Il tempo passa. La schiava è sempre lì nuda, a terra, legata al muro. Comincia a sentire lo stimolo di urinare. Cerca di resistere. Passa altro tempo e pare che nessuno si interessi di lei. Non riesce più a trattenere lo stimolo. Cerca qualche cosa, un recipiente magari. Cerca tra gli oggetti che la circondano. Sono tutti ricoperti dalla polvere. Finalmente trova qualcosa che pare possa fare al caso suo. E’ un recipiente grande ma non sembra bucato. Lo posa a terra e vi urina dentro. Passano altre ore. Sicuramente sarà già buio fuori. Fortunatamente non fa freddo. Con grande arrabbiatura pensa a quel deficiente del marito che, per il suo stupido vizio del gioco, l’ha messa in questa condizione mentre lui ora, sicuramente, se ne starà comodo dopo avere sicuramente consumato un buon pasto. Lei invece non ha mangiato nulla da diverso tempo. Comincia a sentire i crampi della fame. Si sdraia sul pavimento sporco e cerca di dormire. Oramai lì dentro il buio è totale. Sicuramente fuori è notte. Dopo parecchie ore la schiava si sveglia. Ora c’è un po’ di luce. Deve essere giorno ormai. Si mette seduta ed aspetta. Dopo qualche ora nessuno viene da lei. Ha molta fame e sete. Non le piace stare lì dentro. Sente ancora i rumori del giorno prima. Topi non ne ha visti, ma non si sente tranquilla. Pensa che dopotutto già una volta ha pulito il cazzo del suo Padrone dopo che questi aveva pisciato. Aveva leccato solo qualche goccia. Ora si tratta di berne un po’ di più. Comincia ad essere indecisa. Le punizioni ricevute per non avere ubbidito sono state abbastanza dolorose. Sicuramente ne dovrà sopportare altre se non si deciderà di eseguire l’ordine. Passa anche tutta la mattina. Finalmente, nelle prime ore del pomeriggio, entra qualcuno. E’ il suo Signore e Padrone. Appena lo vede la schiava si prostra a terra portando la testa a contatto del pavimento. Il Padrone le si avvicina. Appena vede le sue scarpe, la serva si precipita a leccarle guaendo come una cagna. Il Padrone stacca il collare e la trascina a quattro zampe fuori. Finalmente un po’ di aria fresca. La conduce nella stalla. Il pavimento è grezzo e le ginocchia le fanno un po’ male. Naturalmente non si lamenta. Qui il Padrone la fa alzare in piedi e le lega i polsi uniti ad un gancio sospeso dal soffitto. Con una carrucola alza il gancio fino a che i piedi della serva sfiorano il pavimento. Piero si allontana lasciandola in quella scomoda posizione per almeno trenta minuti. La schiava comincia a maledire il momento in cui si è rifiutata di essere usata come water. Il Padrone ritorna con una frusta, si avvicina alla serva e la carezza con la punta dell’attrezzo di tortura. Si porta davanti a lei. La bestia è impaurita. Il suo Signore è visibilmente eccitato. La carezza anche con la mano libera. Le palpa il seni, poi scende fino a toccare le belle cosce ed il magnifico culo. Questi preliminare hanno l’effetto di eccitare lui e di spaventare ulteriormente la sottomessa. Le infila un dito nella fica che, dopo qualche attenzione, si bagna. Il Padrone si allontana e comincia a frustarla sul culo. Subito si formano i segni rossi per il colpo ricevuto. La schiava ne riceve altri dieci, quindici. Qualche colpo cade anche sulla bella schiena. La serva non riesce a non lamentarsi ad alta voce. Poi il Padrone si porta davanti alla donna di sua proprietà. Le carezza ancora i seni che poi colpisce con la frusta. Quando è stanco costringe la schiava a baciare la frusta che l’ha colpita. Piero si allontana lasciando la schiava in quella posizione. Torna dopo altri trenta minuti. Fa scendere la catena dalla carrucola e slega i polsi della serva. Questa cade subito in ginocchio davanti al suo Signore. Si prostra bene a terra e comincia a leccargli le scarpe. Il Padrone la trascina a quattro zampe nuovamente nel locale sporco e buio. La lega nuovamente all’anello nel muro e si allontana. La schiava è oramai pentita di non avere fatto da water per il suo Padrone. Il giorno dopo Piero ritorna dal suo animale domestico. La bestia si prostra a terra e lecca le scarpe del Padrone. “Toglimele e leccami i piedi sporchi; dall’ultima volta che me li hai leccati non li ho più lavati”. La schiava esegue l’ordine. Con i denti slaccia le stringhe di una scarpa, la sfila e posa le mani sotto il piede dell’uomo. Comincia a leccarlo ed a pulirlo. Dopo qualche minuto l’ordine e di rimettere la scarpa. Il Padrone slega la bestia e la conduce nel cortile. La serva ha paura di essere nuovamente condotta nella stalla. Invece il suo Signore la porta vicino ad un rubinetto e la fa lavare bene. Dunque la porta vicino ad un cespuglio dove, come le cagne, può fare i suoi bisogni. La schiava urina e defeca. Poi, come suo dovere animale, si china per annusare i suoi escrementi. Poco dopo il Padrone la tira per il guinzaglio. La conduce in casa. Le fa indossare delle bellissime calze autoreggenti nere con pizzo e le fa mettere ai piedi delle belle scarpe con il tacco, anch’esse nere. Così è bellissima ed eccitante. Per qualche attimo ammira la bellezza della schiava ed il cazzo gli si irrigidisce. Tirandola per il guinzaglio si dirige nel locale bagno. Per la cagna è difficoltoso camminare a quattro zampe con indosso le scarpe. Giunti a destinazione porta la bestia vicino al water. La fa alzare sulle ginocchia e mettere la schiena appoggiata al muro. Così è un perfetto e bellissimo orinatoio. Le ordina di aprire la bocca. Si abbassa la cerniera lampo ed estrae il cazzo. Dirige il sesso in bocca al water umano. Comincia a pisciare. Dapprima lentamente. Poi, quando vede che la schiava ingoia bene senza farne cadere neppure una goccia, aumenta il getto. La pisciata è lunga. Evidentemente il Padrone ha aspettato di avere la vescica bene piena. La schiava riesce ad ingoiare tutto. E’ troppo intimorita della reazione del suo Dominatore qualora dovesse perdere qualche goccia. Al termine Piero si fa fare il bidè dalla lingua della serva che ingoia così le ultime gocce. Il Padrone deve anche evacuare le feci. Ordina alla schiava di abbassargli i pantaloni e le mutande. La serva ha paura di essere usata anche per altre funzioni. Invece Piero si siede sulla tazza mentre la cagna deve stare accucciata ai suoi piedi. La serva deve comunque pulire con la carta igienica il culo del Padrone. Al termine il Dominatore prende nuovamente il guinzaglio della cagna e la conduce con se in salotto. Piero si siede su una comoda poltrona ed accende il televisore. L’ordine per la schiava è perentorio. “Leccami i piedi fino a che sono diventati puliti”. La cagna si inginocchia davanti al Padrone, pone le proprie mani sotto i piedi dell’uomo e comincia a leccarli con cura. In effetti sono sporchi. Per tutto il tempo in cui lei è stata rinchiusa nello stanzino, il Padrone non se li è lavati. Il lavoro dunque è lungo. Ci mette particolare cura ed attenzione. Vuole che il suo Signore sia soddisfatto di lei. Insinua la lingua anche negli spazi tra le dita. Dopo qualche minuto sono già scomparse le tracce di sudore. Procede comunque nell’esecuzione dell’ordine impartitole. Trascorrono almeno venti minuti nel corso dei quali il Padrone guarda un programma televisivo. Ogni tanto osserva con soddisfazione la serva a terra. Ora i piedi sono nuovamente puliti. Entra la cameriera per annunciare che è arrivato il marito della schiava per trovare la sua donna. Chiede se il Signore lo può ricevere. Piero lo fa entrare. Quando Luigi entra vede che la moglie è prostrata a terra e lecca i piedi del suo Padrone. Anche questa volta prova un fremito di eccitazione nel vedere la propria donna sottomessa ed umiliata. “Vieni Luigi, siediti, come stai?”. “Bene grazie. Sono venuto a trovare mia moglie per vedere come sta”. “Si comporta bene, è proprio una brava schiava. Sono contento dell’affare che ho fatto. Ogni tanto devo punirla per qualche sua manchevolezza. Ma del resto non è mai stata abituata alla schiavitù. Devo comunque dire che impara in fretta”. Intanto la serva continua a leccare i piedi del suo Signore. “Posso chiedere a mia moglie come si trova?”. “Rispondi pure serva”. La donna sa che deve rispondere in modo da non offendere il Padrone ma da compiacerlo. “Io sono un’umilissima schiava; sono un oggetto nelle mani del mio Signore e Padrone che può disporre di me come meglio crede; il mio unico compito è di soddisfare con il mio corpo ogni sua esigenza o comodità; io pertanto non posso esprimere giudizi, sono solamente una stupida bestia il cui posto è ai piedi del mio Signore e Padrone”. Piero è soddisfatto della risposta. Quella sera, se si ricorda, getterà sul pavimento una fetta di torta. Intanto si china verso terra per carezzare la bestia sulla testa. “Sei proprio una brava cagna. Ora stenditi ai miei piedi sulla schiena”. La serva ubbidisce. Il Padrone utilizza l’animale come tappeto. Poggia un piede sulla bocca. “Adesso puliscimi bene la pianta dei piedi, è la parte più sudata”. La schiava prende in mano il piede e lo alza quel tanto che gli consente di leccarlo. In effetti la pianta è ancora tutta sudata e sporca. Con la lingua cerca di eseguire bene il suo compito. Intanto l’altro piede è poggiato sul suo morbido stomaco. Lecca bene tutta la pianta. Ora con brevi leccate in un solo punto, ora con lunghe leccate dal tallone fino alle dita. Qui insinua nuovamente la lingua negli spazi. Questi erano stati puliti bene prima. Comunque è meglio non tralasciare nulla. Nel frattempo il suo Padrone chiacchiera tranquillamente con suo marito. Trascorrono quindici minuti. Il suo Signore la fa girare in modo da farle leccare l’altro piede mentre il primo, oramai pulito, viene poggiato a sua volta sullo stomaco. Il suo Dominatore si è eccitato sia per l’avere una splendida donna sdraiata sotto di lui che gli lecca con sottomissione i suoi piedi, sia nel fare ciò con lì presente il marito di lei che nulla può dire. Il cazzo è già teso. “Schiava, leccami il cazzo”. Oltre che godere, vuole anche umiliare maggiormente il suo debitore. La bestia si pone sulle ginocchia e slaccia i pantaloni del padroni. Estrae il cazzo già rigido e se lo infila in bocca per leccarlo e succhiarlo. Alza e abbassa la testa come se lo stesse scopando. Nel frattempo il suo Signore parla con il marito. Questo ha il cazzo che comincia ad irrigidirsi nel vedere la bellissima moglie che succhia il cazzo di un altro uomo standogli inginocchiata innanzi. La presenza del marito inibisce un po’ la moglie che non da il meglio di se. Il Padrone impugna il frustino, tira il guinzaglio e comincia a frustarla sulla schiena. “Stupida bestia, ciucciami meglio il cazzo, sai fare di meglio. Muoviti animale”. Mentre la schiava mette più energia e passione nelle leccate, il Padrone la frusta ancora sulla schiena. “Così va meglio animale”. La serva tiene in bocca il cazzo e lo massaggia con la lingua. Poi si dedica al glande. Se lo toglie dalla bocca e gli da belle leccate. Parte dai coglioni per salire fino alla punta che viene inghiottita nella bocca. Ogni tanto esce dal cazzo del liquido lubrificante che viene immediatamente bevuto dalla cagna. E’ quasi ora di cenare. Difatti entra la cameriera per annunciare che è pronto. “Luigi fermati a mangiare con me”. Luigi non vorrebbe, ma sa che non può rifiutare. “Volentieri”. “Luisa, prepara un coperto in più”. Poi si rivolge alla bestia sotto i suoi piedi. “Animale, rimettimi calze e scarpe”. La schiava esegue. Infila una calza ed una scarpa. Poi appoggia il piede calzato sul suo corpo mentre compie la stessa operazione con l’altro piede. Il Padrone si alza in piedi avendo sotto di lui ancora il corpo morbido della serva. La sottomessa sopporta il peso del suo Signore trattenendo il fiato. Finalmente Piero scende sul pavimento. Tira il guinzaglio per fare alzare la serva che lo segue a quattro zampe. Dietro ancora c’è Luigi che ammira il bel culo della moglie che scodinzola nel procedere. Ogni tanto il Padrone sputa per terra e rallenta per consentire alla bestia di leccare il pavimento e pulirlo. Giungono in sala da pranzo. I due uomini prendo posto a tavola mentre la cagna si accuccia ai piedi del Padrone. Mentre mangiano ignorano la schiava a terra. Nella consumazione del primo piatto il Padrone accantona quelle parti che non gli piacciono. Prima che la cameriera porti il secondo, getta il tutto sul pavimento. La cagna si china per mangiare quel poco che le viene dato. Al termine lecca il pavimento per lasciarlo pulito bene. Anche Luigi vorrebbe dare qualcosa a sua moglie. Gli viene dato il permesso. Così anche lui getta sul pavimento gli avanzi del suo piatto. La cagna si precipita a mangiare. Ha molta fame. Nella carne c’è una parte di grasso non molto buona. Il Padrone la taglia e la lascia cadere sul pavimento per la bestia. Luigi vorrebbe darle anche una parte della bistecca, ma Piero consente che l’animale mangi solo gli scarti, non roba di prima scelta. Così anche Luigi le getta sul pavimento solo il grasso. Viene servito del formaggio. I due commensali danno alla cagna le croste. Alla frutta gettano sul pavimento la buccia. Anche questa volta la cagna si china per prendere con la bocca quanto le viene generosamente dato dal suo Signore e Padrone. Al termine del pasto Piero chiama la cameriera per far portare gli avanzi del pranzo di lei e della guardia del corpo. Dopo qualche minuto, mentre i due uomini stanno bevendo il caffè, entra Luisa. In un piatto sporco ci sono gli avanzi richiesti. Lascia cadere tutto sul pavimento. Vi sono parti di bistecca parzialmente masticati e buttati nuovamente nel piatto perché duri e non buoni da mangiare. Vi sono croste di formaggio e bucce di frutta. Luigi constata come la sua splendida moglie venga trattata come una vera e propria cagna. Con la punta di una scarpa la cameriera raduna in un mucchietto gli avanzi di cibo che, gettati dall’alto, si era sparsi in giro. Con i piedi resta vicino agli scarti e si rivolge alla schiava. “Bestia, vieni a mangiare i nostri scarti, ed alla fine lascia il pavimento perfettamente pulito.” La cagna si avvicina ai piedi della donna strisciando sui gomiti e sulle ginocchia le lecca le scarpe per ringraziarla. “Sì Signora”. Dunque comincia la consumazione del suo pasto. Intanto i due uomini continuano a discorrere osservando ogni tanto l’animale prostrato a terra. Per entrambi la scena è eccitante. Dopo alcuni minuti la bestia ha finito. Con la lingua pulisce bene il pavimento. Si avvicina ai piedi del Padrone e vi resta prostrata. Dopo poco ritorna la cameriera. Tiene in mano una ciotolina per cani piena d’acqua. Sulla soglia della porta, a qualche metro di distanza dal tavolo, pone per terra ai suoi piedi il contenitore. “Cagna, vieni a bere”. La bestia non ha molta sete. Tuttavia non sa quando le sarà data altra possibilità di bere. Le conviene dunque farlo adesso. Strisciando sui gomiti e sulla ginocchia si porta fino alla ciotolina. La cameriera è ancora lì. La cagna si china per bere avendo a pochi centimetri dagli occhi i piedi di Luisa. Questa le pone una scarpa sulla schiena torturandola con il tacco. La cagna cerca di ignorare il dolore e continua a bere fino a svuotare la ciotola. Al termine asciuga il pavimento dalle gocce cadute. La cameriera toglie il piede dalla schiena dell’animale che, sempre strisciando nella medesima posizione, ritorna ai piedi del Padrone. Questi impugna nuovamente il guinzaglio, si alza e, con il suo ospite, si reca in salotto seguito dalla cagna a quattro zampe. Una volta seduto in poltrona ordina alla bestia di togliergli le scarpe, le calze, e di leccargli bene i piedi mentre lui parla con il marito di lei. Dopo qualche minuto Piero ha il cazzo rigidissimo. Non ce la fa più a resistere. “Schiava, continua nel pompino interrotto prima di pranzo”. La bestia si alza sulle ginocchia, estrae il membro del Padrone e comincia leccarlo. Il marito osserva la scena eccitato a sua volta. Vorrebbe essere lui al posto di Piero con la sua bellissima moglie inginocchiata davanti intenta a leccargli bene il cazzo. Non aveva mai provato una simile posizione. La trova molto eccitante. Entra la guardia del corpo negra la quale non sapeva che Piero avesse ospiti. Viene fatto entrare. Piero sa che sia Luigi che Sonia sono un po’ razzisti. Non vuole perdere l’occasione per divertirsi umiliandoli ulteriormente. Vuole cedere la sua schiava alle voglie di Franco il quale dovrà usarla lì davanti a loro. “Franco, ti eccita la mia umile e sottomessa schiava?”. “Certo capo, è una bellissima donna”. “Te la cedo per divertirti. Puoi farle quello che vuoi, utilizzarla come meglio credi per il tuo divertimento sessuale”. Il tutto qui davanti a noi, per oggi. In futuro te la presterò anche da portare in camera tua”. Anche Franco sa che i due sono razzisti e lo diverte moltissimo l’idea di umiliarli entrambi oltre a possedere una splendida schiava bianca. Il Padrone assesta un calcio nel fianco. “Striscia ai piedi di Franco, muoviti cagna”. Esita un attimo. Sa che deve ubbidire ma è restia a farlo. Il Padrone prende la frusta e la colpisce sulla schiena fino a che non si muove. Anche Luigi non sa che dire. Non vorrebbe che ciò accadesse, ma non se la sente di impedirlo. Sono nelle mani del crudele Piero. Strisciando sui gomiti la schiava si avvicina ai piedi del negro il quale ha già il cazzo duro nell’osservare la schiava che si dirige verso di lui strisciando umilmente a terra. Quando gli giunge vicino, la bestia si ferma con la fronte a pochi millimetri dalle sue scarpe. Il negro impugna il guinzaglio ed il frustino che gli aveva lanciato Piero. Si dirige verso una poltrona costringendo l’animale a seguirlo. Prima però vuole divertirsi camminando un po’ in giro per la stanza tirando al guinzaglio una splendida cagna a lui sottomessa. Ogni tanto, per incitarla ad accelerare il passo, la colpisce con la frusta sul culo e sulla schiena. Lasciando la bestia a quattro zampe si siede sulla sua schiena come se fosse una comoda seggiola. Con una mano le carezza la testa, mentre con l’altra le palpa il magnifico culo. Infila un dito nella fica che si bagna quasi subito. Si alza dalla sua comoda posizione e si va a sedere su una comoda poltrona. La bestia lo raggiunge e si prostra ai suoi piedi. “Animale, puliscimi le scarpe”. La schiava è incerta. Non le va di leccare le scarpe (e poi sicuramente anche i piedi sudati) di un negro. Franco intuisce i suoi pensieri e la colpisce con la frusta. Immediatamente la cagna abbandona ogni remora e si getta a pulire con la lingua le scarpe del suo attuale Padrone. Passano alcuni minuti. Il cazzo del negro è sempre più duro. Lo eccita troppo avere una schiava bianca ai suoi piedi. Finalmente le scarpe sono pulite. “Toglimi scarpe e calze e leccami bene i piedi”. Con i denti la bestia allenta le stringhe ed esegue l’ordine. Prima che cominci a leccare i piedi, Franco le ordine di prendere in bocca le sua calze sudate. Con riluttanza la cagna esegue. Le tiene in bocca fino a che non le viene ordinato di sputarle fuori. Dopodiché si concentra nella leccatura dei piedi. Pone sotto di essi entrambe le mani e comincia il suo lavoro. La lingua si insinua anche tra le dita. Alza leggermente il piede e si infila in bocca uno per volta ogni dito. Come può lecca anche sotto. Riposa poi il piede sulla sua mano e lecca bene sopra. Prima un piede poi l’altro. Franco si alza in piedi. Ordina alla schiava di togliergli i pantaloni. Questa esegue. La guardia del corpo si risiede sulla comoda poltrona. “Bestia, adesso leccami il cazzo”. Il negro ha un cazzo veramente grosso. Restandogli inginocchiata davanti la schiava prende il bocca l’enorme cappella e comincia a leccarla ed a succhiarla. Per stare più comodo Franco poggia i piedi sulle belle cosce della cagna. La cagna è brava nel fare i pompini. Dimentica che lui è nero e cerca di fare bene il suo lavoro. Dopo sapienti leccate il cazzo, per quanto possibile, si irrigidisce ancora di più. Sfila il membro dalla bocca e si dedica al glande. Lo lecca bene come se fosse un gelato. Parte con la lingua dai coglioni e sale fino alla punta. Ingoia le gocce di liquido che ogni tanto escono. Si infila nuovamente tutto il cazzo in bocca fino a che questo non raggiunge la gola. Mentre succhia lo massaggia con la lingua. Con una mano prende i coglioni e li carezza bene. Piero, che ha il membro ancora duro per il pompino di prima, si eccita molto nel vedere la scena. Nonostante tutto anche Luigi prova un fremito di piacere all’inguine nell’osservare la propria moglie che fa uno splendido bocchino ad un altro uomo. Ora Franco è eccitatissimo. Ordina alla schiava di sedersi sul suo cazzo. La cagna si alza dalla sua umile posizione, esegue l’ordine tenendo il viso rivolto verso quello della guardia del corpo. Si abbassa facendosi penetrare lentamente per dargli più piacere. Quando arriva a metà dell’asta si rialza un pochino. Si fa strofinare la cappella contro l’ingresso della fica. Si abbassa un altro po’ per uscire poi ancora. Finalmente si fa penetrare fino in fondo. Il cazzo è molto grosso e lungo. Se lo sente sbattere sul fondo del sesso che le sembra stia per scoppiare tanta è la carne che ha dentro. Si agita in avanti ed indietro. Intanto Franco le carezza i seni e le lecca i capezzoli turgidi. Anche la bestia sta provando piacere. La schiava ricomincia ad alzarsi e ad abbassarsi sull’enorme cazzo. Si alza fino quasi a farselo uscire dalla fica, poi lentamente si risiede fino a farselo sbattere dentro. Afferratala per i capelli Franco la tira fino ad avvicina la sua bocca a quella dell’animale. La bacia insinuando la lingua dentro la bocca dell’altra. Questa ricambia perlustrando con la propria lingua la bocca del negro il quale le strizza i seni ed i capezzoli in particolare cagionandole dolore. La bestia tuttavia sa che non deve lamentarsi. Franco trova piacere nel torturare i capezzoli di una donna mentre questa sopporta in silenzio il suo volere. Vuole dunque divertirsi anche in questo modo. “Cagna, mettiti nella tua naturale posizione a quattro zampe”. La bestia esegue. Franco impugna con una mano il capo del guinzaglio, mentre con l’altra prende la frusta. Comincia picchiare con questa il culo dell’animale che, come al solito, sopporta in silenzio i piaceri del suo Padrone. Oramai è addestrata bene in questo. A Franco piace picchiare una schiava la quale aspetta in silenzio che il suo Signore si sia soddisfatto. La colpisce sulla schiena. Striscioline rosse si formano sulla bella pelle. Fa alzare la schiava sulle ginocchia così da poterla frustare sui seni. La bestia esegue. Il marito di lei vorrebbe intervenire ma non osa. Piero è eccitatissimo. In futuro cederà la propria bestia ancora alla sua guardia del corpo affinché questi si diverta come meglio crede davanti a lui. Il negro fa rimettere a quattro zampe la cagna. “Prostrati a terra, leccami i piedi ed implorami di penetrarti”. La schiava esegue. “La prego mio nobile Signore e Padrone, mi penetri con il suo magnifico e grossissimo cazzo, regali un po’ di piacere a questa sua umilissima e sottomessa schiava”. “Girati”. La bestia si gira e Franco la penetra come se fosse una cagna. Mentre la scopa palpa e strizza con forza i sensi dell’animale che, mentre soffre ai seni, trova piacere nell’avere dentro di se un enorme cazzo. Il negro estrae il membro. “Sdraiati sulla schiena”. L’uomo le si stende sopra e la penetra nuovamente. Mentre la scopa la bacia in bocca e le strizza nuovamente i bei seni sodi. Poco prima di venire esce dal sesso della bestia e spruzza lo sperma a terra vicino al quale pone i piedi. “Schiava, lecca la sborra sul pavimento”. L’animale, frustrata per non avere fatto in tempo a godere, si inginocchia, china la testa fino a portarla a pochi centimetri dai piedi dell’uomo e comincia a leccare il pavimento dove è caduto lo sperma. Al termine resta prostrata a terra in attesa di nuovi ordini. Franco ha la vescica piena. “Schiava, alzati sulle ginocchia ed apri bene la bocca, voglio usarti come water”. Piero si eccita ulteriormente a questa richiesta di Franco. Luigi invece non resiste. Sino ad ora aveva provato perfino piacere nel vedere la propria moglie sottomessa ed usata per piaceri sessuali di altri uomini. Ma gli sembra troppo di costringerla a fungere da water, e per di più per bere la piscia di un negro. La schiava si mette in posizione. Benché nemmeno a lei piaccia eseguire quell’ordine, ritiene di non potersi sottrarre, inoltre è già stata usata come water, quindi non c’è poi molto di nuovo. Apre la bocca per accogliere il cazzo di Franco che si appresta ad urinare. Interviene il marito di lei. “No basta, questo non potete pretenderlo da lei”. Piero ribatte prontamente. “Dalla mia schiava posso pretendere tutto ciò che voglio. Lei deve eseguire ogni mio ordine. Io le ho ordinato di ubbidire alla mia guardia del corpo. Lei pertanto non può sottrarsi a nulla. E’ una schiava, una cagna, un oggetto nelle mie mani, e pertanto dovrà fare tutto ciò che le viene ordinato”. Luigi si rivolge alla moglie che ha ancora in bocca il membro di Franco che attende gli sviluppi. “Basta. Vieni via. Non posso chiederti questo”. “Ma se vengo via dovremo pagare il debito immediatamente, e non abbiamo i soldi”. Luigi è arrabbiato ed umiliato. Non sente ragioni. “Non mi interessa, troveremo una soluzione”. Si avvicina alla donna e la fa alzare. La copre con il proprio impermeabile e la conduce fino alla macchina. Si allontanano entrambi. Giunti a casa riprendono la discussione. “Cosa hai fatto Luigi, come faremo adesso a pagare il debito. Quello ci rovinerà”. “Vedo se riesco a farmi prestare dei soldi”. “Ma chi può darti così tanti soldi senza garanzie. Solo qualcuno che poi vorrà qualche cosa d’altro in cambio. Così magari anche lui mi vorrà come schiava”. “Hai ragione. Ma non ho resistito a farti pisciare in bocca da un negro”. “Guarda che non era la prima volta che venivo usata come water. Sono già abituata a questa esperienza”. “Davvero?”. “Sì. E ti assicuro che la piscia di uno o di un altro è la stessa cosa”. “Mi dispiace di averti messo in questa situazione. Ma non so come fare a tirarci fuori”. “In questa situazione oramai ci siamo. Piuttosto oggi non vorrei che tu ci abbia precluso ogni possibilità di uscirne senza essere rovinati”. “Tu cosa proponi di fare?”. “Io ritornerei da Piero pregandolo di riprendermi come schiava”. “Ma ti farà bere ancora la sua urina”. “Dovevi pensarci prima di giocare a carte. Ora siamo in ballo e balliamo”. “E se Piero non volessi riprenderti?”. “Speriamo non sia così. Vedremo di implorarlo. Comunque sia, la tua azione di oggi ha avuto il solo effetto di peggiorare la mia situazione”. “Forse hai ragione. Ora penso anch’io che tu dovresti ritornare schiava di Piero, sperando che voglia riprenderti”. “Va bene, ci torno. Però domani, per stasera voglio mangiare seduta a tavola e dormire in un letto vero”. “Da Piero dove dormi?”. “In uno stanzino piccolo e buoi, su una coperta e legata col guinzaglio ad un anello infisso nel muro”. Luigi sente un fremito di eccitazione all’inguine immaginando la propria donna tenuta come cagna. Il mattino successivo Sonia indossa calze nere autoreggenti con il pizzo, scarpe con il tacco alto e l’impermeabile. Sotto resta nuda. Luigi l’accompagna da Piero. La cameriera annuncia la loro presenza. Piero li fa aspettare fuori dalla porta, in piedi dicendo che forse li riceverà. Trascorrono venti minuti. I due non osano andarsene. Se Piero non accettasse ancora Sonia come schiava non saprebbero proprio come fare. Finalmente la porta si apre. Vengono fatti entrare. Devono comunque attendere ancora in anticamera per altri venti minuti. Non sanno cosa pensare. Forse che Piero si sta divertendo facendoli stare sulle spine, oppure non ha più intenzione di riprendere Sonia al posto del pagamento immediato. Poi vengono ammessi nel locale in cui si trova Piero. Questi è in piedi accanto alla finestra e fuma tranquillamente una sigaretta. Sonia si toglie l’impermeabile restando così nuda con le sole calze e scarpe. Si inginocchia e si sdraia sul pavimento. Strisciando sullo stomaco come un verme si avvicina ai piedi di Piero. Giuntavi comincia a leccargli le scarpe facendo atto di sottomissione. “La prego mio nobile e sublime Signore e Padrone, mi prenda ancora come sua umilissima e sottomessa schiava. Quello di ieri è stato un mio imperdonabile errore che la Signoria Vostra vorrà punire severamente insegnando la disciplina a questa stupida bestia prostrata ai suoi piedi”. “Scordatevelo entrambi. L’altra volta aveva parlato chiaro. se te ne fossi andata avreste dovuto pagare immediatamente. Ora voglio i soldi, tutti e subito”. Parla ancora Sonia. “La prego mio Signore e Padrone, riveda la sua decisione. I soldi non li abbiamo. Pagheremo il debito con il mio corpo. Potrà fare di me tutto ciò che vorrà, nulla escluso”. “Avrebbe dovuto essere così anche prima. Ma vi siete ribellati”. “Per questo sarò severamente punita se lei vorrà avermi ancora come suo stupido ed inutile animale domestico pronto a servirla in ogni suo desiderio”. Interviene anche Luigi. “Ti prego Piero, accetta ancora mia moglie come schiava. Non accadrà più quello che è successo ieri. Ho sbagliato anch’io. Era tuo diritto fare usare mia moglie come water dalla tua guardia del corpo”. “Ci devo pensare. Uscite, vi farò sapere cosa avrò deciso”. Luigi esce immediatamente. Sonia si gira e striscia fino alla porta. Quando è fuori si alza restando però nuda. Passa la guardia del corpo che la osserva con uno sguardo libidinoso. Sonia abbassa lo sguardo in segno di sottomissione. Piero sa che riprenderà Sonia come schiava. Anzi, sperava proprio che ritornasse. Si è troppo divertito ed eccitato nei giorni in cui era a sua disposizione. Non vuole certo perdere l’occasione di avere ancora una splendida schiava per altre settimane. Tuttavia vuole tenere i due coniugi sulle spine. Sa che non sono in condizione di pagare. Vuole approfittare della situazione per alzare un po’ il prezzo. Si va a sedere in poltrona. Lascia che passino quindici minuti e poi li fa entrare nuovamente. Sonia è ancora nuda. Subito si inginocchia e si sdraia sul pavimento. Comincia a strisciare come un verme fino ai piedi del Padrone. Giuntavi vicino comincia a leccargli le scarpe guaendo come una cagna. Piero si rivolge ad entrambi. “Le condizioni vi erano note sin da subito. Voi non avete rispettato gli accordi. Io sarei comunque disposto a riprendere Sonia come schiava”. I due tirano un sospiro di sollievo. “Tuttavia le condizioni ora sono cambiate. Sonia dovrà essermi schiava per tre mesi da oggi. Non saranno più ammessi episodi come quello di ieri. Se ciò dovesse accadere non avrò più esitazioni a rovinarvi”. Sonia e Luigi sono troppo disperati. La lunga attesa fuori con la paura che Piero non accettasse più l’accordo ha fatto abbandonare ai due ogni spirito di trattativa. Piero contava proprio su questo e prosegue. “Anche Luigi ora dovrà essere a mia disposizione per i miei divertimenti. Non sarà sempre schiavo come Sonia, ma dovrà venire ogni volta che lo chiamerò ed ubbidire a qualsiasi ordine”. “Va bene, accettiamo le tue condizioni”.
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