Eccomi nuovamente a raccontare un nuovo episodio suggerito da un amico.Barbara si avviò lentamente verso il tavolo in fondo alla sala, di fronte al quale c’era un ragazzo sui vent’anni assorto nella sua lettura. Passando accanto ai tavoli della biblioteca si sentiva addosso gli sguardi dei lettori, provando un leggero senso di eccitazione: non aveva trovato altro modo, in quella giornata di nebbia, per passare il suo tempo, intaccato comunque da una diffusa amarezza. Era rimasta per cinque giorni chiusa in casa, niente affatto soddisfatta di quanto era accaduto per sua colpa, e adesso voleva soltanto distrarsi; al suo modo. Non era difficile per una come lei, attrarre l’attenzione degli uomini: avrebbe potuto andare in giro anche vestita da collegiale, i suoi riccioli scuri, la sua bocca e gli occhi azzurri, erano più che sufficienti per distrarre l’attenzione di chiunque, anche dalle cose più interessanti. Barbara non era un’esibizionista, e fino ad allora non aveva vissuto in modo troppo mondano; aveva avuto qualche storia con un compagno di liceo, ma tutto era finito in poco tempo: la sua amicizia con Anna, infatti, l’aveva tenuta lontana dagli uomini, dei quali d’altra parte, ammirava soltanto la sessualità, detestandone la compagnia.In quei giorni però, qualcosa stava cambiando: si sentiva addosso una voglia strana di sesso sporco, quella stessa voglia che la prendeva quando era con Anna, dieci anni più grande di lei, morbosa adoratrice di indumenti femminili, per la quale non vi erano altre modelle che Barbara. Era stata Anna ad insegnarle come ci si può vestire in modo discreto ma provocante: tutti quei piccoli trucchi che fanno eccitare gli uomini, ma soprattutto, le donne che si vestono in quel modo. In realtà Barbara evitava di andare a giro in modo troppo esuberante, pantaloni lunghi e maglioni le erano sufficienti per beccarsi i pesanti complimenti degli uomini per la strada; solo nella sartoria di Anna si divertiva ad indossare quello che l’amica ideava per lei.Quel giorno, un pò per la diffusa sensazione di noia, un pò per quella vaga voglia di darsi agli altri suscitandone l’eccitazione sessuale, era andata in biblioteca con l’intenzione di lasciare un altro segno del suo passaggio, così come era avvenuto qualche giorno prima.La saletta in fondo era separata dal resto della biblioteca soltanto dagli scaffali pieni di libri, ma costituiva un reparto abbastanza riparato dalla vista dei lettori delle sale accanto. C’era già stata con Anna, per guardare le riviste di moda, ma adesso, Il fatto che ci fosse un ragazzo pressappoco della sua età non la disturbava affatto, anche se avrebbe preferito la presenza di una persona anziana. Barbara appoggiò delicatamente la sua borsa sul tavolo, poi tirò a se la scaletta scorrevole per andare a prendere alcune riviste sullo scaffale in alto, il ragazzo non alzò neanche gli occhi su di lei, continuava a leggere e a prendere appunti come se non si fosse neanche accorto della sua presenza. “Con questo quì è dura.” Pensò Barbara, “Vediamo se riesco a distrarlo.”. Sistemò la scaletta di fronte a lui e cominciò a salire i gradini ripidi fermandosi al terzo, in modo da tenere una gamba dritta e un’altra piegata con l’appoggio sul gradino più alto, così, piegandosi leggermente in avanti ed allungando in alto le braccia per prendere le riviste, si faceva salire la minigonna sul dietro, la quale, essendo svasata ad arte, lasciava scoperto quello che portava sotto: soltanto un collant scuro ma trasparente, senza mutandina. Allungandosi verso le riviste, voltò lo sguardo indietro per vedere se era riuscita ad attrarre l’attenzione della sua vittima, ma si sentì quasi offesa nell’osservare che quel tipo continuava a tenere lo sguardo basso sui libri; dalla saletta accanto invece qualcuno aveva già visto tutto, e un signore di una certa età stava fissando con una espressione ipnotizzata l’orlo della sua minigonna che saliva. Barbara intestardita nel suo tentativo, fece cadere alcune riviste dallo scaffale; finalmente il ragazzo sotto di lei tolse lo sguardo dai libri: in un primo momento la sua espressione fu un misto di panico e sorpresa, restò qualche istante a fissare lo spettacolo che gli si apriva davanti, cercando di rendersi conto se non stesse sognando. Sul momento non seppe che fare, il ragazzo evidentemente imbarazzato, riabbassò lo sguardo sui libri per non dare l’impressione del guardone, poi si rese conto che Barbara aveva bisogno di una mano. Esitando ancora un pò, si alzò dal tavolo e si chinò a raccogliere le riviste. “Hai bisogno… di aiuto…?” Chiese sottovoce. “Grazie. Scusami, ma ho paura di perdere l’equilibrio…” Fece Barbara con una espressione implorante ed ingenua. “Dovrei prendere queste riviste, ma scivolano… “. Il ragazzo pose le riviste sul tavolo e si alzò in piedi dietro di lei in modo da poterla sorreggere semmai fosse caduta. Barbara ringraziò, “Aspetta che ne prendo delle altre, poi scendo” gli disse. Lei si allungò ancora verso lo scaffale allungando le braccia, sapeva che con quel gesto l’orlo della mini le sarebbe salito fin sotto i glutei, mentre stando in piedi dietro di lei, il ragazzo si trovava le sue cosce davanti al naso. Mentre Barbara continuava a rovistare in alto tra le riviste dello scaffale, ondeggiando i fianchi, lui ebbe una violenta erezione e non riusciva più a staccare gli occhi da quel culo perfetto appena velato dall’opacità del collant. Gli stivali di camoscio nero che le salivano fin sotto le ginocchia non facevano che accentuare la sensualità di quella visione, e con le mani tremanti, lui le sfiorò l’orlo degli stivali. “Che situazione carina, comincio ad eccitarmi…” Pensò Barbara. Il ragazzo provò a salire con le mani fin sulle cosce di Barbara, il contatto con il sottile velo del collant sulle sue gambe lisce e slanciate lo faceva divampare, mentre il suo uccello si ingrossava facendo resistenza contro l’elastico delle mutande. Si mise velocemente una mano dentro i pantaloni e se lo liberò dall’intralcio, sperando di non essere visto. Poi, più per l’eccitazione che per il coraggio, le fece scorrere una mano all’interno delle cosce, salendo leggermente; Barbara si sentì accarezzare provando un solletico eccitante, ondeggiò sinuosamente il bacino avanti e indietro e cominciò ad allargare le gambe via via che la sua mano le si avvicinava all’orlo della mini, sentì la mano di lui scorrerle morbida sulle grandi labbra e poi toccarle la leggera peluria della passera: bastò qualche secondo di pressione all’altezza del clitoride perchè Barbara cominciasse a bagnarsi. “Cazzo! Non ci speravo… questo mi sta quasi masturbando…”. Si voltò un poco per scorgere se qualcuno stesse spiando, e provò un senso di leggera vergogna nel vedere che nella saletta accanto l’uomo anziano continuava a guardare con espressione inebetita. Il ragazzo era ormai eccitato come un porco e vedendo che lei non faceva resistenza, allargò la mano sotto la sua passera, per sentirsela tutta mentre si stava bagnando, poi con l’altra mano le sali sul culo alzandole tutta la minigonna, e spingendo il pollice all’altezza dell’ano, in un falso tentativo di penetrazione. Sentendosi afferrare in quel modo, con il pollice che le stava entrando dentro il buco anale, fin dove il collant faceva resistenza, Barbara stava arrivando ormai al limite della sua capacità di controllo: aveva allargato le cosce, muoveva il sedere avanti e indietro, e si era già tutta bagnata come una fontana; ad un certo punto sentì le dita di lui prenderle il clitoride e strizzarglielo leggermente: si rese improvvisamente conto che cominciava ad essere troppo, in quel modo poteva anche venire, provò a sussurrare un “no, basta così”, ma le uscì anche un gemito di piacere che fece stringere ancor più la presa al ragazzo, nel tentativo di resistere alla bruciante eccitazione che lo stava divorando.Barbara cercò di riprendersi, e ansimando, cominciò a scendere i gradini della scaletta sorretta dal ragazzo che le teneva una mano sulla passera e una sul culo; si sentiva presa e impossibilitata a liberarsi da quella morsa, sperava soltanto che le dita davanti non andassero troppo a fondo. Appoggiati finalmente i piedi a terra, lui le cambiò la presa e l’abbrancò da dietro passandole un braccio sotto l’ascella sinistra fino a toccarle i seni, e con l’altro la stringeva all’altezza del bacino premendole con la mano sulla fica che aveva bagnato tutta la parte del collant circostante. Barbara si divincolò un pò facendosi sfuggire un altro smorzato gemito di piacere e causando una stretta della presa su di lei: “Noo…mmhmm… ooh.., attento ci stanno guardando… vai verso il muro… dietro lo scaffale… dai…ooh..” Si spostarono barcollando verso il muro, al riparo di sguardi indiscreti, lì, il ragazzo le appoggiò sul culo l’uccello ritto facendoglielo sentire duro, poi cominciò a lavorarla sul davanti salendo con la mano fino all’orlo del collant e facendogliela scivolare dentro fino a toccarle la passera, in modo da poter essere libero con le dita di masturbarla e di penetrare dentro; con l’altra mano le scivolò sotto la scollatura del vestito e le afferrò un capezzolo che al tatto gli si inturgidì sotto le dita. Intanto il signore anziano della saletta accanto si alzò dal suo tavolo per andare dietro allo scaffale che lo divideva dai due e sbirciando tra i libri poteva seguire la scena fingendo di cercare i testi di lettura, si infilò una mano nei pantaloni e cominciò a masturbarsi.In quella posizione Barbara si sentì più sicura e cominciò a lasciarsi andare, giunti a quel punto pensò di poter anche aiutare il ragazzo a farla venire, ma lo fece talmente bene che fu lui a farlo per primo. Lei si dimenava strofinandogli il culo che la minigonna non copriva più, sui pantaloni, sotto i quali sentiva il suo cazzo duro e ritto, cercò di guidargli le dita sul clitoride in modo da procurarsi l’orgasmo, ma quando il ragazzo venne, e lasciò la presa stringendo soltanto con le braccia, Barbara si dimenò nel tentativo di acchiappare il suo piacere, ma quello se ne andò per conto suo, e dopo pochi istanti, sconvolto, prese i libri e scappò via lasciandola eccitata contro il muro con il collant abbassato ed il vestito arrotolato sopra la vita e sotto i seni, con le spalline penzolanti lungo le braccia. Si voltò senza rimettersi a posto, sentendosi indifesa, a quel punto si accorse che a pochi metri da lei, dietro lo scaffale divisorio delle salette, l’anziano signore, vedendola mezza spogliata, si maneggiava l’uccello gocciolante fuori dai pantaloni. Ebbe un attimo di stizza, si rimise a posto il vestito, si rialzò il collant, prese la borsa e si precipitò fuori dalla biblioteca ancora eccitata ma timorosa di essere scoperta da qualcuno che la conoscesse.
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