Vestita come una studentessa cattolica molto sexy, bussai alla porta. Il padre di Gianna, Mario aprì la porta con uno sguardo stupito e mi invitò ad entrare. I miei capelli biondi erano raccolti in due code di cavallo ai lati, con elastici rossi che erano dello stesso colore del reggiseno che si vedeva sotto la camicetta bianca,trasparente abbondantemente aperta e legata in vita in modo da mostrare il mio decolté e il mio ombelico. Avevo inoltre una gonna di plaid scuro che avevo accorciato molto, calze bianche che mi coprivano fin sopra le ginocchia ed un paio di scarpe nere con tacco alto.Mi ero truccata in modo pesante in modo da sembrare ancora più lasciva. Presumevo di prendere Gianna ed andare immediatamente alla festa di Carnevale. Credo proprio che Mario non si aspettasse di vedermi così vestita. Mario mi spiegò che Gianna aveva avuto dei problemi al lavoro.Mi indicò il telefono per chiamarla e io lo feci. Gianna mi disse che aveva provato a chiamarmi per avvisarmi del suo ritardo e che avrebbe ritardato di un ora.Ero sempre stata attratta dal padre di Gianna, egli era robusto con i capelli brizzolati ed un bel paio di occhi sorridenti azzurri. Ci accomodammo sul divano e cominciammo a parlare in attesa di Gianna. Sua madre era andata via di casa 5 anni prima insieme ad un suo collega di lavoro. Mario mi offrì di cenare con lui, così andammo in cucina; io mi sedetti in attesa che finisse di cucinare. Mi alzai dal mio posto e cominciai ad apparecchiare la tavola, per prendere le posate dovetti piegarmi e quando mi rialzai notai che Mario mi fissava. Avevo dimenticato che indossavo un piccolo perizoma e che probabilmente piegandomi gli avevo mostrato praticamente tutto. Lo fissai notando che il suo volto cambiava colore mentre cercava di scusarsi. Gli risposi che era tutto ok e che così vestita era normale attirare gli sguardi. Mi sorrise annuendo. Aggiunsi che la differenza di età, circa 25 anni non gli vietava certo di trovarmi attraendo e gli confessai anche che avevo sempre avuto un debole per lui. Arrossì nuovamente mentre gli presi una mano tra le mie.”Da quando non hai un appuntamento con una donna?” gli chiesi”tre mesi” rispose”Tu hai bisogno di uscire più spesso ,di divertirti, sfrenarti , svuotarti””Svuotarmi?” balbettò arrossendo, “è già difficile incontrare le donne figuriamoci avere una relazione””Chi ha parlato di relazione, conosco una gran quantità di donne che vorrebbero dormire con un bell’uomo come te solo per divertirti” dissi.”L’avventura di una notte non è quello di cui ho bisogno” replicò.”Io sto parlando di una relazione amichevole basata sul divertimento ed il sesso senza legami” dissi stringendo forte la sua mano “Siamo amici, vero?”Lo baciai dolcemente sulle labbra facendo scivolare una mano sulla patta dei suoi pantaloni. Lui indietreggiò un pò e io lo trattenni per la mano dicendogli che era tutto ok.”Vedi Mario, ti ho desiderato per tanto tempo e so che hai le tue necessità e che mi trovi attraente” gli spiegai “non voglio altro che un po’ di divertimento. Non ho tempo per una relazione e mi piace farlo con chi voglio e quando voglio”.Mario guardandomi mi disse “Tu non puoi avere queste cose da un uomo adulto, soprattutto da me, che ti conosco da quando eri una dodicenne”.”Voglio te, i ragazzi della mia età non vogliono una amica ma una bambola da scopare, tu ed io possiamo anche essere amici” gli dissi slacciandogli la cintura.Lo baciai nuovamente prima di piegarmi sulle ginocchia. Mario accennò qualche reticenza ma una volta che gli tirai fuori il cazzo e lo accolsi nella mia calda bocca, ogni resistenza era vinta. Il suo cazzo era grosso e venoso, lo sentivo crescermi in bocca. Succhiavo la sua cappella gonfia e con la lingua ci giravo intorno, una mano si muoveva sulla sua asta dura. Mi staccai un attimo dal suo cazzo per sorridergli, poi lo ripresi in bocca continuando a succhiare vogliosa. Con la mia mano libera, scostai il perizoma e mi infilai due dita dentro la mia fichetta umida. Sentii le prime gocce di liquido uscirgli dalla capocchia, mi alzai e ,dopo aver fatto cadere il perizoma alle caviglie mi piegai sul tavolo.”Scopami “Senza dire una parola si posizionò dietro di me e fece sprofondare il suo cazzo in un unico movimento dentro di me. Grugnii quando raggiunse il fondo della mia fica. Mi aggrappai ai lati del tavolo mentre mi pompava.Gemevo fragorosamente incitandolo a scoparmi “Fottimi, scopamiiii”Infilai una mano nelle reggiseno e mi pizzicavo i capezzoli. Mario aveva le sue forti mani sui miei fianchi sbattendo il suo cazzo dentro la mia gonfia e bagnata fica. Non mi preoccupavo di godere, volevo solo che lui si svuotasse. La mia testa era in estasi mentre sentivo crescermi dentro l’orgasmo pensando a quanta sborra avesse accumulato dentro di sé. Godetti, tremando e gridando forte, pregandolo di sbattermi ancora più forte. Sentivo i miei umori colarmi lungo le cosce tremanti.Lo sentivo respirare affannosamente. Sapevo che stavo per godere, e volevo gustarmi ogni goccia della sua sborra. Lo feci uscire da me e subito mi inginocchiai per prendere nella mia bocca il suo cazzo ricoperto dei miei umori. La sua capocchia si gonfiò e rilasciò un torrente di sperma nella mia gola. Ingoiai diverse volte cercando di non far uscire niente dalla mia bocca ma non ci riuscii e un po’ di sborra colò ai lati della mai bocca, imbrattandomi il mento ed il petto. Lo ripulii e mi sedetti sui calcagni ancora con la sborra sul mento e sul petto. Lui , con le ginocchia molli, si sedette.”Non immagini quanto avessi bisogno di questo, Pina” Mario animò, “Grazie””Grazie a te” gli risposi leccandomi la sborra dalle labbra “hai un cazzo magnifico, e certamente ne vorrò ancora”. Diedi al suo cazzo un’ultima strizzatina prendendomi le ultime gocce di sborra.Mi alzai e scusandomi andai in bagno per ripulirmi. Riapplicai il rossetto e sorrisi allo specchio. Avevo reso felice Mario e avevo intenzione di continuare fino a che lui ne avesse bisogno. Tornai in cucina e Mario servì la cena. Mangiammo,conversando piacevolmente senza accennare a cosa era successo. Gianna finalmente arrivò e velocemente andò ad indossare il suo vestito da cameriera. Tornò in cucina dove noi stavamo finendo il gelato. Abbracciò suo padre e si scusò con me per avermi fatto aspettare e per avermi fatto sorbire le noiose chiacchiere del padre. Obiettai dicendo che era stato piacevole ed era mia intenzione rifarlo, guardando maliziosamente Mario. Mario ci accompagnò alla porta. Mi girai e lo ringrazia baciandolo su una guancia, lasciandogli un bel segno delle mie labbra.
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