“Il cellulare trillò. Il fatto in sé non era niente di speciale: un telefono é fatto per squillare. La diversità stava nel fatto che quella chiamata, in qualche modo, era attesa con un misto di paura e curiosità. Da quando Davide e Cristina avevano risposto, per la prima volta nella loro vita di coppia, a quell’annuncio su Fermo Posta indicando con precisione l’ora ed il giorno in cui desideravano essere contattati, il loro interesse ed il loro timore si erano accresciuti di giorno in giorno fino a quel martedì sera. Buonasera, sono Giorgio – la voce era gradevole, cortese ma decisa – voi avete risposto ad un mio annuncio…? Cristina si sentì rassicurata da quell’esordio educato e così, dopo una concisa presentazione reciproca, fu convenuto di incontrarsi il giovedì sera a Roma per fare una prima conoscenza, senza alcun impegno reciproco. L’annuncio di Giorgio aveva attratto la loro attenzione perché era abbastanza diverso da quelli che lo circondavano, e Cristina, che aveva da poco messo a fuoco il proprio desiderio di abbandonarsi completamente alla volontà di qualcuno che sapesse tirare fuori da lei le sensazioni più profonde, aveva accettato, sebbene con un po’ di timore, la proposta di suo marito Davide di rispondere a colui che si dichiarava “un gentiluomo esploratore, desideroso di conoscere amiche che provassero interesse a indagare la faccia nascosta della propria sessualità, realizzando insieme delle dolci esperienze di sottomissione”. L’incontro di giovedì a Roma arrivò rapidamente. Giorgio aveva 40 anni, di media altezza, longilineo. I suoi occhi castani scrutavano con attenzione il volto di Cristina, mentre con parole sciolte ma misurate, che palesavano la sua cultura superiore ma soprattutto la sua profonda conoscenza dell’argomento, spiegava a lei e a Davide quale era il senso del gioco proposto. Tutto si basa sulla tua completa fiducia ad abbandonarti completamente nelle mie mani. Sai che, con la parola d’ordine apposita puoi interrompere il gioco quando vuoi, e poi c’è sempre lì Davide, pronto a proteggerti. Se avrai il coraggio di andare fino in fondo proverai sensazioni che non avresti mai immaginato possibili… Deciso. Si spostarono insieme nella mansarda che Giorgio aveva in periferia. L’ambiente era semplice ma accogliente: un piccolo vaso di fiori faceva bella mostra di sé sul tavolo, mentre in un angolo della stanza un grosso materasso con dei cuscini colorati dava un senso di misteriosa intimità “Questo ti premetterà di meglio concentrarti sulle tue sensazioni…” le disse Giorgio, mentre le calava sugli occhi una benda nera, che immediatamente diede a Cristina una sensazione di isolamento, da cui emergevano timori lontani che si mescolavano al turbinio di pensieri del momento… Davide si accomodò su una sedia da cui aveva sotto controllo l’intero ambiente, e guardava Giorgio che nel frattempo cominciava lentamente a spogliare sua moglie. “Ci sono alcune cose che devi ricordare bene, Cristina – lui le diceva mentre faceva scivolare a terra il suo abitino antracite – la prima e che oggi non ti é permesso di dire di no, qualunque cosa io ti dica di fare. Puoi porre termine all’incontro quando vuoi, lo sai, ma non puoi rifiutarti di obbedire ad un singolo comando… La seconda é che devi essere pronta a baciare con dolcezza e convinzione qualunque io porti a contatto con le tue labbra…così…” – e così dicendo le accosto al viso la propria mano, sfiorandole la bocca. Dopo una breve esitazione Cristina dischiuse le labbra e comincio a baciare dapprima le nocche, poi i polpastrelli e poi, sentendo che il contatto con il suo viso permaneva, cominciò a succhiare con cura e devozione le dita, una per una, partendo dal mignolo… “Brava, vedo che sei subito entrata nel gioco… continua… – la incitò Claudio mentre con l’altra mano cominciava lentamente a carezzarle le spalle e continuava slacciandole il reggiseno. Un brivido percorse la schiena di Cristina. Il tocco della mano di lui sul suo collo era leggero e straordinariamente stimolante. Lei sapeva di avere una sensibilità particolare in quella zona ma, forse per la situazione emotiva o forse per la benda che la isolava da qualunque altro stimolo, sentiva un fremito partire dalla propria spina dorsale e propagarsi nel proprio interno, fino allo stomaco, fino al cervello, e questo le faceva accapponare la pelle… Le note del Bolero di Ravel cominciarono a diffondersi nell’ambiente. Giorgio la condusse verso un lato della stanza, e la fece appoggiare con la schiena contro qualcosa di freddo e metallico. Era una sbarra di acciaio fissata attraverso il vano di una porta. “Passa le braccia dietro la sbarra – la incitò Giorgio- e Cristina obbedì. L’incavo dei suoi gomiti combaciò esattamente con la sbarra. Giorgio allacciò due bracciali di cuoio attorno ai polsi, e li fissò tra loro con una catenella che passava sul ventre della ragazza. “Ecco, adesso cominci ad essere in mio potere…” La voce di Giorgio era pacata, ma aveva come una sfumatura canzonatoria che la preoccupava. “Allarga leggermente le gambe…” Lei eseguì con prontezza, e Giorgio le sfilò con dolcezza le mutandine, ma senza indulgere a contatti particolari, in modo quasi distaccato. “Ora allargale di più…” ed usando due bracciali di cuoio simili a quelli di prima, fisso le sue caviglie alle estremità di una bastone di legno di circa 80 cm. Ora, anche a causa della scarpe con il tacco, il suo equilibrio era un po’ precario, e Cristina era costretta ad appoggiarsi con le braccia alla sbarra per non cadere in avanti. Giorgio le si paró davanti e si avvicinò fino a quando i due corpi non furono a contatto. Essendo piú alto di lei, il suo collo si trovava a contatto con le labbra di Cristina che, memore dell’ordine iniziale, cominciò a baciarlo dolcemente. Le mani di lui scivolarono dietro la sua schiena, e ripresero a stimolarla dolcemente, scendendo dalle spalle alle natiche, con lenti movimenti che lei, un poco suo malgrado, non poteva fare a meno di trovare piacevoli. Ogni tanto una mano si fermava su una delle sue natiche, per stringerla con vigore e prolungatamente, e questo interrompeva bruscamente il flusso di dolcezza che le carezze le generavano dentro. Ma come la presa si allentava ed il contatto si faceva nuovamente dolce lei sentiva il proprio fisico riscoprire rapidamente le sensazioni piacevoli. “Davide, passami per favore quello che c’è sul tavolo” – chiese Giorgio. Improvvisamene Cristina sentì la mano di lui fra le sue gambe. Il contatto le mozzò il respiro, in parte perché piacevolmente eccitante, ma in parte per la paura di cosa sarebbe successo. Giorgio aveva in mano due palline metalliche, di circa 3 cm di diametro, collegate da una cordicella; appoggiarle alle labbra ormai morbide della sua vagina e spingerle facilmente dentro di lei fu un unico movimento. Cristina sobbalzò. Quei corpi estranei dentro di lei, che le pesavano contro le pareti vaginali, erano un nuovo elemento di eccitazione. Improvvisamente diventarono più pesanti, e lei senti le sue piccole labbra dischiudersi, come se volessero farle uscire. “Ho attaccato un pezzo di catena alla cordicella – disse Giorgio – Fai bene attenzione che non ti scappi fuori niente…” Lei contrasse i muscoli del pube, nel tentativo di contrastare l’azione della forza di gravità, e si rese conto che quell’irrigidimento le stimolava il clitoride, accrescendole l’agitazione. Giorgio riprese ad accarezzarla, questa volta sul petto, sul seno e sul ventre. E talvolta la sfiorava in modo delizioso, mentre altre volte le sue dita si fermavano sui suoi capezzoli, ben dritti ed in evidenza, per stringerli improvvisamente torcendoli rudemente. E questo gesto inatteso, cui lei non poteva preparasi a causa della benda, le inviava una scarica violenta ed eccitante che dal seno si propagava istantaneamente al cervello ed alla zona pubica, strappandole gemiti istintivi.. La tensione sulle braccia si stava facendo pesante, e lo sforzo per evitare di far cadere a terra le palline le procurava un tremolio incontrollato delle gambe. “Mi gira la testa – mormorò Cristina – ti prego…” e si senti quasi mancare, mentre il peso della catena trascinava le due palline fuori dalla sua vagina, ora umida ed infuocata. Giorgio le fu vicino, la sorresse ed in un momento le slaccio i polsi, liberandole le braccia. Poi, senza sbendarla, l’adagiò sollecitamente sul grande materasso li vicino, le caviglie ancora divaricate dal bastone di legno. “Troppa emozione…?” – le chiese con un tono sollecito ma leggermente ironico. “Forse sí, …ma adesso é tutto a posto…” rispose lei, rincuorata dalla prontezza con cui lui aveva gestito la situazione, ed abbozzò un timido sorriso per confermargli tacitamente la propria disponibilità a continuare quel gioco che la intimoriva e la stimolava contemporaneamente. “Allora rilassati, qui coricata, e stendi le braccia verso l’alto”, e Giorgio le legò insieme i polsi con una corda morbida, per poi fissarli ad una catena che usciva da sotto il materasso in modo da tenerle le braccia distese. Cristina cominciò ad assimilare lentamente il piacere della nuova situazione. Si sentiva completamente esposta, inerme, ma la sua fiducia in Giorgio era cresciuta nella mezz’ora trascorsa, ed ora attendeva quasi con interesse i successivi sviluppi. Giorgio si era seduto sul materasso accanto a lei, e carezzandole con dolcezza la base del seno, le stava parlando: “Ora, cara Cristina, facciamo un altro tipo di gioco. Io sono il tuo Padrone, e mi divertirò con il tuo corpo. E naturalmente, poiché stimolerò molti dei tuoi punti sensibili, é probabile che tu ti ecciti fino al punto di arrivare all’orgasmo. Bene, sappi che non ti é consentito godere senza il mio permesso esplicito. Anzi, dirò di più. Io governerò il gioco in modo tale da non portarti mai oltre il punto di non ritorno, ma se per caso tu lo sentissi arrivare dentro di te devi dirmelo per tempo, in modo che lo possa fermare a mio piacimento. Hai capito bene?” “…si, mio Padrone…” mormorò Cristina. “Brava, sei una allieva diligente” replicò lui, con asciutto compiacimento. Le mani di Giorgio continuavano a scorrere sulla sua pelle. E sembravano esplorare con cura ogni centimetro del suo corpo, ogni terminazione nervosa, spiando le sensazioni che provocava in lei questa lunga e dolce stimolazione tattile. E quando il tocco le passava sull’inguine, o sul fianco vicino all’attaccatura del seno, o all’interno delle cosce, lei non poteva nascondere un fremito di piacere.. “La tua sensibilità é eccellente, ideale, direi, per questo tipo di gioco..” le mormorò in un orecchio. Cristina sorrise, rendendosi conto che tra loro due si stava costituendo un armonia di sentimenti e sensazioni che non avrebbe assolutamente potuto immaginare prima. “Ora andiamo più in profondità” disse Giorgio, ed impugnando un vibratore lungo una ventina di centimetri cominciò a stimolare la zona genitale della ragazza, che aumentò immediatamente il ritmo del proprio respiro. Dopo aver brevemente giocherellato nella zona del clitoride, il vibratore affondò decisamente fra le labbra della vagina, che sembrava non attendere altro. Il corpo di Cristina si inarcò, cercando di usare al massimo la poca libertà di movimento che la posizione le consentiva, ed i muscoli si irrigidirono in uno spasmo di piacere. “Ti ricordo che non puoi godere senza il mio permesso -la redarguì seccamente Giorgio- anzi ora basta con le cose piacevoli…” e così dicendo le applicò in rapida successione due pinzette di plastica dura sui due capezzoli turgidi. “aah… – il respiro di Cristina si stemperò in un lamento – cos’é…?” ma presto lo stimolo prodotto dal vibratore in funzione riprese il sopravvento, e la ragazza ricominciò a contorcersi sotto l’effetto di ondate di piacere ricorrenti che le salivano dal profondo. “…Padrone, sto per godere…” mormorò, non senza una sensazione di vergogna a pronunciare quelle parole. “Non é affatto il caso, siamo solo agli inizi” disse Giorgio, estraendo seccamente il dildo dal sesso della ragazza, e smorzandone così gli entusiasmi. Ed immediatamente sostituì le due pinzette che stringevano i capezzoli con altre due, più piccole, lisce, e collegate fra loro da una catenella dorata. “Eccola, prendila fra i denti – esortò lui, sollevando la testa bendata di Cristina fino a quando ella non poté afferrare con la bocca la catenella – e tieni bene in tensione” La posizione non era piacevole. Le braccia distese cominciavano a farle male, la testa sollevata dal materasso era pesante, ed i capezzoli gemevano sotto la trazione cui erano sottoposti dal semplice meccanismo. “…non ce la faccio…”: dopo poco un suono quasi inarticolato uscì dalla bocca di Cristina, ma a Giorgio il significato era chiaro. “Va bene, tira catenella che hai fra i denti fino a quando non si stacchi, così potrai appoggiare la testa giù e rilassarti” le rispose tranquillo. Cristina non credeva alle proprie orecchie. Ma il dolore ai capezzoli stava diventando sempre più intenso, la tensione al collo insopportabile, e così decise di ubbidire. Tirò, dapprima lentamente e poi con maggiore energia, e la catenella strappò via le pinzette dai capezzoli, straziandola con un dolore che non aveva mai sentito in vita sua. Si contorse più volte sul letto, reagendo al dolore, e in quel mentre Giorgio le appoggiò il palmo delle mani sui capezzoli dolenti e li massaggiò dolcemente. Era un sollievo inatteso, e proprio per questo molto, molto piacevole. La ragazza, con sorpresa, scoprì quanto la eccitava quel tocco consolatore. “Hai fatto tutto molto lentamente, troppo lentamente – le diceva Claudio – così soffri molto di più…” “La prossima volta farò più in fretta…” Cristina si stupì della propria stessa risposta. “Adesso, comunque, meriti un premio” e il vibratore si infilò nuovamente, caldo e vitale, nel suo sesso, mentre una mano continuava a massaggiarle dolcemente il seno. Era una sensazione nuova che si andava diffondendo dentro di lei. Il senso di dolore dei capezzoli svaniva rapidamente, lasciando il posto ad un formicolio interno che lei ben conosceva, ma che non aveva mai provato cosi intenso. Ogni movimento del vibratore, che entrava ed usciva dalla sua vagina fradicia, apportava un incremento, piccolo ma ben sensibile, all’ondata di calore che sentiva montare dentro di sé. E quando un secondo piccolo dildo le stimolò la zona perineale, per poi scivolare indiscreto dentro lo sfintere, se lo sentì risuonare direttamente nel cervello… ” …Padrone, posso godere…?” chiese “Non avere fretta, al momento giusto potrai….” rispose Giorgio, che aveva cominciato ad alternare momenti di stimolazione più intensa e diretta con altri in cui sospendeva ogni azione e lasciava insoddisfatta l’attesa di contatto che il corpo di Cristina ormai esprimeva con ogni sussulto, ogni piccolo movimento. E la ragazza, ad ogni sospensione dell’azione sentiva una tensione indicibile appropriarsi di ogni muscolo del proprio corpo, e ad ogni ripresa si sentiva sciogliere, e avvicinarsi sempre di più al momento topico, con un coinvolgimento sempre maggiore di tutti i propri sensi, di tutte le parti del proprio essere. Tutti i suoi muscoli sembravano impazziti, si contraevano e si rilassavano in modo totalmente indipendente dalla sua volontà, e solo le salde legature che la tenevano le impedivano di rotolare fuori dal pur ampio materasso a due piazze. Il respiro pure non era più controllato, e Cristina si sentiva emettere dei suoni inarticolati e quasi ridicoli, che però le sgorgavano dal cuore. E finalmente Giorgio, spingendo più a fondo dentro di lei quegli oggetti stimolanti, le disse “Ora godi pure, piccola amica”. E quel momento fu come un’esplosione accecante, che la sconvolse dalle estremità alla radice dei capelli. Ebbe la sensazione di liberare energia da ogni parte del proprio corpo: dai polpastrelli, dai capezzoli, dalle orecchie; un flusso lungo e costante che terminò lasciandola esausta ma con una gran voglia di ridere, come un bambino felice di condividere con gli amici la propria gioia. Silenzio. Il Bolero era terminato. “Bentornata fra noi, Cristina” le disse Giorgio togliendole la benda…
Aggiungi ai Preferiti