Tutto cominciò tre anni fa circa, e da allora la mia vita subì una svolta imprevedibile. Certe esperienze, come quella che sto per raccontare, hanno il potere di cambiarti la vita così repentinamente da non avere nemmeno il tempo di realizzare. All’epoca ero cameriere e facchino in un lussuosissimo albergo di Roma, la paga era ottima, il lavoro nonostante ciò che si può pensare, tutt’altro che faticoso e l’ambiente era straordinario, elegante, raffinato come la maggior parte delle persone che lì venivano ad alloggiare. Qualcuno era però un pò eccentrico, sopra le righe ma si sa, spesso i soldi fanno un effetto curioso sulla gente. Insieme a me lavorava con la medesima mansione, Fabrizio un ragazzone di trentaquattro anni di Brescia col quale avevo da subito stretto una simpatica amicizia e una buona intesa lavorativa. Lui si che aveva il fisico del facchino: spalle larghe braccia forti e un’innata capacità di saper trattare con i clienti; io dal mio canto, non che fossi gracilino, altrimenti non mi avrebbero mai assunto, cercavo di imitarlo considerandolo un ottimo esempio. Non posso, nel dire questo, negare il fatto che Fabrizio mi piacesse e pure parecchio, ma allora non sapevo ancora dare un senso preciso a ciò che provavo per lui, non avevo ancora un’idea chiara di cosa volesse dire amare un uomo e desiderarlo con tutte le proprie forze. Avvenne un giorno, era sabato lo ricordo ancora, che Fabrizio mi chiamò in disparte, tutto su di giri, dicendomi che doveva parlarmi di ciò che gli era successo…… da quel preciso istante ogni cosa cominciò a cambiare e gli eventi di lì a qualche giorno iniziarono a precipitare……. “Allora che hai? Sbrigati che devo salire su dalla contessa Raspighi!” gli domandai non riuscendo proprio a capire il perché di tanta ilarità “Guarda qui che roba!!! Rifatti gli occhi!!!” mi rispose maneggiando come fosse un giocoliere due banconote di grosso taglio “Non mi dire che…???” esclamai “Siiii!!! E pare che voglia trattenersi in città per almeno due settimane!!!” aggiunse mettendosi in tasca i soldi e addrizzandosi sul collo il papillon, prima di rimettere piede nella hall. Cosa poteva essere mai successo, vi chiederete! Ebbene, quella mattina di sabato giunse in hotel il dottor Mondini, eccentrico sessantenne nonché facoltoso architetto di Torino. Fabrizio come al solito lo accolse con la sua inimitabile cortesia, tanto che l’architetto affascinato dai suoi modi gentili, fece espressamente richiesta alla direzione che fosse proprio Fabrizio ad accompagnarlo in stanza coi bagagli; poi dopo averlo lusingato con altre impeccabili accortezze, riuscì a farsi spontaneamente elargire una mancia cospicua. Come se non bastasse, a distanza di nemmeno quattro ore, il Signor Mondini lo fece di nuovo chiamare per una sciocchezza e lo premiò inaspettatamente, ancora una volta, con un paio di banconote di grosso taglio, quelle che mi aveva sbandierato sotto il naso, contento come un bambino. Fabrizio era fori di se, pensò di aver trovato la gallina dalle uova d’oro e continuò nei giorni che seguirono a corteggiarlo sfruttando, come avrebbe fatto chiunque, compreso me, quella situazione propizia almeno in apparenza. Un mattina, uscendo dall’albergo, l’architetto sorprese me e Fabrizio a ridere amichevolmente insieme e dopo aver salutato il suo prediletto si voltò a guardarmi, lanciandomi un’occhiata strana prima di salire sulla sua auto; Fabrizio se ne accorse e ridendo mi disse che forse avevo fatto anch’io colpo su di lui e che presto anche su me sarebbero piovute mance da capogiro. In realtà io non ebbi la stessa impressione, quello sguardo mi sembrò tutt’altro che benevolo, anzi direi quasi di morbosa gelosia; come a voler dire “Uhè giù le mani da Fabrizio! Per ora passi…. ma al più presto io e te facciamo i conti!”. Non sbagliai affatto previsione e la conferma ai miei sospetti la ebbi prima di quanto mi aspettassi. Nel pomeriggio di quello stesso giorno infatti, il Signor Mondini chiese di me per potermi parlare personalmente. Salii all’ultimo piano dell’hotel e bussai tutto trafelato alla porta della sua suite. “Avanti vieni pure!” sentii la sua voce invitarmi ad entrare “Buona sera Signor Mondini in cosa posso esserle utile?” domandai come era mio dovere fare, anche se sapevo bene di non essere lì per svolgere propriamente il mio lavoro “Vieni avanti e chiudi la porta!” mi disse e quel sorrisetto sul suo viso non mi piacque affatto “Ho bisogno che tu mi faccia un favore!” proseguì a dire spocchioso “Mi dica e cercherò di accontentarla!” risposi aspettando con ansia che arrivasse al dunque “Ho notato che Fabrizio per te non è soltanto un collega!” continuò a divagare “Si certo è un caro amico….principalmente!” affermai “Bene! Vorrei che tu riferissi al tuo caro amico le mie parole…………” disse dopo una breve pausa e i suoi occhi si illuminarono di una luce sinistra. Ascoltai in silenzio ciò che aveva da dire e rimasi allibito, davanti a tanta franchezza e alla totale assenza di pudore, improvvisai invano un timido tentativo di rifiuto, ma le sue argomentazioni furono talmente convincenti da lasciarmi spiazzato “Allora intesi!” mi domandò versandosi da bere in un lucente bicchiere di cristallo “Non so cosa risponderle!” balbettai con evidente tensione “Vedi di non deludermi!” esclamò con sempre maggior alterigia, prima che mi congedassi da lui uscendo dalla suite a testa bassa. Rimasi per qualche istante come intontito, camminando a piccoli passi lungo il corridoio del piano attico poi presi l’ascensore e mi precipitai giù nella hall alla ricerca di Fabrizio. “Vieni con me ti devo parlare in privato!!!” gli bisbigliai ad un orecchio non appena riuscii a trovarlo, afferrandolo bruscamente per un braccio “Ei piano! D’accordo ma che è successo???!!!” mi disse sorpreso da tanto riserbo “Anzi no, non dirmelo…. lo so già! Stai per mostrarmi i due centoni di mancia che ti ha dato Mondini, non è vero??” esclamò gioioso “Ma quali centoni! Sai che mi ha dato il tuo caro architetto? Un bel messaggio da riferirti!” gli gridai in faccia con stizza “E sarebbe?” domandò sempre sorridente, inconsapevole di cosa stavo per dirgli “Bè…ecco……mi ha chiesto di dirti che ti aspetta stasera nella sua stanza! Certo è probabile che voglia essere più generoso del solito ma stavolta credo che tu debba davvero guadagnarteli i tuoi centoni” risposi centellinando le parole, per paura della sua reazione “Ma di cosa stai parlando?” mi interrogò perplesso “Sto parlando del fatto che all’architetto piace prenderlo nel culo a quanto pare, e muore dalla voglia di farsi sbattere da te… così mi ha detto! Parole sue!” arrivai a chiarire senza tergiversare troppo “Ma dai…mi stai prendendo in giro!!!!” esclamò Fabrizio incredulo “Niente affatto… non volevo crederci neanch’io quando me lo ha detto!” aggiunsi serissimo “Bene dì a quella checca di Mondini che…. anzi no! Glielo dico io a quello stronzo, così già che mi ci trovo gli spacco pure la faccia!!!!!” gridò Fabrizio andando su tutte le furie e schizzando a razzo verso l’ascensore “Se fossi in te non lo farei………… c’è dell’altro!” gli gridai frenando i sui comprensibili istinti “Dell’altro???? ” mi domandò come per sottolineare il fatto che ciò che gli avevo detto gli pareva già abbastanza “Un tuo rifiuto e addio lavoro, per te……… e anche per me!” gli risposi afflitto “Che figlio di p….! E tu che centri?” mi chiese incapace di comprendere i termini di quel ricatto “Centro eccome! Vuole che mentre tu lo scopi, io sia li a guardare!” bisbigliai a mezza voce imbarazzato “Che pervertito schifoso!” esclamò Fabrizio grattandosi la testa con nervosismo e iniziando a prendere coscienza della trappola in cui eravamo finiti entrambi “Va bene ma non vorrai mica accettare!!” esordì dopo una breve pausa di riflessione”Perché credi che abbiamo un’altra scelta? E al lavoro ci hai pensato… è uno dei clienti più importanti, gli basta una parola al direttore e ci ritroviamo per la strada in un batter d’occhio!!!” gli risposi con convinzione. Rimanemmo lì a guardarci come due cretini e dopo un ulteriore scambio di considerazioni arrivò anche lui a convincersi che, per salvaguardare il nostro posto di lavoro, non c’era altra via d’uscita che quella di assecondare le bizze dell’architetto, o comunque andare da lui quella sera per scongiurare, innanzitutto, il licenziamento. In quel momento non volli ammettere, o non riuscii coscientemente a comprendere che ciò che provavo veramente non era paura o tensione, ma eccitazione pura…. un’eccitazione così forte e così nuova che mi sconvolgeva e mi impediva di comportarmi in maniera sensata. Ciò che immaginai potesse accadere, era veramente ben poco rispetto a quello che accadde realmente quando intorno alle ventitré e trenta, finito il nostro turno, ci togliemmo la divisa e salimmo su all’ultimo piano a far visita al famigerato architetto. Per quanto io mi sentissi stranamente tranquillo, avevo timore della reazione che avrebbe potuto avere Fabrizio nel trovarsi di fronte il faccione del Mondini, sicuramente compiaciuto nel vederci lì a sottostare ai suoi capricci da pervertito. “Entrate pure!” ci disse dopo averci aperto la porta della sua stanza. Fabrizio entrò senza nemmeno guardarlo in faccia, io accennai un saluto più per abitudine di lavoro che per altro “Allora scaldiamo la serata con un goccetto??” continuò poi indicando il carrello coi liquori “Senti stronzone! Hai una mezz’oretta scarsa per fare i tuoi sporchi comodi, vedi di non sprecare tempo con convenevoli e cazzate simili!” esordì Fabrizio movendosi verso di lui con aria minacciosa. Io per evitare che facesse qualcosa di azzardato, benché quel porco si meritasse proprio una bella lezione per non dire altro, lo trattenei per un braccio persuadendolo all’autocontrollo. “Bene lascialo pure dire!!! Mi piacciono i maschi con carattere!” mi disse l’architetto, per nulla spaventato ed evidentemente intenzionato a provocarlo “Pure quelli grossi e cazzuti!” proseguì a dire allungando una mano sul petto teso di Fabrizio “E tu mi sembri davvero massiccio!” continuò, tastandogli i pettorali e le spalle e guardandolo con profonda bramosia dritto negli occhi “E a quanto pare anche parecchio cazzuto!!!!” aggiunse abbassando lo sguardo sul suo pacco ragguardevole. Fabrizio lo fissò con disprezzo ma lascio che il Mondini cominciasse a sbottonargli la camicia senza battere ciglio, ormai era pienamente convinto che non poteva fare altrimenti. Io, che nel frattempo a dire il vero iniziai a sentirmi di troppo, non riuscii però ad allontanarmi nemmeno di un passo, attratto come fui da una scena incredibile. Il torace villosissimo di Fabrizio catalizzò in un secondo la mia attenzione e quella dell’architetto, che cominciò a leccarglielo come fosse un cane che fa le feste al suo padrone. E mentre a lingua piena continuava a lappare senza tregua, con le mani prodighe di carezze e palpeggiamenti non tardò a slacciargli i calzoni e ad appropriarsi del suo formidabile uccello. Che mi stava succedendo?! Non riuscivo proprio a capirlo o forse non riuscivo proprio ad ammetterlo. Certo come ho già detto Fabrizio mi piaceva, ma mai prima di allora avevo fatto pensieri così osceni come quelli che mi passarono per la testa in quel momento; tutto ciò mi spaventava a morte ma ero troppo rapito da ciò che vedevo da non riuscire coscientemente a rimanerne distaccato. D’un tratto il Mondini mi guardò prima di inginocchiarsi al cospetto del grosso membro di Fabrizio e capì, senza nemmeno troppi sforzi, quello che mi passava per la testa “Guarda che spettacolo!!! Hai mai visto un cazzo di queste proporzioni?” mi chiese ansimando “E sentissi com’è duro…. e come è caldo!!!” esclamò iniziando a maneggiarlo sapientemente “Piace anche a te non negarlo!!!” aggiunse dopo averlo oscenamente scappellato e accendendo la miccia di un ordigno che di li a poco sarebbe esploso. Fu infatti al suono di quelle parole che Fabrizio voltò la testa di scatto verso di me guardandomi incuriosito in attesa della mia risposta o di una qualsiasi reazione. Io avrei voluto fingere un’espressione diversa, negare in maniera convincente ma non riuscii a farlo e rimasi impietrito a fissare quel randello di carne turgido. Fabrizio impallidì davanti al mio silenzio che ebbe inevitabilmente, tutta l’aria di una sconcertante e inaspettata conferma. Provai una profonda vergogna e da quel momento cercai di evitare di guardare il mio amico negli occhi. Il Mondini incominciò rumorosamente a spompinare Fabrizio mugolando di piacere, aggrappato come un camaleonte alle sue cosce irsute. Io osservai quella scena con attenzione e trepidazione, come se dovesse necessariamente rimanermi in mente anche il più piccolo particolare fino a che l’architetto tornò a fissarmi “Avanti vieni a succhiarlo sentirai com’è gustoso!” mi disse ruotando con abilità la sua lingua intorno all’enorme cappella vermiglia “Coraggio!!” continuò ad insistere tirandomi per un braccio nel tentativo di farmi inginocchiare. Provai ad opporre resistenza per un po’, poi mi feci coraggio e guardai Fabrizio negli occhi e mi sembrò che il suo sguardo sdegnoso di prima si fosse addolcito e solo quando sentii la sua mano calda appoggiarsi sulla mia nuca e spingermi la testa verso il basso come un accondiscendente invito, mi decisi a lasciarmi andare. Capii con quel cazzo vigoroso ad un palmo dal naso, cosa veramente mancava nella mia vita, cosa andavo così affannosamente cercando e quando aprii la bocca e me lo sentii scivolare in gola, mi parve di non aver più bisogno di nient’altro se non di continuare a succhiarlo così, all’infinito. L’architetto si levò da terra per andare a sedersi sul divano e per gustarsi, con il suo ridicolo pisellino tra le mani, la visione di noi due avvinghiati l’uno all’altro. Fabrizio si lasciò succhiare il cazzo da me per interminabili minuti e fino a pochi istanti prima di eiaculare, poi mi tolse via i calzoni, mi spinse sul divano e cominciò, tra milioni di baci e di carezze, a sverginarmi il culo con grande maestria e dolcezza. Io lamentai un forte dolore iniziale e mi irrigidii tremando come un agnellino tra le sue braccia, ma pian piano il piacere prevalse fino a divampare improvviso nei deliranti frangenti di un orgasmo, al quale mi abbandonai quasi esanime. Anche il Mondini ebbe la sua buona dose di cazzo nel culo, ed è inutile dire che in quell’occasione e per tali prestazioni la mancia fu assicurata………. così come il mantenimento del nostro posto di lavoro.
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