Non riusciva proprio a mandarla giù. Una cosa del genere dalla sua migliore amica non se la sarebbe mai aspettata. Avevano programmato questa vacanza già da diversi mesi, e proprio una settimana prima della partenza l’incontro con quel gruppetto di ragazzi in discoteca. A lei non interessava nessuno del gruppo, “sono degli sfigati” aveva subito pensato; ma la sua amica no, lei era attratta da quel tipo, quello più alto.Ma da qui ad immaginarsi che avrebbe rinunciato al loro viaggio soltanto per passare un fine settimana con lui la strada era lunga. Aveva ancora negli occhi la scena di quando lei, timidamente, cercava di spiegargli il motivo per cui non sarebbe partita con lei. E non riusciva ancora a perdonarla.Ma Laura (19 anni) era una ragazza forte: erano anni che voleva farsi una vacanza a New York, e non sarebbe stato certamente quel contrattempo a fermarla. Sarebbe partita anche da sola. Preparò le valigie, andò all’aeroporto, e nel giro di poche ore si trovava nel centro di Manhattan.Era proprio come se la immaginava: grattacieli altissimi, di cui non riusciva a vedere la cima, luci colorate ovunque, una quantità incredibile di taxi. Visibilmente eccitata arrivò all’albergo, lasciò le valigie al ragazzo, e senza nemmeno vedere la camera cominciò a girare per le vie della metropoli americana. Non riusciva ancora a credere di essere lì, nei posti che aveva visto centinaia di volte in televisione e nei suoi film preferiti, e si era già dimenticata della sua migliore amica e del torto che le aveva fatto.Dopo aver girato per tutto il pomeriggio, cominciò a farsi buio e Laura cominciava a sentire una certa fame. Decise che sarebbe andata a mangiare in uno dei suoi posti preferiti: l’Hard Rock Cafè.Ci mise un paio d’ore a trovarlo. Cominciava ad essere davvero tardi, ma aveva talmente tanta fame ed era così entusiasta di averlo trovato che entrò ed ordinò da mangiare. Passò una magnifica serata, ascoltando la sua musica preferita e mangiando vero cibo americano. Dopo aver mangiato, cominciò a diventare triste: cosa avrebbe fatto due settimane lì da sola?? New York era sì molto bella, ma girare sempre da soli, senza nessuno a cui dire una parola, era una cosa che la buttava giù di morale.Mentre pensava a queste cose, si accorse che in un tavolino lì vicino due ragazzi la stavano fissando: non erano male, ma lei non era dell’umore adatto. Si alzò, pagò il conto e uscì. Appena uscita, si accorse che qualcosa era cambiato: la caotica metropoli era diventata di colpo tranquilla: non c’era un anima in giro, e le sirene della polizia che si sentivano in lontananza mettevano addosso una certa inquietudine. Non aveva più la cognizione del tempo, dal momento che si era dimenticata di spostare il suo orologio con il nuovo fuso orario. Doveva comunque essere molto tardi, e il suo albergo era molto lontano da lì. Si fece coraggio e cominciò a camminare. Dopo pochi passi si accorse di essere seguita: si girò di scatto e vide che i due ragazzi che la fissavano all’Hard Rock Cafè la stavano seguendo. Loro fecero un sorriso rassicurante, ma il suo cuore cominciò a battere all’impazzata. Accelerò il passo, e dopo aver percorso un altro pezzo di strada, si girò per controllare se era ancora inseguita: con stupore si accorse che ora erano in 4 gli inseguitori: ai due ragazzi se ne erano aggiunti altri due di colore. Stava per mettersi a urlare quando uno dei due ragazzi gli chiese “Sei italiana vero?”. Lei rimase stupita. Non si sarebbe certo aspettata di incontrare due italiani la prima sera che si trovava a New York!! Si tranquillizzò e, continuando a camminare, cominciarono ad attaccare discorso. Venne a sapere che i due ragazzi erano a New York per motivi di studio, mentre i due ragazzi di colore erano americani che frequentavano lo stesso loro corso. Chiacchierarono per diversi minuti, poi uno dei due italiani arrivò alla fatidica domanda: “Ti andrebbe di venire a casa nostra?”. Laura rifiutò gentilmente dicendo che era molto stanca, ma non fece in tempo a finire la frase che uno dei due negri le mise una mano sulla bocca. L’altro immediatamente l’afferrò per le gambe, mentre i due italiani tenevano un braccio a testa per evitare che riuscisse a liberarsi. La trascinarono in un violetto buio lì vicino, mentre lei si divincolava come una pazza. Uno dei due negri tirò fuori un coltello, e lo appoggiò alla gola della ragazza. “Guarda che il mio amico non scherza! A New York a quest’ora di notte non puoi contare su nessuno: nessuno ti sente, nessuno ti aiuta. Se solo provi a urlare ti tagliamo la gola senza che nessuno se ne accorga!!”Laura era talmente spaventata che non sarebbe riuscita a urlare comunque, ma quella minaccia servì per rabbonirla ulteriormente. I 4 allentarono la presa, e cominciarono a slacciarsi i pantaloni. In un attimo si ritrovò di fronte alla faccia un enorme uccello nero: non ne aveva mai visti di così grandi.”Prova a succhiare il cazzo del nostro amico!” Non sapeva nemmeno se ci sarebbe entrato nella sua bocca. L’aprì più che poteva, e si infilò tutto il cazzo in bocca. Arrivò a sentire la cappella che le toccava la gola, e questo le procurava conati di vomito. Ma al negro non interessava: cominciò a gemere come un animale mentre le stantuffava in gola il suo uccello, che ad ogni colpo diventava più grosso e più duro. Mentre succhiava si ritrovò nelle mani i cazzi dei due italiani. Era talmente terrorizzata che le sue mani erano immobili. I due ragazzi cominciarono allora a muoverle le mani lungo le loro aste, imprimendole il ritmo giusto. “Forza, puttana, facci vedere cosa sai fare!” In un attimo si era ritrovata come una vera troia con tre cazzi da soddisfare, mentre il quarto osservava la scena menandosi l’uccello da solo. Il negro uscì dalla sua bocca, che a lei ora sembrava essere diventata mostruosamente grande. Cominciarono a spogliarla: i due ragazzi di colore le slacciarono i jeans, le tolsero le scarpe e gli abbassarono i jeans fino alle caviglie, mentre gli altri due gli tolsero la camicetta. Si ritrovava ora con un paio di minuscole mutandine e un reggiseno.La misero a sedere su un bidone, e a turno cominciarono a leccargli la fighetta e il buco del culo. Laura suo malgrado cominciava ad ansimare: ad ogni colpo di lingua sul clitoride il suo corpo sussultava, e questo contribuiva ad eccitare i suoi stupratori.Dopo avergli bagnato per bene tutti e due i buchi, uno dei due ragazzi si sedette in terra. “Infilati sul mio cazzo. Muoviti troietta!!” Lei non potè fare altro che eseguire l’ordine, sebbene l’avesse preso nel culo solo un paio di volte e la cosa non le era nemmeno piaciuta tanto. Il ragazzo si insalivò la punta dell’asta, le spostò su una chiappa le mutandine, e la fece impalare. Con un sussulto il cazzo le entrò nel deretano, e lei si sentiva spaccata in due da quella mazza di carne. Non aveva nemmeno fatto in tempo a rendersi conto di questo che già un negro le si era piazzato di fronte e stava per infilarglielo nella sua fregna, che cominciava a colare umori a tutt’andare. Spostò di lato le mutandine ed entrò con violenza, tanto che lei sentì un dolore fortissimo. Si sentiva una gran puttana, lì, scopata in uno sporco vicolo contro la sua volontà, con 4 cazzi pronti a sfondarla in tutti i suoi buchi. Gli altri due intanto le si erano messi di fianco, e a turno le offrivano la loro mazza da succhiare. “Sei solo una troia di merda, come tutte le donne! Fate sempre le difficili, e poi quando uno vi riempie di cazzo vi si bagna la sorca come una spugna!” Così dicendo il ragazzo le tira via il pene dalla bocca e le sale a cavalcioni sulla faccia “Leccami le palle e il culo puttanella!” Lei si ritrova con il viso piantato tra le gambe di lui, mentre lecca e assapora tutti gli umori.Vanno avanti così per un po’, e lei comincia a sentire i suoi buchi leggermente irritati. Poi la prendono e la appoggiano a pecorina su un bidone dell’immondizia: a turno la prendono tutti, infilandoglielo un po’ nel culo e un po’ nella figa per lubrificarsi le mazze, mentre gli altri tre a turno le infilano il cazzo in bocca. Laura non capisce più niente: non sa più quanti cazzi sta soddisfando. Ad un certo punto un negro la prende per i capelli e la mette in ginocchio davanti a lui: ha l’uccello che è gonfio a dismisura. Lei non vuole che quello sporco negro le schizzi in faccia: le ha sempre fatto schifo la sborra. Ma in quella situazione non può imporre niente. Il negro è lì di fronte a lei, e si mena quell’immensa mazza di carne nera, e, tirandola per i capelli, l’avvicina cosicché lei si ritrova la sua cappella ad un paio di centimetri dalla sua bocca. Lei prova ad allontanarsi, ma lui la tiene stretta per i capelli…”Dai, forza, falle una bella doccia calda!!” Il negro comincia a mugugnare, e avvicina la sua verga al viso della ragazza: all’improvviso uno schizzo impetuoso le colpisce la faccia, poi un altro, e un altro, e un altro ancora. Un occhio comincia a bruciarle: probabilmente gli è entrato dentro un po’ di sperma. Mentre si strofina gli occhi, il negro le schiaffa il cazzo in bocca…”Forza, pompinara, pulisci l’arnese del nostro amichetto!! E mi raccomando…che non ci rimanga una sola goccia di sborra sopra!” E lei è costretta a sopportare anche questa umiliazione: ha la faccia coperta di schizzi bianchi, gli occhi che le bruciano, e con tanta dedizione comincia a leccare quel cazzone per tutta la sua lunghezza, assicurandosi che non rimanga una sola goccia di sperma. Mentre pulisce ad occhi chiusi quella verga con la lingua, sente gli altri tre che commentano in inglese e ridono di lei, senza capire esattamente però quali commenti stiano facendo. Dopo aver finito di pulire il cazzo del negro, ecco presentarsi il secondo, uno dei due italiani. Lui le prende la testa con entrambe le mani e glielo infila tutto in bocca “Voglio che la bevi tutta brutta troia!!” A queste parole lei prova a divincolarsi dalla presa, ma il ragazzo è troppo più forte di lei. Sente il suo uccello che le va avanti e indietro in bocca, sempre più velocemente. Poi il ragazzo comincia a gemere in modo strano, quasi un mugugno… lei capisce che il momento è arrivato, e che deve stare attenta perché rischia di affogarsi. Nel giro di un paio di secondi la sua bocca è riempita di schizzi di sborra calda. Il ragazzo continua a scoparla nella bocca, mentre lei non ha ancora mandato giù una sola goccia. Si sente la lingua e il palato tutto appiccicoso. Il ragazzo le esce dalla bocca…”Allora, fammi un po’ vedere se l’hai bevuta tutta!!”… e le apre la bocca con le mani. Come le apre la bocca, vede che questa è ancora completamente piena di sperma, tanto che tra la lingua e il palato sono presenti dei “fili” di roba bianca che li collegano.”Brutta zoccola!! Non ti piace la mia sborra, eh?? Ma io te la faccio bere lo stesso!!” Le blocca le braccia dietro la schiena, le gira la testa verso l’alto e le tappa il naso. Dopo pochi secondi, per non morire asfissiata, Laura è costretta a mandare giù tutto e a respirare con la bocca. “Brava! Hai visto che era buona, eh??” Lei sta ancora riprendendosi, quando gli ultimi due le si avvicinano per l’umiliazione finale.” Forza bella, tira fuori la lingua!!!” Ormai completamente arresa, Laura apre la bocca e tira fuori la lingua più che può. I due ragazzi, uno a destra e uno a sinistra, le appoggiano la cappelle sulla lingua mentre continuano a menarselo. Riescono a venire quasi simultaneamente. Prima viene l’italiano, coprendogli la lingua e parte della faccia di spruzzi, e poi il negro, la cui sborrata rimarrà per sempre nella mente di lei come una delle più abbondanti che abbia mai visto. Quando quella mazza nera comincia a sborrare, lei perde la cognizione di ogni cosa: diversi schizzi prima sul viso, poi sulla lingua, ed infine un paio di schizzi che lui le spara dritto dritto in gola. Lei si stacca dal ragazzo e comincia a tossire, perché quegli schizzi le sono andati di traverso, e tutta la roba che aveva in faccia e sulla lingua le cade addosso e in terra.I 4 soddisfatti si riallacciano i pantaloni e se ne vanno ridendo, lasciandola lì sola e nuda in quel freddo vicolo. Laura cade stremata al suolo, e tra sé e sé pensa alla sua amica che in quel momento si trova in Italia con il suo ragazzo, e prova per lei una forte invidia.
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