Le mie ciglia, nero perla. E’ il colore delle streghe, nato per stregare ed ammaliare. Sono lunghe quando basta per incorniciare di piacere i miei dolci occhi, color di topazio. Il mascara dona molto alle mie pupille, esalta la mia femminilità, come fanno le calze a rete sulle mie sode gambe di donna. Dona una mano di passione, un pennello è quasi un bacio, dato a bocca socchiusa su due palpebre fatte per sognare e regalare sguardi. Sono nuda davanti allo specchio. Le mie mani toccano i seni grandi e sodi, le mie labbra sospirano, pensando al prossimo maschio che dovranno consolare e affascinare, incantandolo. Ardo di desiderio. E’ tutto ciò che brilla nei miei occhi. Brucio di passione. E’ il mio veleno. Ma un veleno che non uccide, perché addormenta soltanto, lascia cadere assopito l’intelletto, per risvegliare i sensi. Vorrei vestirmi di nero. Ma ho già indosso la mia sottoveste di raso, di quello stesso colore, che esalta la mia pelle bianca e vellutata. Aspetto qualcuno. E’ il mio uomo, lo sento. Viene per l’ultimo appuntamento. Suona così forte il campanello… Dlin dlon, dlin dlon… Toc toc… E’ come se bussasse nello scrigno del mio affetto. Pensate: gli avevo scritto un bigliettino, firmandolo con il mio rossetto. Ora gli regalerò uno sguardo, disegnato con il mio mascara nero, e lo avvolgerò in un sortilegio di profumo. Apro la porta, che resta socchiusa, per un abbraccio furtivo sulla soglia. Sono vestita da pin up, sono donna, forse, sto sognando. Mi siedo sullo sgabello e verso da bere per entrambi: un Martini, no, un Campari, non so bene. Ah, dimenticavo, non sono esperta di liquori, perché io so inebriare soltanto con i sensi. Andiamo giù al caffè, ci sono i biliardi. Lui si mette a giocare, mi vuole accanto a sé, sono la sua mascotte, il suo portafortuna. Le biglie corrono una ad una sulla grande pista verde, una ad una, vanno a buca. Sembra si rincorrano. Oh, sì, sembra un dolce gioco per eccitarsi, io sto diritta, in piedi, sorseggiando il mio drink, piena d’ebbrezza, mi raccomodo la bella parrucca bionda, sono ancora truccata come una bambola. Qualcuno mi chiede se ho da accendere, qualcuno mi bacia la mano e mi corteggia. Sì, sono bella. Tre giocatori siedono a un tavolo, consumano l’ultimo poker della notte, prima della chiusura. Mi guardano. O forse sono i miei sguardi a conquistare i loro occhi, sì, sono le mie ciglia, ricoperte di mascara. Sono la vamp sui tacchi a spillo, sono la bambola, la bella bionda portafortuna. E me ne vanto! Alla fine, tutti se ne vanno. Resto sola col mio lui, che solitario finisce la sua partita, poi mi prende, mi spoglia, mi sdraia sul biliardo, ormai nuda. I miei capelli scarmigliati sul tappetino verde… sento le biglie sulla schiena, mi massaggiano… lui ha deposto l’asta in un angolo, e ne ha tratta un’altra, fatta per la passione. Le mie dolci gambe lo accarezzano, così come le mie mani. Socchiudo gli occhi, una lacrima di piacere mi sfugge dalle ciglia, è nera, come la perla. Le mie unghie rosse accarezzano la pelle. Un sospiro sfugge ad entrambi, mentre i nostri corpi si uniscono, e colpo dopo colpo ha inizio il fuoco dell’amplesso. Siamo soli, poi, qualcuno sopraggiunge e rimane sulla soglia, è ubriaco, resta a guardare, tra le luci soffuse di mezzanotte. Sussurro: – Sì, sono la tua pallina numero nove, mandami a buca, come hai fatto con tutte le altre! E’ un invito al piacere, al fuoco. Il bicchiere pieno di whiskey fino a metà traballa sull’orlo del biliardo, poi, cade per terra, e va in frantumi. Oh, anch’io, anch’io sono una bambola di coccio, fatta per rompersi dopo essere stata usata dai suoi amanti appassionati! Sì, mandate in pezzi questa bionda, rompete questa bambola di coccio, dopo averla fatta godere di cento follie. L’orologio del bistrot segna la mezzanotte e un quarto. E per me, arrivano le carezze e l’orgasmo. Grido di piacere. Un uomo mi fa sua, lì, sul biliardo.
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