Ricordo bene che il mattino dopo, aprendo gli occhi, ho guardato la mia stanza cercando di capire se quello che era successo fosse stato solo un sogno agitato. Pensai a quanto ricordavo e tutto mi sembrava così pieno di dettagli e particolari da farmi credere che fosse accaduto veramente. Per un momento lo sconforto mi prese, oddio cosa ho combinato! Purtroppo era andata proprio così, avevo fatto l’amore con mia sorella, e mi era piaciuto moltissimo. Contemporaneamente a questo pensiero le immagini di mia sorella Adele si riaffacciavano alla mente provocando un’eccitazione che nessun rimorso poteva controllare. Allungando la mano lasciai che quelle immagini mi inondassero, accarezzandomi, senza più pensare a cosa sarebbe potuto succedere, a cosa era giusto, a cosa dovevo fare. Quando ho sentito bussare alla porta ho fatto appena in tempo a coprirmi con il lenzuolo prima che Adele entrasse, senza aspettare un mio cenno di consenso, come faceva sempre. Aveva il suo splendido sor! riso, mi ha dato il buongiorno baciandomi sulla guancia e si è seduta sul bordo del letto, le gambe lasciate scoperte dai pantaloncini del pigiama estivo, le tette prorompenti e libere sotto la maglietta. Ma in quel momento ero soprattutto imbarazzato per quel che era successo la sera prima e quello che stavo facendo. Mi vergognavo come un cane, nel senso che ricordavo Kleps, il pastore tedesco della mia amica Barbara, che assaliva di sorpresa la sua giovane padroncina, nei momenti più inopportuni e impensati, cercando di farsela aggrappato alla sua gamba con il pene rosso in fibrillazione, e dopo le immediate reprimende di Barbara si sedeva mogio guardandola implorante, chiedendo perdono o forse supplicando che facesse qualcosa per lui e quel suo pene gonfio che non voleva ancora saperne di rimettersi a riposo. “Ho dormito benissimo e mi sono svegliata piena di allegria” mi ha detto scherzosa, poi facendosi seria ha continuato “alzati fratellino che facciamo colazione assieme, credo che sia bene parlare un po’ io te. Ti aspetto in cucina, intanto preparo il caffè e scaldo il latte.” Mi sono sentito mancare, temevo di confrontarmi con Adele, il senso di colpa e di smarrimento mi faceva mancare le forze, dopo essere andato in bagno sono entrato in cucina. Adele stava aspettando davanti a due tazze di caffè latte bollenti e biscotti profumati. Mi guardava con grande attenzione. Seduto con la faccia immersa nella tazza del latte aspettavo in silenzio. Mi ha parlato a lungo dicendomi come ieri tutti ci si era lasciati andare, come lei e Martina fossero su di giri, come io fossi molto attraente e dolce, con la mia timidezza. Che era stato davvero bello e … selvaggio, usò proprio questa parola, e come questo sicuramente mi avrebbe aiutato a superare quei blocchi che avevo avuto sul sesso. Per un momento il mio sentirmi il cane Kleps aveva lasciato il posto all’immagine di un lupo selvaggio, è davvero brava e adorabile Adele, ma durò poco, il mio sguardo! adorante e implorante svelava il vero ruolo che avevo, ero proprio come il cane Kleps, immorale e travolto dai suoi istinti più bassi. Allora mi ha detto quanto mi voleva bene e quanto io fossi davvero uno splendido ragazzo. Che era davvero felice di quanto era successo, che lo avrebbe rifatto mille volte ancora, ma che non si poteva rifare. Io rispondevo a monosillabi, lentamente mi sono sentito rincuorato e perdonato. Al termine ci siamo abbracciati stretti, e mi ha salutato dicendomi che doveva prepararsi per andare all’Università, dandomi un bellissimo bacio sulle labbra e salutandomi con un “Ciao pisellone”. Rasserenato, anzi quasi felice, mi sono preparato ad affrontare la calda giornata di vacanza noiosa e assolata. L’estate trascorse serena, io andai al mare con mamma e papà, e finalmente vissi un amore estivo travolgente e completo, breve e intenso. Vero è che sessualmente non era stato completamente appagante, ma vero è che era difficile non confrontarlo con l’amo! re provato insieme ad Adele e Martina. Tornai a casa felice e triste per la fine della vacanza. Adele era andata in Grecia con Martina e i loro due ragazzi, ci ritrovammo a settembre per raccontarci le nostre avventure. Una sera alla settimana avevamo l’abitudine di uscire solo io e lei per andare al cinema e poi a bere una birra al Pub, non parlammo più della nostra serata “selvaggia”. Quella sera al Pub, dopo aver bevuto la seconda birra, abbiamo cominciato a farci complimenti carini e scherzando gli ho detto che lei è la donna che desideravo in tutti i miei sogni. Adele ha cominciato a chiedere in che modo la pensavo, in quali occasioni. Prima imbarazzato, poi tra uno scherzo e un discorso serio gli ho raccontato delle volte che mi sono masturbato spiandola attraverso la porta della sua camera o del bagno che lei lasciava spesso socchiusa. Mi ha chiesto tanti particolari, i momenti esatti in cui era accaduto, e si è divertita moltissimo ad ascoltare del cane Kleps e di come mi sentivo simile a lui dopo aver approfittato dell’amore fraterno della mia adorata sorellina. Si vedeva che era compiaciuta, e alla fine della serata ci siamo avviati verso casa. In macchina Adele si fece silenziosa, si notava un velo di tristezza che non riuscivo a spiegarmi. Dopo molte domande insistenti, mi ha raccontato che durante la vacanza in Grecia era finita col suo ragazzo. Martina aveva affascinato tutti con la sua bellezza e il suo esibizionismo, compreso Giorgio, il ragazzo di Adele, e lei era stata male, rosa dalla gelosia e dall’invidia. Solo con me, perché non sapeva quello che provocava, era capace di essere disinvolta ed esibizionista come spesso sognava di essere, ma lo aveva fatto inconsapevolmente, e pensava che non sarebbe mai riuscita a farlo in altro modo. Ormai Martina non si faceva quasi più vedere da Adele, persa nel suo innamoramento e offesa dalle sue reazioni, e adesso si sentiva sola, e non vedeva l’ora di ricominciare l’Università. Ho ascoltato in silenzio senza sapere come consolarla. A casa ci siamo preparati per andare a dormire e ci siamo salutati ritirandoci nelle nostre camere. La serata con Adele mi aveva tutto scombussolato e sentivo il bisogno assoluto di sfogarmi, ho preso dal cassetto alcune riviste porno e ho cominciato a sfogliarle e ad accarezzarmi. Quando ho sentito bussare non ho avuto il tempo di coprirmi prima che Adele entrasse. “Scusa fratellino, non riesco a dormire,” mi ha detto sorridendo e sedendosi vicino a me “sai che è davvero splendido il tuo pisellone.” “Cazzo Adele! Ti sei specializzata a beccarmi in flagrante.” Dopo i discorsi della serata vi devo confessare che non mi sono coperto, volevo che lei me lo vedesse duro e teso, la mia essenza canina alla Kleps stava avendo ancora una volta il sopravvento. Lo ha sfiorato coprendomi con il lenzuolo e mi ha detto “Meglio che lo copra altrimenti te lo divoro, e abbiamo deciso che non va bene. Fammi un po’ vedere cosa c’è di carino in queste riviste.” Ha raccolto da terra una rivista e l’ha sfogliata velocemente, poi un’altra e si è fermata su una pagina con una macchia secca su un lato, era chiaro cosa l’aveva provocata. “L’hai fatta tu questa macchia? Ti piace questa foto? In effetti è una splendida donna ma anche due altrettanto splendidi stalloni vero?” La sua tranquillità mi metteva a mio agio, mi sono seduto vicino a lei scoprendomi e commentando la foto, facendogli notare l’espressione estasiata della donna, e dicendogli che quella donna mi ricordava qualcuno. Intanto ho cominciato ad accarezzarle la gamba e lei mi ha sfiorato. Si è alzata in fretta, mi ha baciato dolcemente sulle labbra e mi ha detto “I discorsi di questa sera ci hanno sconvolto parecchio, forse ho bisogno anche io di calmarmi, te la prendo in prestito, buona notte Marcello.” Poi sorridendo ha aggiunto “E .. buona sega.” Ero agitatissimo e dopo averle dato il tempo per sistemarsi, facendo molto piano per non svegliare i genitori, mi sono avvicinato alla sua stanza, la porta era socchiusa come avevo sperato, la lampada del comodino illuminava tenuemente la stanza. Era di schiena, senza pantaloncini, il suo sedere splendeva abbronzato, le gambe leggermente divaricate, la rivista aperta vicino a lei. Con una mano sfogliava la rivista mentre l’altra era infilata tra le gambe ad accarezzare la dolce fessura. Non ho più resistito, in piedi davanti alla porta me lo sono tirato fuori dal pigiama e ho cominciato ad accarezzarlo, cercando di muovere la mano al ritmo dei suoi sospiri. I suoi movimenti sono diventati più intensi, profondi, poi ha affondato la faccia nel cuscino e stretto le gambe contraendosi, sono venuto anch’io, estasiato, imbrattandomi la maglietta per non schizzare sulla porta, facendo ogni sforzo per non farmi sentire. Solo allora ho guardato lo specchio nella parete di fianco al suo letto e ho incontrato i suoi occhi, mi fissavano intensi, ho visto il suo sorriso complice. Non ho avuto il coraggio di entrare e baciarla, come avrei voluto fare, ma sono scappato, tornando in camera con l’imbarazzo di Kleps nel cuore, ma anche con il pensiero che forse mi avesse voluto fare un dono, che l’avesse fatto anche per me. Fino al venerdì successivo, la nostra serata, non avevamo più avuto occasione di stare assieme, presi dai nostri orari e impegni diversi. Io mi stavo iscrivendo all’Università mentre lei era tutta coinvolta dalla ricerca di un appartamento a Bologna, era finalmente riuscita a convincere papà. Quella sera Adele ci ha messo un sacco di tempo per prepararsi, facendo attenzione a tenere sempre la porta chiusa, e alla fine ho dovuto riconoscere che il tempo era stato speso molto bene. È apparsa con un abito nero cortissimo e scollato, le calze velate e le scarpe con i tacchi da frattura multipla alle caviglie, un trucco leggero che faceva risaltare i suoi splendidi occhi e i capelli lucidi come non mai. “Oggi niente cinema, niente pizza” mi ha detto “ti porto in ! un ristorantino carino.” Vista la mia faccia sorpresa ha continuato ridendo “non preoccuparti Marcello, offro io, te lo devo.” Non sapevo perché mi doveva qualcosa, comunque ho accettato di buon grado. Facevo fatica a guidare, e solo i suoi urli spaventati mi hanno impedito di tamponare al semaforo. Lei si divertiva moltissimo a scoprire le gambe, io ero assolutamente in balia di una erezione incontrollabile. Mi ha anche chiesto di accarezzargli le gambe chiedendomi un parere sui muscoli e i risultati ottenuti in palestra, finché la cosa non si è dimostrata troppo pericolosa per la nostra incolumità. Seduti al ristorante si è divertita a provocarmi in tutti i modi, Adele era raggiante. Mi ha raccontato che la stavo aiutando ad essere disinibita e seducente, a vivere senza timori il suo desiderio di essere apprezzata, guardata, la sua voglia di sedurre e provocare senza paura o sensi di colpa. “Ti vedevo, sai, dallo specchio mentre ti masturbavi guardandomi. Mi è piaciuto moltissimo Marcello. Adesso però”, mi ha detto, “devo imparare a farlo non solo con te. Vedi quei due ragazzi come mi guardano, ogni tanto muovo le gambe per fargliele vedere meglio.” La gelosia mi prese improvvisa e diventai serio. Mi spiegò che noi due non potevamo essere gelosi, nulla avrebbe mai potuto allontanarci. Così decise il gioco e facemmo il nostro patto. Cominciò a guardarli con più insistenza, accarezzandosi le gambe in modo apparentemente casuale, ridendo con me, facendo alzare il vestito, già molto corto, oltre ogni misura. Io stavo al gioco e facevo finta di non accorgermi di nulla, mentre con la coda dell’occhio ogni tanto sbirciavo l’effetto delle sue manovre, notando una considerevole agitazione al tavolo accanto. Ma preferivo godermi Adele in versione “porca”. Arrivò a prendermi una mano e portarsela sulla gamba, la accarezzai con piacere, salivo verso l’inguine e lei non mi fermava, anzi con piccoli movimenti sulla sedia mi mostrava che gradiva. Mi dimentica! i completamente del duo e arrivai alle mutandine. La guardai negli occhi sorpreso, erano fradice. Adele era in estasi ed io anche peggio. Vicino all’orecchio mi ha sussurrato il suo amore e “Ho voglia di farmeli tutti e due” Ho tolto la mano spaventato “No ti prego .. non sappiamo neanche chi sono, è troppo pericoloso” inventai sul momento, per nascondere la mia gelosia. Prima ha fatto la faccia delusa, imbronciata, arrabbiata. Poi ha sorriso dicendo “Va bene mio valoroso cavaliere, ma ho voglia lo stesso, come possiamo fare? Se li conoscessi e ti fidassi potrei farmeli tutti e due?” Era sorniona e divertita, sapevo che il gioco la eccitava moltissimo. “Non hai certo bisogno del mio permesso” risposi permaloso “hai sempre fatto quello che volevi. Non hai bisogno di me per farlo.” La sua mano è scesa sotto il tavolo accarezzandomi “Ho bisogno di te invece, ricordati che il mio fratellino ha il dovere di aiutarmi, è il patto. Ma adesso mi sono stancata di stare qui, andiamocene! .” I due tipi ci guardarono pagare ed uscire con la faccia triste e delusa. In macchina continuò ad essere provocante e su di giri, ci inoltrammo sulle colline fino a trovare un posto appartato con la scusa di parlare tranquilli e smaltire il vino e gli aperitivi. Aveva abbassato lo schienale e teneva le gambe leggermente aperte, il vestito si era sollevato mostrando il tanga nero. “Ti piacerebbe toccarmi ancora?” Certo Adele, vorrei toccarti, mangiarti, scoparti, pensavo. Senza rispondere ho cominciato ad accarezzarle le gambe, si è sfilata le mutandine e mi ha sbottonato i jeans tirandolo fuori. Lo accarezzava delicatamente, guardandolo e guardandomi negli occhi. “Chi sono gli amici di cui ti fidi di più?” Ansimava mentre continuavo a toccarle il clitoride come mi aveva insegnato quella sera. “Beppe e Giangi, sicuramente.” Risposi senza ancora capire dove volesse arrivare. Erano quelli che vedeva sempre a casa, mi domandò, si risposi. “Mi piacciono, sono molto carini.” Si chinò e cominciò a baciarmelo, lo faceva affondare fino alla gola, senza smettere di accarezzarlo con la mano. Si è rialzata rossa in viso, fissandomi negli occhi “Non smettere di accarezzarmi, continua così, stai diventando davvero bravo. Il prossimo fine settimana siamo soli in casa, invitali a cena.” Finalmente capivo cosa aveva in mente, smisi di accarezzarla e le scostai la mano “Se vuoi farlo fallo da te, non potrei mai farlo io” Non disse nulla, si sporse per abbassare il mio schienale, mi fece sedere in mezzo ai due sedili e mi sali a cavallo, impugnandolo e facendolo scorrere sulla fessura bagnatissima. Io sporgevo il bacino per riuscire ad infilarlo, ma lei lo impediva. “Mi vuoi Marcello? Vuoi davvero scopare tua sorella?” Io le accarezzavo le natiche, i fianchi, cercando di spingerla contro di me. “Rispondimi Marcello, mi vuoi davvero? Sai che non va bene questo.” Io ero allo spasimo ormai “Si” risposi solamente. “Non mi basta fratellino, dimmi che mi vuoi scopare, ! raccontami cosa mi vuoi fare.” E io le dissi quello che avrei voluto farle e quello che volevo che lei mi facesse. E lei si godeva lo sfregamento, si eccitava ad ascoltare le mie parole, ma non lo metteva dentro. Allora cominciai ad implorare, ti prego Adele, ti voglio sfondare, non posso resistere a questo supplizio. Anche lei non resisteva più, ansimava e sbarrava gli occhi contraendosi, lo infilò dentro e cominciò a muoversi veloce, poi lo fece uscire nuovamente ricominciando il gioco, sempre molto attenta a non farmi venire. Alle mie implorazioni riuscì a sorridere, ma ridivenne seria subito, presa dal piacere che si dava. “Mi aiuterai fratellino?” Si Adele, tutto quello che vuoi, sospiravo, ti prego sorellina adorata, scopami, fatti sfondare, tutto quello che vuoi. Si sollevò da me e si sedette sul sedile, sorridendo. “Hai promesso, invitali a cena e aiutami. Abbiamo fatto un patto, non dimenticarlo più” Rimasi di sasso, con il mio membro duro e bagnato dai suoi umori e l! a voglia che mi straziava le viscere. La guardavo inebetito senza parlare, cercai di prendermelo in mano per dar pace al tormento che avevo, ma mi fermò la mano, aspettando la mia risposta. Alla fine cedetti, si Adele, farò quello che vuoi. Ormai mi ero rassegnato, il gioco era finito, dovevo aspettare di tornare in camera per spararmi un segone liberatorio. Ma Adele mi ha tirato verso di se baciandomi, poi mi è salita di nuovo sopra infilandolo dentro “Grazie Marcello, anche io mantengo sempre i patti, ecco il tuo regalo pisellone” Abbiamo smesso di parlare occupati a baciarci, io mi sono scaricato subito dentro di lei, e lei è venuta poco dopo non resistendo al piacere del caldo getto che sentiva dentro di sé, cavalcandomi velocemente. Abbiamo ricominciato ad accarezzarci, lo ha succhiato fino a farlo tornare vivo e si è messa in ginocchio sul sedile chiedendomi di sfondarla ancora. Mentre spingevo dentro di lei gli ho infilato un dito in bocca dicendogli che era il cazzo di Giangi, poi me ne ha chiesti due, voleva anche il cazzo di Beppe. Abbiamo detto un sacco di porcherie e mi piaceva farla sognare di essere con tre ragazzi tutti persi per lei. Ha voluto assolutamente che le venissi sulla faccia, e mentre leccava e spalmava continuava a dirmi grazie, ti voglio bene, e anche io gliel’ho dicevo, anche io lo sentivo. Qual’ era il patto? Lei sarebbe stata mia come nessuna donna lo sarebbe mai stata, io sarei stato suo come nessun uomo lo sarebbe mai stato. Complici, senza gelosia, senza segreti. Da veri fratelli. Mi ha messo alla prova e mi ha dimostrato di saper rispettare il patto. Io mi stavo impegnando. Fortunatamente siamo tornati a notte fonda, eravamo in condizioni impresentabili, sarebbe stato difficile spiegare il nostro aspetto a mamma e papà. A letto, quando pensavo alla promessa fatta, mi dicevo che era un gioco di quella bellissima matta di Adele, certamente non voleva farlo davvero. Ma adesso so che non finirò mai di conoscere ! mia sorella e di farmi sorprendere da lei. Poco prima di addormentarmi pensai a Kleps, fedele e ubbidiente, e a quanto quel pastore tedesco mi fosse diventato simpatico. Gli ho augurato di essere fortunato come me, chissà se anche Barbara qualche volta ricambiava con tanto amore la sua fedeltà? Mi addormentai sereno, anzi felice.
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