Tre uomini stanno giocando a Poker. Uno di loro, Luigi, è in evidente difficoltà. Quella sera ha già perso tanti soldi. Inoltre ha anche debiti arretrati per precedenti perdite al gioco. Se non riesce a vincere questa volta, la sua situazione è grave. Uno degli altri due giocatori, Piero, di cui è debitore, non gli farà più credito. Gli ha già detto che vorrà essere pagato entro una settimana. Piero rilancia. Luigi, che ha in mano un tris di re, rilancia a sua volta. Il terzo giocatore lascia la partita. Per quella sera ne ha abbastanza. Si infila la giacca e se ne va. Restano solo Luigi e Piero. Piero copre il rilancio e va a vedere. Luigi rivela il tris di re. Piero scopre le carte: full di donne. Ha vinto. Luigi è disperato. Non ha i soldi per pagare. Piero, che conosce la situazione dell’altro giocatore, gli da un ultima scadenza. “Ti do ancora una settimana per pagare”. “Mi serve più tempo; dammi almeno tre settimane”. Luigi cerca di tergiversare. Spera di rifarsi con vincite al gioco. Piero non accetta. “No. Ti do una settimana. Non un giorno di più. Ora sparisci e vai a cercare i soldi”. “Ma adesso non ne ho così tanti. Se mi concedessi più tempo magari io …” “Non mi interessano i tuoi problemi. Tra una settimana voglio i soldi in contanti. Non mi frega niente di come farai a trovarli. Trovali e basta. Capito? Ora vattene”. Una settimana trascorre troppo velocemente per Luigi. Sua moglie Sonia non sa nulla dei suoi debiti di gioco. Anzi, non sa nemmeno che ha ancora questo vizio. Lei crede che abbia smesso di giocare. Le aveva detto che la mancanza di denaro era dovuta ad alcuni affari andati male. Gli aveva creduto. Ora però il suo debito è cresciuto parecchio. Non riesce più a coprire le perdite. Nessuno, ovviamente, gli ha fatto prestito. Ha terrore della reazione di Piero. Questo è famoso per la sua crudeltà, spietatezza ed insensibilità nei confronti di chi lo frega. Deve comunque affrontarlo. Si reca nella sua abitazione e comincia a spiegargli la sua pessima situazione finanziaria. “Piero mi spiace, ma non sono riuscito a trovare nessuno che mi desse un po’ di soldi”. “Quindi non sei in grado di pagarmi”. “No, però tra qualche settimana mi dovrebbe andare bene un affare. Con il guadagno potrò pagarti tutto il debito”. “Non mi freghi più. Non mi fido di te. Stai solo cercando di prendermi in giro”. Luigi è disperato. Piero si sta arrabbiando. ”No ti assicuro, non voglio fregarti. Ce l’ho davvero l’affare che si sta concludendo bene”. “Voglio i soldi ora. Del tuo affare futuro non so che farmene. Ho già aspettato troppo, e tu lo sai”. “Sì, sei stato molto paziente con me. Appunto per questo ti prego di aiutarmi ancora una volta. L’ultima”. “Ti ho detto di no. Dammi i soldi”. “Non li ho”. “Io ti posso rovinare per sempre. Posso schiacciarti come un verme, lo sai questo vero?”. “Si, lo so che lo puoi fare”. “Allora lo farò”. Luigi sta per scoppiare in lacrime. Si butta in ginocchio davanti a Piero abbassando la testa. “Ti prego di non farlo”. “Se non puoi darmi i soldi puoi pagarmi in altro modo”. Luigi, per un attimo, si sente risollevato. “Dimmi cosa vuoi in cambio dei soldi”. “Tu hai una moglie molto bella e giovane. La voglio”. Luigi sbianca di fronte alla richiesta. “No ti prego. Qualsiasi altra cosa, ma non posso darti mia moglie”. “Non ti do altre possibilità. O mi dai tutti i soldi, o mi cedi tua moglie come schiava”. “Mia moglie non accetterà mai una cosa del genere”. “Allora ti rovino, e se rovino te sarà rovinata anche lei. Decidi in fretta. Entro domani voglio i soldi oppure tua moglie ai miei piedi. Adesso vattene che ho altro da fare”. “Per quanto tempo dovrà essere tua serva?”. “Almeno due mesi, se fa la brava bestia ubbidiente”. Detto questo Piero esce dalla stanza e si allontana. Luigi, tutto tremante ed ancora pallido, si alza e si avvia verso casa. Sua moglie è veramente molto bella. Non aveva mai pensato alla possibilità che avrebbe dovuto cederla come schiava per potersi pagare i debiti di gioco. Giunto a casa la donna capisce immediatamente che è successo qualcosa di molto grave. “Cosa ti è capitato?”. “Sonia, ho perso tanti soldi al gioco”. Sonia si arrabbia terribilmente. “Pensavo che tu avessi smesso. Invece mi hai solo raccontato un sacco di balle”. “Ti prego di perdonarmi”. “Perdonarti un cazzo. Quanto hai perso?”. Luigi glielo dice. Sonia resta allibita dalla somma. “Ma non abbiamo tutti quei soldi adesso. Entro quando devi pagare?”. “Entro domani mattina”. Sonia resta senza parole. “Prova a chiedere una dilazione, potremmo magari pagare a rate”. “No. Non è possibile. Questa era l’ultima scadenza. Non mi darà più rinvii. Me ne ha già dati troppi”. “E allora come facciamo?. Lo sai che quello ci può rovinare definitivamente. Anche se scappassimo ci troverebbe da qualsiasi parte andassimo”. Luigi non sa come dirglielo. Deve comunque farlo. “Mi ha dato un’alternativa”. “Bene, magari riusciamo a scamparla anche questa volta. Quale è l’alternativa?”. “Vuole te come schiava”. “Cosa?. Vuoi ripetere?”. “Sì, mi ha detto che se ti do a lui come schiava per due mesi non ci farà nulla?”. “Come schiava?”. “Sì, dovrai fare tutto quello che ti ordinerà. Potrà disporre di te come meglio crede. Sarai in suo potere”. “Io dovrei essere la serva di quello là? Tu lo sai che tipo è. Mi tratterà come una bestia”. “Sì, però è la nostra unica soluzione”. La discussione va avanti per molto tempo. Sonia non crede alle proprie orecchie. Comunque alla fine decide di cedere alla richiesta. Il mattino dopo Luigi e Sonia si recano a casa di Piero. Questi li fa entrare. Appena vede che c’è anche la donna capisce che hanno accettato la sua alternativa. Osserva la splendida bellezza della donna. Pensa che quella sarà la sua schiava per due mesi. Potrà fare di lei tutto ciò che vorrà. Sa che si divertirà parecchio. “Allora accettate la mia offerta?”. “Sì. Ti ho portato mia moglie. Sarà la tua umile e sottomessa schiava”. Piero si sente già irrigidire il membro. “Spogliati, serva”. Sonia esegue. Si toglie tutti i vestiti restando completamente nuda davanti al suo nuovo Signore e Padrone. “Sei davvero uno splendido esemplare di fica. Avvicinati”. Tutta intimorita Sonia si avvicina tenendo il capo chino. Piero la tocca. Le palpa i seni belli sodi. La mano poi scende lungo il bellissimo corpo. Si sofferma sui fianchi. Poi carezza le splendide cosce e pone una mano sulla fica. “Inginocchiati”. La donna esegue. Piero le carezza la testa ricoperta dai lunghi capelli. Il cazzo è già duro. Da quella posizione si farà fare tanti splendidi pompini. “Adesso prostrati ai miei piedi”. La schiava abbassa la testa fino a portarla a pochi millimetri dalle scarpe del suo Padrone. Piero osserva eccitato la donna accucciata davanti a lui. Il culo è splendido. Luigi non può fare nulla. Piero si va a sedere su una poltrona del salotto. “Avvicinati a me”. La serva striscia sulle ginocchia e sui gomiti mantenendosi prostrata a terra. Si avvicina al Padrone e pone nuovamente la testa a pochi centimetri dai suoi piedi. L’uomo è soddisfatto dell’inizio. Dalla sua comoda posizione osserva la donna dall’alto. Poi si rivolge a Luigi. “Siediti lì di fronte su quella poltrona”. “Io dovrei andarmene”. “Siediti ti ho detto”. Mentre parlano, ignorano la donna accucciata a terra. Ogni tanto Luigi osserva la sua bella moglie ai piedi di un altro uomo che sarà il suo Padrone per due mesi. Nonostante l’infelice situazione prova una certa eccitazione nel vedere la sua donna sottomessa. Piero si rivolge al suo debitore. “Hai spiegato a tua moglie la situazione?”. “Sì. Le ho detto che dovrà essere la tua schiava e come tale dovrà ubbidirti senza esitazione”. “Bene. La mia schiava dovrà fare tutto quello che io vorrò. Non potrà esimersi dall’eseguire un mio ordine, qualunque esso sia. Se vuole potrà andarsene in qualunque momento, ma poi tu mi dovrai pagare tutti i tuoi debiti. Se nel frattempo troverai i soldi riavrai tua moglie. In caso contrario te la restituirò alla fine dei due mesi pattuiti. Chiaro?”. Luigi sa che non troverà mai tutti quei soldi e che dunque sua moglie dovrà umiliarsi per tutto quel periodo. “Sì, Lei lo sa. Vedrai che farà la brava e ti soddisferà in tutto ciò che vorrai”. Piero si rivolge alla serva. “Hai capito bene bestia? Tu sarai la mia cagna”. “Sì. Ho capito”. Piero assesta un calcio nel fianco della schiava. “Devi sempre finire la frase con la parola Padrone e dandomi del lei”. “Sì Padrone. Mi scusi mio Padrone. Non accadrà più. La servirò bene Padrone. Sarò la Sua cagna fedele il cui unico posto è ai suoi piedi, Padrone”. “Brava, stai promettendo bene. Ora leccami le scarpe fino a pulirle bene”. Dapprima la bestia esita un pochino. Ma subito si rende conto che non può fare altro che ubbidire e soddisfare il Suo Signore. Così comincia con la lingua a leccare la punta delle scarpe che sono un po’ impolverate. La lingua poi si sposta verso i lati ed il tacco. Vuole fare un bel lavoro. Se soddisferà bene il Suo Padrone avrà sicuramente dei vantaggi anche lei. Mentre la cagna pulisce le calzature, il suo Padrone continua a discorrere con il marito di lei. Ogni tanto abbassa lo sguardo verso il pavimento. Vede la testa della schiava che si muove per dare più effetto ad ogni colpo di lingua. Il Padrone è soddisfatto. Quando le scarpe saranno pulite si farà leccare anche i piedi. L’eccitazione di Luigi aumenta nel vedere la sua donna che lecca le scarpe di un altro uomo. Se ne vergogna, ma il suo cazzo si indurisce lo stesso. Cerca di fare finta di niente e continua a parlare. Piero è eccitatissimo. La sola idea di possedere una simile bellezza gli fa irrigidire il membro. Dopo dieci minuti di leccate, il Padrone pone entrambe le scarpe sulla schiena della serva ancora prostrata ai suoi piedi. Controlla che siano pulite bene. “Brava schiava, hai fatto un bel lavoro. Adesso toglimi le scarpe, le calze e leccami anche i piedi”. Sonia slaccia le stringhe, toglie le calze ed abbassa la testa per cominciare a leccare i piedi del suo Dominatore. I piedi sono sudati. Sarà dunque suo compito pulirli bene con la lingua. I due uomini continuano a parlare ignorando la donna. Luigi vorrebbe andarsene. E’ imbarazzato dalla situazione. Ma evidentemente Piero si diverte costringendolo a vedere la sua donna umiliata a terra. Il Padrone si rivolge alla schiava. “Pulisci bene con la lingua anche in mezzo alle dita. Sperando di averti mia schiava ieri non mi sono lavato i piedi. D’ora in poi toccherà sempre a te pulirmeli e massaggiarmeli, ovviamente con la lingua”. “Come Lei desidera, Padrone”. La serva dunque insinua la lingua negli spazi tra le dita pulendo bene anche lì. Trascorrono così altri quindici minuti. “Adesso voglio che strisci fino ai piedi di tuo marito e che lecchi i piedi anche a colui che ti ha venduta come schiava. Muoviti bestia”. Luigi si sente un fremito all’inguine. La cagna si gira e, strisciando sulle ginocchia e sui gomiti, raggiunge i piedi di Luigi ancora seduto sulla poltrona. Toglie le scarpe e le calze e comincia a leccargli i piedi. Anche i suoi sono sudati. La fa arrabbiare il fatto di essere costretta a leccare i piedi dell’uomo che l’ha venduta come cagna per pagare un debito di gioco. Comunque il Suo Padrone le ha dato un ordine e non può certo esimersi dall’ubbidire. Anche per Luigi la pulizia dei piedi viene fatta con solerzia. Infila anche la lingua tra le dita. Nonostante tutto, Luigi si eccita nel vedere la sua donna prostrata mentre gli lecca i piedi. Non pensava di godere così nel sottomettere una donna. Intanto il Padrone si alza dalla poltrona. La schiava lo sente avvicinarsi a lei. Piero, giuntole vicino, le si siede a cavalcioni sulla schiena lasciandosi cadere pesantemente. Per poco Sonia non cade stesa a terra. Ora è sotto il culo del Suo Padrone. Interrompe ogni attività e posa la testa a terra. Piero l’afferra per i capelli tirando forte. Poi le dirige la testa verso i piedi di Luigi. “Stupido animale, non ti ho detto di smettere. Continua”. Così è costretta a continuare a leccare i piedi del marito mentre il Suo Padrone le resta seduto sulla schiena e con la mano le schiaccia la testa sui piedi di Luigi. “Lecca cagna, lecca bene”. Nonostante la dolorosa posizione, la cagna deve continuare a leccare. Il cazzo di Luigi è tesissimo. Anche lui gode nel vedere la donna prostrata a terra dinanzi a lui mentre un altro uomo le sta seduto sulla schiena. “Bene Luigi. Ora te ne puoi andare. Sappi che se tua moglie sbaglia sarà mio compito punirla severamente. Se però sarà insubordinata io la caccerò via e tu il giorno dopo dovrai portarmi tutti i soldi in contanti. Sono stato chiaro?.” “Sì. Chiarissimo. Vedrai che Sonia sarà ubbidiente”. Piero manda via Luigi. Vuole divertirsi con la sua nuova schiava. Accompagna il marito alla porta e la chiude bene. Resta vicino alla soglia e si gira verso la sua serva. “Sdraiati e striscia fino a me, schiava”. Sonia si stende sul pavimento. Poi comincia a strisciare sulla pancia come un verme. Lentamente si avvicina al Padrone che la osserva divertito ed eccitato. Finalmente lo raggiunge. Si ferma quando la sua testa è a pochi centimetri dai piedi dell’uomo. “Mettiti a quattro zampe come i cani”. La schiava esegue. Da un cassetto lì vicino l’uomo estrae un collare per cani ed un guinzaglio. Pone il collare al collo della sua nuova cagna e vi attacca anche il guinzaglio. Poi si dirige nuovamente verso la poltrona. La donna è costretta a seguirlo a quattro zampe. Prima di sedersi ordina alla schiava di slacciargli e togliergli i pantaloni. La cagna esegue. Si siede. “Forza bestia, prendi in bocca il cazzo e comincia a succhiare”. Il membro è già duro. La serva alza la testa e si infila in bocca il sesso del Padrone. Comincia a leccare ed a succhiare. Se fa un bel lavoro il Padrone sarà certamente contento di lei. Ci mette molta energia. Intanto l’uomo accende la televisione e si guarda un programma mentre la schiava accucciata ai suoi piedi cerca di soddisfare i suoi desideri con la bocca. La cagna è brava. Il Padrone è soddisfatto. Il cazzo è tesissimo. La serva prende il cazzo con le mani e comincia a leccare la cappella. Poi parte con la lingua dai coglioni e, con rapide leccate, raggiunge la punta. Si infila il membro in bocca. Succhia e comincia ad alzare e ad abbassare la testa. Prima lentamente poi sempre più velocemente. Si ferma di colpo e riprende a leccare la cappella. Poi scende ai coglioni. Li lecca bene. Se ne infila uno in bocca e lo succhia. Con la lingua sale gradatamente, dando nel frattempo rapide leccate, verso la punta. Il Padrone è eccitatissimo. Tra poco sborrerà. La cagna si infila nuovamente in bocca il cazzo ficcandoselo fino alla gola. Lo massaggia con la lingua e nel frattempo succhia. Il Padrone spinge la testa della serva verso il basso per fare entrare il membro duro il più possibile in bocca. Sta per venire. Finalmente gode e comincia a spruzzare lo sperma. La schiava non era preparata. Inoltre il marito non le aveva mai sborrato in bocca. D’istinto tira indietro la testa e lo sperma schizza in aria fino a cadere sul pavimento. “Stupida cagna, cosa hai fatto! Tu devi ingoiare tutta la mia sborra, non farla cadere sul pavimento”. Così dicendo assesta una sberla sulla guancia della cagna inginocchiata. Spaventata la serva si prostra ai piedi del Padrone. “La prego Padrone, mi scusi, non accadrà più, glielo assicuro, sarò la sua schiava ubbidiente. Abbia pietà”. “Taci bestia”. L’uomo si alza. Da un cassetto prende un frustino. Si avvicina alla serva prostrata a terra ed impaurita e comincia a frustarla sulla schiena. Quando si ritiene soddisfatto della punizione inflitta pone i piedi vicino alle tracce di sperma cadute sul pavimento. “Stupido animale, vieni qui a pulire il pavimento”. La schiava striscia sulle ginocchia fino a raggiungere il Padrone. Non avendo nulla a disposizione, cerca di raccogliere la sborra con le dita. Riceve subito due frustate sulla schiena. “Bestia, devi pulire il pavimento con la lingua. Muoviti cagna”. La cagna abbassa la testa e, con la lingua comincia a pulire il pavimento leccando bene lo sperma. “Lecca bene, al termine il pavimento deve essere pulito perfettamente”. “Sì Padrone”. Leccate le prime tracce la schiava si sposta dove erano cadute altre gocce. Le si avvicina il Padrone e le posa un piede sulla schiena facendo molta pressione. La cagna continua a leccare il pavimento. Quando finisce non osa spostarsi poiché ha ancora il piede del Padrone che le schiaccia la schiena. Il Dominatore le si siede sopra. Con una mano le carezza la coscia ed il culo. “Sei una bellissima donna. Mi divertirò molto avendoti come schiava”. “Come Lei desidera Padrone”. Il Padrone è pesante e la posizione rannicchiata le rende difficoltosa la respirazione. Il Dominatore non se ne cura e la cagna non osa lamentarsi. L’uomo resta qualche minuto seduto sulla serva. Si gusta il corpo morbido sotto il culo. Poi si alza. Con una pedata manda la schiava a pulire il resto dello sperma sul pavimento. Il Padrone si avvicina ad alcune gocce di sperma e, con il piede, le sparge bene sul pavimento. Sempre strisciando sulle ginocchia e sui gomiti, la cagna si avvicina ai piedi del Padrone. “Prima di pulire il pavimento leccami i piedi sporchi di sborra”. La schiava prende in mano il piede. Lo alza quel tanto che le consente di infilare sotto la lingua e pulire le tracce. Si accerta che il lavoro sia fatto bene prima di posare nuovamente a terra il piede del suo Dominatore. Dopodiché si sposta quel tanto necessario per continuare a leccare il pavimento. Intanto il Padrone è tornato a sedersi sulla comoda poltrona ed osserva divertito gli sforzi della bestia. Terminata la pulizia del pavimento la cagna si avvicina ai piedi del Padrone, pone la testa molto vicino ad essi ed attende i nuovi ordini. Il Padrone legge un giornale ignorando l’animale accucciato a terra. Resta in quella posizione per parecchio tempo. Il Padrone continua a leggere. La schiava è stanca, la posizione rannicchiata è dolorosa, ma non osa dire nulla al proprio Padrone. In silenzio sopporta il dolore. Dopo qualche minuto entra la guardia del corpo. E’ un uomo negro molto muscoloso. “Ciao Franco vieni”. “Chi è quella ragazza inginocchiata davanti a te?”. “E’ la mia schiava, ti piace?” “Sembra molto bella, ma da quella posizione non posso giudicare”. Piero si rivolge alla serva. “Bestia, alzate sulle ginocchia e girati verso di lui, fatti osservare bene”. La cagna si gira e si alza sulle ginocchia ponendosi di fronte al negro. “Sì, è molto bella, una gran bella fica. Penso che ti divertirai parecchio”. “Lo penso anch’io”. Poi si rivolge nuovamente all’animale. “Avvicinati bene a lui, così ti può guardare meglio”. Camminando sulle ginocchia si avvicina al negro. Questi le carezza la testa posta al livello del suo cazzo già duro. Si è eccitato nel vedere una bellissima schiava bianca inginocchiata di fronte di lui. Poi le tocca i seni palpandoli e strizzandoli forte. La cagna non osa lamentarsi. Franco va a sedersi su una poltrona per parlare con il suo capo. “Schiava, torna qua da me”. La serva si pone a quattro zampe e va dal suo Padrone. Giuntogli vicino si prostra nuovamente ai suoi piedi in attesa di altri ordini. Almeno questo diversivo le ha consentito di sgranchirsi un po’. Mentre parla con la guardia del corpo, Piero, per stare più comodo, poggia un piede sulla schiena della bestia accucciata a terra. Dopo una mezz’ora entra la cameriera per avvisare che la cena è pronta. “Grazie Luisa, vengo subito. Ti fermi a mangiare con me Franco?”. “No grazie, ho già mangiato. Ci vediamo più tardi magari”. “Va bene ciao”. Franco se ne va gettando ancora uno sguardo libidinoso alla cagna. Ha ancora il cazzo tutto duro. Piero si fa infilare le calze e le scarpe, prende il guinzaglio e, tirandolo, si avvia verso la sala da pranzo. La cagna lo segue a quattro zampe. Entrati in sala da pranzo la cameriera osserva incuriosita la donna a quattro zampe che segue l’uomo. “Luisa, questa sarà la mia schiava per un po’ di tempo”. “Mi spiace Signore, ma io non lo sapevo che aveva comprato una serva e così non ho preparato da mangiare anche per lei”. “Non preoccuparti. Lei mangerà i nostri avanzi, se ci sono. Altrimenti salterà il pasto. Non farle mai del cibo apposta per lei. Prima di buttare la roba nella pattumiera la daremo a lei”. “Va bene Signore. Posso servire?”. “Sì servi pure”. Il Padrone si siede a tavola mentre la cagna si accuccia nuovamente ai suoi piedi. La cameriera serve il pasto. E’ una ragazza giovane, molto bella. Mentre gli porge il piatto il Padrone le tocca il culo. Infila una mano sotto la minigonna fino a carezzare le cosce. La donna non si tira indietro, anzi accetta le avance con fare malizioso. Il Padrone mangia ignorando l’animale a terra. Prima di alzarsi chiama la cameriera. “Io ho finito. Non è avanzato nulla. Per questa sera la cagna non mangia”. Tirando il guinzaglio torna in soggiorno con la bestia che lo segue nella sua posizione canina. Qui ordina alla schiava di sdraiarsi sulla schiena. Poi le sale sopra il corpo con entrambi i piedi indossando ancora le scarpe. “Sei morbida e comoda”. “Grazie Padrone”. Dice il tappeto umano riuscendo appena a parlare per il peso che ha sul busto. Il Padrone scende e va a sedersi sul comodo divano. Ordina alla bestia di raggiungerlo. Questa esegue strisciando. “Mettiti in ginocchio e dedicati nuovamente ai miei piedi”. La schiava comincia a togliere le scarpe del Padrone usando le mani. “Stupida bestia, slacciami le stringhe usando la bocca”. L’animale si china, prende tra i denti un capo della stringa e tira. Poi, con fatica, sempre usando i denti cerca di allentare le stringhe. Per togliere la scarpa è comunque costretta ad usare le mani. La stessa operazione anche per l’altra calzatura. Trova qualche difficoltà nell’allentare le stringhe con i denti. Il Padrone si spazientisce e la colpisce con la frusta. “Muoviti cagna”. Finalmente ci riesce, toglie la scarpa, sfila la calza. Poi pone entrambe le mani sotto i piedi e comincia a leccarli. Avendo reindossato le calze sporche, i piedi del Padrone sono nuovamente sudati. Tocca alla sua lingua pulirli fino a fare sparire ogni traccia di sporco e di sudore. Intanto il Padrone osserva divertito la bestia ai suoi piedi. E’ la prima volta che possiede una schiava. Lo trova molto divertente ed eccitante. Prende un giornale e legge qualche articolo mentre l’animale continua il suo lavoro di lingua. La cagna ha fame. A casa, per l’arrabbiatura con il marito, non aveva mangiato nulla. Ora il Padrone non le ha dato del cibo. Comincia ad avere qualche crampo allo stomaco. Comunque non osa chiedere nulla. Ha troppa paura delle possibili reazioni del Padrone. Si è resa conto che fino a che resta al suo servizio non potrà fare nessuna richiesta. Di nessun genere. Non le resta altro da fare che ubbidire e sperare nella bontà e generosità del suo Padrone. Entra la cameriera con un vassoio sul quale c’è una fetta di torta che porge all’uomo. Questi prende una mano della cameriera e l’attira a sé. La donna posa il vassoio su un tavolino e si siede sul divano. Piero infila una mano sotto la minigonna e carezza una coscia. La donna indossa calze autoreggenti nere. Mentre la carezza l’uomo la bacia sul collo e scende con la bocca nella scollatura sul petto. Intanto la cameriera osserva divertita la cagna accucciata a terra che continua a leccare i piedi sporchi del Padrone. Per offrire meglio la coscia alle carezze dell’uomo, la cameriera posa un piede, calzato dalle belle scarpe col tacco, sulla schiena dell’animale prostrato. La schiava non può fare altro che continuare nel suo lavoro. Mentre il Padrona carezza le gambe della cameriera e le bacia i seni che nel frattempo le ha scoperto, Luisa, ogni tanto, sadicamente tortura la schiena della serva con il tacco facendolo roteare e schiacciandolo nella carne. La schiava sopporta il dolore in silenzio. Se osasse lamentarsi, sicuramente il Padrone sarebbe infastidito dai suoi lamenti mentre è eccitato. Riceverebbe sicuramente una punizione che le procurerebbe più dolore di quello inflitto dal tacco della sadica cameriera. Pensando di disturbare il proprio Padrone, smette di leccare i piedi. Piero, che trovava molto eccitante baciare e carezzare una bella donna mentre un’altra bella donna è accucciata ai suoi piedi che vengono leccati, smette di baciare la cameriera, impugna la frusta ed assesta qualche colpo sulla schiena della serva. “Stupido animale, ti ho forse ordinato di smettere?”. “No Padrone, mi scusi, pensavo di disturbarla mentre si stava divertendo”. “Tu non devi pensare. Devi solo ubbidire e fare quello che ti viene ordinato”. “Mi scusi Nobile Signore, non accadrà più”. Interviene Luisa. “Caro, mi sembra che la tua schiava sia un po’ indisciplinata. Dovresti insegnarle l’educazione ed il rispetto per i suoi superiori”. “Sì, penso anch’io che debba imparare ancora bene la disciplina della schiavitù. Non mi mancherà il tempo di addomesticarla bene. E sicuramente mi divertirò molto nel fare ciò”. “Ne sono convinta caro”. La cameriera prende il frustino dalle mani del Padrone. Mentre questi riprende a carezzarla ed a baciarla, Luisa comincia a frustare la cagna sulla schiena e le conficca il tacco nella carne. “Forza umile ed inutile bestia, ricomincia a leccare i piedi del tuo Signore e Padrone”. All’animale non resta altro da fare che ricominciare a leccare con più energia. La cameriera, che a quanto pare si diverte nel torturare, continua a frustarla sulla schiena. “Lecca cagna, lecca”. Baciando e carezzando la cameriera, ogni tanto il Padrone sposta i piedi. La bestia, con la dovuta sollecitudine, si sposta con la testa e riprende subito il proprio lavoro di lingua. Intanto il Padrone ha sfilato la gonna a Luisa. Le ha abbassato le mutandine nere di pizzo sino alle caviglie. Si rivolge alla schiava. “Bestia, sfilale completamente le mutandine, in fretta perché sono eccitato”. La schiava, che oramai ha imparato che deve usare le mani il meno possibile, afferra l’indumento intimo con i denti. La cameriera alza un pochino i piedi, quindi la bestia allontana le mutandine. Dopodiché riprende subito a leccare i piedi del suo Padrone. Questi infila una mano tra le cosce dell’amante. Inserisce un dito nella fica già tutta bagnata e lo agita. Lo estrae e lo rinfila. Poi ne inserisce un altro, la fica, che è molto larga, lo accoglie comodamente. Inserisce anche un terzo dito. La fica si bagna sempre di più. Piero lecca, succhia e stringe con i denti i capezzoli degli splendidi seni di Luisa. Intanto questa con una mano stringe il durissimo cazzo dell’uomo e comincia a masturbarlo lentamente. La cameriera posa ora un piede nudo sulla schiena della bestia accucciata a terra. Allarga meglio le gambe per consentire a Piero di leccarle la fica con la lingua. Le leccate sono lunghe e profonde. Si sofferma con particolare attenzione sul clitoride regalando molto piacere all’amante. Questa, ogni tanto, colpisce con la frusta la schiena dell’animale che continua a leccare i piedi del Padrone. Piero è eccitatissimo. Poi tocca a Luisa abbassare la testa tra le gambe dell’uomo. Comincia a leccare la cappella. Si infila bene il cazzo fino in gola. Con la lingua lo massaggia mentre succhia. Piero nel frattempo ha messo nuovamente le dita nella fica della donna. Con l’altra mano le carezza i seni. Poi l’uomo si sdraia sul grosso divano. Luisa gli si siede sul viso porgendogli meglio la fica da leccare. La cameriera poi si abbassa fino ad infilarsi in bocca il cazzo e succhiare con molta passione. La schiava, alla quale non è stato ordinato di smettere di leccare i piedi, si sposta sulle ginocchia fino a raggiungere i piedi del Padrone. Comincia a leccare la pianta dei piedi che fino ad allora non era stata ancora pulita. La lingua della bestia così inizia dal tallone con lunghe leccate fino alle dita. Si insinua tra gli spazi di queste rimuovendo ogni traccia di sudore che prima non era riuscita a togliere. Poi si concentra nuovamente sul centro della pianta del piede. Il Padrone trae piacere anche dalle leccate della schiava. Così il cazzo è durissimo. La cameriera si alza estraendosi il cazzo dalla bocca. Si siede meglio sulla faccia dell’amante che le infila fin che può la lingua nella fica. Luisa osserva divertita ed eccitata gli sforzi della schiava mentre lecca i piedi dell’uomo. Afferra il guinzaglio ancora legato al collare della cagna. Lo tira un po’ per cagionare un po’ di dolore al collo della bestia la quale non può smettere di leccare. Luisa impugna la frusta. Mentre la lingua di Piero è ancora al lavoro nella sua fica, frusta la bestia e tira con forza il guinzaglio. La schiava resiste, non si lamenta e continua a leccare. Il Padrone si accorge di quanto sta accadendo e ne è divertito. Poi la cameriera si sposta. Si gira e si infila il cazzo nella fica. Mentre comincia a cavalcare, si abbassa ed insinua la lingua nella bocca del Padrone. Questi le carezza le cosce ed il culo. La donna alza il busto continuando a cavalcare il cazzo. L’uomo le carezza i seni. Ora tocca alla donna sdraiarsi sul comodo divano ed allargare bene le gambe. Il Padrone le si stende sopra e la penetra. La schiava continua a leccare i piedi. Quando si accorge che l’orgasmo è vicino Piero si rivolge alla serva. “Bestia, vieni qui vicino e stai pronta a bere i miei succhi”. Camminando sulle ginocchia e sui gomiti, si avvicina all’inguine del Padrone. Tenendo la testa umilmente prostrata a terra, attende che il Padrone le porga il cazzo alla bocca. Poco prima di godere, Piero estrae il membro dalla fica della cameriera. “Forza schiava, renditi utile”. Porge il membro alla bocca dell’animale che nel frattempo ha alzato la testa. La serva, con sapienti colpi di lingua, lecca e succhia il cazzo dell’uomo fino a farlo venire. Questa volta non commette più l’errore di prima. Ora è preparata. Quando lo sperma schizza, lo ingoia prontamente. Neppure una piccola parte cade. Poi con le mani massaggia il membro per fare uscire anche le ultime gocce che sono prontamente leccate ed ingoiate. “Adesso fammi il bidè”. Infatti il cazzo dell’uomo è ancora tutto sporco dei succhi della fica della donna. Con lunghe leccate la schiava fa scomparire ogni traccia dei residui fino a pulire bene il cazzo in ogni sua parte. Quando la schiava ha finito, la cameriera si rivolge al Padrone. “Posso servirmi anch’io?”. “Certamente cara, fai pure”. Luisa impugna l’estremità del collare, benché la cagna non opponesse resistenza alcuna, lo tira fino a che la lingua della bestia non raggiunge il suo sesso. La bestia comincia a leccare la fica per pulirla dai succhi residui. Si accorge che è ancora molto bagnata. Difatti la donna non ha fatto in tempo a godere. Il Padrone si riveste e si allontana uscendo dalla stanza. La cameriera tira ancora il guinzaglio e, impugnata nuovamente la frusta, colpisce la schiena dell’animale. “Continua a leccare la fica, stupida ed inutile cagna”. La schiava lecca bene il sesso della donna sperando di farla godere il più presto possibile. Si concentra con attenzione sul clitoride e lecca con passione. Finalmente la cameriera gode. All’apice del piacere Luisa colpisce forte la serva con la frusta. “Adesso fammi i bidè”. La schiava pulisce dunque con la lingua il sesso della donna. La cameriera si riveste. Prima di andarsene lega il guinzaglio alla gamba del divano. Si accorge che ha le scarpe un po’ sporche. Il Padrone intanto non è ancora ritornato. Stando in piedi si rivolge alla serva. “Puliscimi le scarpe, bestia”. La schiava si avvicina ai piedi della cameriera e comincia a leccarle le scarpe impolverate. Naturalmente sa che deve fare un bel lavoro. Con la lingua pulisce bene la punta, i lati, arriva fino al tacco. Prima una scarpa, poi l’altra. La cameriera, dall’alto, osserva divertita la serva ai suoi piedi. Quando entrambe sono perfettamente pulite si va a sedere su una poltrona. Accende la televisione ignorando la cagna che resta accucciata a terra vicino al divano. Ritorna il Padrone. Questi si avvicina a Luisa. Le da un bacio sulla bocca e le carezza una coscia. “Sei stata splendida cara, come al solito”. “Grazie caro, anch’io mi sono divertita parecchio”. Il Padrone va a sedersi sul divano vicino alla sua bestia che resta accucciata ai suoi piedi in attesa di ordini. La cameriera si alza. “Ora devo andarmene, ci vediamo domani”. Si avvicina all’uomo. Si china e gli da un bacio sulla guancia. Mentre si allontana, l’uomo le da colpetto sul culo. “Ciao cara”. Il Padrone, quando si era allontanato dalla stanza, non si era infilato le scarpe. Quindi ora i suoi piedi si sono sporcati nuovamente. “Schiava, sdraiati ai miei piedi”. Appena la serva ha eseguito, l’uomo le posa entrambi i piedi sul suo comodo, morbido e caldo corpo. Le porge un piede alla bocca. “Mi sono sporcato nuovamente i piedi. Puliscimeli, cagna”. La bestia prende in mano il piede, lo alza quel tanto che le consente di leccarlo e pulirlo bene. La lingua, quel giorno, ha lavorato parecchio. E’ stanca. Tuttavia la serva sa che non può esimersi dal compito impartitole. Così lecca con attenzione e cura tutta la pianta del piede. Insinua la lingua anche tra le dita. L’uomo trae piacere dall’operazione di pulitura. Gli piace sentire un corpo morbido sotto i piedi. Inoltre il massaggio effettuato dalla lingua della bella donna è molto rilassante. La schiava oramai ha pulito bene il piede. Tuttavia non osa fermarsi senza un esplicito ordine del Padrone. Così continua a leccare altri cinque minuti. Il suo Signore le ordina di girarsi dall’altra parte per pulire anche l’altro piede. La schiava esegue prontamente. L’uomo le posa il piede sulla bocca e comincia la pulitura di lingua. Si fa leccare il piede per almeno quindici minuti. Quando se lo sente ben pulito e massaggiato, lo poggia sul corpo della donna. La schiava viene dunque ora usata come comodo cuscino per i piedi stanchi del Padrone. Questi guarda un programma televisivo ignorando la bestia sdraiata sotto i suoi piedi. Sa che l’animale non ha ancora mangiato. Né tantomeno ha intenzione di darle da mangiare. Vuole farla soffrire. La schiava deve rendersi conto che è nelle mani del suo Signore e Padrone. Questi può fare di lei tutto ciò che vuole. Deve capire che oramai è solo una cagna, una bestia al servizio dell’uomo che la possiede. E’ ora di andare a dormire. Prima però deve portare la sua cagna a fare i bisogni. Non vuole certo che gli sporchi il pavimento durante la notte. Mentre la schiava è ancora sdraiata sotto i suoi piedi le ordina di infilargli le scarpe. La serva esegue. Ora il Padrone appoggia le scarpe sul corpo della bestia. Si alza pesandosi sull’animale steso sotto di lui. Prima di scendere dal comodo tappeto, sadicamente indugia un po’. Poi prende in mano il guinzaglio e comincia a camminare. La bestia, nuda, si alza da terra e lo segue passivamente a quattro zampe tenendo la testa china. La conduce attraverso la casa fino a raggiungere il giardino. La fa camminare nell’erba fino ad avvicinarsi ad un cespuglio. “Forza cagna, fai i tuoi bisogni”. La donna è imbarazzata. Non si aspettava di dovere fare i propri bisogni davanti al suo Padrone. D’altra parte lei ora è una bestia. Come tale viene portata a fare i bisogni dal Padrone quando questi ha voglia di portarla o se ne ricorda. Come tutte le cagne non può avere pudore e deve fare i suoi bisogni dove il suo Padrone le indica di farli. Quindi si accovaccia ed urina. Si ricorda che per tutta la giornata non ha cagato. Le conviene farlo ora. Poi per tutta la notte sa che non avrà più la possibilità. Del resto sa che deve fare i suoi bisogni quando le è data la possibilità. Non potrà certo farli quando ne ha voglia lei. Quindi cerca di defecare. Alla fine ci riesce. Al termine, si pone a quattro zampe vicino alla gambe del Padrone in attesa di essere ricondotta in casa. Il suo Signore, inaspettatamente, la frusta sulla schiena. “Stupida bestia, cosa fanno i tuoi colleghi cani dopo avere cagato?”. La donna, colta di sorpresa, non sa cosa rispondere. “Animale, i cani annusano la loro merda. Tu ora sei una cagna, e ti devi comportare come tale. Muoviti stronza”. Alla bestia non resta che eseguire. Si gira e si china per annusare le sue feci. Quando ha il naso vicino a queste, ha il timore che il Padrone le ponga il piede sulla testa e gliela schiacci nella merda. Fortunatamente per lei questo non avviene. Continua ad annusare fino a che il suo Signore non la tira per il guinzaglio per ricondurla in casa. Naturalmente sempre a quattro zampe. Prima di rientrare in casa, il Padrone si accorge che la pipì della bestia, scorrendo sul prato un po’ in discesa, gli ha bagnato le scarpe. “Cagna, la tua piscia mi ha sporcato le scarpe. Puliscimele”. Ovviamente dovrà farlo con la lingua. La bestia si china verso i piedi del Padrone ma esita ed indugia un attimo. Il Padrone si spazientisce e frusta la cagna sulla schiena. “Stupido animale, ti vuoi muovere o no?”. Sotto i colpi di frusta la schiava si china ulteriormente, porta la testa vicinissimo alle scarpe sporche di piscia e comincia a pulirle con la lingua. D’istinto, dopo le prime leccate, cerca di smettere. Il Padrone le assesta altre frustate sulla schiena. La strattona con il guinzaglio. “Ubbidisci cagna. Leccami le scarpe fino a pulirmele bene”. La bestia abbandona ogni remora e si getta a pulire con la lingua le scarpe sporche della sua urina. Dopo il primo momento, lecca ora con la dovuta energia.
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