Eravamo finalmente arrivati a quel giorno, dopo tanto casino, tante lotte con gli insegnati, con il preside, con la burocrazia e con gli imprevisti eravamo arrivati a quel giorno. Quel giorno in cui gli studenti della classe quinta superiore possono lasciare gli studi ed andare per ben 7 giorni in gita premio all’estero. Così mi ero dato molto da fare per riuscire almeno questo ultimo anno a passare una settimana con i miei compagni di classe prima di perderli probabilmente per sempre. Si scelse una località a detta di molti bella, ma per me non troppo come Barcellona. L’importante era andare il resto veniva dopo. Anche un’altra ragazza di nome Erika si era data molto da fare per riuscire finalmente ad andare in questa località. Bisogna dire che il mio rapporto con lei era mutevole, sebbene quasi 3 anni prima ero quasi sulla soglia dell’innamoramento, dopo un suo rapido quanto spiazzante cambiamento di carattere, eravamo rimasti per un po’ con rapporto incrinato, ma poi eravamo tornati amici. Spesso ci aiutavamo a risolvere i problemi di quella età a vicenda, ci davamo conforto, ma non era mai successo nulla tra di noi e lei aveva un ragazzo stabile da ormai circa 4 anni con cui si trovava molto bene. Ma torniamo alla gita, dopo esserci accomodati all’hotel iniziava la nostra avventura in terra spagnola, io e due amici ci prendemmo una stanza e accomodammo le nostre cose. E venne così la prima sera. Quando sei in gita lontano da casa, dai tuoi genitori, con altri sette deficienti di amici cosa fai? Ovvio bevi qualcosa per metterti un po’ allegro e provare a sentirti più aperto. Ebbene io avevo bevuto abbastanza, sentivo insomma che ero allegro e forse qualcosa di più, e mi stupii tantissimo il fatto che Erika avesse mandato via tutti i miei compagni di stanza per farmi la ramanzina sul fatto che non dovevo bere e sul perché lo facevo. Sì, forse avevo un buon motivo per aver bevuto che era quello dell’essere innamorato pazzo di un’altra compagna di classe, ma diciamo che in verità speravo che qualcuno mi consolasse prima di rimettere tutto. E la prima sera fu proprio lei: Erika a darmi una grande mano e a tirarmi su. Le fui veramente grato. La seconda notte fu molto bella perché la passai dormendo vicino alla sopracitata persona di cui ero (credo) innamorato, poi la terza notte fu la notte in cui mi ubriacai (con tutte le brutte conseguenze) anche se anche quella sera l’Erika aveva cercato di fermarmi. La quarta sera fu proposto da qualcuno di andare in discoteca, e così tutti decidemmo di andare tranne l’Erika e una amica a cui la discoteca non era mai piaciuta. E mi ricordo ancora come se fosse adesso la rabbia che provai quando alla discoteca "Maremagnum" non mi fecero entrare perché avevo una maglia dell’adidas e i capelli rasati. Dahh stupidi. Fu allora che con un gruppo di fedelissimi che non amavano la disco, tornai via taxi all’hotel. All’hotel feci chiamare l’Erika e la sua amica che stavano dormendo per vedere se volevano venire da noi. Così fu. Dopo un po di tempo passato in camera a lamentarmi della mia avventura in discoteca, entra nel letto che erano circa le 2.00 dopo mezzanotte vicino a lei. Con la radio acceso a bassa voce spegnemmo la luce in camera, dove eravamo in 3 maschi e 2 femmine. Io e Erika eravamo in un letto da soli. Iniziai a parlare del più e del meno, poi l’abbracciai e continua a parlare dicendo che nella gita a Roma di 3 anni prima, un’altra nostra compagna aveva "giocato" con me cioè mi aveva montato e poi insieme ci davamo dei colpi pelvici, in pratica lei rispondeva ogni volta che io affondavo il mio uccello verso di lei venendomi in contro. Erika ascoltava questa storia ma non aveva capito come eravamo sistemati e cosa facevamo, così le chiesi di montarmi per vedere esattamente come eravamo sistemati. Lei lo fece innocentemente d’altra parte eravamo tutti e due vestiti con il pigiama, cosa poteva succedere? Così io iniziai a dare i colpi verso di lei e lei in principio non mi rispose, dicendo che era sempre il suo uomo a gestire il rapporto. Io quasi la accusai di non sapere fare, ma poi lei mi diede un "contro colpo" così forte da lasciarmi senza parole. Sapeva fare, e sapeva fare molto bene…… Io non avevo il mio membro duro, perché sapevo che era solo un gioco amichevole. Rimanemmo in quella posizione per parecchio tempo, mi sembrava quasi lei non volesse mai scendere, poi però su mi invito scese per paura che qualcuno accendesse la luce e ci vedesse in quella posizione compromettente. Rimanemmo comunque abbracciati e la prima mossa che io feci fu quella di muovere una mano sotto la maglia del pigiama per sentire la sua pelle e la sua vita. (Mi piaceva da matti la sua pelle) Erika era molto carina, aveva un corpo bellissimo, anche se non era molto alta, era magra con una vita molto sottile e un bel viso, con un neo alla Marylin Monroe. Sicuramente il particolare che a nessuno sfuggiva era il seno, una quarta fantastica anche perché era veramente molto ben fatta e sembrava ancora più grande grazie alla sua vitina. Così mentre parlavamo continuavo ad accarezzare la sua pelle profumata e ogni tanto la baciavo sulle guancie o sulla fronte. Fu in quei momenti che mi raccontò di come faceva l’amore con il suo ragazzo, di quali posizioni le piacevano, di quando successe un piccolo disguido e su mia domanda di quando aveva fatto la sua unica spagnola. Il discorso ci aveva quasi eccitato tutti e due, ma c’era una cosa che io dovevo fare, ovvero dovevo restituirle il piacere di quando lei mi aveva aiutato le sere prima. Insomma volevo eccitarla un po’, farla stare bene. Fu allora che mi ricordai il suo punto debole: le orecchie. Iniziai a baciarle e lei in principio si tirò indietro dopo un piccolo mugolio. Ma la seconda volta dopo pochi minuti quando lei si allontanò dalla mia bocca neanche tanto convinta, io la seguii. Volevo farla stare bene. Lei respirava più forte e lo sentivo che le piaceva, e mi ricordai di avere la mano sotto la maglia del suo pigiama. Così iniziai a muoverla lentamente in circolo, poi mi decisi e salii su verso il reggiseno dove presi un seno a coppa nelle mani. Mi ricordo bene che quando le toccai sentii quasi un brivido per tutto il suo corpo. Poi mi decisi e entrai con una mano sul suo seno spostando la parte anteriore del reggiseno, mettendo insomma a nudo una delle sue parti più belle. Era straordinario. Tutto era straordinario. Continuai a toccarla e baciarla per circa 30 secondi fino a quando non scoppiò in una crisi di pianto e non si girò dall’altra parte sicuramente perché le stava piacendo ma stava anche tradendo il suo ragazzo. Fu allora che l’abbracciai e mi assunsi completamente la colpa di tutto ciò che era successo, come era giusto, ma le dissi anche che stavo cercando di renderle il favore. Così lei si calmò e continuammo abbracciati a parlare di sesso e affini. Mi piaceva stare abbracciato a lei e parlare con lei, ero al sicuro, al calduccio. Poi non ricordo come ma le chiesi se potevo baciarle il suo seno, ne avevo una gran voglia, e lei mi rispose di sì… Era tutto incredibile, rimasi per un secondo ad osservare il suo seno che avevo appena scoperto con la mia mano, forse perché sapevo che era un momento che mi sarebbe rimasto in testa per molto. Poi chiedendole di girarsi per evitare di essere visti, iniziai a baciare. Prima senza, poi con la lingua. Baciandole il capezzolo. Ma non so cosa mi prese avevo paura per lei, non volevo farla star male, e dopo poco smisi e iniziai a raccontare un storia assurda… Fu allora che mi chiese di mantenere tutta la storia segreta. Prima che ci addormentammo, io ogni tanto davo un colpo pelvico e lei mi rispondeva. E così ancora ricordo quella notte, (anche se ora Erika è lontana da me), dove non successe niente sicuramente, ma dove ho capito che quella ragazza merita tutta la felicità di questo mondo e che io ho purtroppo bisogno di qualcuno per continuare a sperare e a vivere….
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