Lavoravo per conto mio e avevo messo su un modesto laboratorio di riparazioni radio/tv. Era Agosto e come solo giù da noi può essere, classificarlo come “torrido” è poco, non si riusciva a respirare e l’unico sollievo poteva essere una doccia o un bagno al mare che avevamo vicino. Essendo il mio paese piccolo nonché una meta turistica, il lavoro mi portava a conoscere tutti i paesani, e nel periodo estivo molti turisti venuti a trascorrere le ferie al sud. Pieno di voglia, come solo un ventenne, senza soldi può esserlo, non disdegnavo alcun lavoro o tipo di riparazione, lavoravo davvero senza guardare l’ora, passando intere notti sveglio in laboratorio, anche perché dormire equivaleva a farsi un bagno di sudore. Proprio in questo periodo conobbi quella che sarebbe diventata la mia ossessione dell’estate. Fui chiamato in un appartamento in riva al mare per un guasto ad un televisore. In mezz’ora l’aggiustai e proseguii il mio giro di visite, finche, giunta la sera, non tornai a casa. Stavo per entrare nella doccia quando squillò il telefono…era il signore dell’appartamento dove avevo aggiustato la televisione… mi chiedeva di riandare da loro per dei problemi. Bussai, attendendomi già l’inquilino incazzato, e invece non ebbi alcuna risposta, bussai con più veemenza, niente, attesi e attesi, ma niente. Eppure qualcuno doveva esserci in casa, le luci erano accese, quindi mi decisi a fare un giro della villetta, forse avrei scorto qualcuno all’interno per poi farmi aprire. Cosi feci, guardai all’interno e vidi una ragazza gironzolare per casa, tutta intenta a disfare le valigie e a sistemare gli abiti negli armadi, bussai alla finestra sperando di non spaventarla, macché neanche riuscii ad attirare la sua attenzione, capii che avrei potuto bussare fino all’indomani, la ragazza era sorda e con le tendine alle finestre non avrebbe potuto scorgermi. Presi dalla mia borsa attrezzi la piccola torcia elettrica che adopero per le riparazioni e cominciai a lampeggiare verso l’interno, (sono pur sempre un tecnico). Si accorse subito della mia presenza, e corse verso l’ingresso, io feci altrettanto, rimasi senza parole quando misi a fuoco l’immagine, sull’uscio c’era un angelo dagli occhi neri che mi sorrideva appena, alta quasi quanto me, con indosso una tunica lunga color avorio forse di lino, capelli ricci e lunghi raccolti dietro, la pelle di color ebano, il viso dolce, minuto e ovale, un nasino piccolo e rotondo, due fossette sulle guance, insomma una bellezza disarmante. In quell’attimo dimenticai persino il perché ero là, mi ero perso nei suoi occhi neri e nel bianco del suo sorriso, d’altro non si scorgeva, se non le punte dei capezzoli che tendevano la tunica in un modo inequivocabile. Entrai, evitando di fare domande, più per non metterla a disagio, magari avrei cercato di conoscerla dopo aver trovato e riparato la tv, ci volle poco a capire che quell’imbranato del padrone di casa non aveva collegato il cavo dell’antenna all’apparecchio, ma non potevo certo andarmene in cosi’ poco tempo, senza peraltro far conoscenza con una ragazza cosi’ bella, “anche solo per fare quattro chiacchiere”. Quindi aprii l’apparecchio e finsi di armeggiare all’interno, lei mi osservò prima incuriosita poi sempre più annoiata, forse era arrivata da poco ed era stanca del viaggio, il caldo poi non aiuta certo a stare svegli invece io c’ero abituato visto le nottate di lavoro che facevo. Comunque dopo cinque minuti mi fa un cenno e se ne va, rimango un po’ deluso, e comunque cosa mi potevo aspettare, (che mi saltasse addosso), eh certo che no! Richiusi l’apparecchio, rassegnato al fatto che quel rapimento improvviso, quella ragazza che aveva suscitato in me tanto rapimento altro non era che un bellissima cometa passata come tale nella mia vita, lasciandomi li nello sconforto, con un senso di vuoto dentro indescrivibile. Dovevo comunque dirle che tutto era a posto, insomma farle vedere che il televisore funzionava, quindi do un’occhiata in giro per cercarla, non che il villino fosse immenso, ma non volevo certo gironzolare da solo come un ladro. La trovai nella stanza da letto sdraiata a pancia su di traverso sul letto, con le gambe leggermente divaricate verso un piccolo ventilatore elettrico, sistemato sul comò in modo da dirigere il suo rinfrescante soffio giù per l’interno delle gambe. Rimasi incantato dall’espressione rilassata che quel viso angelico trasmetteva, nel sonno stava proprio godendosi quel fresco tra le gambe, non potei fare a meno di avvicinarmi e osservare da vicino i suoi lineamenti, i suoi capelli, le sue gambe le braccia distese lungo il corpo, era un’estasi per gli occhi, somigliava per alcuni tratti all’attrice zeudi araja la stessa soavità nel viso, lo stesso fascino sensuale, restai cosi per no so quanto. Ad un certo punto non mi bastò stare li a contemplare quel magnifico corpo, presi il ventilatore dal comò lo diressi in modo che il getto d’aria entrando nella tunica più dal basso tenesse sollevata la stessa per permettermi di osservare l’interno, cosi feci e fu meraviglioso, vedevo la peluria nerissima della sua fica, le labbra esterne rosee e delicate, mentre il suo ventre piatto mi permetteva di scorgere a malapena la curva bellissima dei seni che tendevano verso l’esterno, credo di essermi innamorato di lei subito, non solo per il suo corpo davvero statuario, ma per l’alone di sensualità che la circondava, vedevo il suo armonioso petto seguire l’andamento del suo respiro lieve e profumato, carezzavo con gli occhi le sue curve sode, più guardavo più mi avvicinavo per cogliere dettagli ravvicinati, mi accostai tanto da poter sentire il suo odore, l’odore della sua pelle, del suo profumo, passavo allo zoom i dettagli più minuscoli del monte di venere, del pelo che lo coronava, il solco socchiuso che s’irradiava fino alle natiche. Ero li incantato, preso da un’eccitazione spaventosa quando lei si mosse, restai pietrificato dallo spavento che da un momento all’altro potesse svegliarsi e trovarmi ai suoi piedi con il ventilatore in mano a soffiargli tra le gambe, per mia fortuna invece non si svegliò, cominciò invece ad allargare le gambe e a roteare il bacino, come se stesse sognando chissà cosa, ancheggiava, si ritraeva, il suo viso cambiava espressione divenne concitato si arrossava, si leccava le labbra, stava forse sognando di fare sesso?, a vent’anni ero proprio ingenuo, bisogna considerare pure lo stato di trasporto emotivo sentimentale e che diamine. Insomma ero lì, davanti ad una ragazza da sogno, mi sarei spolpato l’anima pur di averla, lei stava sognando di scopare, la sua fica cominciava a bagnarsi, cosa volevate che facessi? Insinuai lentamente come un borseggiatore la mia mano lungo gli anfratti della veste, che nel frattempo si era alzata leggermente seguendo le sue ginocchia, cercando di riuscire a toccare l’umido delle sua fica, piano piano ci riuscii, aveva davvero un odore inebriante per non parlare del sapore mieloso e dolce, come un orso di fronte ad un alveare ne approfittai più volte, ma ogni volta i miei tocchi diventavano sempre più arditi, ormai la toccavo e le sfregavo l’indice su e giù per le grandi labbra sempre più bagnate e sugose. Attendevo solo che si svegliasse, spaventato per la sua possibile reazione, (non che me ne importasse più di tanto ormai), avevo le dita nella sua fica le solleticavo il clitoride con l’indice mentre il medio e l’anulare erano all’imboccatura della sua deliziosa e calda vagina, cosa avrebbe potuto “dirmi”, se non di continuare. Ero deciso ad andare oltre, a penetrarla con il medio, giusto per finire lì quella situazione inconcludente, e anche per il dolore che il mio cazzo mi trasmetteva da sotto i pantaloni, stavo per affondare il dito già nella giusta posizione, quando sento una macchina fermarsi proprio davanti al cancello del villino, cazzo saranno i suoi genitori di ritorno? Dove vado adesso? In un attimo mi scorre in corpo un fiume di adrenalina impazzita, non so con quale velocità mi nascondo sotto il letto che trovo nella stanza di fronte e li resto sperando che non mi vedano, anche perché il letto è alto e non mi copre del tutto. I due entrano, li scorgo a malapena, sono una coppia mista, ecco il perché della carnagione non proprio scura della figlia, sanno come svegliarla perché le sfiorano leggermente la spalla, infatti, lei si sveglia lentamente si stropiccia gli occhi, comincia a gesticolare con i suoi che evidentemente la capiscono, si fanno dei cenni d’accordo e lei si dirige proprio nella stanza dove sono nascosto. Cazzo non me ne va bene una, sono andato a scegliere proprio la sua stanza, poi penso alle possibili alternative, il bagno peggio, la sala da pranzo, e dove ? dentro il tv?; cazzo il tv, la borsa attrezzi? L’ho lasciata lì ! speriamo nessuno la noti, tutto questo mi stava scombussolando gli ormoni, e ormai mi si era ammosciato tutto, pensavo solo a come andarmene senza essere visto o sentito. Mi resi conto che solo essere visto poteva preoccuparmi uscendo da quella stanza, dovevo attendere che la sua occupante andasse a dormire, cosa che fece quasi subito, e senza neanche cenare, pensai l’avrà fatto prima che io arrivassi. Le vidi chiudere la porta della stanzetta, cominciò a spogliarsi, riuscivo a vederne sia il davanti sia il dietro dalle ante a specchio dell’armadio alle sue spalle, fu una visione paradisiaca, i suoi seni ben fatti, quasi una quarta, sembravano non seguire la legge gravitazionale, erano larghi alla base e rotondi, gonfi, turgidi e pieni, i capezzoli scuri e piccoli rispetto al resto erano dritti sporgenti, due chiodi che mi trafiggevano la mente, due seni stupendi che facevano sembrare minuto l’addome, che invece era snello e muscoloso come di una ragazza abituata allo sport, tutto era in perfetto equilibrio tra il sodo e il tonico, le gambe tornite e asciutte proseguivano in due alti e sodi glutei, il ciuffo di peli sul pube nero e ricciuto, la curva dei fianchi, le gambe diritte, i seni pieni, un corpo insomma creato per il sesso, su cui poco si addiceva quel visino tenero, angelico che ispirava solo amore e tenerezza. Così nuda si mise sul letto, poco dopo non avverti più alcun movimento, sperai si fosse addormentata. Sgusciai da sotto il letto in direzione dell’unica finestra presente, non potei fare a meno di voltarmi a guardarla nuda almeno un’altra volta, era coricata completamente nuda e a pancia sotto, i seni pressati dal torace sporgevano dai lati, le cosce appena divaricate lasciavano trasparire la riccia peluria pubica e il profumo della sua pelle s’irradiava tutt’intorno, avvicinando la mano sentivo il calore intenso della sua fica, cominciai a sfiorarle i peli e poi sempre più gravemente le grandi labbra dischiudendole leggermente, mi bagnai le dita dentro di lei continuando a massaggiarla, la vidi agitarsi e allargare le gambe, mentre il suo respiro si faceva più veloce, estrassi le dita e ne trassi il gusto dolce del suo miele che già copioso lubrificava i miei movimenti. Ad un tratto si mise di fianco verso di me, e quasi non mi venne un infarto; consapevole di non potermi attendere molto mi decisi ad andarmene dalla finestra, stavo per aprirla quando lo scricchiolio del letto mi fece girare, lei era in piedi, mi stava guardando, una mano sul pube e l’altro braccio a coprirle parte dei seni, con il suo sguardo mi tratteneva, mi invitava, in un attimo erano svaniti tutti gli ostacoli tra me e lei, mi avvicinai e la baciai lievemente, lei ricambiò con la stessa sensualità, le sue labbra erano fragranti, morbide, fresche, ben presto i baci si fecero più invadenti, si accompagnarono alle carezze sulla schiena, sulle spalle, sul collo. Stesi un lenzuolo sul fresco pavimento, e mi distesi, lei seduta su di me mi osservava, godevo della sensazione che le sue mani riuscivano a trasmettermi esplorandomi per tutto il corpo, sembrava non vedesse un uomo chissà da quanto. Mi spogliai il più velocemente possibile, eravamo nudi, il contatto con il suo corpo mi dava sensazioni incredibili, un sogno dal quale non mi sarei mai svegliato, ma non stavo dormendo, lei era lì, vera, mi si strusciava contro, sentivo il turgore dei suoi seni sul mio petto, mentre le nostre bocche avide si cercavano freneticamente, le carezzavo la schiena, i sodi glutei e quando lei si sollevava per riprendere fiato potevo leggere il trasporto della passione sul suo viso, le afferravo i seni le succhiavo gli acuminati capezzoli, giocavo con la lingua attorno ad essi, aveva ormai perso ogni freno inibitore, la costrinsi a cambiare posizione, ora era distesa con me seduto tra le sue gambe aperte, le carezzavo e mordevo i seni tenendole la braccia aperte mentre il mio pene eretto le strusciava sul pube, lei assecondava i miei movimenti pelvici con il suo bacino, procurandosi così un leggero massaggio, era incontenibile si agitava e gemeva già adesso, ed ancora eravamo ai preliminari, meglio così, non avevo nessuna intenzione di venire subito, volevo far durare quell’insperato e paradisiaco incontro il più possibile, volevo travolgerla entrare nella sua mente come lei aveva fatto con me, farle raggiungere l’estasi se mai ci fossi riuscito. La feci alzare sui ginocchi, feci lo stesso alle sue spalle, le stringevo i seni mentre lei mi teneva stretto a lei, il mio pene spingeva in alto tra le sue cosce e ripetevo la stimolazione di prima sulla sua fica, lei adesso poteva con una mano dirigere il mio glande gonfio sopra il clitoride e nel contempo maneggiare il mio cazzo che le percorreva strofinandole l’intero solco, dall’ano al monte di venere, si girò era bellissima, adesso ci guardavamo, abbracciati e intenti ad accarezzarci e a baciarci, eravamo solo un uomo e una donna, immersi nel più sconvolgente dei sentimenti: la passione dell’amore. Si sdraiò per terra ed io sopra di lei, e mentre io mi dedicavo ai suoi capezzoli, mi avvinse con le gambe attirandomi in se lentamente; la penetrai assecondando il ritmo che lei stessa m’imprimeva, le vedevo chiudere gli occhi ogni volta affondavo in lei, come se stesse godendosi ogni centimetro del mio membro, era meraviglioso, mi coinvolgeva persino nel suo piacere. A smorza-candela era sfrenata, si dimenava e si agitava senza sosta, roteava e ondeggiava il bacino, si masturbava il clitoride con me dentro, non paga di essere riempita fino all’utero, suggeva le dita della mia mano, mentre con l’altra si toccava il capezzolo rimasto defraudato. La presi da dietro a carponi, lei si sosteneva con un braccio, mentre con l’altra mano si massaggiava, assecondando i miei colpi, ogni tanto mi toccava il cazzo e le palle che sbattevano sul suo inguine, io aggrappato ai suoi fianchi osservavo il pulsare del suo buchino seguire il mio lento andirivieni, e traeva piacere quando le pressavo lo sfintere con il mio pollice. Facemmo sesso per tutta la notte, il mio cazzo era tutto un dolore, non eiaculavo più dalla quinta o sesta volta, continuammo a 69 gli ultimi orgasmi, sfregando la lingua lei riuscì a venire un’altra volta, ormai a lei tremavano persino le gambe, si accasciò spossata e infreddolita sopra di me, completamente soddisfatta, io più di lei; ero riuscito nell’arduo scopo che mi ero prefissato, godere e farla godere fino allo stremo, trasformare quell’incontro fortuito in un’estasiante fusione di corpi e sentimenti, senza il bisogno di parlare. Inutile dire che rincasai all’alba, una doccia, e via a dormire fino a mezzogiorno. Nei giorni seguenti ci rivedemmo, uscivamo in coppia, facevamo l’amore spesso e ovunque, in mare, sulla spiaggia di notte, in macchina, persino nei bagni dei ristoranti, comunicavamo i nostri desideri all’istante e solo con gli occhi, come se ci fossimo conosciuti e amati da sempre. Ahimè l’estate finì, e le ferie dei suoi pure, ci dovemmo salutare, nella speranza di rivederci l’anno dopo, invece non l’ho più rivista, ne ho avuto sue notizie, le lettere spedite invano ben presto mi fecero capire che il nostro amore era stato solo il sogno di due giovani anime che il destino volle unire unicamente per un’estate.
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