Terzo episodio delle mie esperienze nel campo del sesso iniziate nel negozio della signora Caterina, dove ho conosciuto Carmen e soprattutto Sandra.Ci eravamo lasciati dopo “l’orgia di sesso” a casa di Carmen durante la sua festa di compleanno (vedi Anni 60 II parte – il compleanno).Tra me e Sandra era nato qualcosa di più profondo che il sesso, anche se nessuno dei due voleva dichiararlo, ma da quel giorno ci vedevamo spesso oltre l’orario di lavoro, la domenica ci si poteva vedere spesso a camminare a braccetto come due innamorati.Io avrei voluto oltre alla dolce compagnia e il piacere di conversare con lei, mettere un poco più di sano sesso, ma lei era rimasta ferma sulla sua idea di essere lesbica, riuscivo a volte nel buio di un cinema a fagli un ditalino e in quel caso finalmente mi ricambiava con una sega ma nulla di più.Partii per il servizio militare, Sandra venne a salutarmi alla stazione ferroviaria e per la prima volta mi diede un bacio, non un bacio sulla guancia, un bacio in bocca, non era la prima volta che ci baciavamo, era la prima volta che prendeva lei l’iniziativa di baciarmi e poi davanti ai miei genitori che mi avevano accompagnato, mi disse anche che mi avrebbe aspettato e che mi avrebbe scritto.Una o due volte la settimana ci scrivevamo lunghe lettere, in una di queste lettere mi scrisse di aver conosciuto una ragazza che aveva i suoi stessi istinti lesbici e che stavano insieme, gli risposi chiedendogli cosa intendeva per stare insieme.Nella lettera seguente mi spiegava che era innamorata di Lucia, così si chiamava l’amica, una biondina più grande di lei ed insieme facevano sesso, forse eccitata nel momento in cui mi scriveva, descrisse un loro incontro a casa di Lucia, aggiungeva in fondo alla lettera un P.S “ spero che questo racconto ti serva per farti una sega pensando a me”.Per quello scopo funzionò, e come funzionò, ogni volta che la rileggevo dovevo poi andare in bagno a farmi una sega.La prima volta che tornai a casa in licenza Sandra mi fece conoscere la sua “ragazza”, era una bella ragazza di 24 anni, un bel paio di gambe lunghe che finivano sotto la minigonna rossa, sul busto, coperti da una maglia nera facevano bella mostra due pere della dimensione giusta, ne grosse ne piccole, il sedere forse era poco pronunciato e il viso carino perdeva splendore nella bocca, labbra troppo sottili, non da pompini.Ispezionavo Lucia in modo palese, Sandra intuì subito i miei pensieri:- Non farti illusioni pisellone, anche con lei non puoi intingere il biscotto. — Ho capito benissimo che è una lesbica come te. -Risposi senza un minimo di cortesia. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere ci lasciammo salutandoci un poco freddamente, mentre loro se ne andavano allegramente non so dove, forse a cercarsi un posto dove poter dare sfogo ai loro istinti lesbici.Tornai a casa triste e deluso, sentivo molto di più che semplice amicizia per Sandra, ma lei sembrava non accorgersene o fingere di non capire.Per i restanti giorni della licenza non vidi ne sentii Sandra, ripartii per la caserma che ero ancora triste, nei tre giorni che ero stato a casa non avevo avuto nemmeno il desiderio di farmi una sega.Giunto nei pressi della stazione ferroviaria con l’autobus, dovevo percorrere qualche centinaio di metri in una strada solitamente frequentata da battone, le avevo già viste altre volte ma mai mi ero interessato a loro, erano tutte di una certa età, la più giovane avrà avuto 40 anni, sempre mi ero chiesto chi mai poteva appartarsi con donne così volgari e non attraenti, pensavo anche che chi cercava donne simili doveva avere una gran “fame di figa”.Invece quel pomeriggio passando davanti a quel campionario di puttane e sentendo i lori richiami:- Andiamo bel soldatino? — Vuoi divertirti mezz’ora con me? — Ho il paradiso caldo e umido solo per te. -Sentii il mio uccello rispondere ai richiami delle professioniste, pensai che nella loro grande esperienza capivano che ero a digiuno.Mi fermai da quella che mi sembrava meno volgare, statura normale con qualche chilo di troppo, forse troppi, vestito aderente di maglia con ampia scollatura che lasciava vedere una porzione abbondante di due grosse tette:- Quanto vuoi? -Fu il mio brusco interrogare la “signora” che rispose gentilmente:- Diecimila più la camera. -Tentennai un attimo e lei incalzò:- Ti faccio divertire, facciamo con calma senza premura. -Accettai e la seguii nell’alberghetto che era nella via, ovviamente era un albergo di infimo ordine.Giunti in camera, un letto, due sedie, un lavabo e un bidè con salvietta in un angolo, un vero squallore ma almeno era pulita, appoggiai il borsone a terra ed iniziai a spogliarmi, la puttana mi disse:- Prima i soldi. -Gli diedi quanto avevamo pattuito e lei riprese:- Se mi fai un regalino stiamo qui di più. -Non mi aspettavo questa richiesta, era la prima volta che andavo con una puttana:- Se sarò soddisfatto ti farò il regalino. -Sorrise maliziosamente mentre iniziava a spogliarsi, io ero già nudo con l’uccello ne in stato di riposo ne pronto all’uso, si tolse il body nero che conteneva tutto quel grasso che si portava appresso, il culone flaccido si mostrò nella sua integrità, le grosse tette senza più sostegno si adagiarono sul ventre, le aureole dei capezzoli erano enormi, almeno 7 o 8 centimetri di diametro, la figa era nascosta da un ammasso di peli arruffati.Eppure quella poco edificante visione aveva effetto sul mio uccello che in un attimo fu pronto all’uso, terminato lo “spogliarello” mi portò al lavabo per la pulizia del membro, (negli anni 60 le prostitute non usavano il preservativo) mentre lo scappellava per meglio lavarlo mi disse:- Hai un bel cazzo, come ti chiami? -Quel tentativo di conoscenza mi sembrò patetico, non volevo digli il mio nome vero e ne inventai uno all’istante:- Giovanni! E tu? -Risposi con un briciolo di cortesia fingendo di interessarmi a lei come essere umano e non come un semplice pezzo di carne da chiavare:- Sandra! -Restai per un momento stordito, avevo scelto di andare con una puttana per vendicarmi di Sandra e trovavo una puttana con il suo stesso nome, tanto meglio, pensai, la scoperò con più gusto, intanto con una mano gli palpavo il culo, lo sentivo molle e flaccido, il confronto con la “mia” Sandra fu inevitabile.Terminata la toeletta ci sdraiammo sul letto, lei si impadronì subito del mio cazzo ed iniziò un pompino preparatorio alla scopata, era brava di lingua, del resto era una professionista, il cazzo fu subito pronto per l’infornata e chiese:- Vieni sopra tu o vengo sopra io? — Vieni sopra tu. -Fu la mia risposta immediata, mi scavalcò con una gamba ed in un attimo si infilò l’uccello in figa, iniziò subito a muoversi con un buon ritmo e contemporaneamente ansimando e mugolando come se stesse già godendo.Sentivo il cazzo massaggiato dalla larga figa calda che chissà quanti cazzi aveva visto in vita sua, il suo movimento di corpo aveva l’effetto di fagli ballare le grosse tette flaccide in modo ridicolo, le afferrai con entrambe le mani e anche qui il paragone con le tettine di Sandra fu inevitabile.Provavo piacere fisico in quello che stavo facendo ma anche tanta rabbia, tanta da insultare la poverina che faceva quel mestiere solo per guadagnarsi da vivere:- Dai troia datti da fare, prendi cazzi da mattina a sera fammi sborrare. -Lei stava al gioco e rispondeva:- Si sono una troia che gli piace il cazzo. — Se ti piace il cazzo grosso lo hai trovato, ti voglio rompere la figa e il culo. — Chiavami, trombami che godo, godo, la tua puttana gode sborragli in figa. — Adesso ti riempio la figa di sborra, godoooo. -Mentre godevo gli strinsi una tetta fino a fagli male e lei si lamentò di questo:- Mi hai fatto male, ti piace far male mentre godi vero? -Scese dal letto per andare a ripulirsi con della carta igienica del mio sperma che gli colava sulle cosce:- Ma da quanto tempo non scopavi? Non ho mai visto tanta sborra insieme, però ti è piaciuto vero? — Si! Sei brava a fare la puttana. -Risposi la verità, la scopata così volgare e veloce mi aveva soddisfatto.Prima di lasciarla gli diedi ancora tremila lire come gli avevo promesso, mi salutò invitandomi a tornare a trovarla.Dopo una settimana dalla fine della mia licenza ricevetti una lettera di Sandra, io non gli avevo più scritto, il motivo principale della lettera consisteva nel chiedermi se ero arrabbiato con lei visto che ero ripartito senza neppure salutarla, avevo addosso ancora tanta rabbia e non gli risposi subito.Lasciai trascorrere due settimane prima di rispondere e quando lo feci scrissi una lettera molto cattiva, tra le altre cose scrivevo “so che ti piace la figa, vai pazza per fartela leccare da una lesbica puttana come te, ma io ti voglio bene ugualmente e nei pochi giorni che sono stato a casa avrei voluto avere un poco della tua compagnia, poi avresti potuto dedicarti completamente a quella troia della tua amica e fare tutte le porcate che volevate, io mi sarei accontentato di una sega pur di starti vicino”. Finivo la lettera con “vaffanculo ma ti amo”.La sua risposta fu immediata ma non mi convinse del tutto, cercava scuse e si riprometteva di farsi perdonare la prima volta che sarei ritornato in licenza, non gli risposi.Passò un lungo mese di naia prima che Sandra tornasse a farsi viva con una lettera. Questa volta mi vergognai di me stesso, in parte perché il tempo trascorso aveva smorzato la mia rabbia e in parte per due piccole macchie sulla lettera, pensai che avesse pianto nello scrivere, lo scritto confermava il disagio che avevo provocato in lei, non tanto per le parole che gli avevo rivolto, ma per il mio prolungato silenzio, dopo la lettera colma di insulti non mi ero fatto più vivo, la immaginai triste ad aspettare il postino che portasse una mia lettera ma l’attesa andava sempre delusa.Questa volta risposi spiegandogli cosa mi aveva dato fastidio e cercando di fare pace.Mi rispose più contenta, chiedeva scusa e ancora una volta si riprometteva di riparare alla prima licenza.Trascorse ancora quasi un mese prima di poterla rivedere, un permesso di sole 48 ore.Appena a casa mi precipitai fuori dal negozio della signora Caterina ad aspettarla, era sabato e di solito finiva una mezzora dopo dell’orario solito. Quando mi vide mi corse incontro per salutarmi con bacio sulla guancia, chiesi:- Dov’è Carmen che la voglio salutare? -Sandra mi guardò intristendosi:- Carmen è in ospedale, suo marito l’ha trovata a letto con due uomini e la massacrata di botte. -Non seppi rispondere nulla, presi Sandra sottobraccio e la accompagnai a casa, la salutai con la promessa che sarei tornato a prenderla alle 8.30 per andare al cinema.Puntualmente all’orario stabilito la aspettavo nell’atrio del suo caseggiato, la vidi scendere di corsa le scale come una ragazzina e saltarmi al collo e baciarmi.Aveva indossato un vestitino estivo corto che la fasciava dando un buon risalto al culetto rotondo, un poco meno donava alle tette castigate dal reggiseno di cui si vedevano le spalline spuntare sotto il vestitino, non portava calze essendo un giorno estivo molto caldo.La scelta del film l’avevo già fatta io, a dir la verità il film non mi interessava proprio, avevo scelto un cinemino vicino a casa poco frequentato, il mio scopo era quello di dar modo a Sandra di farsi perdonare.Come avevo previsto la sala era semideserta, qualche cinefilo appassionato di vecchi film anni 50 e tre coppiette appartate per scambiarsi qualche effusione amorosa. (negli anni 60 noi giovani non avevamo l’automobile da usare come alcova, erano le sale cinematografiche che con la complicità del buio ci permettevano di scambiare qualche licenziosa effusione con le nostre ragazze).Ci sedemmo nell’ultima fila che era completamente vuota, abbracciai Sandra e la attirai a me, anche a lei piaceva sentirsi stringere da me, appena si spense la luce il mio braccio che la cingeva per le spalle si spostò sotto il suo braccio per dar modo alla mano di posizionarsi a coppa sul seno, subito sentii il capezzolo indurirsi anche se attutito dal reggiseno, le nostre bocche si cercarono per unirsi e permettere alle lingue di scambiarsi piacevoli sensazioni, intanto con l’altra mano stavo risalendo la coscia sotto il vestitino e sfioravo le mutandine, cercavo di insinuare la mano sotto il bordo, Sandra interruppe il bacio per dirmi: – Non puoi infilarti li, sono nel ciclo mensile. -Subito mi saltò la mosca al naso e risposi incazzato:- Per questo sei uscita con me e non con quella troia lesbica, perché non potevi farti leccare la figa da lei. -Sandra si sciolse dal mio abbraccio ed incrociò le braccia sul petto:- Quando fai così sei proprio cattivo e non mi piaci. — Dammi un’altra spiegazione allora. — Non sto più con Lucia per prima cosa, poi se esco con te nonostante a me interessano le ragazze e non gli uomini è perché con te mi trovo bene. — Allora cosa devo fare? Farmi una sega da solo o fare come l’ultima volta che sono andato con una puttana che mi faceva schifo? -Sandra tornò ad abbracciarmi e sorridendo mi chiese incuriosita:- Davvero sei andato con una puttana? — Certo! — Se mi racconti tutto ti faccio una sega. — Va bene ti racconto tutto ma in cambio mi fai un pompino. — Non sono capace, non ne ho mai fatto uno. — Carmen te lo ha insegnato, ricordi? — Poi però non lamentarti che non sono brava. — Questo lo deciderò io se sei stata brava oppure no. — E non faccio nemmeno l’ingoio, capito? Su racconta cosa hai fatto con la puttana. — Sei una porcella, invece di sgridarmi per quello che ho fatto vuoi sapere tutta la storia. -Mentre raccontavo la mia avventura con la puttana gli avevo slacciato i primi due bottoni del vestitino e con la mano infilata sotto il reggiseno gli titillavo il capezzolo eccitato sia dalla mano che dal racconto, gli spiegai anche le sensazioni che avevo provato aggiungendo qualche battutina, il fatto poi che la puttana si chiamasse Sandra come lei la inteneriva:- Poverina, chissà come avrà vissuto per ridursi a fare quel mestiere con voi uomini porci che cercate solo un buco da riempire e sfogare i vostri bassi istinti. -Risposi alla contestazione di Sandra mentre mi stavo sbottonando i pantaloni per lasciare libero il mio uccello che era duro e premeva contro la stoffa:- La colpa è sempre di voi donne, prima ci fate sentire l’odore della figa per farcelo diventare duro come il marmo, e poi inventate una scusa per non scopare. — Ad ascoltare voi uomini noi dovremmo essere sempre pronte con giù le mutande per lasciarvi sbavare dentro la nostra figa, tra noi donne invece è più dolce e rispettoso del piacere dell’altra. — Va bene, va bene, smetti di farmi la predica e paga il debito. -Gli presi una mano e la poggiai sul mio cazzo duro, lei lo scappellò dolcemente, lo impugnò sulla verga iniziando una lenta sega sussurrandomi all’orecchio:- Come è duro e bollente, hai proprio voglia di godere vero bel pisellone. — Datti da fare e ricorda che mi avevi promesso un pompino. -Sandra si guardò intorno per vedere se qualcuno ci potesse spiare, ma gli occupanti la sala non erano aumentati, anche le altre coppiette sembravano occupate in strani movimenti, Sandra si abbassò e imboccò il mio cazzo per il suo primo pompino, non aveva l’esperienza e la malizia di Carmen o della puttana, ma non era male, aveva solo bisogno di esercizio. Un paio di volte si staccò per riprendere fiato e chiedermi:- Ti piace? — Certo! Sei meglio della puttana. -Rispondevo lusingandola e lei riprendeva con più lena.Una nuova coppia entrò nella sala e prese posto nella nostra fila a cinque o sei poltroncine da noi, Sandra impegnata come era non si accorse di nulla.I due videro subito in cosa eravamo impegnati, poi il movimento della testa di Sandra tra le mie gambe non poteva lasciare nessun dubbio su cosa stava facendo, li guardai e loro mi sorrisero, lui era un tipo insignificante, ed anche lei non l’avrei notata se non avesse avuto quel viso da troia con un trucco esagerato, tanto che pensai fosse veramente una puttana professionista.Appena seduti si diedero subito da fare, lui le slacciò la camicetta e fece scivolare il reggiseno sotto le tette, la luce che veniva dallo schermo era sufficiente per farmi vedere che non erano male come tette, lei si girò verso di me per offrirmi una visuale migliore, ricambiai allungando un braccio per sollevare il vestitino di Sandra e scoprigli il culo, gli abbassai anche le mutandine fin dove potevo, i due mi ringraziarono con un cenno della testa, Sandra interruppe il pompino per dirmi:- Cosa fai? — Silenzio e ciuccia che non ci vede nessuno. -Sandra riprese diligentemente il suo bocchino.La coppia intanto si dava veramente da fare alla grande, lei si era messa appoggiata sui braccioli di una poltroncina e lui da dietro, dopo avergli sollevato la gonna sopra la schiena e fatto scivolare le mutande alle ginocchia, la stava pompando nel culo, lei era rivolta verso di noi e mi guardava mentre si strizzava le tette e faceva inequivocabili segni con la lingua sulle labbra, Sandra mi spompinava realmente mentre l’altra lo faceva simbolicamente, era come se ricevessi due pompini contemporaneamente.Sentii che stavo per arrivare al culmine del piacere, invece di avvisare Sandra, come mi aveva chiesto, la tenni per il capo in modo che non potesse liberarsi e costringerla ad ingoiare tutto il mio sperma, con un poco di fatica per la mancanza di esperienza, riuscì ad inghiottire tutto il mio miele, appena allentai la morsa si liberò e diede due colpi di tosse, si passò il dorso della mano sulla bocca come per pulirla e mi colpì con un piccolo pugno sulla spalla dicendomi:- Vigliacco, ti avevo detto senza ingoio. — Di la verità che ti è piaciuto. — Si! Ma voglio essere io a decidere se devo ingoiare o meno. — L’ho fatto per loro, guarda. -Indicai alle sue spalle con una mano, Sandra si voltò e stette immobile a vedere come i due si davano da fare, lui stava godendo, lo si capiva dall’espressione del viso e dal ritmo accelerato che aveva imposto, lei si masturbava con una mano mentre con l’altra non aveva smesso di tormentarsi le tette.Appoggiai la mia bocca sull’orecchio di Sandra per dirgli:- Ti piace come si divertono? Hai voglia di farlo anche tu? — Non scherzare, ma la sta scopando alla pecorina? — No cara! La sta inculando di gusto, guarda come gode la zoccola. — E non gli fa male? — Ti sembra l’espressione di una che sta soffrendo o di una che gode come una vacca? — Non sono cieca. — Allora vuoi che ci uniamo a loro in un gioco a quattro? — Sei scemo? Assolutamente no! — Puoi farti lei, guarda che viso da troia, quella ti lecca la figa anche se sei mestruata. — Dai smettila andiamo via. -I due avevano finito il primo round e si erano sistemati nelle poltroncine a fumare una sigaretta.Noi ci sistemammo e ci avviammo all’uscita, passando davanti alla coppia, ci salutarono con un gesto della mano che io ricambiai, Sandra fece finta di niente.Giunti in strada Sandra non riusciva trattenersi dal ridere, si appoggiava al mio braccio e rideva come una matta coprendosi la bocca con una mano, anch’io ridevo ma era per lei, per come non riusciva a trattenersi dal ridere, riuscii a calmarla un attimo per chiedergli:- Ma cosa hai da ridere così? -Sempre ridendo rispose:- Non hai visto il toro come la pompava? Wroom, wroom, wroom… -Mimava anche il movimento di lui con il bacino e le braccia avanti a tenere per i fianchi la donna simulando la pompata, era spassosa da vedere le dissi di smettere:- Adesso smettila o mi piscio addosso dal ridere. — A me qualche goccia è già scappata. -Rispose con un’ultima sonora risata.Passammo davanti ad una gelateria e gli offrii un cono gelato, lo degustammo mentre passeggiavamo al chiaro di luna con lei che aveva preso la mia mano e la dondolava leggermente, la guardai mentre con la punta della lingua assaporava il gelato, era eccitante il movimento che faceva con la punta della lingua, dentro i pantaloni sentii il mio merletto risvegliarsi:- A vederti leccare il gelato così mi sta tornando duro e mi piacerebbe farti leccare ancora il mio gelatone. — Ah no caro. Per questa sera ho ciucciato a sufficienza porcone. — Ma io ho ancora voglia. — Mi spiace per te ma se vuoi calmare i tuoi bollenti spiriti dovrai farti una sega da solo. — Perché non lo facciamo insieme? Io mi faccio una sega e tu ti fai un ditalino pensando al pompino con l’ingoio che mi hai fatto prima. — Non insistere per favore, oggi basta così. -Passeggiando eravamo arrivati al parchetto, trovammo una panchina libera e ci sedemmo, quasi tutte le panchine ospitavano una coppietta intenta a scambiarsi qualche bacio.Sulla panchina vicino alla nostra. sull’altro lato del vialetto spostata di alcuni metri, c’era una coppietta che sembrava non proprio in sintonia, lui tentava di infilare una mano tra le tette di lei che non voleva e lo riprendeva in malo modo bloccandogli le mani, di li a pochi minuti si alzarono per andarsene passando davanti a noi, se dovessi descrivere lui non saprei dire nulla, forse non lo guardai neppure, i miei occhi erano attratti da lei, un gran bel pezzo di gnocca, statura sopra la media con una minigonna mozzafiato che slanciava le gambe facendole sembrare ancora più lunghe, il sedere aveva un profilo perfetto e la minigonna molto aderente segnava il solco tra le chiappe ondeggianti ad ogni passo, il seno, sicuramente una terza, seguiva il movimento dei passi con leggeri ondeggiamenti, due tette che sembravano due bocce di marmo sotto il maglioncino che le fasciavano e le risaltavano, capelli biondi lunghissimi fino a metà schiena, completava il tutto due labbra rosse e gonfie, a stento trattenei un fischio di ammirazione.Anche Sandra come me era rimasta imbambolata a guardare quella meraviglia, ruppi il silenzio con una battuta:- Che gran pezzo di figa, non so cosa pagherei per farmela. — Anche io…- esclamò Sandra -…sprofonderei nel suo paradiso con tutta me stessa. — Ha colpito anche te quella gnocca eh? — Si! E’ proprio una gran figa. -Il linguaggio sciolto e schietto che c’era tra me e Sandra oramai non meravigliava più nessuno dei due, era naturale parlare tra noi come se fossimo due amici.- Tu ti definisci lesbica e ti credo, ma lo sei sempre stata o lo sei diventata? — Penso di esserlo sempre stata e di essere stata aiutata a capire la mia naturale inclinazione. — Mi piacerebbe conoscere tutto di te. -Sandra mi guardò teneramente senza rispondere, la strinsi dolcemente tra le mie braccia e la baciai sulla bocca, un piccolo bacio di tenerezza, dopo alcuni attimi di silenzio con un filo di voce disse:- Ho paura. — Di cosa puoi avere paura? — Ho paura che tu possa giudicarmi male e lasciarmi… io ti voglio bene, sei l’unico uomo a cui ho voluto bene. — Anche io ti voglio bene, non sarà certo per il tuo passato che posso lasciarti. -Sandra titubante iniziò a raccontare, parlando prese coraggio e si fece più sciolta:- Fin dall’inizio della pubertà, quando nel nostro corpo si affacciano le prime curiosità sul sesso, le mie amiche guardavano i ragazzi cercando di farsi notare da loro, mentre io nei ragazzi non vedevo niente di particolare, ero invece interessata quando vedevo qualche mia compagna di scuola particolarmente bella, ero poi turbata quando dovevo spogliarmi davanti alle mie compagne per cambiarmi, di solito a scuola per l’ora di palestra, vedendo poi qualcuna di loro seminuda sentivo come un caldo prurito alla topina e non sapevo spiegarmi cosa mi stava succedendo, non avevo neppure il coraggio di chiedere a qualcuno di spiegarmi i miei turbamenti.Terminata la scuola a 18 anni compiuti, cominciai a lavorare nel negozio della signora Caterina, dopo appena un mese a mio padre si presentò un’importante occasione per la sua carriera, doveva dirigere una fabbrica per un anno all’estero, mia madre l’avrebbe seguito con il mio fratellino, restavo io da sistemare, mio padre non voleva saperne di lasciarmi sola a casa, venne in aiuto la zia Sara, sorella di mio padre 36 anni nubile, una bella donna dal bel portamento, capelli rossi fluenti e tutto quanto un uomo può desiderare in una donna, mi ero chiesta spesso come mai non si fosse mai sposata.La zia Sara si offrì di ospitarmi per tutto il periodo che sarei rimasta sola in città, una soluzione ben accettata dai miei genitori.Lo stesso giorno che loro partivano per il Sudafrica io mi trasferivo a casa della zia.La casa della zia Sara era semplice e ben curata, due soli locali più la cucina arredati con cura, la zia diceva che a lei non serviva di più. La camera da letto era arredata con mobili laccati di rosa, anche il letto matrimoniale era tutto rosa, lenzuola e copriletto.Restai come imbambolata a guardare quel letto, la zia mi domandò:- Hai dei problemi a dormire con me nel lettone? — Figurati zia…- risposi riprendendomi -…siamo entrambe donne. — Avresti preferito andare a letto con un maschietto? -Ribattè la zia ridendo, non risposi nulla ma il mio rossore in viso parlava chiaro secondo lei, invece io ero turbata di dover dormire nel letto con lei, da diverse notti mi svegliavo tutta accaldata dopo aver sognato qualche mia amica tutta nuda, riuscivo a calmarmi solo dopo aver lavorato di dita dentro e fuori la mia micia, ogni volta riuscivo ad avere uno e anche più orgasmi prima di calmarmi.La mia preoccupazione era come avrei fatto a calmare i miei pruriti con la zia addormentata al mio fianco?La compagnia della zia Sara mi era sempre piaciuta, era allegra e divertente, il pomeriggio della domenica passò serenamente chiacchierando mentre trovavamo una sistemazione ai miei vestiti, la zia aveva anche sondato il tasto dell’amore chiedendo, senza mezzi termini, se avevo l’amichetto, alla mia risposta negativa si stupì molto:- Ma come? Sei una bella ragazza possibile che nessun ragazzo si sia fatto avanti. — No, qualcuno ha cercato di invitarmi ad una festa o a vedere un film con lui, ma io ho sempre rifiutato. — E come mai? Non erano abbastanza carini? — Non lo so. Non mi andava a genio nessuno di quelli che si erano fatti avanti. — Allora hai delle mire su qualcuno che non si pronuncia. — No! Nemmeno, sto bene così per il momento. -La zia sembrava perplessa per le mie risposte ma non toccò più l’argomento.Al momento di andare a letto mi ritirai in bagno per prepararmi alla notte, quando uscii indossavo il mio solito pigiamone, pantaloni e giacca begli ampi, la zia si cambiò in camera davanti a me senza nessun problema di pudore, mentre io mi infilavo sotto le coperte lei era rimasta solo con le mutandine di pizzo grigio perla, non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a quel corpo di donna, vedevo il suo seno rotondo ondeggiare ad ogni suo movimento, frugava nei cassetti dell’armadio alla ricerca di qualcosa, io sentivo il fuoco dentro di me, la patatina bruciava come mai mi era successo, la accarezzai da sopra il pigiama per lenire un poco il bollore ma non fu sufficiente, intanto la zia aveva esclamato:- Eccola qua. -Aveva in mano una camicia da notte fuxia, la teneva appoggiata davanti a se per mostrarmela, era molto corta gli arrivava appena sotto l’inguine:- Ti piace? E’ tua, te la regalo così non dovrai più nasconderti dentro quel pigiama per niente femminile. — Grazie zia, ma a me non dispiace questo pigiama. — Su non fare storie cambiati subito, impara che una donna deve essere bella soprattutto per se stessa, e non solo per gli altri. -Timidamente uscii dal letto, presi la camicia da notte che la zia mi offriva e mi incamminai verso il bagno ma la zia mi bloccò:- Non vorrai nasconderti in bagno per cambiarti vero? Hai forse vergogna di me? -Risposi arrossendo:- Un poco si. — Stupidina non sono un uomo e se anche lo fossi dovresti essere orgogliosa di mostrarmi i tuoi pregi. -Ritornai sui miei passi e voltandogli le spalle mi tolsi il pigiama, restai con le sole mutandine ed infilai la camicia da notte, era trasparentissima, si vedeva benissimo il mio seno con i capezzoli eccitati, per fortuna essendo io più piccola della zia, mi arrivava una buona spanna sotto l’inguine.La zia non mi aveva tolto gli occhi di dosso, era rimasta immobile con le mani sui fianchi sempre vestita dalle sole mutandine, sorrise dicendo una battuta che mi sorprese:- Se fossi un uomo adesso ti salterei addosso. -Poi si girò per prendere la sua camicia da notte e prima di indossarla si tolse anche le mutande mostrandomi un culo perfetto, due natiche rotonde ben divise dal solco che finiva dove iniziavano le cosce ben tornite con quel leggero spazio vuoto dove si vedeva un ciuffo di peli in controluce, non resistevo più, dovevo a tutti i costi sfogarmi, con una scusa andai in bagno e affondai un dito nella figa sbrodolante umori, impiegai pochissimo a raggiungere l’orgasmo, un orgasmo devastante, dovetti mordermi la lingua per soffocare ogni mugolio di piacere e non farmi sentire dalla zia, non avevo mai avuto un orgasmo del genere.Nel rimettere le mutandine mi accorsi che erano completamente bagnate, come se mi fossi fatta la pipì addosso, non potevo tornare a letto senza mutande, la zia se ne sarebbe accorta per via della camicia trasparente.Tornai in camera sperando che la zia non si accorgesse di niente, lei era a letto e io mi infilai di corsa sotto le lenzuola.Parlammo ancora per qualche minuto poi ci demmo la buona notte con un bacio sulle labbra, nel farlo si accostò a me e una tetta venne a contatto con le mie, sentivo la sua tetta morbida sul mio capezzolo duro e eccitato, sicuramente anche lei lo sentiva, un’altra vampata si sprigionò dalla mia patatina, la zia mi disse:- Hai addosso l’odore delle femmine in calore. -Arrossii senza rispondere, mi girai sull’altro lato per dormire.Mi svegliai durante la notte con addosso ancora il mio solito prurito alla patatina, infilai una mano nelle mutande e le sentii ancora più bagnate di quando ero uscita dal bagno, guardai la zia che dormiva illuminata dalla fioca luce proveniente dalla strada attraverso le fessure della tapparella, il lenzuolo non la ricopriva più e la sottile camicia da notte era risalita lasciandola completamente nuda dalla vita in giù, il pelo del suo sesso era color ramato come i capelli ma con dei riflessi più chiari, era la prima volta che potevo vedere da vicino una figa che non fosse la mia, le mie narici avvertirono quel particolare profumo che emaniamo noi donne quando desideriamo il maschio, era lo stesso profumo che la zia aveva sentito su di me e che io ancora non conoscevo, non potei resistere e toccai il pelo della zia che al tatto si rivelò morbido e setoso, toccavo contemporaneamente il pube della zia e il mio con l’altra mano, per paura di svegliarla e farmi trovare in quella situazione, smisi subito e mi precipitai in bagno, mi liberai della camicia da notte e delle mutandine inzuppate, mi guardai al grande specchio e mi vidi brutta, le mie tette erano piccole e il mio culetto poco pronunciato, se paragonata alla zia si può dire che ero l’esatto opposto.Mi sedetti sul cestone della biancheria sporca e divaricai le gambe riuscivo a vedere tutta la mia passerina nello specchio, allargai la fessura con le dita per ammirarla meglio, poi infilai un dito ed arrivai subito in paradiso, sentivo il clitoride ingrossarsi e farmi fremere dal piacere, giunsi presto all’orgasmo e lasciai che qualche sospiro si sprigionasse da me, sicura che la zia dormisse.Terminato l’orgasmo mi leccai le dita avidamente, mi piace sentire il mio sapore, riaffondai le dita nella figa per avere un altro orgasmo, infilavo uno o due dita nella micia pregna di umori, cercavo il centro del piacere, titillavo il grilletto e toglievo le dita per leccarne gli umori che impregnavano le dita, nello specchio vedevo le mie dita quando entravano nella figa che restava dilatata per qualche attimo quando le toglievo, poi vedevo il mio viso quando mi leccavo le dita, mi vedevo diversa dal solito, poi capii, avevo l’espressione da porca perché mi stavo comportando da zoccola.Arrivai ad un altro orgasmo, fu molto lungo che mi fece sfuggire più di un gemito di piacere con la paura di svegliare la zia.Spossata ma soddisfatta dagli orgasmi avuti mi rimisi la camicia da notte e misi le mutande nel cestone della biancheria sporca, odoravano troppo di sesso per rimetterle.Tornai a letto in punta di piedi e controllai se la zia si fosse svegliata, era ancora nella posizione di prima, un raggio di luce entrava dalla finestra e si posava sul pelo ramato della micia della zia.Al mattino ero riposata e soddisfatta, al mio risveglio salutai allegramente la zia che mi fece i complimenti per il buonumore.Uscimmo di casa insieme, ognuna per il proprio posto di lavoro con l’augurio di buon lavoro accompagnato da un bacio sulle labbra.Quando tornai alla sera la zia era impegnata in cucina, corsi ad abbracciarla e lei mi salutò con una pacca sul sedere dicendomi:- Mi sono fermata a fare la spesa e sono in ritardo con la cena. -Intanto che curiosavo affamata tra le padelle chiesi:- Faccio in tempo a farmi un bagno allora? — Certo tesoro, fai pure con calma. -Mentre aspettavo che la vasca da bagno si riempisse mi guardai ancora una volta tutta nuda nel grande specchio, la mia impressione era ancora quella della notte precedente, non poteva essere differente.Aggiunsi nella vasca dei sali profumati e mi immersi nell’acqua molto calda, provai un dolce torpore quasi una sonnolenza e non mi accorsi del tempo che passava.Mi risvegliai dal dormiveglia quando la zia entrò in bagno a chiamarmi:- Dormigliona cosa fai hai intenzione di dormire qui questa notte? -Colta di sorpresa cercai di coprirmi la patatina con una mano e la zia si mise a ridere:- Hai vergogna a far vedere la micia, stupidella. -Sorrisi e tolsi la mano scusandomi:- E’ un riflesso condizionato, quello stupido di mio fratello si diverte ad entrare in bagno quando ci sono io. — Mica stupido e precoce il fratellino. -La zia si sedette sulla sponda della vasca da bagno e con una mano giocava nell’acqua, per la sola sua presenza i miei capezzoli si erano eccitati, lei se ne accorse e mi spruzzò l’acqua sulle tette con la mano, sorrise anche maliziosamente:- Volevo dirti una cosa…-La guardai incuriosita e lei continuò:-…Quando di notte hai voglia di soddisfare la patatina, non preoccuparti di me, non hai bisogno di andare in bagno per farti un ditalino, fattelo pure a letto, alla tua età li facevo anch’io. –Ero diventata rossa come un peperone e non riuscii rispondere nulla, la zia prese tra pollice e indice un mio capezzolo eccitandomi ancora di più:- Su non devi vergognarti, l’abbiamo fatto tutte. -La sua mano si spostò dal capezzolo alla mia patatina, istintivamente strinsi le gambe imprigionando la mano, la guardai stupita esclamando:- Zia cosa fai? -La risposta della zia mi fece arrossire ancora di più:- E tu cosa volevi fare questa notte quando hai accarezzato la mia sorellina? -Se prima ero rossa ora ero bordeaux, pensai che volesse punirmi invece mi disse:- Mi ha fatto piacere, anche a me piace la topina. -Intanto con un dito faceva pressione per entrare nella mia fighetta, allentai la morsa delle gambe e il suo dito fu subito dentro me, favorito anche dai primi umori che la mia eccitazione stava liberando.Provai subito un piacere nuovo per me, è molto diverso sentire le proprie dita titillare il proprio clitoride invece che le dita di un’altra persona, mi dava un brivido in più, la zia mi parlava con voce dolce e calda:- Sei ancora vergine lo sento. — Si! — Io alla tua età scopavo già da quattro anni, hai provato a fare qualche seghetta hai tuoi compagni? — No Mai. — E mai nessuno, oltre a te, a infilato le sue dita nella tua fighetta vero? — Nessuno. -Riuscivo a rispondere solo a monosillabi per il grande piacere che provavo, la zia si interruppe solo per accomodarsi meglio sulla sponda della vasca da bagno, io credendo che volesse smettere la implorai:- Non fermarti zia, continua è bello. — Non aver paura che ti faccio godere. -Riprese il ditalino e subito iniziai a godere, urlavo il nuovo grande piacere:- Siii, siiii zia, come godo, godo, godooooo. -La zia continuò ancora per qualche secondo a masturbarmi mentre si chinava su di me per baciarmi sulla bocca, pensai che fosse il solito bacio sulle labbra che usava darmi, invece sentii la sua lingua forzare le mie labbra e cercare la mia lingua, il primo bacio in bocca con un dito nella figa mi aveva riportato sul margine dell’orgasmo, la zia stava per ritirare la mano ma io gliela bloccai, lei capì e continuò il ditalino, era troppo bello per stare ferma, raggiunsi le sue tette con le mie mani e per la prima volta potevo palpare delle tette che non fossero le mie, sentivo la soda elasticità dell’ampio seno della zia, i capezzoli erano duri, puntuti, spingevano contro le mie mani, stavo avendo il secondo orgasmo, fu più devastante del primo, non avrei più voluto smettere di godere, ansimavo a bocca aperta e strizzavo le tette della zia, avevo afferrato un capezzolo e lo tiravo forte, la zia mi incitava:- Brava così, fammi male, mentre godi troietta. -Quando mi lasciai andare sfinita la zia aveva smesso di masturbarmi, si alzò in piedi e mi rimproverò bonariamente:- Guarda come mi hai conciato golosona. -Aveva la camicetta stropicciata e inzuppata dalle mie mani bagnate, il cotone bagnato lasciava trasparire il capezzolo scuro, mi scusai:- Scusa zia, ma per me questa è stata un’esperienza nuova. — Una bella esperienza direi, hai avuto due orgasmi uno di seguito all’altro, anche questa notte hai goduto due volte, ma tu fai sempre così? — Mi capita spesso di avere due o più orgasmi uno di seguito all’altro. — Passeremo un bel periodo insieme io e te, sesso a volontà. -Sorrisi arrossendo, la zia si avvicinò al water, alzò la gonna ed abbassò le mutandine, vidi di nuovo il pelo ramato della sua figa, si sedette sulla tazza e orinò, non smisi un solo istante di guardarla, terminato il bisognino si rialzò senza coprirsi subito, restò con la gonna alzata dicendomi:- Ti piace proprio la mia sorellina, non gli togli gli occhi di dosso, avrai modo di conoscerla molto bene porcellina. -Si sistemò e nell’uscire dal bagno mi disse:- Ora vieni a mangiare altrimenti si fredda tutto, poi avremo tutta la sera per divertirci. -“Divertirci” lo disse in modo molto ambiguo.La cena si svolse tranquillamente parlando e scherzando allegramente, ogni tanto la zia faceva qualche battutina spinta.Terminata la cena stavo per sedermi sul divano per guardare un poco di televisione quando la zia che si stava recando in camera mi chiamò:- Perché invece di guardare la televisione non andiamo subito a letto? -Non avevo capito il sottinteso e risposi:- Io non ho sonno ti raggiungo dopo. — Nemmeno io ho sonno tesoro. — Allora perché vai…-Mi bloccai prima di finire la frase, finalmente avevo capito, la zia stava ridendo di gusto, la raggiunsi e quando le fui vicino mi mise una mano sul sedere tastandolo.- Però hai un bel culetto sodo. -Il complimento mi fece molto piacere, appena entrate in camera mi attirò a se per baciarmi in bocca, la sua lingua era sapiente e quel particolare calore della sua bocca mi piaceva, mi teneva stretta a se e sentivo il suo seno contro il mio, i suoi capezzoli si indurirono e sembrava volessero bucare la camicetta per entrare nelle mie tette, scesi con le mani lungo la schiena fino ad incontrare il sedere della zia, lo palpai con gusto, mi piaceva sentire quelle chiappe sode e percorrere il solco che le divide.Quando ci staccammo per riprendere fiato feci a mia volta i complimenti alla zia per il culetto:- Anche il tuo culetto è bel sodo e più rotondo e grosso del mio. -La zia mi rispose mentre lentamente mi slacciava i primi bottoni della camicetta:- Hai bisogno di mettere su un poco di ciccia, sei bella ma sei troppo magra. -Terminò di sbottonarmi la camicetta ed anche io sbottonai la sua, mentre il suo seno ampio, anche perché era senza reggiseno, faceva capolino libero e bello, i capezzoli piuttosto scuri, erano lunghi ed eccitati, il mio seno era ancora coperto dalla camicetta e dal reggiseno, la zia Sara mi fece scivolare dalle braccia la camicetta, il mio piccolo reggiseno da ragazzina copriva interamente le tette, lo slacciò abbracciandomi e lo fece cadere a terra, mi abbracciò nuovamente per sfregare le sue tette contro le mie, i miei capezzoli venivano carezzati ed eccitati dai suoi, la zia disse:- Ti piacciono le mie tette? — Molto…- Risposi -…sono sode e della misura giusta, non troppo grosse ne troppo piccole come le mie. — Allora perché non le baci? -Accettai subito l’invito e mi attaccai ad una tetta come un poppante alla mammella della mamma, la zia mi trascinò sul letto scuotendo la testa:- Non è così che ci si comporta con le tette, ora ti insegno io. -Venne cavalcioni spora di me e si impossessò di una tetta con tutta la bocca mentre sull’altra tetta mi tormentava il capezzolo tra indice e pollice, risalì con la bocca in cima alla tetta per stuzzicarmi con la lingua il capezzolo, girava intorno all’aureola, dava piccoli morsi alla tetta e al capezzolo, provavo brividi mai provati, presi nelle mani le tette della zia che ondeggiavano morbide ai suoi movimenti e ne titillai i capezzoli come lei stava facendo con me, si spostò in avanti e mi mise praticamente in bocca un capezzolo, non ripetei l’errore di prima ma replicai la lezione appena ricevuta, la zia ne fu soddisfatta:- Brava. Vedo che impari presto, mordi più forte a me piace sentire dolore quando faccio l’amore. -L’accontentai e diedi qualche morsetto più forte:- Si così, fammi male, punisci la tua zia. -Cominciai a provare gusto anch’io, guardai la tetta e vidi chiaramente il segno di un mio morso, la zia si spinse ancora più avanti fino a mettermi il suo inguine a pochi centimetri dal mio viso, si alzò la gonna e con mia grande sorpresa scoprii che si era tolta, o non aveva indossato, le mutande, la sua figa era appoggiata alla mia bocca ne sentivo il profumo inebriante, la zia scherzò:- Sandra ti presento la mia sorellina, dagli un bacio. -La baciai non sulle grandi labbra ma sul bel pelo ramato:- Non così, devo insegnarti anche questo, sei proprio una verginella inesperta. Ti assicuro che quando tornerai a casa sarai più esperta e non più vergine. -Risi a questa sua ultima affermazione e mi preoccupai quando si corresse:- Anzi. Questa sera mi donerai la tua verginità. -Intanto era scivolata in fondo al letto, mi aveva divaricato le gambe e stava strisciando verso di me guardandomi:- Adesso ti mangio la patatina, gnam, gnam. -Fece anche il verso che nei fumetti fa chi sta mangiando, giunta con il naso sulla mia patatina continuò a scherzare:- Ucci, ucci sento odor di verginuccia. — Dai zia mi fai ridere. — Nooo… ora ti faccio godere, voglio sentire che sapore ha una vergine. -Smise di parlare perché era impegnata con la lingua in altre operazioni, sentivo la sua lingua esplorare la mia fighetta, soprattutto la sentivo sul mio grilletto, era un piacere ancora più forte di quello provato quando mi aveva fatto raggiungere l’orgasmo con le dita, le sue mani erano ora sulle mie tette e mi titillavano i capezzoli, gli afferrai la testa come se quel gesto la potesse rallentare nel darmi il piacere, volevo restare più a lungo possibile nell’estasi che precede l’orgasmo.L’esplosione dell’orgasmo fu ancora più violento, mi sentivo squassare dentro dal piacere, appena mi calmai un attimo la zia ribaltò la sua posizione rovesciandosi, la sua lingua ridivenne subito padrona della mia figa mentre la sua “sorellina” era ora alla portata della mia lingua, sicuramente si aspettava che gli dimostrassi di aver imparato la lezione, non la delusi, divaricai le grandi labbra con pollice e indice e ci tuffai dentro la lingua, ripetevo i movimenti che sentivo fare dentro di me dalla zia.La zia dava segno di apprezzare la mia buona volontà, intanto, come al solito avevo il secondo orgasmo a pochissima distanza dal primo, sicuramente favorito dalla nuova situazione e dal piacere di sentire in bocca il sapore dei primi umori vaginali della zia, raggiunsi le tette con le mani e le strizzai per bene i capezzoli come le piaceva.Uno spruzzo violento investì la mia bocca, la zia stava godendo, liberava il suo miele per farmelo gustare, fu subito imitata da me che per la terza volta avevo un orgasmo nella sua bocca.Dopo l’orgasmo la zia si calmava per qualche momento come se dovesse riprendere fiato, si distese sul letto al mio fianco chiedendomi:- Ti è piaciuto è porcina, hai avuto tre orgasmi. — Non posso negarlo, credo che tu abbia capito la mia natura e te ne sono grata. — E’ adesso che viene il bello cara la mia verginella. -La zia si alzò dal letto e andò a rovistare in un cassetto mentre io la guardavo incuriosita, estrasse dal cassetto uno strano oggetto, una cintura con attaccato un oggetto di gomma, guardai meglio l’oggetto e capii che era un fallo finto.Mentre la zia si allacciava la cintura in vita mi guardava maliziosamente, io risi vedendola nella nuova veste con il pene finto diritto:- Zia sei ridicola con quell’uccello finto. — Adesso ridi ma tra poco griderai tutto il tuo piacere sotto di me. — No zia, non vorrai sverginarmi con quel coso li? — Certo puttanella, siccome sei vergine ho preso il cazzo più piccolo della mia collezione, stenditi a gambe aperte sul letto che arrivo. -Avevo paura e invece di stendermi mi rifugiai in fondo al letto contro la parete, rannicchiata con le braccia intorno alle gambe, la zia avanzava carponi sul letto verso di me, la implorai:- Ti prego zia, non voglio. — Ma voglio io, non ho mai fatto la festa ad una vergine e voglio provare e capire perché gli uomini ci tengono così tanto a trombare una vergine. -Mi aveva raggiunta e presa per una gamba tirandola, cercai di liberarmi ma la zia non mollava la presa, ingaggiammo una piccola lotta tra due donne nude, ed una indossava un ridicolo pene finto, la zia era più robusta e forte di me, dovetti soccombere, si era seduta sulle mie cosce e mi bloccava le braccia, il pene finto era sul mio ventre e guardandolo mi venne da ridere, ridendo persi le poche forze residue, la zia Sara ne approfittò per posizionarsi con il cazzo finto puntato sulla mia povera micetta ancora molto lubrificata dagli orgasmi avuti.Un piccolo movimento del bacino della zia e il cazzo finto fu subito dentro la mia figa, il dolore che provai non fu eccessivo, la zia stava sopra di me senza muoversi per farmi riprendere fiato, poi iniziò a pompare con calma, sentivo quel cazzo di gomma che frugava dentro di me, provavo piacere ma era niente paragonato a quello che mi aveva dato la lingua della zia.Mentre mi scopava la zia alternava baci in bocca a delle parole non proprio gentili:- Senti il cazzo in figa, ora non sei più vergine… ti voglio sentire godere puttana… peccato che non ti possa riempire di sborra… ti piace troia lo sento. -Per ritorsione straziavo le sue tette con le mani ma il mio gesto ebbe solo l’effetto di eccitare ancora di più la zia che sbavava ogni tipo di insulto:- Troia godi che poi ti rompo anche il culo. Puttana fai la santarellina e lecchi la figa della zia e ti fai sbattere come una vacca, troia godi troia. -Mentre godevo mi abbandonai rilassata più per la soddisfazione della zia che mia.Terminato lo stupro, perché questo era stato, estrasse il fallo di gomma che era sporco di sangue, anche il lenzuolo era sporco di sangue, la prova del mio avvenuto sverginamento:- Non ti è piaciuto molto vero? -Mi diede un piccolo bacio sulla bocca che ricambiai:- Penso zia che questa sia la conferma che sono lesbica. -La zia mi diede un altro bacio sulla bocca, questa volta però la lingua aveva il suo da fare quando ci staccammo la guardai:- Zia ti chiedo per favore di non usare mai più quel coso su di me. — Certo piccola, ti chiedo scusa ma è stato il profumo del tuo sangue verginale che mi ha fatto perdere la testa. Non lo farò mai più. -La abbracciai forte e per dimostrarle che non ero in collera con lei gli dissi:- Io ho avuto quattro orgasmi e tu uno solo, vuoi che ti faccia godere? -La zia non rispose, tornò al cassetto da dove aveva estratto il pene finto e lo ripose, ne estrasse però un altro, era enorme, lungo almeno 25 centimetri con un diametro di 6, appena lo vidi mi spaventai:- No zia, ti prego, hai promesso. — Sciocchina questo è per me, la tua fighetta non sarebbe in grado di accogliere un bel cazzone di queste dimensioni. -Tornò sul letto mostrandomelo, era di una gomma strana, dava la sensazione di toccare della pelle vera, in fondo alla verga vi erano anche due palle che al tatto erano molto più morbide rispetto all’asta, inoltre non aveva la cintura come quello usato per me, lo stavo ancora guardato meravigliata e mi domandavo come una donna poteva contenere un mostro simile, la zia lo riprese chiedendomi:- Ti piace? — No zia! Mi fa paura, dove lo hai preso? — E’ il regalo di un mio amico, era un vero porco e ci sapeva fare. Ora ti mostro come si usa. -Lo portò alla bocca per insalivarlo come se gli stesse facendo un pompino, la guardavo divertita:- Tu occupati della mia sorellina. -Questo mi piaceva, mi dedicai subito a slinguare la figa della zia, provava piacere, lo sentivo da come rispondeva alle sollecitazioni dei colpetti che davo al grilletto con la lingua, riuscii a portarla all’orgasmo senza che si introducesse il mostro.Stavo bevendo con gusto i suoi umori che la zia mi spostò:- Adesso ti faccio vedere come mi inforno questa pannocchia. -Appoggiò la grossa cappella del mostro alla sua fessura e fece pressione roteandola nei due sensi per farla entrare, guardavo estasiata come la natura avesse dotato noi donne di un organo così elastico, la sorellina della zia inghiottì la grossa cappella e gran parte della verga, iniziò allora il movimento che farebbe un uomo in possesso di un arnese simile.Spostai la mia attenzione al viso della zia, gradiva molto l’introduzione che si era praticata:- Continua tu…- disse togliendo la mano che impugnava il grosso fallo -…trombami. -Afferrai con entrambe le mani l’arnese e continuai nello stesso modo che aveva iniziato lei:- Brava così… siii. -L’espressione del viso della zia era enigmatico:- Hai un espressione strana zia, ti faccio male? — Ho l’espressione di una troia che sta per godere e sei tu che mi stai chiavando puttana. -Aumentai un poco il ritmo della pompata che la zia gradì:- Siiii… puttanella, ti piace chiavare la zia vero? Ti piace far godere la tua zia troia perché sei una lesbica che non gli piace il cazzo, alla tua zia invece piace tanto il cazzo e anche la figa. — Se ti piace tanto il cazzo godi troia, godi come hai goduto prima quando ti ho leccato la figa. — Siiiii, godo, godono, godooooo…-Urlava il suo godimento mentre io assestavo dei colpi più forti e violenti, la insultavo perché a lei piaceva .- Stai godendo vecchia troia, è la tua nipotina lesbica che ti sta chiavando, ti tromba con il cazzo più grosso del mondo. -Lasciai la presa e mi sedetti sul cazzo finto, sentivo le grosse palle di gomma contro la mia patatina e facevano uno strano effetto, muovendomi continuavo a scopare la zia che gradiva oltremodo quella mia iniziativa, anche perché con la nuova posizione potevo strizzargli le tette come a lei piaceva:- Brava puttanella, non fermarti che sto godendo ancora, chiavami ancora, ancora, più forte aaaaaaah. -Era arrivata alla fine del piacere, si abbandonò sul letto spossata, mi misi al suo fianco senza togliere il mostro dal suo caldo nido.Lo tolse la zia poco dopo, lo mise tra il suo viso e il mio ed insieme lo ripulimmo con la lingua degli umori di cui si era impregnato, leccammo guardandoci negli occhi, la zia fu la prima a parlare:- Hai l’espressione di una puttana che sta facendo un pompino. — La tua espressione invece e quella della puttana che ha appena scopato con il cazzo più grosso mai visto, sei proprio una troia e ti ringrazio di esserlo. -Abbandonò il grosso fallo finto per darmi un lungo bacio dove le nostre lingue potevano trasmettere all’altra il sapore del miele appena ricevuto.Andammo in bagno a sistemarci, avevo ancora sulle cosce le tracce del mio sangue verginale, tornammo a letto ma solo per dormire fino al mattino seguente, quella notte non mi svegliai con i soliti pruriti da placare. –Sandra aveva terminato di confessare la sua iniziazione, l’avevo ascoltata con molta attenzione senza mai interromperla, sul suo viso ora traspariva il timore che io la potessi giudicare negativamente, gli presi le mani nelle mie, non mi guardava negli occhi per non tradire la sua emozione, con voce un poco tremula disse:- Ora mi giudicherai male e non vorrai più vedermi. -La fissai un solo attimo prima di rispondere, in quel piccolo spazio di tempo vidi passare nei suoi occhi mille timori:- E perché? Non mi hai sempre detto di essere lesbica? -Nei suoi occhi stava tornando la luce allegra che a me piaceva molto:- Mi ha dato fastidio quella volta della tua amica Lucia, mentre la zia Sara mi è simpatica e mi piacerebbe conoscerla, poi senti che effetto mi ha fatto il tuo racconto. -Portai le sue mani sul mio uccello in pieno vigore, non le ritrasse e mi accarezzò da sopra i pantaloni ridendo:- Stupido, ma tu lo hai sempre duro? — Sempre purtroppo no, ma se non lo vuoi sentire più duro sai come si fa ad abbassagli le arie. — Questa sera lo meriteresti perché sei stato buono con me, ma è tardi, mio padre vuole che sia a casa per le 11.30. -A malincuore gli lasciai libere le mani per incamminarci verso casa sua.Nel grande atrio del palazzo, al riparo da occhi indiscreti la abbracciai forte per dargli il bacio della buonanotte, la sua bocca accolse subito la mia lingua per ricambiare il piacere di un caldo bacio, anche lei mi abbracciò forte e si strusciava con il bassoventre sul mio uccello duro, le mie mani percorrevano tutta la sua schiena e si fermarono sul culetto sodo, facevo scorrere le dita nel solco provocandogli piccoli brividi, lei non smetteva di strusciarsi e il mio cazzo ne provava grande piacere, gli alzai la gonna per infilare una mano nelle mutande e sentire la morbida calda pelle delle natiche, scesi con la mano fino al punto in cui trovai l’assorbente, risalii nel solco per fermarmi in corrispondenza del buchetto posteriore, mi basto solleticarlo perché Sandra scattasse come una molla per liberarsi delle mie mani:- Se una ti da un dito tu prendi subito tutta la mano. — Non era la mano che volevo, poi il dito lo mettevo io. -Risposi con una battuta ridendo per riavvicinarmi a lei e prendergli di nuovo le mani, anche lei rise alla mia battuta .- Sei proprio scemo. -Stavamo così con le mani nelle mani guardandoci negli occhi e ridavamo, quando la porta che dava sulla strada si aprì ed entrò un uomo distinto in giacca e cravatta, mi squadrò da testa a piedi con sguardo indagatore prima che Sandra lo salutasse:- Ciao papà. -Un brivido mi percorse la schiena, se fosse arrivato un minuto prima chissà che casino sarebbe successo, si avvicinò a noi e interrogò la figlia:- Chi l’è cal sciur chi? – (Chi è quel signore qui?)Il papà di Sandra veniva dalla Brianza ed aveva fatto tutta la gavetta prima di arrivare al posto importante che occupava, non aveva però mai perso l’abitudine di parlare in dialetto:- E’ il mio ragazzo. -Rispose Sandra un poco timidamente prima che intervenissi io:- Buonasera signor Brambilla. – (Ho cambiato il suo vero cognome per ovvi motivi.)Tesi la mano che lui strinse in modo energico:- Se lu l’è un galantom po vegnì in ca per parlac a la mia tusa, se invece l’è un barlafus al po girà subit al larg. – (Se lei è un galantuomo può venire in casa per parlare a mia figlia, se invece è un perditempo può girare subito al largo.)- Le assicuro che ho intenzioni serie. — Se l’è vera al po frequentà ca mia. – (Se è vero può frequentare casa mia.)Si diresse verso la rampa delle scale e richiamò Sandra:- Sandra andem a ca che l’è tardi. – (Sandra andiamo a casa che è tardi.)Mentre lui mi salutava ed io rispondevo, Sandra lo seguì dicendomi:- Vengo a salutarti domani prima della tua partenza. Ciao. -Tornai a casa fischiettando allegramente, era stata una bella serata finita bene.Finisce qui la terza parte delle mie esperienze negli anni 60, la quarta ed ultima parte sarà intitolata “Anni 60 – IV parte – La zia Sara”.
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