Erano passati mesi da quando l’avevo visto, tre mesi per essere esatto, tre mesi di solitudine e frustrazione emotiva e sessuale, più che altro intensamente sessuale. Tre mesi in cui diventare letteralmente padrona dell’arte della masturbazione e dell’autopiacere. Tre mesi che mi avevano dimostrato quanto non potessi ulteriormente aspettare di vedere di esperimenta io non potessi aspettare di vedere Bruno.Questi erano i pensieri che attraversavano la sonnolenza del mio cervello mentre fissavo l’oblò in fiberglass dell’aereo. Non c’era niente da vedere ad eccezione della bianchezza lanuginosa delle nubi, così non c’era niente che potesse distrarmi dalla mia contemplazione.La riunione era finalmente a portata di mano e sarebbero finiti i tre mesi di celibato. Controllai di nuovo l’orologio, ancora un’ora e mezza di volo. Con un sospiro abbassai la tendina del finestrino ed annidai la testa contro il cuscino che avevo sistemato tra il sedile e la parete dell’aeroplano. Le mie palpebre inesorabilmente di abbassarono, e sonnecchiai…Mi carezzò il viso e mi fissò negli occhi mentre io mi contorcevo sotto di lui. Lo fissai, tutto il bisogno ed il desiderio si rispecchiavano rumorosamente nei miei occhi, ma lui continuò a stuzzicarmi.Alzando le anche sondò la mia micia solo con la testa del cazzo ed io, nella mia condizione di sensibilità, lo sentivo scivolare sul mio clitoride. Mi inarcai ulteriormente contro lui, cercando di succhiarlo in me, desideravo tanto una penetrazione che pensai che sarei morta.Anche se sapevo che lui lo voleva come me, si trattenne ancora. “Solo un secondo”, disse, “Debbo assicurarmi che tu sia sufficientemente bagnata.” Poi la sua bocca era su di me, la sua lingua penetrava la mia bocca aggressivamente. I miei occhi erano chiusi, la mia vagava, ma potevo sentire la sua mano scivolare tra i nostri due corpi sudati, muoversi nel mio cespuglio umido e far scivolare lentamente un dito sul mio clitoride e giù nella fessura delle scivolose labbra della fica. Spinse il dito dentro di me, fino all’ultima nocca, e lo ruotò.”Oh Dio…” Mi lamentai “Per favore…” La sua mano lasciò la mia fica bagnata e scivolò su tra i nostri torsi lasciando su una striscia appiccicosa sul mio addome. Si posò su di un seno pesante e pizzicò rudemente il capezzolo. Io ansai.”Per favore…?” disse.”Per favore… ” Ripetei. Non potevo più resistere al suo stuzzicare. Le mie mani strusciarono sulla sua schiena fino al culo, afferrandolo ferocemente. Lui mi obbligò a riposizionarmi ponendo la testa dell’uccello all’ingresso della micia, annidando la punta calda fra le mie labbra ancora più calde. Tentai di tirare le sue anche contro di me volendo sentire la propagazione familiare della sua grossa verga nel mio buco. Ma anche se credo di essere una donna forte, lui è un uomo ancora più forte. Le sue natiche si contrassero con forza nelle mie mani e lui rimase bilanciato appena fuori della mia fica palpitante.”Per favore… cosa?” chiese.”Per favore… fottimi ora!” Singhiozzai, le parole mi uscivano come lacrime.Non parlavo mai molto quando facevo sesso e lui non era mai molto insistente nel sentirmi esprimere i miei desideri carnali. Ma questa volta sembrava aver bisogno di verificare quanto avevo bisogno di lui: disperatamente.Senza replicare schiacciò le sue labbra ancora una volta contro di me e la tensione del suo culo sotto le mie mani cessò improvvisamente mentre lui affondava dentro di me. Letteralmente affondò. Il suo cazzo era così grosso che anche con la mia relativamente spaziosa micia, la prima volta che mi penetrò ne provocò lo stiramento, il suo pene letteralmente spinse le pareti della fica in posizioni mai assunte e la sensazione, prolungata per tutto questo tempo, era tanto dannatamente bella che pensai che sarei svenuta. Oh, se solamente potessi avere quello spinta, più e più volte ogni volta.Lui cominciò lentamente, spingendosi contro di me, il suo cazzo che scivolava fuori e dentro ritmicamente, riempiendo alternativamente e vuotando la mia micia, inseriva ancora una volta la sua considerevole verga ed il piacere tormentoso procurò rapidamente il formicolio familiare del mio orgasmo imminente. Sento sempre i miei orgasmi in anticipo e godo del loro prepararsi prima della liberazione. Ma questa volta quando lo sentii cominciare, mi trasformai in una donna selvaggia, afferrando e abbracciando Bruno come un’indemoniata, le mie anche inarcate contro le sue per aumentare i colpi della sua pelvi contro il mio clitoride dolorante. E ciò mi rendeva solo più pazza, più disperata.Bruno rispose alla mia frenesia aumentando il ritmo, affondando e prelevando con più forza, sbattendo e scuotendo, fottendomi con sempre maggior velocità e forza. Eravamo ambedue fuori controllo e tesi uno contro l’altro, comprendendo che l’orgasmo si avvicinava. Gli ultimi due anni ci eravamo accordati come due strumenti mentre “giocavamo” l’uno con l’un l’altro. La mia melodia: crescendo, crescendo, crescendo… forte! Venni dannatamente, il mio corpo si irrigidì, il respiro mi si fermò in gola, solo piagnucolii appena udibili, di piacere, uno staccato al ritmo dei nostri corpi. E mentre venivo, la mia fica spasimava con forza intorno alla sua verga martellante spremendogliela, incoraggiandolo e lui con alcuni grugniti e spinte, rispose con la sua armonia: un lamento di un timbro più profondo, lungo, con il suo sperma che si spandeva dentro di me come un suono di cembali, forte poi più morbido, più morbido, più morbido… per diventare silenzioso come una sinfonia che andava alla sua conclusione. I nostri corpi ed i nostri respiri andavano in decrescendo, decrescendo, decrescendo… pianissimo.Faceva caldo nella stanza, i nostri corpi erano lucenti di sudore. Ma dopo che si fu tolto da me, mi strinse a se, ignorando il nostro calore appiccicoso.Condividemmo un momento di languoroso silenzio, poi “Sto per perderti.”Mi girai verso di lui, vidi la sincerità nei suoi occhi e lo baciai piano.”Anche tu mi mancherai. Ti amo troppo…””Anch’io ti amo.”Ci coccolammo a lungo, poi cominciò il processo doloroso dei bagagli…Una scossa di turbolenza mi svegliò, battei le palpebre e mi accorsi di essermi accoccolata contro il finestrino.Un braccio era sceso al mio grembo ed il palmo della mano era pigiato nella fessura tra le mie gambe.Arrossii ricordando che le donne non hanno orgasmi in sogno a meno che non ci sia una stimolazione fisica. Annusai e sentii un chiaro odore di stimolazione intorno a me.Oh Dio, alzai la testa dal cuscino e sollevai il collo per sbirciare verso il passeggero seduto sull’altro sedile, separato da me da un a poltrona vuota. L’uomo era piuttosto giovane, e di bell’aspetto… e mi fissava intensamente.Tentai di non arrossire furiosamente, dopo tutto non sapevo quanto delle mie attività erano visibili, o quanto di quelle attività avesse notato.Distolsi rapidamente gli occhi e cominciai a drizzarmi. Tolsi braccio e mano da tra le mie, mi ravvivai i capelli ed accarezzai il vestito sciupato, poi mi alzai e mi schiarii la gola mentre indicavo al mio vicino la mia necessità di passare. Lui rapidamente, quasi troppo rapidamente, si alzò dal suo posto e si mise nello stretto corridoio per darmi spazio. Passai goffamente ad occhi bassi e mentre scivolavo nel corridoio non potei fare a meno di notare un qualcosa nei suoi pantaloni larghi, sarebbe meglio dire una grossa protuberanza nei suoi pantaloni.Borbottai un breve grazie e mi affrettai ai bagni in miniatura nel retro dell’aereo. Scivolai in un box non occupata, misi il segnale di occupato e mi sedetti sulla toeletta.Qualche attimo più tardi fui presa da un’irrefrenabile voglia di ridere, mi dovevo stringere i fianchi doloranti sotto la spinta della risata. Non sapevo se il mio vicino mi aveva visto masturbarmi sino all’orgasmo, poteva semplicemente aver sentito l’odore del mio calore. Bruno mi aveva detto spesso che quando ero eccitata era evidente. Sperai che si fosse appagato.Passai alcuni minuti a mettermi in ordine, ad orinare con molto sollievo ed ad asciugare dei succhi estremamente copiosi di un altro genere dalla mia micia bagnata, aggiustandomi i vestiti, pettinandomi i capelli e schizzandomi dell’acqua fredda sulla faccia. Dopo mi sentii di nuovo umana, calma e composta, estremamente rilassata.Quasi fischiettavo ritornando al mio posto e fui anche capace di sorridere piacevolmente al mio vicino, ed alla sua erezione ancora evidente. Mi allacciai la cintura e mi preparai all’ultima parte del volo che, per il mio orologio, sarebbe stato solo di una mezz’ora.Finii il volo come l’avevo iniziato: fissando fuori dal finestrino, i miei pensieri rivolti all’imminente incontro con Bruno, ora mancavano solo pochi minuti. L’uomo vicino a me fece alcun tentativo a comunicare con me e la cosa non mi dispiaceva, troppo impressionante era stata la sua erezione ed io volevo solo pensare a Bruno.Dopo poco i viaggiatori stavano aspettando per scendere dall’aereo. Sorrisi un’ultima volta al mio vicino e lo sopravanzai impaziente di sbarcare dall’aereo. Ho lasciato l’aereo e ho imboccato il lungo tunnel che portava all’uscita, davanti a me vedevo contro la luminosità dell’apertura le teste dei passeggeri, ad ogni passo la luce si ingrandiva ed alcune brillanti facce ansiose di salutare, amici, famigliari ed innamorati (non potevo fare a meno di sorridere) divennero visibili. Ad ogni passo la mia eccitazione aumentava e mille domande si accalcavano nella mia testa.Come l’avrei visto? Come mi avrebbe vista? Come ci saremmo salutati? Avrei dovuto saltargli al collo o lasciarlo fare a lui? Sarebbe stato freddo o eccitato? Mi amava ancora? Il tunnel sbucò nel salone arrivi ed io mi trovai insieme al resto della folla all’aperto. C’erano persone dappertutto, che spingevano, esclamavano abbracciandosi gioiosamente, piangevano ed alcuni si baciavano appassionatamente. Io cercai una faccia familiare. La folla cominciava a diminuire avviandosi verso il ritiro bagagli. Alla fine rimasi sola con la delusione che pesava come piombo sul mio petto. Lui non c’era.Era bloccato nel traffico; si era dimenticato del volo; era vittima di un incidente orribile; stava comprando fiori all’ultimo minuto; era… era…Dovunque fosse non era lì. Sospirai avviandomi a fatica verso il ritiro bagagli, i miei occhi vagavano ancora nella notte dell’aeroporto alla ricerca di lui. Nulla. Digrignai i denti quando sorpassai una coppia attorcigliata appassionatamente come statue di una fontana. Disgustoso. Ci dovrebbero essere leggi contro quel genere di cose. Quella donna avrei dovuto essere io!Guardai il viso dell’uomo e vidi che si trattava del mio vicino di poltrona sull’aereo Non ne sono sicura ma mi parve che mi sorridesse furbescamente e ridacchiasse mentre io pensavo a quello che la sua ragazza avrebbe ricevuto più tardi.Al ritiro bagagli presi le mie due borse e cercai una panchina solitaria. Lasciai cadere le borse e mi lasciai cadere, il mento nelle mani e continuai ad osservare la folla che diminuiva; sperando, ma non aspettandomi, di distinguere la sua faccia.Improvvisamente accadde. Il suo sguardo mi fece fermare quasi il cuore. Vidi lo sguardo ansioso, come quello che era stato dipinto sulla mia faccia per molti minuti. Lui si scagliò attraverso la folla, la testa alta, gli occhi che saettavano. Per me. Mi stava cercando. Gli ero mancata. Chiaramente.Mi abbeverai alla sua vista prima che lui mi vedesse. Dimentico sempre quanto è alto, ma lui domina le persone intorno a lui. Sembrava anche più alto nella sua uniforme bianca ed inamidata della Marina militare, il cuore cominciò a battere all’impazzata a quella vista. Chiunque abbia reso popolare la frase “Io amo un uomo in uniforme!” non stava scherzando. Forse era la sua autorità o solo la virilità, ma io fui eccitata al massimo.Gli carezzai le larghe spalle, il torace potente, le braccia forti, la vita e le gambe lunghe con gli occhi. Era un animale goffo, pensai, ma era il mio animale.Mi alzai dal mio sedile ed in quel momento lui guardò verso di me ed incrociò i miei occhi. Ci avvicinammo, silenziosamente, disperatamente precipitammo l’uno nelle braccia dell’altro. Non ci baciammo, solo un lungo, stringente abbraccio. Seppellii la mia faccia contro il suo torace, lui mi carezzò i capelli, e la vita era di nuovo buona con me.Quando finalmente ci lasciammo ci rendemmo conto per un momento della nostra goffaggine.Ci scambiammo notizie sul volo mentre lui raccoglieva la più pesante delle due borse ed io prendevo l’altra.Ci dirigemmo quietamente fuori del terminal ed andammo al parcheggio, non dicendo più nulla finché non entrammo nell’ascensore.Una volta dentro, tuttavia, la mia calma scomparve, lasciai cadere la mia borsa,lo attirai a me e bisbigliai “Baciami, Bruno, mi sei tanto mancato… ” Senza alcun preambolo lui mi strinse nelle sue braccio e mi baciò con forza, la sua lingua che immediatamente scavava nella mia bocca. Il suo braccio mi stringeva ed io mi schiacciai sempre più contro di lui finché non sentii una durezza rigida contro il mio ombelico. Mi entusiasmò sapere che gli provocavo questo, che ispiravo questa eccitazione in lui con la mia sola presenza.Agganciai le mie anche contro di lui e lui si spinse ancora di più contro di me, un lamento scappò dalla sua gola.Ci saremmo spogliati lì, ma il forte DING dell’ascensore ci avvisò che si era fermato e che le porte si aprivano. Per fortuna non c’era nessuno fuori a testimoniare della nostra agitazione. Ci separammo di malavoglia, prendemmo le borse ed andammo alla sua macchina.Parlammo del più e del meno mentre ci dirigevamo al motel, tuttavia scoprii il grande piacere di stuzzicarlo col mio tocco. La sua macchina non era automatica così le sue mani erano occupate alla guida. Ma io non avevo tali restrizioni. Feci correre amorevolmente le dita tra i suoi capelli, gli strofinai il retro del collo, poi feci scivolare la mano giù al suo braccio. Strinsi la sua mano quando cambiò marcia e poi la lasciai sulla sua coscia. Di quando in quando la macchina sobbalzava e la mia mano poteva ‘accidentalmente’ scivolare in giù più lontano sulla sua coscia, rimanendo un po’ sulla superficie interna. Un’altra scossa e la mia mano si spostò all’interno, fino a che il mio palmò non sentì la durezza sotto la stoffa tra le sue gambe.Così innocente, così non intenzionale; guardavamo fuori dal parabrezza, lui il traffico, io il paesaggio. Ma io capii che lui stava chiedendosi fino a dove sarebbe arrivata la mia mano sinistra.Ci fermammo ad un semaforo e ricominciò. Quando si spostò per ingranare la marcia sentii il movimento dei suoi muscoli sulla mia mano sull’interno della sua coscia. La sua forza mi eccitò e suscitò immagini deliziose della sua forza applicata ad un scopo più erotico. I miei pensieri segreti diressero le mie azioni e quando ritorno al volante io portai la mia mano ad accarezzare la sua erezione, non eccessivamente grossa ma forte come il resto di lui. Lo strinsi con forza. Il suo corpo si tese e sentii il suo fiato sibilare. Non disse niente mentre io stringevo di nuovo, poi graffiai leggermente sulla stoffa con le unghie.Lo stuzzicai lentamente, la promessa dell’estasi che c’era sotto la stoffa era più di quanto potessi sopportare. Canticchiai sottovoce mentre toccavo abilmente la sua chiusura lampo e la tiravo giù lentamente. Entrai nella patta e carezzai il cazzo attraverso un strato in meno di vestiti, le sue mutande disperdevano il calore della sua pelle sulla mia mano ansiosa.Bruno si era sempre lamentato della forma delle mutande da uomo, particolarmente lo irritava l’apertura anteriore. “Che senso ha infilarci il pene e tirarlo fuori quando puoi tirarci sotto la cintura?” Normalmente aveva ragione. Adesso io benedissi quell’apertura mentre la mia mano affondava nella sua biancheria intima e si chiudeva intorno all’asta spingendola contro la sua pancia.Guardai in su per sbirciare la sua reazione e fu ricompensata. I suoi occhi fissavano davanti a se, intenti alla guida, ma la mascella era stretta e le narici vibravano sotto la sua respirazione accelerata. Le nocche sul volante erano bianche per la tensione.Il mio cuore fece un tonfo per l’eccitazione mentre io gli carezzavo l’uccello, la sua sensazione di mi faceva impazzire di desiderio mentre dicevo. “Lo voglio, lo voglio disperatamente!”La sua mascella si schiuse e si spostò avanti ed indietro come se volesse liberarsi di qualche cosa e poi alla fine rispose, “Gesù, Orietta…” Sentii lo sforzo nella voce. “Sai che non potrò stare con te quando arriveremo là…” Si riferiva al fatto che doveva ritornare a “scuola” e studiare per l’esame, cosa che già sapevo quando avevo comprato il biglietto per il viaggio ed ero maledettamente sicura che era la stessa cosa per lui! Tornai a stringere il suo cazzo e lentamente feci correre la parte morbida del pollice sulla fessura, schiacciai e strofinai lentamente. Sentivo il liquido pre seminale rendere scivoloso il mio pollice e questo aumentò la mia eccitazione. “Quindi?” dissi con la mia voce migliore. La sua asprezza era tale che mi sorprese un po’.Bruno non mi guardò, si limitò a digrignare i denti ed afferrò disperatamente il volante. La macchina stava andando a tutta velocità, così veloce che mi chiesi se avesse schiacciato l’acceleratore fino al pavimento. Alla fine trovò una risposta, “Ebbene… dannazione non eccitarmi così!” quasi gridò.Ah. Così ora io avevo il controllo. Ricordai una circostanza simile nel passato ma ora i ruoli erano invertiti. Di nuovo sentii il brivido del potere. Stavo quasi per dire qualche cosa d’altro quando, con un grugnito girò improvvisamente e sgommando lasciò la strada. Guardai dal fuori dal finestrino e vidi che eravamo arrivati al parcheggio del motel. Awww…Quando parcheggiò tolsi la mano dalla sua patta con riluttanza e tormento. Lui mi fissò silenziosamente con occhi di fuoco mentre sfibbiava la cintura di sicurezza e faceva la mossa di uscire. Invece passò sopra il cambio, venne dalla mia parte e si incollò alla mia bocca. Le sue mani scivolarono sui miei fianchi ed accarezzarono a lungo rudemente i miei seni attraverso la camicia mentre mi baciava. Io ero in paradiso. Parte del piacere di avere il controllo su lui era provocarlo. Pensando a come mi avrebbe ripagato tardi rese gocciolante la mia fica.Alla fine mi lasciò, anelando e ghignando (tutti e due!) per andare a registrarsi alla reception del motel. Mentre lo guardavo allontanarsi dalla macchina, ammirai il suo culo ed una tremenda erezione, ed io sogghignai di nuovo. Un’altra cosa che mi piaceva di Bruno era che non aveva mai vergogna se le persone notavano quanto fosse eccitato. Mentre aspettavo lasciai cadere una mano tra le mie gambe per accarezzare delicatamente il mio monte sotto le mutandine bagnate. Avrei voluto lasciarle cadere e provocarmi orgasmi a ripetizione; o meglio ancora, saltare addosso a Bruno appena fosse ritornato in macchina, ma decisi di prolungare l’agonia. Quando sarei venuta, decisi, sarebbe stato col suo cazzo dentro di me. Non c’era modo migliore.Per il lettore: probabilmente ti starai chiedendo, dopo queste numerose pagine di introduzione, dove è il sesso! A questo punto avevo potuto solamente gustare quello che sarebbe venuto poi. Il bel orgasmo sull’aereo e i giochetti col cazzo dall’aeroporto, non erano molto e, nel tragitto dal parcheggio alla nostra stanza, il mio cervello annebbiato dal sesso lottava per conciliare il mio desiderio di una buona chiavata e la necessità di aspettare finché Bruno non potesse ritornare da me più tardi.Bruno appoggiò il mio bagaglio davanti alla porta della nostra stanza e l’aprì, poi introdusse i bagagli ma, prima che potessi entrare, mi circondò con un braccio; io balbettai incoerentemente e lui mi acquietò con un bacio rapido e morbido. “So che non è la nostra luna di miele, ma è il meglio che si potesse fare” disse. Era troppo per me, non sapevo se venire o piangere. Quello che feci fu lasciare che Bruno mi alzasse facendomi passare la porta e mettendomi poi giù delicatamente, dopo di che allacciai le braccia intorno al suo collo e spinsi la porta chiudendola con un calcio ed imprigionandolo contro la porta. Mi tuffai al suo collo, le mie labbra e la mia lingua si annidarono alla base della sua gola. Succhiai e leccai pazzamente mentre le mie mani rapidamente aprivano la cintura alla sua vita. Prima che potesse obiettare gli abbassai i pantaloni e portai all’aperto la sua verga rigida. Era grossa e rossa ed assolutamente bellissima tra i nostri corpi, ed io non volevo altro che farmene riempire la fica dolorante e cavalcarla fino a morirne di piacere.Malinconicamente questo avrebbe dovuto avvenire; Bruno aveva cominciato a recuperare a sufficienza per tentare di fermarmi, borbottava qualche cosa di inintelligibile sul fatto di dover tornare in aula. Gli chiusi la bocca con una mano e gli accarezzai il cazzo teso con l’altra mentre gli spiegavo la situazione: “Bruno, non posso essere così crudele da farti tornare al tuo studio in questo stato” e gli carezzai delicatamente l’asta “Se non facciamo qualche cosa fallirai la tua prova domani.” Tolsi la mano dalla sua bocca e caddi sulle ginocchia, ora i miei occhi erano a livello del suo cazzo glorioso. “Inoltre”, gli dissi mentre il mio alito lo carezza “ci prenderà solo un minuto.” Mi aspettavo effettivamente che lui sparasse velocemente come un missile della Marina militare.Dopo tutto era stato sottoposto a tre mesi di attesa ed a molti, molti minuti di stuzzicare. Finalmente, era il mio momento, chiusi le labbra sulla sua cappella e succhiai.Quando la mia bocca sommerse la testa della sua verga, le obiezioni di Bruno cessarono e cominciò a lamentarsi. Evidentemente aveva visto la saggezza nei miei argomenti irrefutabili. Le sue mani trovarono i miei capelli e mi scompigliarono i ricci di seta, usandoli per tirare la mia testa ulteriormente sul suo inguine. Da parte mia lo gratificai con la finezza che di solito esibisco quando gli faccio i pompini. Il mio scopo questa volta doveva essere di succhiarlo il più rapidamente possibile. Senza preambolo ingoiai l’intera lunghezza della sua asta alloggiandola fermamente in fondo alla mia gola e succhiandola con la gola. Le guance erano incavate e la mia lingua correva la parte inferiore del suo cazzo strofinando su e giù. Bruno divenne selvaggio e con le mani sempre nei miei capelli cominciò a spingere le anche contro di me fottendo rapidamente la mia bocca.Caro lettore, mi piacerebbe proseguire a lungo con questa descrizione, ma non stavo scherzando parlando di missile, pochi minuti e Bruno stava sparando nella mia gola la quantità di sperma immagazzinato in tre mesi, ed io ne stavo ingoiando diligentemente ogni grammo come se sull’aereo non mi fossi alimentata. Ma poiché il suo cazzo era bloccato in fondo alla mia gola non ne potei sentire il sapore.Mentre lui era occupato riempirmi la gola col suo sperma caldo, io lo guardai e questa era sicuramente la migliore ricompensa che potessi avere in quelle circostanze. Ogniqualvolta non posso venire, mi piace guardarlo. Per me il piacere riflesso nella sua faccia è una delle più belle cose del mondo. Lui non emise un suono, non lo fa mai quando ha l’orgasmo.Trattenne il respiro e strinse ermeticamente gli occhi mentre la sua faccia divenne rosso brillante e altalenò la testa avanti ed indietro; sembrava un bambino appena venuto al mondo.Quando alla fine smise di venire, lo rilasciai dolcemente dalla bocca. Bruno finalmente si permise di respirare esplosivamente, il suo corpo rabbrividì un’ultima volta e la sua testa andò a sbattere contro la porta alle sue spalle. La sua presa violenta sui miei capelli si allentò e lui mi carezzò la testa con gentilezza infinita e gratitudine mentre io leccavo il suo pene in contrazione pulendolo con colpi amorosi. Glielo rinfilai nelle mutande come se io stessi riponendo un bambino.Sapevo che si sarebbe svegliato più tardi per essere alimentato di nuovo. Con un tocco gentile lo riposi e vi carezzai sopra le mutande, poi mi alzai.Quando fui completamente eretta, lo fissai: l’amore che vidi mi avrebbe fermato il cuore. Il mio cuore non si fermò, ma il mio amore per quell’uomo mi stava sopraffacendo e mi fece venire le lacrime agli occhi. Una gocciolina salata rigò la mia guancia. Bruno baciò la mia fronte e mi tirò a lui in un tenero abbraccio, ci tenemmo l’un l’altro così per un lungo momento. “Ti amo”, disse. “Anch’io ti amo” dissi. Era un cliché, ma vero.Mi allontanai da lui ed assistetti al rito dell’infilare i pantaloni regolamentari della Marina militare. Avevo ingoiato così coscienziosamente il suo sperma che non una goccia aveva sporcato il loro candido iniziale. L’unica macchia sull’altrimenti immacolata uniforme era dell’umidità, localizzata approssimativamente sul suo cuore dove alcune delle mie lacrime avevano bagnato la sua camicia. Lui seguì il mio sguardo, poi il danno e mi sorrise. “Asciugherà” disse. Lui mi baciò un’ultima volta, la promessa di ritornare fra poche ore ed uscì chiudendosi con calma le porte dietro le spalle.Da quando mi aveva portato nella stanza a quando chiuse la porta dietro di se erano passati meno di dieci minuti. Ed io già stavo aspettando tetramente le prossime ore, ed impazientemente il suo ritorno. La mia micia frustrata pulsava per il bisogno negato, ma il processo dell’orgasmo era iniziato, avevo sentito il sapore della sborra, ma avevo fame di qualche cosa di più!Attesa 2Immediatamente dopo che Bruno se ne fu andato, io decisi coraggiosamente di tenermi occupata fino al suo ritorno e per la durata di circa cinque minuti, che era il tempo necessario per spogliarmi, mi sembrò una buona idea. Ma meno di dieci minuti dopo che se n’era andato via, mi trovai seduta ai piedi del letto, a fissare lo schermo della televisione di fronte a me, chiedendomi cosa fare.La nebbia sessuale nel mio cervello non mi faceva andare oltre il trasferire la mia roba dalle borse ai cassetti, e c’era così poco a cui potessi pensare che non coinvolgesse il masturbarsi scioccamente. Stavo letteralmente male per il desiderio represso di essere fottuta e la mia micia stava pulsando per protesta. Ma come liberazione io chiedevo semplicemente che il mio appetito fosse soddisfatto dal caldo cazzo di Bruno e il pensiero di essere soddisfatta dalle mie dita, bene, era insoddisfacente. Ero determinata ad aspettare ed ero sicura che sarei stata ricompensata.Comunque, quello non risolse il problema presente di come occupare il tempo. Alla fine emisi un grosso sospiro e presi nella borsa il libro che stavo leggendo in aereo, mi buttai sul letto a pancia in giù e tentai di interessarmi alla trama.Per un po’ sembrò funzionare, il libro era un giallo che avevo comprato all’aeroporto prima di partire, scritto da un autore che non avevo mai sentito. Non scriveva male, la storia abbastanza interessante e solamente con uno sforzo monumentale riuscivo a rivolgere l’attenzione dalla mia micia pulsante al libro.Comunque, alcune pagine più tardi il libro spense le mie buone intenzioni come acqua. A pagina 134 l’eroe, Jack, era stretto in un abbraccio appassionato con l’eroina, Darlene. A quel punto per metà sperai, e per metà non sperai, che Jack entrasse nei pantaloni di Darlene. Una parte di me sapeva istintivamente che la scena non avrebbe aiutato il mio stato agitato, e l’altra parte di me parlava a bassa voce vili suggerimenti a Jack. “Fottila, Jack. Buttala sul pavimento, falle a brandelli le mutande e ficcaglielo dentro!” Ero quasi imbarazzata per la mia dissolutezza, ma avevo accettato da tempo il fatto che più eccitata ero, più la mia mente pensava sporco. Ed in quel momento ero dannatamente eccitata. A pagina 135, Jack era occupato con la micia di Darlene e la povera Darlene mordeva il dorso della mano per evitare di lamentarsi. A pagina 136 Darlene ringhiava ed afferrava Jack per le orecchie, chiedendogli di chiavarla completamente. Jack, essendo un vero uomo a pagina 137 cominciava a spingere la verga contro la fica fumante di Darlene. L’autore però era un rompi palle e impiegava tutto il resto di pagina 137 in un’analisi completa dei pensieri e dei sentimenti dei due, completa di intrighi ed intenzioni meno che onorevoli. Poi finalmente a pagina 138 Jack infilava il cazzo nella fessura affamata di Darlene.Da pagina 138 a pagina 140, Jack fotteva Darlene, copriva la sua forma magra e muoveva l’uccello dentro e fuori di lei, mentre lei avvolgeva le gambe intorno a lui e gridava “Di più! Di più!” Dalla 140 alla 143, Darlene lo cavalcava infilzandosi profondamente sulla sua verga, mentre lui le accarezzava alternativamente il culo, le tette ed il clitoride. Darlene gridava, “Di più, Jack di più!” Dalla 143 alla 145, Jack la prendeva da dietro sballottandola ad ogni spinta e le maneggiava il culo mentre lei balbettava, “M-m-m-più! M-m-m-più!” In fondo a pagina 145, Jack estraeva il cazzo dalla fica scivolosa e la girava.Finalmente a pagina 147 l’Erculeo Jack digrignava i denti e grugniva virilmente mentre il suo sperma caldo si versava nella micia di Darlene.Tutta la performance occupava un totale di 13 pagine bollenti durante le quali Jack portava Darlene ad un record sbalorditivo di 6 orgasmi.Io invece non ne avevo avuti, salvo quello sull’aereo, ed alla fine della scena di sesso del libro, mi trovai a spingere le anche nel letto, con una parte della coperta arrotolata contro la micia. Il libro mi cadde dalle mani mentre praticamente strappavo la coperta dal letto, spinsi la fica contro la coperta pigiandovi contro il clitoride, dondolando indietro ed avanti sul piccolo grumo di biancheria del letto, finché sentii chiaramente mio orgasmo salire dalla mia pelvi ed iniziare a strisciare fuori. Il piacere era doloroso! Un altro secondo, solo un altro secondo e sarebbe esploso dentro di me…! Ma mi fermai, volteggiai sull’orlo, tutto il mio corpo si scuoteva, il sudore si formava a perline sulla mia fronte.L’estasi intensa regredì di malavoglia, come se stesse guardandomi scuotendo la testa, sapendo che sarebbe stato meglio se avessi proseguito solo per un po’. Espirai e crollai sul letto. Le mani gradualmente si schiusero abbandonando la coperta. Rotolai su di me e fissai il soffitto.Mi piaceva farlo, uno dei trucchi che avevo imparato negli ultimi tre mesi era portarsi molto vicino all’orlo dell’orgasmo e poi improvvisamente fermarmi. Arrivare là ed essere là, era praticamente come la liberazione stessa, ma mi faceva contorcere a lungo. Qualche volta mi fermavo tre o quattro volte, poi permettevo all’onda di piacere puro sopraffarmi.Questa volta avevo disperatamente bisogno di piacere, ma volevo risparmiare per più tardi il meglio. Di conseguenza mi sentivo meglio e peggio, ed ero incredibilmente eccitata.Mentre scendevo, centimetro dopo centimetro, dalla collina del desiderio, divenni spiacevolmente consapevole dell’umidità del mio vestito, bagnata dalla mia sudata. Mi sentivo appiccicosa, mi sentivo puzzolente e decise di fare una doccia, sarei stata pulita quando Bruno sarebbe ritorno e forse mi sarei anche raffreddata un poco. Bene.Entrai nella doccia con l’acqua moderatamente calda ed a lungo mi limitai a lasciare che l’acqua scivolasse su di me, poi mi mossi dallo spruzzo, presi un pezzo di sapone e cominciai ad insaponarmi il corpo.Questo era un errore, per due ragioni. La prima, le mie mani che scivolavano sulla pelle sensibile del mio corpo mi facevano sentire dannatamente bene. Singhiozzai mentre insaponavo i peli tra le mie gambe e mossi una mano insaponata tra le labbra della fica. Rabbrividii mentre mi insaponavo lo stomaco ed i seni, le unghie raschiava nello strato di sapone scivoloso e tittilavano i capezzoli. Mi morsi un labbro mentre insaponavo le chiappe del mio culo e gemetti quando spinsi un dito scivoloso nel mio buco.La seconda ragione era il sapone. Era un sapone profumato ed odorava di sandalo. Avevo portato apposta quel sapone con me perché il profumo di sandalo agisce su di me. Il sandalo è il mio profumo sessuale personale, sembra; ha un effetto esagerato e inspiegabile sulla mia libidine.Mi eccita. E quando il ricco profumo balsamico si diffuse dalla saponetta nelle mie mani e dalla schiuma sul mio corpo, il desiderio cominciò a crescere dentro di me.Quindi, con la stimolazione combinata del mio accarezzarmi e del profumo eccitante di sandalo, non c’è da stupirsi se un’immagine tormentosamente erotica cominciò ad assaltare la mia mente annebbiata dalla concupiscenza sotto la doccia calda. I miei occhi si chiusero, io mi appoggiai indifesa contro il muro della doccia ed i miei moti mi portarono inesorabilmente, lentamente, in un sogno erotico, scivolai fino a sedermi sul pavimento. La testa appoggiata al muro ed il vapore che mi circondava come un sudario, il ruscello d’acqua che batteva il mio corpo ed io mi cedetti alla fantasia…Bruno ed io giocavamo nella doccia, erano i primi giorni della nostra relazione, quando noi stavamo cominciando ad esplorarci sessualmente l’un l’altro. Una volta, mentre lo insaponavo, gli dissi di chiudere gli occhi e, mentre lo pulivo, focalizzasse tutta la sua attenzione a come lo toccavo. La mia intenzione era di elevare ed intensificare le sue percezioni ed iniziare ad entrare in sintonia con lui. Lui fu subito d’accordo e chiuse gli occhi. Con le mani insaponate gli toccai delicatamente il torace poi allargai le dita; gli massaggiai col sapone i pettorali lasciando che i pollici disegnassero piccoli cerchi intorno ai capezzoli che si irrigidivano, raschiandoli delicatamente con le unghie. Continuai a muovere le mani e lentamente scesi allo stomaco. Mi fermai quando giunsi al livello delle sue anche e gli misi le mani sui fianchi insaponandogli le braccia. Con lentezza tormentosa feci scivolare le mie braccia intorno a lui insaponandogli la schiena. Mentre le mie mani si avvicinavano alla sua spina dorsale, il mio corpo gli si avvicinava sempre più.Mentre lo facevo tentavo di entrare in sintonia con lui immaginando le sensazioni che doveva sentire. Immaginai che potesse sentire il mio calore mentre mi avvicinavo, era in attesa che la mia carne toccasse la sua ed i suoi sensi erano tesi in attesa di quel contatto. I capezzoli puntuti dei miei seni alla fine lo toccarono leggermente, poi spinsi con più forza contro di lui circondandolo con le braccia per lavargli la schiena. Abbassandomi sentii il suo cazzo sporgente dalla sua pelvi che spingeva contro il mio ombelico. Mi pigiai ed ondulai lentamente contro di lui, strisciando il mio corpo contro la sua asta, scivolando sul sapone che c’era fra di noi. Mi chiesi se avrebbe messo le sue braccia intorno a me ed avrebbe fatto scivolare il suo cazzo dentro di me ed avremmo finito lì quel viaggio sensuale. Ma era contro le regole e lo sapevamo.Mi allontanai da lui e lo spinse delicatamente indietro sotto lo spruzzo della doccia, le mie mani che lo carezzavano leggermente mentre l’acqua portava via il sapone dal suo corpo. Poi lo feci uscire ancora dal getto e cominciai a lavargli le spalle e le braccia. Lo insaponai scendendo lungo il braccio finché non giunsi alle che insaponai copiosamente, dopo di che gli alzai delicatamente la mano e la misi sul mio seno destro. Avevo aggiunto un altro elemento al nostro giochino. Con gli occhi ancora chiusi ora lui mi esplorava conoscendo me ed il mio corpo al tatto.Con la mano sinistra cominciai a carezzare, sopra il sapone, il suo braccio destro. La mia mano destra era rimasta sul suo braccio mentre lui cominciava ad accarezzarmi il seno destro. Ci fece scivolare sotto la mano, lo foggiò a coppa e l’alzò delicatamente, come per valutarne il peso, poi strisciò il palmo sul capezzolo duro ed insaponato, quindi lo prese tra pollice ed indice e lo tirò e lo torse dolcemente.Chiusi gli occhi mentre lui mi toccava, inebriata dalla sua esplorazione. Non solo il suo tocco, ma anche il modo mi eccitava. Mi stava toccando come se non mi avesse mai toccato prima, forse senza notare quello che io sentivo. Era quasi Innocente e mi eccitava incredibilmente.Aprii gli occhi e abbassai la sua mano mentre continuavo a lavarlo; avevo finito con le braccia e gli stavo carezzando le anche. Spalmavo il sapone sulla parte bassa della pancia e gli insaponavo i peli spessi che circondavano la sua asta ansiosa senza toccargli ancora il cazzo. Continuai giù tra le sue gambe fino a trovarmi sulle ginocchia a strofinare tra le dita del piede, col suo cazzo a livello della faccia.Guardai la faccia di Bruno e vidi che i suoi occhi erano ancora chiusi, la testa inclinata leggermente ed aveva un’espressione di grande concentrazione mentre gli lavavo i piedi. Mi sporsi in avanti e misi le labbra vicino alla testa del suo pene e vi soffiai sopra un po’ di aria calda. Non ero sicura, attraverso il rumore della doccia, di averlo sentito lamentarsi o no, ma ero sicura di aver visto il suo cazzo contorcersi, solo un po’.Finiti i piedi, mi alzai ed abbracciai Bruno facendo scivolare le mani insaponate sul suo collo e tirando simultaneamente la sua testa verso la mia.Capì che il gioco era finito e fece scivolare le sue braccio intorno a me e mi baciò ardentemente, le sue labbra lentamente carezzavano le mie. La sua lingua vagava pigramente nella mia bocca ed il lento bacio languoroso continuò con un’esplorazione reciproca.Feci scivolare una mano insaponata sul suo torace, poi più in basso sul suo stomaco. Questa volta non mi fermai ma scesi ad afferrare delicatamente la sua asta che pulsava nella mia mano scivolosa. Gli carezzai lentamente il cazzo, il sapone lubrificava la sua dura lunghezza e Bruno mi mostrò il suo apprezzamento baciandomi con più fervore. Il ritmo era ancora lento, ma la tensione era alta, ogni movimento sembrò fatto per dare il massimo piacere.Dopo molti minuti di sbaciucchiamenti e carezze, decisi che non potevo aspettare ulteriormente. La mia micia stava diventando un fiume e doleva dal desiderio di essere riempita. Borbottai il mio bisogno a Bruno e senza una parola lui prese le mie natiche e mi aiutò a salire su di lui mentre, allo stesso tempo, mi spingeva contro il muro per alleviare lo sforzo di sostenermi.Facemmo una pausa solamente per permettere a Bruno di insaponare il muro dietro di me, anche una piastrella di ceramica può dare una scottatura con l’attrito che noi intendevamo produrre, io stavo scendendo per guidare la testa del cazzo dentro di me. Lui mi mosse su e in giù mentre spingeva dentro di me ed il suo cazzo si muoveva dentro di me come un pistone. Io non ero preparata all’impatto e quando spinse con forza l’aria esplose fuori da me, come se il suo pene fosse un tuffatore e tutta l’aria fosse contenuta nel mio inguine. Una piccola parte dell’impatto fu registrata debolmente come dolore. Tutto il resto attraversò il mio corpo come un piacere tanto tormentoso da togliermi il fiato. Bruno dovette comprendere che il tuffo iniziale era stato troppo perché cominciò a spingere dentro di me con più moderazione. Ogni volta che spingeva il cazzo dentro di me, era con colpi lenti, profondi, usando la forza invece della velocità per entrare ed uscire. Per i primi minuti fui felice, era come una tenera memoria nostalgica di una pioggia estiva che precipitava pigramente con grosse gocce. Ma io bruciavo, avevo bisogno di più e con il corpo mi tesi contro Bruno in una richiesta muta.Lui rispose come fosse un dio e creò un temporale invece della pioggia gentile, aumentando il ritmo finché non tuonò dentro di me e il suo cazzo si trasformò da pioggia a grandine. Fui infradiciata da un diluvio di passione caricandomi di tutta l’energia del lampo, mi aggrappai a lui ansimando e prendendo con piacere tutto quello che poteva darmi. Ed in qualche luogo in quella tempesta incredibile di lussuria apparve in lontananza un’onda di proporzioni monumentali che correva verso di me con spaventosa velocità. Come uno tsunami il mio orgasmo mi crollò addosso con potere quasi distruttivo, ed io fui persa, affogavo, ansavo mentre barcollavo contro Bruno, la mia fica calda spasimava calda intorno al suo uccello ed i miei umori correvano giù per le mie gambe copiosamente come fosse acqua.In quel momento Bruno raggiunse la sua crisi e la sua faccia si congelò in doglie orgasmiche mentre pompava spruzzo dopo spruzzo il suo seme dentro di me, i suoi ultimi sforzi furono spesi a spingere dentro di il più profondamente possibile. Continuò a venire per un tempo che parve infinito prima che gettasse indietro la testa ed espirasse esplosivamente, spingendo dentro di me un’ultima volta.Districai le gambe tremanti dalla sua vita e cautamente tentai di alzarmi, le braccio di Bruno intorno a me come appoggio e rimanemmo fermi a lungo tenendoci semplicemente l’un l’altro, accarezzandoci l’un l’altro per confortarci, per riprenderci. Alla fine, come se volesse riprenderci per esserci gingillati così a lungo, la doccia diventò fredda…… Come stava avvenendo adesso. Alzai la testa dalle mie braccia e sbattei gli occhi mentre cominciavo a rabbrividire. Come al solito ero stata rapita dalla fantasia ed aveva perso il conto del tempo. Mi affrettai a chiudere l’acqua fredda ed uscì della doccia.Mi avvolsi in un asciugamano enorme e cominciai ad asciugarmi.Dopo qualche minuto mi accorsi che stavo ancora rabbrividendo, ma questa volta non di freddo. La fantasia nella doccia aveva portato il mio corpo ad una tale frenesia appassionata che non riuscivo a contenere il mio bisogno represso. Diversamente dal sogno sull’aereo, non ero discesa in un realismo alternato di così profondo da poter provare orgasmi su ambedue i livelli. Il mio orgasmo questa volta era solo fantasticato, non reale, e stava per avere il sopravvento.Ritornai vacillando alla camera da letto e mi sdraiai sul letto, ancora avvolta nell’asciugamano. L’asciugamano umido perse presto la capacità di scaldarmi, così lo gettai da parte e strisciai sotto le calde coperte pesanti. Mi accoccolai comodamente nelle coperte, come era possibile stare comodamente accoccolata in quelle circostanze, e per molti minuti fissai il soffitto.Non avevo idea, non avendo l’orologio, quanto tempo fosse passato da quando Bruno aveva lasciato il motel e non avevo alcuna idea di quanto sarebbe passato prima che ritornasse. Mentre il corpo si scaldava cominciai a sentire che la sonnolenza mi aggrediva.Il mio ultimo pensiero, prima che i miei occhi si chiudessero, fu che dovevo stare sveglia. Non potevo permettermi di addormentarmi prima che Bruno ritornasse. Dovevo… stare…Attesa 3E così mi addormentai e se mi sognai il sonno era troppo profondo per ricordare. Ho ricordi vaghi forse di un leggero clic di una porta, forse un fruscio di vestiti o il lieve abbassarsi del letto quando un corpo si sdraia. Se li ho osservati mentre dormivo, li addebitai ad un sogno.Mi svegliai lentamente e languidamente, il mio corpo si inarcò in un fluido stiramento felino mentre il mio cervello cercava di realizzare dove fossi. Quando ricordai, mi sedetti e guardai lo spazio vicino a me. Le coperte erano state gettate indietro e qualcuno aveva dormito sul letto. Un oggetto scuro apparve nella coda del mio occhio e girandomi vidi un maglione di lana grezza nera lanciato sulla sedia.Lui era ritornato. Bruno era ritornato. Ed il silenzio della stanza attestava non c’era più.”Merda!” Tastai inutilmente le coperte, la mia faccia era rossa di frustrazione. Non potevo credere che lui fosse venuto e fosse andato via senza svegliarmi! Ero livida! Ero furiosa! Ero…… prostrata. Come la mia rabbia si era accesa rapidamente, così rapidamente morì. Ragionai che probabilmente era ritornato tardi ed esausto e, vedendomi addormentata, aveva deciso che era l’idea migliore per ambedue. Ho sospirato profondamente e sono precipitata contro la testata del letto. La notte precedente, quando mi ero addormentata, avrei dato qualsiasi cosa per essere con un uomo che non avesse preoccupazione per la mia fatica o la sua, un uomo che non avrebbe esitato a svegliarmi e devastarmi immediatamente senza darmi quartiere e senza che io ne pretendessi, assaltandoci l’un l’altro come animali selvaggi in calore…Io stavo immaginando e la mia frustrazione continuata mentre continuavo ad autocommiserarmi. Il fuoco che pulsava tra le mie gambe si era diminuito durante la notte, ma c’era una tensione nel mio corpo, una tensione di ogni muscolo che tradiva il mio desiderio latente e che mi avvolgeva ed era pronta in ogni momento ad esplodere in un pieno desiderio do essere chiavata.Mi districai dalle lenzuola aggrovigliate ed andai a rinfrescarmi in bagno schizzando acqua sulla mia faccia, pettinandomi e spazzolandomi i denti. Presi l’accappatoio e lo indossai senza chiuderlo. Ora mi sembrava di essere decente per ordinare la colazione. Mi sedetti sull’orlo del letto e presi il telefono. Chiamai il servizio di stanza ed ordinai una ciotola di frutta fresca, un paio di focaccine ed un succo di arancia. Poi, sentendomi un po’ più sveglia e dinamica, raccolsi i vestiti e feci il letto, ordinando solo qui e là perché non avevo nulla di meglio da fare.Bussarono alla porta e ricevetti il cibo da un ragazzino pustoloso a cui diedi una mancia, dopo di che tornai a sedermi scompostamente sul letto col cibo, il succo ed il telecomando della televisione. Cominciai a fare zapping tra insulsi programmi mentre mangiucchiavo la mia colazione. Fu rapidamente ovvio che la reclame del motel che si vantava di avere ‘collegamenti deluxe’ era una causa perduta e stavo quasi per spegnere la TV quando una schermata ha attirato la mia attenzione. Era un listato di offerte di pay-per-view disponibile; ho analizzato l’elenco e ho notò con sorpresa che uno dei canali offerti era un canale di film per adulti, ed un film era appena iniziato.Ho morso confusa un pezzo di frutta, una fetta di melone succoso mentre consideravo quella nuova opportunità. Mentre fissavo in modo assente lo schermo, solleticata dalla possibilità di titillarmi un po’ la vista, la cosa mi sembrava sempre più attraente. Alzai esitante il ricevitore al telefono, diedi ancora una volta uno sguardo allo schermo e risolutamente ho composto il numero che vedevo sullo schermo.Mi ha risposto una voce computerizzata, con mio grande sollievo, il pensiero di lussuriosi direttori di motel che sfruttano la conoscenza del numero di stanza era estremamente sgradevole; feci la mia selezione e riappesi il telefono. Improvvisamente fui afferrata da un senso inesplicabile e delizioso di birichineria, accompagnato un piccolo senso di colpa. Abbandonai rapidamente la colpa, dopo tutto, per una donna nella mia condizione, un bel porno probabilmente poteva essere considerato terapeutico. Comunque la birichineria l’ho tenuta per usarla più tardi.Mi accomodai sul letto accatastando i due grandi cuscini dietro la mia schiena ed appoggiandomi in modo da poter guardare la televisione comodamente, poi mi rilassai e succhiai il succo della fetta di melone mentre aspettavo che cominciasse lo show.Improvvisamente cominciò, lo schermo si spense per un momento, tornando poi a splendere per indicare che iniziava il film.La scena era una stanza con una grande tavola di biliardo verde che ne domina il centro. Curva e pronta per il colpo c’era una donna di proporzioni delicatissime con un vestito rosa e corto. Io la chiamerò Jane. Poi un uomo alto, magro, che chiamerò John, vestito solamente di un paio di jeans stretti, comparve e si pigiò contro il suo retro, apparentemente per aiutarla nel colpo. Questa azione chiaramente comportava che il giovane strofinasse il suo inguine contro il culo della ragazza.Smisi di mangiare il melone e fissai lo schermo.Mentre le sue anche continuavano a strofinare, John fece scivolare le mani sulle braccia di Jane e poi giù ai suoi fianchi, poi sullo stomaco a sentire le tette attraverso il vestito. Jane rivolse l’attenzione dalla palla di bigliardo all’uomo che ora era diventato il bersaglio, guardando da sopra la spalla con lussuria negli occhi e sporgendo le labbra. Improvvisamente si voltò nelle sue braccio e si abbracciarono. Lui l’alzò con facilità per farla sedere sull’orlo della tavola mentre lei avvolgeva le braccio intorno al suo collo e cominciarono a baciarsi con furia.La fetta di melone era ancora alle mie labbra, cominciai a leccarlo lentamente, la mia lingua correva intorno alla la punta del succulento frutto.La macchina da presa fece uno zoom sulle loro lingue che si torcevano e frustavano l’un l’altro fuori delle bocche, poi tornò indietro mentre loro si dividevano e cominciavano ad accarezzarsi febbrilmente l’un l’altro. John afferrò la scollatura elastica di Jane e diede uno strattone mettendo in mostra i pieni, puntuti seni. La scollatura li prese da sotto spingendoli in alto per la sua ispezione. Le sue mani, nel frattempo, erano scese lungo la schiena per stringere il suo culo attirando a se le anche tra le sue gambe.Io avvicendavo succhiate e leccate alla mia fetta di melone, mentre i miei occhi erano fissi sulle loro anche. La mia micia aveva ricominciato a pulsare ed io praticamente riuscivo a sentire la pressione della protuberanza dura dell’uomo che spingeva delicatamente contro il mio clitoride. John si curvò a succhiare e leccare le tette di Jane mentre lei faceva un grande show ansando e gemendo con incoraggiamenti come, “Oooh che bellooooo… ” John, con le braccio dietro la sua schiena, la spinse a sdraiarsi sul tavolo, le gambe oltre il bordo, mentre la cinepresa mi ricompensava con una zoomata sulla lingua che colpiva delicatamente i capezzoli duri.Con una mano aprii l’accappatoio scoprendo i seni nudi ed il busto. Feci scivolare il melone fuori della mia bocca, facendolo scivolare sul mento, poi giù lungo la gola fino ai seni. Mentre guardavo il giovane al lavoro, cominciai a stuzzicare un capezzolo con la punta della frutta, il succo appiccicoso si spargeva sulle mie tette e ho ripetuto la cosa con l’altro seno mentre guardavo l’azione alla televisione.Il giovane ora scendeva lungo il corpo di Jane baciando e le faceva scendere il vestito tirandoglielo sotto le anche e spingendolo via dalle sue gambe. Lei contorse le labbra mentre lui sbavava scendendo sullo stomaco e gli prese i capelli per portare il suo viso tra le sue gambe, lingua tesa che avvolgeva e si tuffava nella fessura foderata di pelliccia. Le sue mani scivolarono sotto il culo e letteralmente alzò la micia alla sua faccia per leccarla. Guardavo rapita mentre mi strofinavo i seni ed il torso con la fetta di melone, mentre Jack continuava il suo assalto orale e Jane si dibatteva, si lamentava e si contorceva sul tavolo; lasciai che una mano deviasse ad accarezzare l’interno delle mie cosce a sentire l’umidità che copriva l’area.La cinepresa passò all’immagine della faccia di John che scompariva tra le gambe della donna, e la mia mente eccitata già stava riempiendosi della figura della sua lingua che spingeva a dividere le labbra scivolose della micia e tuffarvisi dentro, leccando poi il clitoride. Tutto questo nella mia immaginazione mentre la cinepresa si manteneva quasi contegnosa sulla pancia della donna, sulla testa di Jack che ballonzolava avanti ed indietro accompagnata da rumori impressionanti di leccate. La mia mano scivolosa ora era conficcata fermamente tra le mie gambe ed io mi accarezzavo, l’indice che scivolava su e giù sul clitoride al ritmo irregolare dell’ansimare dei partecipanti allo spettacolo sullo schermo. Guardai John che alzava una mano e faceva scivolare le dita nella fessura affamata di Jane. Di nuovo la cinepresa trascurò di offrire una migliore visuale, la mia immaginazione disegnò l’immagine di due dita che si spingevano dentro di lei, trafiggendo le labbra della micia mentre la lingua continuava a frustare il clitoride, e le dita massicce entravano fino alle nocche.Alla stesso tempo spinsi due dita nel mio buco, le mie anche ora si contorcevano come stava facendo Jane e cominciai a fottermi lentamente con le dita.John continuò a fingere di assaltare la micia per un po’ e Jane sceneggiava un orgasmo melodrammatico. A questo punto John rimosse la faccia e le dita dalle gambe di Jane e la cinepresa si spostò di colpo sul culo di John, evitando discretamente ed ipocritamente la nudità frontale maschile mentre slacciava i jeans e li spingeva via dalle sue anche per lasciarli in un mucchio intorno alle sue caviglie. Lui afferrò rudemente le cosce di Jane e la tirò sull’orlo del tavolo, avanzò tra di loro e spinse il cazzo nella micia.Era evidente la falsità, ma non mi importava.Nell’occhio della mia mente John mostrava la sua verga in tutta la sua gloria pulsante ed io lo seguii mentalmente dall’inizio alla fine all’ingresso nella fica fumante, la mia immaginazione creava una scena così vivido che io ho ansato quando la penetrò lentamente, riempiendola centimetro dopo centimetro.L’immaginazione non era l’unica mia parte attiva, la povera fetta di melone si trovava a chilometri di distanza da dove un frutto meritasse di essere. Dopo avere imbrattato tutto il mio corpo col suo succo, mescolandolo col mio sudore, l’usai per stuzzicare il mio clitoride, la polpa ancora fresca del melone spediva brividi attraverso il mio corpo e la sua consistenza lievemente ruvida mi faceva impazzire. Dopo tutto ciò non potevo resistere a questa stimolazione da buongustaio al clitoride, inserii l’estremità del melone nella mia fessura e lo spinsi lentamente dentro. La sensazione era paradisiaca e l’irregolare forma della fetta di melone stirò il mio interno in un modo completamente nuovo. Di nuovo mi trovai a contorcermi come Jane, solo che il mio show era vero.John ora stava facendo un impressionante mostra virile di grugniti e gemiti e le sue chiappe erano una visione da non perdere mentre spingeva dentro Jane con velocità accecante. Cominciai a mimare i loro movimenti prendendo il ritmo col mio dildo di frutta, spingendolo vigorosamente dentro e fuori della mia fica. Il mio respiro gradualmente diventava incontrollato e quando aggiunsi la mia altra mano per giocare col mio clitoride, mi spinsi molto rapidamente e pericolosamente vicino all’orgasmo.Sullo schermo John si fermò improvvisamente e la cinepresa diede agli spettatori una prospettiva de culo di John che si alzava e spingeva indietro la testa mentre Jane alzava le mani alla bocca e nascondeva la visione del cazzo che scompariva tra le sue labbra e riempiva la sua cavità orale. Ma non lo nascondeva a me che vedevo, con gli occhi dell’immaginazione, l’uccello che scivolava tra quelle labbra rubino e scendevano ad invadere la gola di Jane. Mentre Jane ingoiava la sua carne, John gli spremeva e batteva le tette e gli diceva frasi sporche mentre gli fotteva la bocca col suo pene fantasma.Praticamente piansi di frustrazione quando John si estrasse dalla fica di Jane. Ma, rimanendo fedele a quanto avveniva sullo schermo, estrassi lentamente la fetta di melone dalla mia micia avida e copiando John che spingeva il cazzo nella bocca di Jane, feci scivolare il melone tra le mie labbra. Lo succhiai vigorosamente ed il suo succo bagnò la mia lingua mentre lo colpivo delicatamente. Il gusto ora era più pungente e chiaramente il sapore derivava dai miei umori, ma era la parte preferita della colazione, ed io l’ingoiai avidamente.Comunque la mia mano non aveva smesso la sua azione contro la mia fica ed il melone era stato sostituito da tre dita che scavavano profondamente dentro di me. Sentii il mio orgasmo che si avvicinava e finalmente il piacere fu troppo. Chiusi gli occhi e lasciai che la fetta di melone cadesse dalla mia mano che ritornai ad usare nella mia fessura. La mia risoluzione di posticipare l’orgasmo riservandolo a Bruno si era dissolta completamente e capii che questa volta non mi sarei fermata. Gli uggiolii teatrali di Jane ed i gemiti furono zittiti dal martellare del sangue nelle mie orecchie e dai miei bassi uggiolii di piacere.In quel momento tutto il mondo si era ristretto su quel letto e quelle dita e quella micia ed io stavamo venendo, oh merda, finalmente stavo venendo…Improvvisamente delle mani forti mi afferrarono i polsi, sentii le braccia che venivano alzate ed unite sopra la mia testa, ed un peso scendeva sopra me.Le dita furono sostituite immediatamente da qualche cosa di molto più grosso, molto più caldo e molto più soddisfacente che si immergeva dentro di me. Io gridai, e venni immediatamente, venni, e venni per quello che sembrò un’eternità, il cazzo nella mia fica dolorante e che spingeva implacabilmente dentro di me, sconfinatamente. Rabbrividii in onde incontrollabili, il mio corpo si inarcò contro la forma stesa sopra di me.Nel momento in cui il mio climax sembrò diminuire, il cazzo nella mia micia cominciò a sbattere dentro di me a tutta velocità, mentre il clitoride gridava la sua protesta, io stavo di nuovo venendo. Un grido stava nascendo nella mia gola quando una bocca discese sulla mia ed il mio grido sembrò rimbalzare sul corpo sopra di me, come onde che si annullavano l’un l’altra, lasciandoci a labbra serrate in un bacio di fremente intensità. Sentii gli spasmi ritmici nella mia fica e capii che anche lui stava venendo, potevo sentire il calore della sborra spessa come mi invadeva ed i sensi rotearono in un vortice di grande erotismo. La mia testa girava pazzamente e la mia ultima sensazione era finalmente quella della gioia fisica ed emotiva assoluta mentre il mio mondo si trasformava in uno spazio vuoto abbagliante di luce.Quando ritornai in me, stavo afferrando ermeticamente le sue spalle ed il mio corpo stava rabbrividendo, non di climax ma di singhiozzi mentre gridavo, “Bruno, oh Bruno, Bruno Bruno… ” Lui mi abbracciò dolcemente accarezzandomi i capelli umidi con tenerezza commovente.Gradualmente mi calmai ed alzai la testa per guardare il suo viso così pieno di amore.”Ciao” disse.Io soffocavo.Lui mi sorrise, poi prese qualche cosa dal letto e me lo fece vedere. Era la mia fedele e molto usata fetta di melone. “Questo è tuo?” disse ed ambedue ridemmo.
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