando mi fu vicina si impadronì del mio cazzo e lo scappellò dolcemente, si strinse a me per sentire il calore del mio corpo iniziando una lenta sega mentre incollava la bocca alla mia entrando dentro di me più che poteva con la lingua, io spingevo il mio bacino contro di lei per sentire la morbidezza del suo corpo e il calore del suo bassoventre con il mio uccello mentre lei non smetteva di segare, seppure con un movimento meno lento. Le mie mani erano come impazzite e andavano dal culo alle cosce ad ogni parte del suo corpo, volevo succhiare le sue tette, prima di quel momento l’avevo fatto solo con una compagna di scuola e in ricordo di quelle succhiate mi ero fatto un numero enorme di seghe, arrivai con una mano al gancio del reggiseno che slacciai immediatamente, vidi le tette quasi espandersi liberate dal fermo dietro la schiena, Carmen smise di segarmi per far cadere a terra il reggiseno, mi buttai golosamente su quei due grossi globi bianchi sormontati da due capezzoli grossi come il mio dito mignolo, estasiato da quel contatto chiusi gli occhi per meglio godere l’estasi di quel momento quando sentii le tette di Carmen fuggire dalle mie mani, aprii gli occhi e vidi Carmen che si stava accucciando portando le tette, tenute con entrambe le mani, ad ingoiare il mio cazzo, muoveva le tette in su e in giù, stava continuando la sega non più con le mani ma con le tette, quando spingeva in basso le tette la mia cappella si trovava a portata della sua bocca e in quel momento la lingua era pronta a saettare sulla mia cappella che sentivo pronta ad eruttare il mio seme da un momento all’altro, sarebbero bastati ancora pochissimi colpi per darmi il piacere dell’orgasmo quando improvvisamente sentimmo la voce di Sandra dall’alto della scala:- Carmen. Carmen… — Cosa c’è? -Rispose Carmen interrompendo con mio grande dispiacere la spagnola:- E’ tornata la signorina Franca. -Carmen si rivestì di corsa per tornare di sopra pochi attimi prima dell’ingresso della signorina Franca in negozio.Io ero rimasto ancora una volta con l’uccello duro ad un passo dalla prima scopata della mia vita ed ancora una volta a dovermi accontentare di una maxisega.Sistematomi per bene e fatto sparire un’altra volta le mutande sporche di Carmen tornai in negozio, la prima a vedermi arrivare fu Sandra, che sicuramente già informata da Carmen della nuova mancata scopata, mi fece l’inequivocabile gesto con la mano della sega e sussurrò:- Ti sei fatto un’altra sega pisellone? -La guardai tra lo stupito e l’incazzato, Sandra la pudica che stringeva le gambe per non farsi guardare le cosce ora mi apostrofava in questo modo, un po’ piccato risposi:- Fai bene a chiamarmi pisellone perché è vero, quando vuoi che ti tolgo qualche ragnatela dalla topa non hai che da chiederlo e vedrò se posso fare qualche cosa. -Questa volta fu lei a guardarmi stupita.Il pomeriggio trascorse con un solo episodio, Sandra doveva prendere un vaso di porcellana nel retronegozio sullo scaffale in alto, come al solito dovevo reggere la scala, Sandra ripetè la solita manfrina di stringere le gambe per trattenere la gonna, ma non poteva farlo nello scendere le scale, ne approfittai per alzagli completamente la gonna e palpagli il culo anche se attraverso le mutandine, non poteva ribellarsi avendo in mano il delicato vaso di porcellana, forse non voleva nemmeno ribellarsi, giunta a terra mi guardò diritto negli occhi alquanto incazzata dicendomi tra i denti:- Non lo fare mai più! -Risposi sorridendo divertito:- Non ci contare. Mi è piaciuto palparti il culo, non è appariscente ma è bel sodo, duro come il marmo, anzi, come il mio pisellone, senti. -Gli presi la mano che non teneva il vaso e la poggiai sulla mia patta dove il bozzo evidente del mio cazzo che si era rinvigorito dava segno di se, Sandra non ritrasse immediatamente la mano ma dopo qualche secondo di troppo, avvampò in viso e tornò in negozio col vaso mentre io risistemavo la scaletta. Speravo di poter ripetere l’azione con Carmen che era ancora senza mutande, ma purtroppo non ci fu nessuna occasione.Il mattino seguente Sandra e Carmen mi lanciarono strane occhiatine parlottando tra loro sottovoce e non successe niente di rilievo. L’unica nota positiva fu che la signorina Franca doveva assentarsi ancora nel primo pomeriggio, avremmo avuto ancora campo libero.Quando arrivai al negozio nel pomeriggio avevo già l’uccello quasi pronto al solo ricordo del giorno precedente e di quello che sarebbe potuto accedere da li a poco. Il negozio era già aperto, non vidi Carmen mentre Sandra cercava di pulire non so quale macchia sul bancone, quando mi vide entrare mi chiese:- Mi prendi un altro straccio e l’alcol in bagno per favore? -Il materiale per la pulizia era tenuto nell’armadietto in bagno, mi diressi fischiettando allegramente verso il bagno, quando aprii la porta mi fermai inebetito, Carmen completamente nuda era seduta sul water e pisciava rumorosamente, mi sorrideva, non c’erano dubbi, era il frutto del confabulare tra lei e Sandra in mattinata.Mi ripresi subito dallo stupore e mi avvicinai a Carmen che già aveva adocchiato il grosso rigonfiamento sotto i miei pantaloni, mi impadronii immediatamente di quelle due tette che ogni giorno sembravano sempre più grosse, Carmen intanto mi aveva sbottonato i pantaloni e li aveva fatti cadere a terra subito seguiti dalle mutande, il tocco di quelle dita così esperte intorno alla mia cappella e poi su tutta la verga mi mandavano in estasi, quando poi sulla cappella sentii le sue labbra che succhiavano i primi sapori che fuoriescono prima dell’eiaculazione, ero sicuro che sarei resistito poco prima di esplodere, difatti la bocca di Carmen aveva accolto dentro di se gran parte del mio cazzo in un favoloso pompino, ancora pochi giochi di lingua ed io esplodevo fiotti di sperma bollente, nemmeno una goccia andò persa, Carmen golosamente aveva inghiottito tutto, era il primo pompino che ricevevo nella mia vita e il mio cazzo non accennava a rilassarsi, era ancora duro e pronto, mi spinsi contro Carmen che capì cosa volevo, accolse il mio uccello tra le tette per continuare la spagnola interrotta il giorno precedente, mi guardava sottecchi e quando spingevo il cazzo in su lo cingeva con la bocca facendo saettare la lingua sulla cappella, non so perché ma in quel momento mi venne voglia di insultarla:- Sei una troia, hai appena saziato la tua voglia di sborra che ne vuoi subito un’altra razione, ti piace vero? Allora ciuccia, ciuccia puttana. -Carmen sembrava trarne un ulteriore piacere dai miei insulti, la sua espressione in viso e il movimento che dava alle tette con le mani me lo confermavano.Appena avvertii che stavo per godere una seconda volta presi tra pollice e indice un capezzolo per mano e li strizzai fino a fagli provare dolore, doveva piacergli anche questo, sentire dolore mentre io gli schizzavo in faccia il mio sperma, rideva divertita a bocca spalancata per accogliere più spruzzi possibile, gran parte però era sul viso che colava lungo il mento e ricadeva sulle tette. Carmen raccolse con le dita lo sperma che aveva sulle tette e in faccia e le succhiava poi golosamente, la guardavo un po stupito, non sapevo se essere schifato o orgoglioso nel vederla così golosa del mio sperma, si accorse del mio stupore e mi chiese:- Vuoi provarlo? E’ roba tua. -Ci misi qualche secondo prima di rispondere:- No! Non penso di essere pronto per quella prova. -Carmen intanto aveva finito la sua “toeletta” e si era alzata dal water, si fece aiutare da me per salire in piedi sopra la tazza a gambe larghe, poi mettendomi una mano sulla testa mi ordinò:- Leccami la figa e fammi godere. -Ero schifato nel rispondere:- Hai appena finito di pisciare e non ti sei fatta il bidet e nemmeno l’hai asciugata, non mi sembra il caso Carmen. — Senti carino, io ti ho fatto un pompino con l’ingoio e mi sono lasciata imbrattare dalla tua sborra senza obiettare, ti chiedo solo di fare godere anche me. -Molto schifato avvicinai il mio viso alla sua figa, più mi avvicinavo più sentivo un forte odore, vedevo i folti peli neri imperlati da goccioline di pipì, esclamai implorante:- Ma puzza terribilmente. -Carmen rise mentre con una mossa decisa mi spinse il viso proprio tra le sue cosce, la mia bocca era contro la sua figa:- Certo che puzza, ieri sera ho chiavato con mio marito e non la ho lavata per farti gustare meglio il profumo di femmina. -L’odore di piscio misto a quello dei residui di sperma ed agli umori vaginali degli orgasmi che avrà provato durante la scopata si rivelavano una miscela afrodisiaca ed ho iniziato a muovere la lingua in lungo e in largo, trovai il clitoride con la punta della lingua, mi divertii a stuzzicarlo, percepivo i piccoli brividi che la percuotevano e questo mi piaceva. Con le mani avevo afferrato le sue chiappe e le stringevo, la pizzicavo, la carezzavo, cercavo con le dita il solco che le divide mentre la mia lingua era diventata padrona della situazione ed esplorava ogni millimetro di quella figa puzzolente ma dolce.Improvvisamente dei nuovi umori investirono la mia bocca facendomi assaporare un nuovo gusto, Carmen stava godendo un orgasmo che la devastava fino ad avere quasi delle convulsioni, le tette sembravano due budini tremolanti. Quando finalmente si calmò stavo per staccarmi da lei che mi trattenne incitandomi:- Non smettere che voglio godere ancora, mettimi un dito nel culo e con l’altra mano fatti una sega. -Ubriacato dagli odori e dalla situazione mai vissuta prima, avrei fatto qualsiasi cosa Carmen mi avesse chiesto, iniziai a masturbarmi con lo stesso ritmo con cui lavoravo di lingua dentro la sua figa, gli infilai anche un dito nel culo come mi aveva ordinato, il dito entrò senza nessuna difficoltà, provai ad infilare anche un secondo dito che entrò anche questo senza difficoltà, volli provare anche un terzo dito che penetrò anche lui anche se con qualche leggera forzatura, Carmen solo al terzo dito ebbe come un piccolo brivido di piacere che precedette di poco il nuovo orgasmo ancora più violento del primo.Prendendomi la testa per i capelli mi allontanò dalla sua fica fradicia di umori, piscio e saliva, la mia, si chinò su di me per baciarmi e assaporare dalle mie labbra tutto il sapore dei suoi umori, quando si staccò mi intimò:- Fermati segaiolo che ci penso io adesso a farti sognare. -Dopo averla aiutata a scendere dal water mi fece sedere sullo stesso per poi venire a sedersi sulle mie gambe a cavalcioni, il mio cazzo svettava diritto e duro tra le mani di Carmen che, sollevandosi sulle gambe quel tanto che fu sufficiente, se lo infilò tutto nella figa con mia grande soddisfazione, era la prima volta nella mia vita che il mio arnese trovava alloggio nel caldo paradiso di una donna, cominciai a muovermi assecondato dai movimenti di lei che si era inarcata all’indietro per mettermi a disposizione le tette, le mie mani furono subito su quei due grossi globi bianchi a tormentare i capezzoli, sentivo che non sarei durato molto e presto avrei raggiunto l’orgasmo tanto desiderato. Vedevo Carmen alla spasmodica ricerca del piacere in ogni piccolo movimento, mi venne di manifestagli cosa pensavo di lei in quel momento:- Carmen sei un gran troia. — Siii…- rispose ansimando -…sono una troia. — Ti piace avere il mio cazzo nella figa, vacca. — Si mi piace sentire il cazzo che si gonfia nella figa e mi martella il grilletto. — Ti piacerebbe avere due cazzi a disposizione? — si mi piacerebbe avere un altro cazzo in culo, uno in bocca da spompinare e un cazzo per mano da segare per farli godere tutti insieme e riempirmi di sborra. — Se proprio una puttana golosa. Sto per riempirti la figa di sperma. -Quest’ultima frase la dissi mentre cercavo la sua bocca con la mia, Carmen prima di farsi riempire la bocca dalla mia lingua riuscì a rispondere:- Siii riempimi di sborra, dagliela tutta alla tua puttana. -Aumentammo entrambi il ritmo mentre le nostre lingue si cercavano attorcigliandosi e sbavando saliva, ma stranamente non mi faceva schifo, anzi contribuì a farmi godere più completamente la mia prima scopata. Carmen ebbe un altro orgasmo insieme a me e non avrebbe mai voluto smettere.Improvvisamente con la coda dell’occhio vidi una figura attraverso la porta del bagno rimasta semiaperta, misi a fuoco e distinsi, anche se era nella semioscurità, Sandra appoggiata con la schiena al muro, le gambe larghe ed entrambe le mani sotto la gonna, si stava masturbando freneticamente e da quello che capivo stava godendo anche lei.Carmen soddisfatta aveva appoggiato la testa sulla mia spalla stando ancora seduta sulle mie gambe impalata dal mio cazzo non più al massimo della sua forza, lo sentivo come in una pentola di brodo caldo inzuppato come era tra il mio sperma e gli umori Carmen che iniziavano a colare sulle sue cosce, gli sussurrai nell’orecchio quello che avevo visto oltre la porta, senza scomporsi mi rispose:- Lo so, è li da quando abbiamo iniziato. — Hai capito la porcellina. -Esclamai tra lo stupito e il divertito.- Sarà meglio sistemarci, tra poco arriverà la signorina Franca. -Dicendomi questo Carmen si sfilò dal mio cazzo e mi lasciò libero.Recuperati slip e pantaloni andai in negozio dove trovai Sandra intenta a sistemare alcuni oggetti sugli scaffali, passando dietro di lei non mancai di dagli una palpata al culo, Sandra si girò di scatto al mio tocco, era quello che volevo, gli piantai la mano aperta in mezzo alle gambe, non potevo sentire la figa attraverso gonna e mutande, ma il solo sapere che sotto la mia mano pulsava la sua figa mi risvegliò il l’uccello che riprese vigore, anche se non completamente, Sandra mi guardò negli occhi in tono di sfida dicendomi:- Non ti sei divertito abbastanza? — E tu? Quanto hai goduto a vedere il mio pisellone, ti sarebbe piaciuto sentirlo ravanare dentro di te? -In quel momento rientrò in negozio anche Carmen che vedendoci in quella posizione si avvicinò e palpò il culo di Sandra, guardandola poi di lato senza mollare la presa, disse a me:- Sandra ha una bella fighetta piccola e sempre rasata, e come gli piace leccarmela e farsela leccare, è più brava di te. -Sentendo il rumore della porta sul retro che si chiudeva capimmo che era arrivata la signorina Franca, ci separammo immediatamente fingendo di avere un’occupazione.Qui finisce la prima parte del racconto ma non la mia storia con Carmen e Sandra. A presto per la seconda parte “ANNI 60 – il compleanno”
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