Carola mi accompagna sotto l’ombrellone rosso, spalancato sul bordo della piccola piscina. L’ampia terrazza si affaccia sul colle che scende ripido verso il centro abitato: tetti in cotto che si allungano alla base dell’erta. Fra di loro spuntano tre aguzzi campanili. Il sole avvampa, in un cielo insolitamente terso per il paesaggio della Padania. “Ti devo parlare” dice. E in piedi davanti a me. Guardo la sua figura, abbronzata, alta, dalla forme morbide e piene. Due piccoli triangoli di tessuto rosso trattengono appena il seno abbondante. Un triangolo di tessuto rosso, sottile e lungo, le si infila fra le gambe. “Dimmi” Si allunga sulla sdraio accanto alla mia. Mi osserva silenziosa. “Ho un cliente che cerca un po’ di trasgressione” dice. “Ho pensato a te. “”Che cosa vuoi dire?””Che lui vorrebbe vedere me fare sesso con un’altra donna. Che vorrebbe mettersi in mezzo. “”Perché lo chiedi a me?””Primo, perché è stato bellissimo fare l’amore con te. Secondo, sei una bella figa. Terzo: ! secondo me la sai dare molto bene. Quarto, potresti guadagnare una bella mazzetta di pezzi da centomila lire. “”Non sono una puttana. “”Che brutta parola. Non devi mica battere il marciapiedi. Devi farti solo delle belle scopate. O il cazzo non ti piace proprio? Farti viziare, incassare. Sì magari c’è da spompinare un uccello, lasciarsi scopare. O farti una fica come me. “Non le rispondo. “Hai qualche cosa di più divertente da fare che usare la sorca per divertirsi e guadagnare. E poi, perché battere le discoteche per rimorchiare un maschio qualsiasi e dargliela gratis? Non è meglio farsi contattare con discrezione, andare in posti raffinati e godersi il cazzo a pagamento. E i soldi li caccia lui?””Chi sarebbe lui?””Un mio cliente fisso. Mi scopa regolarmente da due anni. Ma la mia figa non gli basta adesso. Ha bisogno di essere stimolato. E una persona per bene, sai. “Mi allungo sulla sdraio. Carola si avvicina. Si siede sul bordo della sdraio. Le sue labbra mi sfiorano la bocca. “Sono sicura che sarai contenta” dice, accarezzandomi una guancia. “Ecco Davide” dice alzandosi. Va incontro all’uomo, aitante, i capelli a zero per nascondere la calvizie. La stringe in vita, la bacia sulla bocca. “Ti presento Silvia”Allungo la mano. Lui la prende e posa un delicato bacio sul palmo. Si siede accanto al tavolino, sotto l’ombrellone. Si versa un po’ d’acqua: La sorseggia lentamente. Depone sul tavolo una spessa busta bianca. “Andiamo, dai” dice allegra Carola. Mi prende per mano: Mi trascina lungo una scala che sale verso una terrazza posta più in alto. La pietra dei gradini scotta sotto i miei piedi nudi. Dalla piccola terrazza, un’ampia vetrata, completamente spalancata, dà in una grande stanza. Sul fondo un immenso letto, sorretto da quattro colonne attorcigliate. Ci tuffiamo sulle candide lenzuola. La seta è piacevolmente fresca. Carola fa volare via, in un solo colpo, il minuscolo reggiseno rosso. “Inutile orpello” dice. Carola mi avvolge fra le sue braccia. Le sue gambe richiudono le mie. Il suo ventre è contro preme contro il mio. I nostri sessi si toccano, separati dal tessuto degli slip. La sua lingua entra fra le mie labbra. La mia nella sua bocca. La sua nella mia. La mia nella sua. Accarezzo la morbida pelle di un seno. Ne seguo la forma rotonda. Ne sento tutto la morbidezza: E’ fresco e liscio. Carola si solleva a sedere. Sgancia il ferretto che trattiene, fra le mie rotondità, il reggiseno azzurro intenso. “Ti piacciono le tette di Silvia” chiede a Davide, in piedi davanti al letto, completamente nudo. Un corto e grosso uccello si erge fra le sue gambe, sopra le palle gonfie. Mi strappa lo slip. Mi allarga la gambe. “E la figa ti piace?” insiste. Tuffa la testa fra le mie cosce. I suoi lunghi capelli neri nascono tutto alla vista. Sento la sua lingua scorrere fra le gambe, a destra e a sinistra della figa. La sento forzare l’apertura. Mi scorre all’interno, per tutta la lunghezza della fessura. La punta della lingua di Carola trova il mio bottoncino. Passa e ripassa, con brevi pennellate, quel punto indurito. Il piacere mi sale per il ventre. La sua gamba mi scavalca. Davanti al viso ho il culo sodo di Carola. Un filo rosso le corre nel solco profondo che divide le natiche. Carola arretra di un poco verso di me. Scosto il triangolo di tessuto rosso che nasconde il suo sesso. Passo le dita sulle sue labbra carnose. Mi piace quel gonfiore evidente, del tutto privato di peli. Disegno con l’unghia il contorno del sesso. Ne dischiudo impercettibilmente le labbra. L’unghia sale fra le natiche. L’indice penetra nell’ano. I muscoli che lo circondano si tendono. Lo risucchiano. Le scopo il culo con il dito. Carola si solleva in ginocchio. La sua mano stinge la mia, sollecitandola a muoversi più rapida. “Ti piace questo ditalino?” chiede a Davide. “Vieni” aggiunge. Qualcosa di grosso mi entra dolcemente nella figa. Le pareti della vagina si lanciano su quell’uccello grosso e duro che mi riempie di piacere. E’ un piacere che mi travolge, mi impedisce di pensare e di muovermi. Anche l’indice si è fermato, conficcato per tutta la lunghezza nel culo di Carola. “Lasciala” dice Carola. Improvvisamente mi sento vuota, senza quel cazzo da risucchiare. Carola trascina Davide disteso sul letto, offrendogli la lingua. “Gran bell’uccello” dice stringendolo in pugno. Lo massaggia con le mani giunte. Li depone un bacio sulla punta. “Ti piacerebbe?” mi chiede. Lo prendo fra le labbra, facendolo scomparire in bocca. Mi sento di nuova colma di piacere, mentre affondo la bocca su quell’asta che riemerge fra le labbra e di nuovo scompare all’interno della bocca. “Fallo venire adesso” dice Carola. Mi ributto con foga su quell’asta eretta e calda. Carola accarezza le palle rotonde che riempiono lo spazio fra le gambe pelose di Davide. “Arriva” avverte lui. Lo lascio appena in tempo. Il getto liquido si spande sulla punta dell’uccello. Carola lo avvolge con la bocca e lo assapora. Mi porge la bocca. Le mie labbra si dischiudono per ricevere ! la sua lingua e il liquido di Davide. Le nostre lingue duellano fra di loro. Mi sento impazzire per il piacere. “Brava, nove più” mi sussurra Carola all’orecchio. “La mazzetta te la sei ben guadagnata.” Sale a cavalcioni sul petto di Davide. Gli accarezza le guance e le spalle. Si solleva leggermente, accucciata. Un getto di piscio si allarga fra i peli neri che coprono i muscoli del torso.
Aggiungi ai Preferiti