Quarta ed ultima parte della mia saga negli anni 60, per conoscere meglio i personaggi che hanno popolato la mia giovinezza vi rimando ai primi tre episodi di “Anni 60” e cioè “La conoscenza”, “Il compleanno” e “Sandra”.Avevo lasciato Sandra dopo l’incontro con suo padre e la promessa che sarebbe venuta a salutarmi prima del mio ritorno in caserma.Mantenne la promessa e la vidi venirmi incontro mentre impaziente la aspettavo alla fermata dell’autobus, era bellissima, vedevo qualcosa di diverso nei suoi occhi allegri, era raggiante e mi spiegò il motivo:- Ieri sera ho parlato molto con mio padre, naturalmente l’argomento eri tu, dopo avermi fatto la predica di rito ha detto che gli sei piaciuto molto. -Ero contentissimo, gli dissi come mi aveva fatto piacere che mi avesse presentato come il suo ragazzo, però abbiamo lasciato una cosa in sospeso:- E cosa abbiamo lasciato in sospeso? -Chiese stupita:- il mio fratellino non ha avuto il saluto di arrivederci. — Se mio padre ieri sera rientrava un minuto prima ti avrebbe trovato con le mani nelle mie mutande, sai che scenata avrebbe fatto. — Si ci ho pensato anch’io al rischio che abbiamo corso. — Facciamo così, questa sera alle undici sei in caserma? — Si! — Ci diamo appuntamento, alle undici io mi faccio un ditalino pensando a te e tu una sega pensando a me. — Bella soddisfazione, farmi una sega pensando a te non è come farmela fare. — Lo so, ci rifaremo la prossima volta che tornerai in licenza. — La prossima volta voglio un pompino, una sega non mi basta. — Siamo alle solite, io ti do un dito e tu vuoi tutta la mano. — Veramente questa volta tu mi davi la mano e io volevo la bocca. -Sandra non riuscì a trattenere un’allegra risata spontanea prima di rispondere:- Per fortuna arriva l’autobus altrimenti chissà quante stupidate mi fai dire ancora, però mi dispiace vederti andare via. -L’autobus si stava fermando davanti a noi, la salutai con un bacio sulla bocca.Mentre salivo sul predellino dell’autobus mi disse:- Non ho finito di raccontarti della zia Sara. — Scrivimela. -Riuscii a rispondere prima che la porta si chiudesse, stetti a guardarla dal finestrino posteriore dell’autobus fino quando una curva mi tolse dalla vista Sandra che salutava con una mano.Il treno era semideserto, ero molto felice e non volevo restare in uno scompartimento da solo, mi accomodai perciò in uno scompartimento dove c’erano due coppie di mezza età che parlavano allegramente, non mi interessava quello che dicevano, volevo sentire delle voci e non solo lo sferragliare del treno.Dopo circa 45 minuti, in prossimità di una fermata le due coppie si prepararono per lasciare il treno.Restato solo ma per pochissimi minuti il treno non era ancora ripartito che entrarono nello scompartimento due donne.La più grande aveva circa 35 anni, vestita elegante con un completo nocciola, capelli biondi lunghi, chiaramente tinti, forse una terza di segno, si vedeva l’attaccatura spuntare dalla piccola scollatura della giacca, non era male.Mentre la più giovane era veramente un bel pezzo di figa, 18 o 19 anni, alta circa 1.75 che i tacchi alti e la minigonna slanciavano ancora di più, occhi azzurri capelli non biondi ma molto chiari raccolti con un fermaglio a coda di cavallo, anche lei forse una terza di seno però accentuata dal maglioncino che lo facevano risaltare, un bel culo, anzi un gran bel culo.Avevo appena iniziato a sfogliare una rivista abbandonata sul sedile dai miei precedenti compagni di viaggio:- Ci sediamo di qui mamma? -Esclamò la più giovane mentre si sedeva di fronte a me, la madre obiettò:- Sai che se non mi siedo nel senso di marcia poi sto male, mi siedo di fianco a questo bel giovane. -Gli sorrisi per il complimento mentre prendeva posto sul sedile alla mia sinistra.La figlia tolse dalla borsetta una rivista di moda e iniziò a sfogliarla, la madre invece preferiva chiacchierare ed intavolò un lungo discorso con me infarcito di domande, la maggior parte inutili, la ascoltavo e rispondevo cortesemente, ma gli occhi erano quasi fissi su quelle due gambe di fronte a me, più di una volta mentre le accavallava riuscii a intravedere le mutandine bianche, quella visione mi provocò un erezione, per fortuna avevo tra le mani la rivista che usavo per nascondere il bozzo crescente nei pantaloni, la figlia si accorse che sbirciavo le gambe e tirò i lembi della minigonna che era leggermente risalita, la madre accortasi dei mie continui sguardi alla figlia chiese:- Gli piace mia figlia? — Beee… è impossibile dire di no. -La risposta la diedi guardando la figlia per vedere la reazione, ma lei non si scompose affatto:- Ha compiuto 18 anni il mese scorso e non è ancora fidanzata. -Intervenne la figlia:- Mamma non disturbare il signore per favore. — Non si preoccupi signorina, sua madre non mi disturba affatto. -La mamma prese la rivista che usavo come scudo chiedendomi:- Posso sfogliarla visto che lei non legge più? — Prego signora faccia con comodo. -Per fortuna il mio bozzo era notevolmente diminuito e non ero più in imbarazzo, ma la figlia aveva sicuramente capito perché tenevo la rivista appoggiata sulle gambe, mentre guardavo fuori dal finestrino la vidi riflessa che si dava un pizzicotto ad un capezzolo per inturgidirlo, difatti in mezzo a quelle due bocce si notava il rilievo del capezzolo spingere contro la maglia, aprì anche leggermente le gambe per farmi vedere ancora una volta il bianco delle sue mutandine, capii subito che voleva mettermi in condizione di mostrare tutto il mio vigore ora che non potevo più mascherarlo con la rivista. La mamma si era accesa una sigaretta e voltando lo sguardo involontariamente dove io cercavo di coprire inutilmente il grosso rigonfiamento esclamò:- Ullallà. -La figlia sogghignava divertita della situazione che aveva provocato.La mamma dovendo far cadere la cenere della sigaretta nel portacenere che era fissato alla mia destra, si allungò con il braccio distendendo il busto su di me, più precisamente il suo seno strofinava sul mio uccello, impiegò un’eternità per scuotere la cenere muovendosi sul mio uccello che avrebbe voluto scoppiare, rialzandosi mi sorrise maliziosamente.Dopo alcuni secondi ripete l’operazione della cenere, mi stavano provocando in tutte i modi ed io non potevo fare la parte del bambacione che se ne stava buono buono senza sapere cosa fare, una mia mano si posizionò a coppa sulla tetta che non stava massaggiando il mio uccello, era meglio di quanto credevo, per i suoi 35 anni aveva il seno ancora bel sodo, nel ritornare alla posizione corretta la madre fece scorrere la punta della lingua sulle labbra in modo inequivocabile, rivolsi lo sguardo alla figlia che stava ancora sfogliando la rivista, tolsi le mani che nascondevano una parte del bozzo provocato dalla forte erezione del mio cazzo come per fagli capire “ volevi vedere quanto è grosso? Adesso guardalo” ma lei non si scompose.Per la terza volta, quell’assatanata della madre, praticamente si sdraiò su di me per scrollare la cenere della sigaretta, ripetei il movimento della mano e trovai il giacchino aperto, si era slacciata i primi bottoni, potei quindi impadronirmi della tetta più liberamente, il reggiseno che portava era morbido, sentivo il capezzolo duro, infilai la mano nella coppa del reggiseno e feci uscire la tetta per titillare il capezzolo, il tempo che impiegò per spegnere la sigaretta mi sembrò infinito, rialzandosi si appoggiò con la mano al mio cazzo regalandomi una bella strizzata.La figlia da poco, essendosi accorta di tutto, dava segni di fastidio fino a quando sbottò:- Se volete scopare ditelo che vi lascio soli. -Ci pensò la mamma a rispondere:- Ecco brava, vai a farti un giro ed abbassa le tendine prima di uscire. — Per me può anche restare, non mi da fastidio, se vuole può anche partecipare. -Intervenni mentre guardavo diritto negli occhi la ragazza che si alzava per eseguire l’ordine della madre:- Lei è ancora più schifoso di quella sgualdrina di mia madre. -Poi si rivolse alla madre:- Mamma sei una puttana. -Intervenni a difesa della madre dandogli del tu più confidenziale:- Se tua mamma è una puttana, automaticamente tu sei una figlia di pu…-Non feci in tempo a finire la frase, mi arrivò uno schiaffo dalla ragazza che se ne andò dopo aver abbassato le tendine, la mamma scosse la testa:- Non la capisco, io alla sua età avevo già avuto lei da un anno e lei a 18 anni è ancora vergine. -Nella sua considerazione sulla figlia non era stata ferma con le mani, si era alzata la gonna fino alla vita e tolta le mutande gettandole sul sedile dove prima era seduta la figlia, si sdraiò sui sedili mostrandomi una bella figa curata, pelo scuro non lungo ma nemmeno rasato troppo corto, provai una strana sensazione ad accarezzare quella figa da cui iniziava a colare qualche goccia dei suoi umori tanto era già bagnata, lasciai cadere a terra pantaloni e mutande mostrando il mio gioiello nel pieno del suo vigore, mi esortò:- Cosa aspetti a sbattermi con quel randello. -Gli fui subito sopra e il mio cazzo scivolò dentro di lei come se fosse risucchiato, iniziai subito a pompare spronato dai suoi incitamenti:- Trombami bel soldatino, fammi sentire come una puttana in calore. -Gli tappai la bocca con la mia e mi risucchiò la lingua dentro la sua bocca, saettava la lingua abilmente aumentando il mio piacere, inoltre si muoveva sotto di me in modo diverso dalle tre donne che avevo scopato prima di lei, Carmen, Sandra e la puttana.Era regale con il suo movimento del bacino, quando sentii le sue unghie conficcarsi nella schiena capii che stava godendo, mi staccai dalla sua bocca per respirare più liberamente, stavo godendo anch’io e davo colpi sempre più forti e potenti senza alcun timore di fagli male:- Si spaccami tutta cazzone. — Godi troia, godi. — Che sborrata potente e calda sento nella mia figa, siiiiii. — Ti piace vero troia? Allora ti rompo anche il culo. — Siiiiiii, anche nel culo lo voglio. -Terminò il suo lungo godimento insieme alla mia ultima goccia di sperma.Tolsi l’uccello gocciolante dalla figa pregna di sperma, gli slacciai gli ultimi bottoni del giacchino per avere a mia disposizione il seno,aveva ancora la tetta fuori dal reggiseno, presi l’uccello in mano e lo strofinai sul capezzolo scoperto, e sull’altra tetta sporcando tette e reggiseno.La signora si rialzò mettendosi seduta, prese tra le mani il mio uccello quasi moscio e mi attirò a se per prendermelo tutto in bocca:- Vieni qui che lo pulisco io, vedrai tornerà come prima. -Più che pulirlo mi stava facendo un vero e proprio pompino, impiegò pochissimo a farmi tornare l’uccello duro:- Girati che voglio mettertelo nel culo. -Era un’esperienza che non avevo mai fatto e quello mi sembrava il momento giusto per rimediare alla mia lacuna, ma lei mi rispose:- Dopo, adesso ho sete, tanta sete. -Ci volle poco per capire che intenzioni aveva.Attraverso un piccolo spicchio della porta dello scompartimento non coperto dalla tendina vidi che la figlia non si era allontanata, era restata fuori dalla porta, forse per impedire entrate inopportune o forse, come stava facendo ora, per spiare sua madre che scopava con me, appena si accorse che l’avevo scoperta si ritirò.La mamma faceva un lavoro sopraffino con la lingua, gli feci uscire anche l’altra tetta dal reggiseno e con una mano per tetta gli tormentavo i capezzoli, mentre lei mi spompinava di gusto, con una mano intanto si stava masturbando e con l’altra aiutava il pompino segandomi, poi la mano che usava per segarmi la spostò sul mio culo, faceva scorrere le dita nel solco delle mie chiappe, improvvisamente si fermò in corrispondenza del mio buchetto e cercò di profanarlo, provai un enorme fastidio e capii perché Sandra non voleva, gli presi la mano e la riportai dove era prima:- No cara, li non è mai passato nessuno. -Impegnata nel pompino e a godere del suo ditalino non poteva rispondere, sentivo che stava arrivando il mio momento di godere, gli presi la testa con entrambe le mani e mentre la tenevo ferma mi muovevo a ritmo scopandola in bocca e insultandola:- Su troia bevi, hai detto che avevi sete, allora succhia tutta la mia sborra. -Sentivo il mio sperma schizzare nella sua gola e lei che succhiava rumorosamente il mio nettare, con la coda dell’occhio vidi che la ragazza era tornata a curiosare, feci finta di niente, quando però lasciai libera la testa della mamma ed estrassi il mio uccello dalla sua bocca ripulito alla perfezione, mi sedetti sul sedile vicino alla porta per dare modo alla ragazza di vedere bene da vicino il mio uccello, sapendo che lei era dietro la porta e sicuramente non aveva occhi che per il mio cazzo, mi eccitai nuovamente e l’eccitazione si trasmetteva al cazzo che si rinvigoriva.La mamma mi prese l’uccello tra le mani ammirandolo:- E’ proprio un bel cazzo, è ancora grosso e duro. — Devi dire grazie a tua figlia che ci sta spiando, sarà vergine ma è una piccola sporcacciona. — Lo fa sempre. Quando porto a casa un uomo per una sana scopata e un corno a mio marito, mi spia per tutto il tempo, lei dice di no, ma io sono sicura che si fa dei giganteschi ditalini. — Tu non l’aiuti a capire? — Più di una volta gli ho detto se vuoi godere bene lo dico all’uomo che preferisci e chiunque sarebbe contento di farsi un bocconcino come te per di più vergine. — Ah sicuramente anch’io me la farei, anche subito. -Le manovre operate sul mio cazzo avevano dato il risultato voluto ed era tornato vigoroso, con un poco di cattiveria gli ordinai:- Mettiti in ginocchio sui sedili. -Senza discutere obbedì, sapeva cosa l’aspettava e anche lei lo voleva:- No girati dall’altra parte, voglio che tua figlia ti veda in faccia come ti piace mentre te lo metto in culo. -Si girò su se stessa e si venne a trovare con il viso a qualche decina di centimetri da quello della figlia, gli sorrise ma non ricevette risposta dalla figlia, gli alzai la gonna sopra il culo scoprendolo, presi in mano il mio cazzo duro, lo feci vedere alla ragazza che incuriosita questa volta non si ritrasse, poi feci girare un poco di lato la mamma che si stava già accarezzando la figa in attesa della mia verga, la figlia poteva vedere bene il viso della madre rivolto verso di lei.Il culo era pronto ad essere impalato e il mio cazzo appostato con la cappella al punto giusto, sorrisi alla ragazza che si stava mordendo il labbro inferiore, in un solo colpo ben portato penetrai negli intestini della mamma, aveva una buona apertura anale, sicuramente praticava volentieri la sodomia.Mentre pompavo nel culo e la mamma mugolava, il treno iniziava la manovra di rallentamento in prossimità della stazione, era la mia fermata, avrei dovuto scendere e sospendere la mia prima scopata tra le morbide chiappe di una donna.Continuai a pompare imperterrito, sarei sceso alla stazione successiva.Mentre pompavo tolsi la sua mano dalla figa per metterci la mia, la inculavo e la sditalinavo contemporaneamente, raggiunse subito l’orgasmo sotto gli occhi della figlia, sbavava quasi guardando il viso fresco e pulito della verginella.Non smisi ne di pomparla nel culo ne di sditalinarla e la cosa doveva piacergli oltremodo perché arrivò al secondo orgasmo contemporaneamente al mio, tolsi però il cazzo dal suo culo per far vedere alla figlia come godevo, il mio sperma imbrattò culo e gonna.Lei si lasciò cadere esausta sul sedile mentre cercava una sigaretta nella borsetta, raccolsi le mutande di lei e le usai per pulirmi l’uccello.Ero ancora impegnato nella pulizia del mio membro quando si aprì la porta ed entrò la ragazza:- Vestiti mamma, tra cinque minuti siamo arrivate. -Annusando l’aria fece il gesto di chiudersi le narici con le dita:- Che puzzo insopportabile c’è dentro qui. — Non è puzza, è profumo di sesso, profumo d’amore. -Rispose sua madre che si stava rivestendo, la ragazza era vicinissima a me, gli strofinai l’uccello sulle gambe attirandola a me e mettendogli una mano sulle tette, erano una meraviglia, sode e rotonde come due belle mele, prima che si liberasse riuscii a digli:- Chissà quanti bei ditalini ti farai pensando al mio cazzo, a come ho scopato tua mamma, al bel pompino che mi ha fatto, ma soprattutto ti sei gustata come lo ha preso con piacere nel culo. Vero? -Mi rispose parecchio incazzata:- Mia mamma è una puttana e tu sei un porco schifoso che ha approfittato della debolezza di una donna. — Non si dice “approfittato”, si dice scopata, chiavata, trombata, sbattuta, inculata, sodomizzata, pompato…– Piantala cretino! — E’ incazzata la verginella o ha solo bisogno di una razione di cazzo? -Interruppe la nostra diatriba la mamma:- Adesso basta ragazzi, smettetela. — Posso darti un consiglio mammina, tua figlia è una lesbica, prova a fargli tu un ditalino e leccagli per bene la figa, vedrai che poi ti chiederà anche il cazzo. -Dallo sguardo della figlia capii che avevo colto nel segno, anche la mamma annuì:- Forse hai ragione. -Avevamo terminato di sistemarci e ci avviammo per scendere dal treno che stava entrando in stazione, lasciammo lo scompartimento con un sedile sporco di sperma, dove si era seduta la mamma dopo l’ultimo atto, e le sue mutandine sporche sempre del mio sperma.Fermi davanti alla portiera in attesa che il treno si arrestasse non riuscii a non cadere nella tentazione di palpare il bel culo della figlia, era stupendo e riuscii ad apprezzarne la consistenza prima che si spostasse sottraendosi alle mie attenzioni.Scesi dal treno loro si diressero da una parte ed io dall’altra dopo averle salutate e ricevuto risposta solo dalla madre, mi resi conto che non sapevo nemmeno il loro nome.Dovetti aspettare parecchio prima di poter salire sul treno che mi riportava alla stazione precedente.Arrivai in caserma ben oltre l’orario in cui dovevo rientrare e mi buscai una bella punizione, ma ne valeva la pena, persi però anche l’appuntamento che c’eravamo dati io e Sandra.Una Settimana dopo ricevetti una lettera da Sandra, mi informava che Carmen era stata dimessa dall’ospedale e si era licenziata dal negozio dove lavorava con lei, aveva deciso di cambiare città.Seguiva la lunga storia, iniziata sulla panchina del parchetto, che trattava del periodo trascorso a casa della zia Sara, in fondo alla lettera mi avvertiva che lei scrivendo quei ricordi si era fatta quattro ditalini, tu tieni il conto di quante seghe ti fai leggendola.Persi il conto, ma sicuramente almeno il doppio dei suoi ditalini, ecco la storia di Sandra. Per tutto il periodo che passai a casa della zia non ci fu un solo giorno che non ebbi la mia parte di piacere sotto forma di orgasmi provocati dai nostri giochini serali, quando di notte mi svegliavo con il solito prurito alla patatina da soddisfare, non andavo in bagno, stavo a letto e affondavo le mie dita nella micia e mi davo da fare, quasi sempre la zia si svegliava e partecipava al gioco, o toglieva la mia mano per metterci la sua, oppure ci masturbavamo insieme una a fianco dell’altra, in questi casi la zia diceva:- Sei una vera puttanella, mi fai tornare una ragazzina che si fa i ditalini. -Una sera alla settimana, di solito venerdì o sabato, la zia Sara usciva con un “amico”, uno dei tanti, la lista era lunga, quando tornava la notte, mai oltre le tre, era sempre allegra e soddisfatta, io la aspettavo a letto e quando si buttava tutta nuda sul letto al mio fianco la interrogavo, la risposta cambiava secondo chi era stato l’amico della serata:- Con chi sei uscita questa sera zia? — Con Valerio, è sposato con una bacchettona, in 19 anni tra fidanzamento e matrimonio non gli a mai fatto un pompino. -Poi dava i voti:- Vediamo…. 7 alla resistenza, 5 alla fantasia, vuole sempre pompini, 6 alla dimensione del cazzo. -Un’altra risposta poteva essere:- Sono uscita con Franco, ha un cazzone da premio oscar, peccato che abbia poca fantasia e scopa sempre nella stessa maniera. — Che voti dai zia? — 9 e mezzo alla dimensione, 4 alla fantasia, 8 alla resistenza, quando scopa non si ferma più, per un suo orgasmo io ne ho almeno tre. -Ogni uomo aveva la sua scheda con tutti i dati caratteristici e i punteggi.Mentre mi raccontava i particolari dell’ incontro serale, ridendo anche lei sui difetti, giocava con i miei capezzoli per poi scendere alla mia patatina diventata bollente, iniziava con le dita e finiva con la lingua, mi faceva sentire partecipe dei suoi incontri amorosi ed anch’io avevo i miei orgasmi.Quando l’uomo della sera non l’aveva soddisfatta completamente ci scambiavamo reciprocamente il piacere, stavo diventando brava, fu la zia stessa un giorno a dirmi:- Sei magnifica, stai diventando la miglior leccatrice di figa che abbia affondato la sua lingua nella mia sorellina. -Mi aveva anche invitato più di una volta ad uscire con lei e un paio di maschioni:- Vedrai che ti divertirai, sempre figa, sempre figa, ogni tanto bisogno cambiare e presentare alla sorellina un bel cazzo sano e duro. — No zia, mai niente di un uomo entrerà nella mia patatina, più nemmeno quel fallo finto con cui mi hai tolto la fastidiosa verginità entrerà più dentro me. — Sei proprio una lesbica cara, comunque, contenta tu. -Dopo quella risposta non mi fece più l’offerta di uscire con un suo amico, rispettava la mia condizione omosessuale.Nei suoi incontri settimanali una volta sola successe qualcosa che mi preoccupò.Rientrai un sabato sera dal negozio molto stanca dopo aver sopportato per tutto il giorno uno stuolo di clienti indecisi, la zia era in camera che si stava preparando per una sua uscita, era con scarpe a tacco alto, calze scure autoreggenti, mutandine di pizzo nero e reggiseno coordinato a balconcino che non copriva il capezzolo, si stava guardando allo specchio girandosi a destra e a sinistra, era veramente sexi, la interrogai:- Esci vestita così zia? — Stupidina vuoi che mi arrestino, sono bella? Ti faccio tirare la figa? — Sei stupenda, ti salterei subito addosso e ti mangerei la sorellina. — La tua parte l’avrai al mio ritorno, poi non so se questa sera scoperò. — Con chi esci? — Vado a cena a casa di Margy. — Margy è Margherita la tua collega di lavoro? — Si proprio lei, mi ha invitato ad una a cena a quattro, oltre a noi due ci saranno Carlo, suo marito e il fratello di lei, Dario. — Margherita mi dicevi che è una bacchettona sempre vestita castigata, tutta casa e chiesa pronta a fare la morale ad ogni battuta spinta. — Esatto. Ma è anche una bella donna, non alta, un bel seno, una seconda abbondante e un culetto niente male, il marito è come lei, guai se una domenica perde la messa, mentre il fratello di Margy non lo conosco, lei dice che mi piacerà, speriamo che non sia anche lui un baciapile e ci possa scappare una scopatina. -Finì di vestirsi con una gonna rossa che si fermava una buona spanna sopra il ginocchio, camicetta bianca con ricami di fiori sempre bianchi, completava il tutto un giacchino rosso con ricami neri sul fianco.Feci un fischio come lo fanno i ragazzi quando vedono passare una bella ragazza, la zia si inorgoglì per la mia approvazione e fece un altro giro davanti allo specchio per rimirarsi, prese la borsetta e si avviò alla porta, la accompagnai canzonandola con le raccomandazioni che di solito fanno le mamme alle figlie quando vanno ad un appuntamento:- Mi raccomando sii seria e non permettergli di metterti le mani addosso, se ti vuole veramente bene aspetterà il matrimonio per avere il tuo gioiellino. -La zia rise che era già sulla porta di casa, mi salutò con un bacio e rispose:- Si mammina, terrò le gambe chiuse e non dovrai vergognarti di me. — Va la, va la, che se potrai scopare aprirai le gambe e tutto quanto potrai aprire, ma mi raccomando al tuo ritorno voglio il racconto particolareggiato. -Chiusi la porta a chiave alle sue spalle, guardai il varietà del sabato sera alla televisione e poi andai a letto, indossai la mia camicia da notte trasparente e profumata.Ero impaziente di veder tornare la zia, non riuscivo ad addormentarmi per il prurito alla patatina, non trovai altra soluzione che dagli il sollievo che cercava con un bel ditalino, riuscii a calmarmi e mi addormentai soddisfatta.Mi svegliai di soprassalto quando sentii suonare il campanello della porta, guardai le ore, erano quasi le 5 e la zia non era ancora rientrata, mi agitai moltissimo e senza pensare che indossavo solo la camicia da notte molto trasparente, mi precipitai alla porta, guardai dall’occhio magico e vidi la zia sorretta da un uomo, aprii la porta e chiesi allarmata:- Cosa è successo? -L’uomo prima di rispondere mi squadrò da capo a piedi con viso soddisfatto: – Tua zia è ubriaca, non sei mica male nemmeno tu, zoccola la zia zoccola la nipote. -Solo allora mi resi conto di essere praticamente nuda, non potevo coprirmi perchè stavo sorreggendo la zia che mi aveva quasi scaraventato addosso quell’uomo disgustoso.Mi affrettai a rientrare in casa e chiudere la porta in faccia a quell’individuo che oltre la porta riuscì ancora a farmi paura:- Troia, che premura hai, apri la porta che ti rompo il culo con il cazzo più grosso che la figa abbia mai visto. -Per fortuna se ne andò subito, La zia puzzava di alcol e urina da fare schifo, i bei capelli rossi erano impastati di una sostanza biancastra secca, il trucco sul viso era sciolto ed era colato sul viso, sembrava un orribile maschera, il vestito era sporco e una calza era ammosciata sulla caviglia, la zia riuscì a farfugliare:- Portami a letto. -Risposi voltando il viso dall’altro lato perchè il puzzo era insopportabile:- Prima di portarti a letto devo farti il bagno, puzzi come una latrina. -Con non poca fatica riuscii ad arrivare in bagno, feci sedere la zia sul bordo della vasca e mentre questa si riempiva d’acqua calda la spogliai, gli tolsi il giacchino e la camicetta, aveva una tetta fuori dalla coppa del reggiseno, tutto il seno era ricoperto di chiari segni di morsi, intorno a un capezzolo c’era il segno di un morso più profondo con del sangue raggrumato, gli tolsi la gonna ed era senza mutande, anche il pelo ramato del pube era impastato con la sostanza biancastra come i capelli, pensai che fosse sperma seccato, l’interno delle cosce era sporco di sangue misto a sperma non riuscivo a capire da dove fosse uscito, ispezionai il sesso ed era intatto feci alzare la zia facendola appoggiare al muro per ispezionarla dietro, allargai le natiche per vedere l’ano, era lacerato, il sangue arrivava da li, gli avevano rotto il culo.Feci adagiare la zia nella vasca da bagno che ogni tanto farfugliava qualcosa che non riuscivo a capire, la lavai delicatamente in ogni parte del corpo con una saponetta profumata, anche per fare sparire quel disgustoso odore di piscio.La fatica maggiore la feci per toglierla dalla vasca da bagno, si appoggiava a me e non si aiutava, comunque con molta fatica riuscii a portarla a letto, mi disfai della mia camicia da notte completamente bagnata e mi infilai a letto nuda come la zia, non sarei riuscita a vestirla.Mi risvegliai che era quasi mezzogiorno, per fortuna era domenica e ne io ne la zia dovevamo andare al lavoro, la zia dormiva ancora profondamente.Preparai qualche cosa per il pranzo, tentai di svegliare la zia per fagli prendere un po di caffè ed aiutarla a smaltire la sbornia, ma fu un tentativo inutile, farfugliava parole incomprensibili, decisi di lasciarla dormire.Ritentai alla sera ma il risultato fu lo stesso del precedente tentativo, ero preoccupata, il giorno seguente era lunedì ed entrambe dovevamo recarci sul posto di lavoro.Mi spogliai nuda e mi sdraiai al fianco della zia, guardavo quel bel corpo che era stato maltrattato chissà come e perchè, accarezzai il seno delicatamente per non fagli male dove era stata morsa, scesi poi a lisciargli il pelo color ramato e con un dito forzai la fessura della topina, contemporaneamente le stesse operazioni le facevo su di me, ma mentre il dito nella figa della zia si muoveva delicatamente, nella mia il dito era una furia che doveva portarmi all’orgasmo, non tardò ad arrivare ma no ebbi la soddisfazione che avrei desiderato.Mi disposi a riposare dopo aver dato un bacio sulle labbra alla zia e avergli mormorato:- Ti voglio tanto bene zia. -Mi svegliai di notte per le vampate notturne che solitamente calmavo con un sostanzioso ditalino, ma questa volta era diverso, provavo già molto piacere, aprii gli occhi e vidi la zia accucciata tra le mie gambe, il piacere che sentivo era la sua lingua che frugava nella mia fighetta, sentivo la lingua sul clitoride che mi stava portando all’orgasmo come piaceva a me, forte e devastante da farmi tremare per il piacere.Ero doppiamente contenta, oltre che per l’orgasmo avuto ero felice di rivedere la zia in forma, lasciata la mia patatina a riposare si distese al mio fianco, la abbracciai e la baciai ripetutamente su tutto il viso mentre le parlavo:- Finalmente sei guarita, ho avuto tanta paura. — E di cosa hai avuto paura? — Sei tornata a casa accompagnata da un tipo che mi faceva paura, sporca, ubriaca e ferita, hai dormito per più di 20 ore, ti chiamavo e non rispondevi, adesso devi raccontarmi cosa è successo. — Mi ha accompagnato a casa il fratello di Margy, la credevo un’amica invece non è altro che una 4C. — Cosa vuol dire 4C. -Chiesi incuriosita:- Casa, chiesa e cazzo in culo. Adesso ti racconto tutto. -Mi sistemai sul letto con le gambe incrociate, così facendo la mia patatina era spalancata e libera, avrei potuto accarezzarla in ogni istante senza problemi quando il racconto della zia si fosse fatto più piccante:- Sono arrivata a casa di Margy che era già arrivato anche il fratello, mi risultò subito simpatico, un trentatreenne niente male.La cena si svolse in tranquillità parlando di attualità e pettegolezzi di rotocalco, terminata la cena il primo a fare un’allusione al sesso fu il marito della Margy, mi aspettavo che venisse ripreso dalla moglie come faceva solitamente in ufficio, invece rise e ribattè alla battuta, seppur sorpresa non dissi nulla.La trivialità aumentava sempre più ed io ero sempre più sbigottita, mi limitavo a ridere alle battute, fu Margy a chiedermi come mai non facevo le mie solite battute spinte che facevo in ufficio, la mia risposta fu che non mi aspettavo da lei e suo marito discorsi simili perchè li conoscevo come persone morigerate “santa in ufficio puttana a casa” mi rispose il marito.Margy propose un gioco, bendare gli occhi dei due uomini, noi avremmo denudato il seno e loro dovevano indovinare di chi erano le tette semplicemente palpandole, non obiettai e procedemmo a bendare gli uomini, ci liberammo dei vestiti dalla vita in su e ci avvicinammo agli uomini affinché potessero tastare le nostre tette, le mie tette più grosse di quelle di Margy li facilitarono molto ed ambedue non ebbero dubbi a chi attribuirle, sempre Margy propose una seconda prova per eliminare il pareggio, tastare i nostri culetti e indovinare di chi erano le chiappe che avevano tra le mani, non ci spogliammo, ci limitammo a toglierci le mutande e sollevare la gonna per permettere la gara, se già al palpeggio delle tette non era stato un semplice tastare, ma un vero palpare a piene mani, sui nostri popò fu una vera profanazione, le dita dei due si insinuarono nel solco che divide le natiche per accarezzare il forellino, Dario poi, il fratello di Mary, mi infilò prima un dito nel culo e poi nella figa constatando che ero già un lago di umori per i loro toccamenti, i due indovinarono ancora restando in parità, Margy voleva a tutti i costi un vincitore…-Mi stavo eccitando al racconto della zia e le mie dita giocavano con i riccioli della mia patatina.-…allora propose che io indovinassi chi aveva l’uccello più grosso, i due uomini mi voltavano le spalle non potevo aiutarmi giudicando dal rigonfiamento nei pantaloni, sicuramente anche loro erano eccitati per i toccamenti, essendo Carlo, il marito di Margy, più muscoloso di Dario indicai lui come il più dotato, i due uomini si liberarono della camicia, allentarono la cinta dei pantaloni per lasciarli cadere a terra, si girarono verso me e Margy indossando solo gli slip, subito si capì chi era il meglio attrezzato, Carlo aveva un pacco niente male che premeva contro il tessuto degli slip, ma Dario aveva un cazzo di dimensioni incredibili, sicuramente il più grosso cazzo che io abbia mai visto, la cappella usciva dagli slip arrivando quasi all’ombelico…-Interruppi il racconto della zia:- Più grosso del fallo finto che hai nel cassetto? -Chiesi impaurita al solo pensiero che un arnese simile avesse potuto profanare la mia patatina, la zia fece segno di si con il capo, mi misi anche una mano a coprirla come per proteggerla:-…Margy disse che io avevo perso e Dario aveva vinto, per penitenza dovevo fare un pompino al vincitore, la cosa non mi disturbava affatto, Dario mi invitò ad avvicinarmi, quando fui vicino a lui mi fece pressione sulle spalle perchè mi inginocchiassi, non feci nessuna resistenza, volevo vedere quanto sperma riuscivo a succhiare da quel grosso randello.Iniziai a solleticargli la cappella con la lingua facendola girare intorno allo scroto, intanto pian piano gli abbassavo gli slip fino a che non potei prendere con una mano le palle gonfie, con l’altra mano cercavo di segarlo ma con grande difficoltà perchè non riuscivo a circoscriverlo tutto con una mano sola, non riuscivo nemmeno a imboccare completamente quel cazzo dalle dimensioni asinine…-Ero esterrefatta ad ascoltare la zia che mi parlava di quel cazzone enorme, ero così allibita da quel racconto che avevo anche smesso di giocare con i riccioli della mia patatina, la zia continuava il suo racconto:-…intanto qualcuno da dietro mi aveva alzato la gonna e mi stava infilando un dito nel culo, pensavo che fosse Carlo ma proprio in quel momento si fece al mio fianco con in mano un bicchiere di wisky, avevo già bevuto molto ma come mi veniva offerto non lo potevo rifiutare, Carlo lo faceva gocciolare sul cazzo di Dario ed io lo bevevo facendo il pompino, alle mie spalle Margy aveva infilato un altro dito nel mio buchetto, mi piaceva molto tutto quanto e avrei potuto godere senza che nessuno mi toccasse la sorellina.Sentii salire su per la verga l’eruzione di sperma che Dario stava per donarmi, spalancai la bocca per accoglierlo ma mi fu impossibile e gran parte mi colò sul viso e sulle tette, Margy smise di penetrarmi il culetto con le dita per dedicarsi a leccare la sborra di Dario sul mio corpo, anche Carlo si dedicava a ripulirmi dello sperma entrando anche con la lingua nella mia bocca…-Avevo ripreso il mio giochino con i riccioli della patatina, con il dito mignolo mi solleticavo la fessurina, avevo un’altra curiosità da chiedere:- Ma anche Carlo leccava lo sperma? E’ un uomo. — Certo anche agli uomini piace lo sperma, a te non piace forse l’umore che secerniamo noi donne? — Si è vero, non ci avevo pensato, ma continua voglio sapere cosa ti è successo. –…appena finito di leccare lo sperma che mi ricopriva, Margy prese il fratello e lo condusse in camera da letto, io e Carlo li seguimmo con curiosità, più mia che di Carlo, lui sicuramente sapeva già cosa sarebbe successo, Margy si sistemò sul letto e il fratello gli montò sopra, l’uccello era già tornato paurosamente grosso e duro, mi chiedevo come avrebbe fatto Margy a farsi infilare da quel randello, Dario posizionò la cappella rossa appoggiata alla figa di Margy e fu lei a dare il colpo decisivo per inghiottire il mostro, restai con la bocca aperta meravigliata, Carlo vedendomi cosi sbalordita mi rassicurò dicendomi che è fin da quando erano ragazzini che Dario si chiavava la sorella.Carlo mi tolse la gonna e mettendomi una mano sul culo mi spinse sul letto a fianco della moglie che stava scopando con Dario e senza dirmi una parola mi montò sopra cominciando a scoparmi come se fossi una bambola di gomma utile solo a farlo godere.Dario e Carlo facevano una gara, chi sarebbe stato il primo a sborrare nella figa della donna che aveva sotto, Margy aveva già avuto un orgasmo e prima che io avessi il mio primo orgasmo della serata lei era già al secondo.Fu Carlo a vincere la sfida ma di pochissimo, sentivo il suo sperma caldo dentro di me, non era la prima volta mi facevo trombare da un uomo davanti alla moglie, ma questa volta mi dava un gusto particolare perché la moglie si stava facendo sbattere dal fratello al mio fianco…-Il racconto della zia si faceva sempre più eccitante, il mio mignolo nella patatina aveva provocato un lago, lo sostituii con il più lungo medio e in concomitanza con l’orgasmo degli interpreti del racconto, anche io vibrai per il mio orgasmo, la zia mi sorrideva e scuoteva un dito come a rimproverarmi senza smettere di raccontare:-… Margy mi ordinò di ripulire l’uccello di Dario mentre lei si dedicava a quello del marito.Il cazzo di Carlo stentava a riprendere quota, mentre quello di Dario aveva già ripreso gran parte del suo vigore sotto i colpi ben dati della mia lingua, Margy chiamò impotente il marito per il cazzo moscio e lo invitò a guardare quello di Dario già pronto ad una nuova prestazione.Carlo fu spedito in cucina a prendere da bere per me che ne avevo bisogno, non capii perché dovessi avere bisogno di bere ancora ma bevvi altri due wisky, ero più che brilla, Margy mi chiese se avessi provato a prenderlo nel culo, risposi di si e chiesi perché quella domanda, Margy mi spiegò che a suo fratello la cosa che piaceva di più era appunto metterlo nel culo, lei e suo marito lo avevano già provato con grande soddisfazione, ora sarebbe toccato a me, oramai ubriaca non seppi dire di no, non capivo più nulla, invece di prendere i miei abiti e fuggire risi sguaiatamente alla proposta di Margy…-La zia si rattristò un poco raccontando gli ultimi fatti, la rincuorai:- Zia non è colpa tua, ti avevano ubriacata. –… Margy mi fece mettere alla pecorina per mettersi sotto di me e leccarmi la figa, serviva a distrarmi da quello che succedeva alle mie spalle, intanto anch’io mi dedicai a leccare la figa di Margy, Dario nel frattempo mi stava spalmando un olio profumato dentro e fuori il mio buco del culo…-Sapevo già come era andata a finire perché avevo visto e medicato il buchetto slabbrato e sanguinante della zia, ma il racconto mi inorridiva ugualmente:-…la festa per me non era ancora iniziata che Margy aveva già avuto un orgasmo, bevevo con gusto il suo nettare quando sentii Dario che stava forzando il mio posteriore, mi faceva un gran male e stavo per ribellarmi quando mi arrivarono due forti schiaffi sul volto che mi staccarono dalla figa di Margy, era stato Carlo che ora mi bloccava per impedirmi di muovermi, un colpo violento di Dario forzò definitivamente le mie difese, lanciai un urlo, il dolore che provavo era lancinante, cercai di resistere un poco perché ero costretta dalle mani dei due uomini e un poco perché pensai dopo il dolore arriverà il piacere, ma non fu vero, il piacere che desideravo non arrivò mai.Prima della bestiale penetrazione stavo per godere sotto i colpi della lingua di Margy, ma lei aveva smesso quando avevo urlato per il dolore, ora si stava dedicando alle mie tette ma non come si può pensare per darmi piacere, le mordeva a sangue aumentando il dolore che già provavo…-Abbracciai la zia, partecipavo al dolore che provava ancora raccontando quello che gli era successo:-… il marito di Margy, non so come, era riuscito a infilare il suo cazzo nella figa della moglie e la stava chiavando, fu ancora Margy la prima ad arrivare all’orgasmo e mi chiamava brutta troia, rotta in culo e altro ancora.Carlo estrasse il suo cazzo dalla figa di Margy prima di sborrare, terminò facendosi una sega per potermi sborrare in viso, Dario invece scaricò il suo sperma nel mio intestino riempiendolo, quando estrasse il grosso cazzo non si era ancora ammosciato e mi provocò un ulteriore forte dolore, sentivo colare dal mio buchetto dolorante il suo sperma misto al mio sangue…-Il racconto della zia mi spaventava per la brutalità e mi eccitava nello stesso tempo, sentivo la mia patatina bagnarsi di nuovo:-… mi alzai dal letto per andarmene disgustata, avevo avuto un solo orgasmo e ne avevo procurati diversi, barcollando per la sbronza e fortemente dolorante nel culetto, tanto da faticare a camminare, mi diressi dove avevo abbandonato i miei abiti, all’improvviso mi arrivò un ceffone in viso così forte che caddi a terra, era stato ancora Carlo che mi rimproverava perché avevo sporcato il tappeto con il sangue e lo sperma che mi colava dal buchetto ferito.Margy invece di aiutarmi a rialzarmi, si posizionò a gambe larghe spostando in avanti il bacino e tenendo aperta le grandi labbra con due dita mi pisciò sul viso, chiusi la bocca per non bere il suo piscio, fu subito imitata da Carlo che prese di mira le mie tette e la mia figa con il suo getto caldo, invece Dario mi afferrò per il naso obbligandomi respirare con la bocca aperta per pisciarmi direttamente in bocca, dovetti bere quasi tutto il suo potente getto…-Ero sempre più disgustata dai fatti raccontati dalla zia, eppure avevo ripreso a masturbarmi piano piano, con una mano accarezzai il viso della zia per manifestargli la pena che provavo per lei che aveva sofferto così tanto:-…dopo aver sputato quanto più piscio potevo e ricevuto due calci da Carlo, non so per quale motivo, accompagnata da insulti e risate dei tre, riuscivo in qualche modo a infilarmi la gonna, in un attimo di bontà Margy mi aiutò a indossare reggiseno, camicetta e giacchino, stavo già per infilare la porta e andarmene quando Dario mi fermò dicendomi “aspetta un attimo che ti accompagno io a casa, nessun taxi darebbe un passaggio a una troia puzzolente come te.” Non mi aspettavo quel gesto di gentilezza e riuscii a ringraziare, Dario sogghignò “avrai modo di ringraziarmi bagascia.”Mentre Dario mi aiutava a salire in macchina la gonna risalì fino a scoprirmi completamente il culetto, non riuscii a coprirmi e lui non perse occasione per insultarmi di nuovo “sei proprio una vacca non hai messo nemmeno le mutande”, tentai ancora di ricoprirmi con la gonna ma Dario me lo impedì.Ero seduta sul sedile dell’auto con la gonna completamente sollevata e la mia povera sorellina in bella vista.Mentre guidava Dario mi infilò un dito nella fessura, non obiettai e lo lasciai fare purchè non mi facesse ancora male, mi ordinò di fagli un pompino, si era già sbottonato i pantaloni e il suo enorme cazzo era a mia disposizione “dai fammelo diventare duro” con queste parole mi incitò ad eseguire il suo ordine.Riuscii ad eccitarlo ma dolorante come ero e la posizione scomoda non riuscivo a fagli un buon pompino, si fermò allora al bordo della strada, aprì la portiera dal mio lato e mi aiutò a mettermi in ginocchio sul sedile, in quella posizione riuscivo ad accontentarlo, la posizione che mi aveva fatto assumere, metteva in mostra il mio culo scoperto a chiunque passasse sul marciapiede.Per fortuna essendo notte piena non furono molti i passanti, alcuni passavano ridendo senza fermarsi, ma c’era anche chi si interessava e chiedeva quanto volevo per fare un pompino, ci fu anche un uomo che chiese a Dario se poteva scoparmi intanto che a lui facevo il pompino, Dario rispose di accomodarsi pure che tanto la puttana non fa obiezioni, in men che non si dica mi sentii spazzolare la figa da un cazzo sconosciuto.Facevo quanto di meglio potevo per far godere in fretta Dario e andarcene il più presto possibile, lo sconosciuto che mi stava chiavando con dei colpi potenti non ci mise molto a riempirmi con il suo sperma caldo, appena estrasse il suo cazzo gocciolante ne sentii entrare subito uno più grosso, un altro sconosciuto usava la mia figa come se fossi un oggetto…-Stavo avendo il secondo orgasmo, ma questa volta non ero io l’autrice del piacere, era la zia che aveva sostituito la mia mano con la sua e mi aveva fatto un ditalino mentre raccontava, non smise di raccontare nemmeno vedendomi godere:-…non riuscivo a ribellarmi perchè stavo godendo anch’io, mi facevo schifo, ero in balia di un violento perverso e di qualsiasi uomo volesse scoparmi eppure godevo, godevo per il cazzo sconosciuto che mi scopava, godevo per il pompino faticoso che stavo facendo, godevo per le mani di Dario sulle mie tette e miei capezzoli liberati dalla camicetta.Quando anche il secondo sconosciuto mi impregnò con il suo sperma e si ritirò, Dario stava per godere, mi impose di ingoiare tutto il suo sperma per non sporcare i sedili dell’auto, a fatica riuscii a contenere anche quest’ultima sborrata.Credetti che fosse finita invece sentii delle risate alle mie spalle, distinguevo le voci di due donne e due uomini, evidentemente due coppie, una donna diceva che solo una grandissima puttana poteva mettere il culo a disposizione di chiunque passasse in strada, mentre i due uomini si incitavano l’un l’altro “dai trombala prima tu, poi la trombo io”, “io voglio metterglielo nel culo” l’altra donna fu l’unica ad avere un poco di compassione “andiamo via, non vedete che sta male” poi rivolta al suo uomo “guai a te se gli metti addosso un dito”, “ma io non voglio toccarla con le dita, voglio mettergli il cazzo tra le chiappe, tu non vuoi mai”.Sentii due mani che si intrufolavano tra le mie gambe, una mano era piccola e morbida mentre l’altra era più grossa e ruvida, un uomo e una donna, mi infilarono contemporaneamente un dito nella figa, distinguevo il tocco più delicato della donna da quello più brutale dell’uomo, riuscirono a farmi avere un ‘altro orgasmo tra le risate di Dario e di tre sconosciuti, l’altra donna sentii che disse “siete dei maiali, io me ne vado” mentre udivo il rumore dei tacchi sul selciato che si allontanavano, qualcosa di freddo accarezzava il mio culetto per arrivare al centro in corrispondenza del buchetto, l’oggetto freddo scivolò dentro provocandomi dolore e molto bruciore, mi avevano infilato una bottiglia che conteneva un liquore, ad ogni movimento un poco del liquido usciva dalla bottiglia ed era come il fuoco sulle mie carni interne già ferite dallo stupro, li sentii allontanarsi mentre ridevano e commentavano la loro bravata, avevano lasciato la bottiglia oscenamente infilata nel mio povero culetto.Tentai di liberarmi da quella tortura senza riuscirci, me la tolse Dario che si era ricomposto, mi aiutò a sedermi correttamente e mi mostrò la bottiglia che era stata lo strumento della mia tortura, aveva il collo sporco del mio sangue, mi disse “è vodka, la vuoi?” prima ancora che io potessi dire no mi aveva infilato la bottiglia in bocca, mi costrinse a bere quasi mezza bottiglia di vodka, già ero sbronza e da quel momento non ricordo più nulla fino al momento che tu mi hai preso tra le tue braccia.– Quel porco di Dario quando ti ha portato a casa ha fatto apprezzamenti “carini” anche su di me. — Mi dispiace che per colpa mia tu abbia avuto paura. -La abbracciai nuovamente dandogli un gran bacio:- Domani quando tornerai in ufficio come ti comporterai con Margy? — Mi vendicherò sputtanandola, gliela farò pagare cara a quella casa, chiesa e cazzo in culo. -Il lunedì mattina la zia si presentò felice e sorridente al lavoro come se niente fosse successo, ma non perse tempo e sputtanò subito Margy che tentava di negare tutto, la voce si sparse subito anche negli altri uffici, come si sa passando la voce di bocca in bocca la cosa si ingigantisce.Alcuni uomini venivano dagli altri uffici per vedere la puttana in grado di far godere sei uomini contemporaneamente e che si è fatta trombare da un cavallo, altri uomini si prenotavano per dei nuovi festini.La vita in ufficio per Margy era diventata impossibile, tutti, uomini e donne, ormai la chiamavano 4C, anche il direttore generale involontariamente la chiamò signora 4C, quella fu la classica goccia che fece traboccare il vaso, diede le dimissioni e sparì per sempre. Ecco ho terminato di raccontarti della zia Sara, se un giorno la conoscerai capirai perchè gli voglio tanto bene, non solo per quello che sicuramente pensi tu, perchè sono lesbica.Buona sega pisellone, ti amo.Era la prima volta che mi scriveva “ti amo”, la prima sega me la feci solo per quella parola, le altre per ogni volta che rileggevo la lettera.Alcuni mesi dopo terminavo la mia ferma militare e venivo congedato, tornai a casa dalla mia ragazza.Era il 30 dicembre 1969 gli anni 60 erano alla fine ed anche la mia confessione, ma non la mia storia con Sandra, le prossime memorie saranno intitolate “Io e Sandra”.
Aggiungi ai Preferiti