“Che ci fa mia madre qui?” Tutta la storia che sto per raccontarvi iniziò con questa domanda.Avevo fatto sega a scuola insieme ad un paio di compagni per evitare un’interrogazione e per evitare di incontrare gente conosciuta ci eravamo spostati dall’altra parte della città. Zone mai viste in cui però potevamo stare tranquilli fino all’ora di pranzo. Ora in cui saremmo tornati a casa come tutti i giorni. Zone di periferia dove il degrado fa parte del paesaggio, strade dove le bancarelle di ambulanti ed extracomunitari fanno nascere mercatini abusivi. E proprio in uno di questi stavamo guardando ciò che ad ognuno di noi poteva interessare. Ci eravamo allontanati l’uno dall’altro con l’accordo di ritrovarci nel punto da cui eravamo partiti dopo una mezz’oretta ed io mi ero spostato dal mercatino alla vetrina di un negozio di PC. Ad un certo punto, sul vetro che rifletteva la strada dietro di me vidi la figura di mia madre che passava sul marciapiede opposto. Possibile? Mi girai e la vidi che girava nella traversa a pochi metri da me. “Che ci fa mia madre qui?…Mannaggia! Neanche in una zona così si può stare tranquilli. Fortuna che ero girato di schiena altrimenti erano guai”. Questo pensavo mentre quasi come un automa attraversavo la strada e la seguivo da lontano. Dopo un po’ entrò in un capannone adibito a magazzino ed io restai ad una certa distanza in attesa che uscisse. Passò la mezz’ora che avevamo concordato chiamai i miei compagni, gli dissi che avrei tardato un altro quarto d’ora e continuai ad aspettare, ma niente. Mia madre non si vide. Tornai indietro dai miei amici e ci avviammo alla fermata dell’autobus che ci avrebbe riportato vicino casa. Quando alle due tornai a casa mia madre era li che mi accolse in modo gioviale come tutti i giorni.Prima di andare avanti vi descrivo la mia famiglia. Io sono Roberto, ho 18 anni e frequento il quarto istituto tecnico. Sono il più piccolo di tre figli. Ho due sorelle, Luisa e Sara rispettivamente di 27 e 31 anni. Si, avrete già capito che sono nato per sbaglio. Nella mia famiglia non era previsto un terzo figlio ma quando mia madre restò in cinta di me sia lei che mio padre ne furono felicissimi. Si può dire che sono cresciuto con tre mamme. Mia madre, Angela, ha 53 anni ed è una piacente signora che lavora come impiegata in comune mentre mio padre Alfio, 55 anni è un libero professionista sempre in giro per l’Italia “per far vivere fra gli agi la sua famiglia” come diceva quando mia madre si lamentava per le sue lunghe assenze da casa. Le mie sorelle e mia madre sono fisicamente diverse tra loro. Mia madre è un po’ rotondetta, statura media capelli biondi lunghi ma sempre raccolti dietro la nuca. Veste di un elegante classico: gonne sotto il ginocchio, scarpe con tacchi alti, maglioncini girocollo o camice sempre coperte da giacche. Anche quando è in casa indossa vestaglie o comunque indumenti che coprono il più possibile. Sara è più longilinea e minuta ma all’incirca è alta come mia madre. Nonostante abbia venti anni di meno veste quasi come lei. L’unica differenza è che in casa era più sciolta: tuta e maglietta. Dico era perché tre anni fa si è sposata ed è andata a vivere con il marito fuori città. Luisa invece è una giovane d’oggi. Indossa sempre jeans larghi a vita bassa e felpe o casacche che, a mio parere, tolgono femminilità alla donna. La prova ne è che le poche volte che veste in tiro per qualche occasione particolare è uno spettacolo. Sta finendo l’università e non è quasi mai in casa quindi il pomeriggio ci ritroviamo quasi sempre mia madre ed io. Una cosa però le accomuna: hanno tutte e tre un petto fuori dal normale. Quello di mia madre è esagerato. Gli è sicuramente cresciuto a causa delle tre gravidanze; sarà una VI misura. Luisa e Sara lo hanno leggermente più piccolo ma comunque sempre notevole. Con Sara ho sempre scherzato sull’argomento perché quel petto, sul suo fisico è difficile da nascondere. Anche se con gli altri cerca sempre di evitare l’argomento con me si confida come fossi una parte di lei e anche ora che non vive con noi mi cerca spesso per un parere. Se quel reggiseno lo tira troppo su, se quella camicia lascia trasparire qualcosa, se può andare un maglione senza reggiseno sotto. Ogni volta facevamo le prove ed era un piacere vederla mezza nuda che faceva delle sfilate per me. Era ed è un nostro segreto che ci rilassa e ci fa stare bene insieme.Ma torniamo a noi.Mentre mangiavamo mia madre disse che quel periodo non riusciva a prendere dei permessi e assentarsi dall’ufficio per la mole di lavoro che aveva. La cosa mi sembrò strana perché non accennò minimamente alla sua presenza nella parte opposta della città dove sapevo che la mia famiglia non aveva nessuna conoscenza. Qualche giorno dopo, appena mangiato disse che aveva dei giri da fare e si sarebbe assentata un paio d’ore. La cosa mi fece insospettire e pensai di sapere dove era diretta. Appena se ne fu andata in macchina io andai a prendere l’autobus e tornai vicino al capannone dove era entrata la volta precedente girandoci intorno per capire di cosa poteva trattarsi. Dalla scala antincendio salii sul terrazzo e da lì entrai all’interno da una botola di servizio. Era un locale alto circa quattro metri e nella parte superiore delle pareti c’erano dei lucernai per cui all’interno c’era una penombra che però permetteva di vedere abbastanza bene. In un angolo c’era uno stanzino a vetri e tutto intorno scatoloni e casse di merce. Ad un tratto sentii aprire una porta e mi nascosi dietro alcuni di essi. Due figure che non riuscivo a distinguere si avvicinarono allo stanzino, entrarono ed accesero la luce. Erano un uomo ed una donna e la donna era mia madre!! Mi avvicinai il più possibile restando nascosto dietro gli scatoloni. Era come vedere la televisione perché io ero praticamente al buio mentre loro con la luce accesa nello stanzino erano perfettamente visibili attraverso i vetri. Come entrarono l’uomo mise una mano sul culo di mia madre che lo lasciò fare. La spinse verso un tavolo e le fece poggiare le mani su questo mentre lui da dietro gli tirava su la gonna. Per la prima volta vidi il culo di mia madre coperto da un minuscolo perizoma e, a scendere, calze autoreggenti che gli inguainavano due gambe tornite nonostante qualche chilo in più. Le tolse il perizoma e la guardò mentre anche lui si toglieva calzoni e slip e gli diceva qualcosa. Mia madre si sbottonò prima la giacca poi la camicia fino all’ombelico senza tirarla fuori dalla gonna, la allargò e tirò fuori dalle coppe del reggiseno due zinne inverosimili. Forse erano anche più di una VI misura. Lui invece aveva un cazzo normale ma perfettamente in tiro. Mise una mano dentro un cassetto e tirò fuori un tubetto di vasellina con cui massaggiò il solco tra le chiappe di mia madre poi gli infilò prima uno poi due dita nel culo. L’espressione di mia madre non l’avevo mai vista. Non riuscivo a sentire quello che diceva ma era ovvio che quel trattamento gli piaceva. Ad un certo punto l’uomo si posizionò dietro mia madre, gli poggiò la cappella sul buco del culo e con un sol colpo ce lo fece sparire dentro inculandola. Iniziò subito a pomparla con un ritmo forsennato e mia madre si reggeva alla scrivania per far fronte alle spinte da dietro. Io piano piano mi spostai e mi avvicinai per poter vedere meglio mia madre da davanti. Aveva il volto stravolto dal godimento e il suo enorme petto sobbalzava incontrollato ad ogni affondo. A mia madre piaceva essere inculata!! Quella rivelazione, insieme alla scena cui stavo assistendo mi causarono un’erezione paurosa. Tirai fuori il mio cazzo, molto più grosso di quello che pistonava mia madre, e iniziai a masturbarmi. La storia durò circa un quarto d’ora, con l’uomo che ogni tanto si fermava per non venire poi ricominciava. Alla fine capii che stavano giungendo al capolinea. Infatti l’uomo si tirò indietro sfilando completamente il cazzo dal culo di mia madre, salì in ginocchio sulla scrivania davanti a mia madre e gli sborrò sulle zinne. Contemporaneamente venni anch’io schizzando una quantità doppia di sborra su uno scatolone. Aspettai che fossero usciti poi, uscii anch’io e tornai a casa trovando posteggiata fuori la sua macchina. “Mamma.” Chiamai. “Sono in camera Roberto, ora scendo”. Andai in bagno e mi accorsi che lei si era fatta una veloce doccia. Aprii il cesto dei panni sporchi ma non trovai il perizoma di mia madre. Quando uscii dal bagno mia madre era scesa. Entrai in camera sua ed aprii il cassetto dove aveva i suoi indumenti intimi ma c’erano solo mutandoni della nonna e reggiseno classici. Niente a che vedere con quello che gli avevo visto indosso nel magazzino. Mia madre aveva una doppia vita. Da una parte la casta donna madre di famiglia, dall’altra una mangiatrice di uomini che adorava essere inculata. Finalmente ero riuscito a vederla praticamente nuda e dovevo ammettere che era molto meglio di come l’avevo sempre immaginata. Qualche chilo in più ma nei posti giusti, che le dava un tocco di femminilità e sensualità in più. Per non parlare dei vari chili di zinne che si portava dietro. Tutto quel ben di dio lo avevo davanti ogni santo giorno ma non potevo né vederlo ne tanto meno utilizzarlo. Decisi di trovare il modo di sfruttare a mio favore il segreto di mia madre che io avevo scoperto. Preparai allora la borsa con la telecamera e aspettai l’occasione propizia per spiarla di nuovo riprendendo però tutta la scena. Due giorni dopo la sentii al telefono prendere un appuntamento per la mattina seguente e decisi di fare nuovamente sega a scuola sperando che l’appuntamento era al magazzino. Entrai al solito modo e aspettai lo svolgersi degli eventi. Dopo circa mezz’ora mia madre e il solito tizio entrarono e si richiusero la porta alle spalle. Entrarono nello stanzino ed accesero la luce. Fin li tutto come previsto. Avevo già messo la telecamera sul cavalletto, controllai che l’inquadratura e la luce fossero a posto e l’accesi. Si ripeté tutto come la volta precedente solo che ad un certo punto l’uomo fece sdraiare mia madre con la schiena sulla scrivania, gli buttò indietro le gambe e la inculò per altri dieci minuti in questa posizione La teneva per le caviglie e la pistonava con foga. Le zinne ondeggiavano e andavano a sbattere sul mento di mia madre che dovette bloccarle con le mani. Allora l’uomo lasciò le caviglie e iniziò ad impastargliele traendone ulteriore godimento. Anche questa volta, quando stava per venire, l’uomo gli salì a cavallo e gli venne sulle zinne. Io avevo ripreso tutto e speravo che quella cassetta sarebbe stata la chiave per farmi accedere alla seconda vita di mia madre. Una volta tornati a casa sia io che lei ci comportammo nel modo più naturale. Poi dopo pranzo mi chiusi in camera e riguardai il filmino sul PC. Scelsi alcuni fotogrammi tra i più espliciti e li stampai come foto. Ora dovevo trovare il coraggio di farli vedere a mia madre per averla in mio potere. L’occasione di entrare in un argomento così delicato come il sesso mi fu data quella sera da mia sorella Luisa che girava per casa con fuseaux e maglietta senza reggiseno. Era così evidente il dondolare del suo petto quando si muoveva che mia madre per l’ennesima volta gli disse: “Dovresti indossare il reggiseno Luisa”, sorridendomi continuò “il nostro… … fisico… . non di consente di prenderci certe libertà” alludendo al fatto di andare in giro senza reggiseno. “Ma se le tengo tutto il giorno dentro dei reggiseni che me le fanno scoppiare per quanto sono stretti” rispose lei. “E tu mettine di più grandi, che c’è di male?”. “Andiamo mamma, lo sai che questo petto così grosso mi imbarazza: Cerco di farlo notare il meno possibile. Ma almeno la sera a casa lo lascio in libertà. A chi da fastidio?” “Beh, non scordarti che c’è un uomo in casa” rispose mia madre guardando me. Mia sorella mi guardò a sua volte e disse: “Invece è proprio a lui che posso permettere di guardarle senza sentirmi imbarazzata. E poi dovrà pure abituarsi alle forme femminili”. “Si ma le nostre sono un po’ troppo… … generose, diciamo così” gli rispose mia madre. Io ero un po’, sorpreso da quel discorso in quanto era la prima volta che si parlava liberamente in casa di qualcosa che avesse a che fare con il sesso. Decisi quindi che era l’occasione che cercavo per avvicinare mia madre. “Ha ragione Luisa, mamma. Dovresti anche tu metterti più in libertà quando sei in casa” un po’ titubante proseguii sorridendo sornione: “anche tu le dovresti lasciarle libere da quei sarcofaghi che indossi e che hai il coraggio di chiamare reggiseno”. Non sapendo cosa rispondermi ci guardò per qualche istante poi disse: “Io lo faccio per te Roberto, per non distrarti troppo quando siamo soli in casa”. “Tu non preoccuparti di questo mamma. Non farti problemi per me”. Lei accennò ad un si poco convinto con la testa che non dava molte speranze. Invece il giorno dopo, quando tornai da scuola, ebbi una piacevole sorpresa. Lei indossava la solita vestaglia da casa ma si vedeva chiaramente sotto non indossava il reggiseno. Il suo impressionante petto, ora libero, si muoveva in modo incontrollato sbattendo ai lati della vestaglia o davanti quasi a volerla sfondare. Mia madre tendeva sempre a stare girata di schiena in mia presenza. Era chiaro che si sentiva imbarazzata perché sapeva di avere i miei occhi costantemente addosso. “Mamma, non sei obbligata a stare senza” dissi senza specificare cosa visto che per tutti e due era chiaro. “Effettivamente così sto molto meglio, mi sento più rilassata. Solo che mi vergogno un po’. Penso sempre che questo loro continuo ondeggiare sotto i tuoi occhi ti possa infastidire”. Per cercare di consolarla le risposi ridendo: “Non ti preoccupare mamma. Per me va benissimo così… ..anzi… ..era ora” aggiunsi pentendomi quasi subito. Lei prima mi guardò con un’espressione interrogativa, poi mi si avvicinò a abbracciandomi disse: “Grazie, bambino mio”. Non era la prima volta che mi abbracciava ma questa volta il suo seno era libero e lo sentii chiaramente, caldo morbido e grosso, aderire al mio petto. Ebbi un’erezione mostruosa che lei non poté non sentire. Si ritirò rossa in viso a riprova che effettivamente se ne era accorta ma era un rossore non tanto di imbarazzo quanto di imbarazzo misto ad eccitazione. Il giorno seguente però notai che era di nuovo tutto immobile a riprova che mia madre indossava il reggiseno. Vide la mia espressione e disse: “Ci abbiamo provato… “, poi andò in cucina. Ma come, pensavo io, si fa inculare da uno sconosciuto si fa strizzare le zinne da uno sconosciuto, ci si fa sborrare sopra e poi è imbarazzata a stare senza reggiseno per casa? Dovevo agire. Andai in camera mia, misi in una busta le foto poi, non avendo il coraggio di ricattarla a voce gli scrissi una lettera:”Mamma, queste foto fanno parte di un filmino di mezz’ora che ho io. Sappiamo tutti e due dove è stato girato e cosa contiene. D’ora in poi, se non vuoi che lo dia a papà, dovrai fare sempre quello che voglio. Non devi venire da me per discuterne. Non voglio vederti arrabbiata né tanto meno cercare di intimorirmi. Quando stiamo soli a casa devi comportarti come tutti i giorni. Se esprimo un desiderio lo devi prontamente soddisfare. Nessun altro in casa deve sapere che io e te abbiamo un segreto in comune e non devi mai comportarti in modo che qualcuno possa pensarlo. Capirò che hai accettato le mie condizioni se domani, quando torno da scuola, non indosserai il reggiseno. Roberto”Piegai la lettera e la inserii dentro la busta che poi misi in mezzo alla sua camicia da notte nell’armadio.Quando la sera mia madre si ritirò in camera sua io avevo i battiti del cuore a mille. Che sarebbe successo? E se mia madre usciva e mi rifilava uno schiaffone? Se si rifiutava avrei avuto il coraggio di dare la cassetta a mio padre? “Sono stato uno stupido” pensai quando mi misi a letto. “Forse mette un’altra camicia da notte e domani tolgo la busta”. Ebbi un sonno agitato e la mattina dopo quando mi alzai la incrociai nel corridoio con gli occhi gonfi. Anche lei aveva avuto una nottataccia e capii, dalla camicia da notte che indossava, che aveva trovato la busta. Tornato da scuola aprii la porta e la trovai in cucina che preparava il pranzo. Aveva il reggiseno. Non aveva accettato. Poi quando ci incrociammo mi salutò come se niente fosse: “Stai attento che non bruci la carne, ora torno” mi disse, Dopo qualche minuto tornò e mentre veniva verso di me vidi le sue zinne oscillare libere sotto la vestaglia. Avevo vinto! Si fermò davanti a me, mise le mani sulla testa e ondeggiò il busto come per essere sicura che avessi visto. Io per togliergli ogni dubbio allungai le mani e glie le tastai, prima timidamente poi in modo più deciso. Erano stupendamente morbide e sode. Poi dopo esserci guardati negli occhi per qualche secondo ci sedemmo a pranzo. Dopo pranzo, mentre lei lavava i piatti, gli andai dietro: “continua a lavare i piatti” gli dissi. Gli alzai la vestaglia e per un attimo lei sbloccò. “Continua a lavare i piatti” gli ripetei. E lei continuò. Aveva calze autoreggenti color carne e una mutanda classica. “Quando siamo in casa devi indossare il tanga” gli dissi mentre prendevo i bordi dello slip e glie li infilavo nel solco delle chiappe. Mi sedetti a un metro da lei e mi gustai lo spettacolo. Avevo l’uccello teso all’inverosimile. Lo tirai fuori dai calzoncini e iniziai a masturbarmi. “Girati!” Gli ordinai con voce eccitata. Lei lentamente si voltò e quando vide il mio cazzo duro abbassò la testa. “Guardami” gli dissi iniziando a menarmelo. Quando alzò lo sguardo la vidi rossa di vergogna. “Tira fuori le zinne dalla vestaglia”. E lei iniziò lentamente a sbottonarla. Poi la aprì e tirò fuori quelle due montagne di carne. Mi alzai e feci sedere lei al mio posto. Mi avvicinai e, non resistendo più, iniziai a sborrargli sulle zinne “Hai due zinne stupende mammana… .ohhh siii… .te le lavo con la mia sborraaaa… .”. Lei a quel punto scappò in bagno. Dopo un po’ salii in camera sua. Era sul letto che singhiozzava. Dalla porta le dissi: “Stasera, quando papà dorme, vieni in camera mia” e chiusi. La serata trascorse all’apparenza normalmente. Mia sorella Luisa era in camera sua che studiava, noi guardavamo la televisione ma dopo un po’ anche io andai a letto. “Buonanotte”, dissi ai miei genitori guardando mamma. Verso le undici e mezza, quando ormai non ci speravo più e stavo per addormentarmi si aprì la porta ed entrò mia madre. “Cosa vuoi?” mi chiese. Allontanai le coperte e le mostrai il cazzo duro. “Togli la camicia da notte… .per favore” le dissi. Lei mi guardò rassegnata e la sfilò. Era nuda e notai che, come gli avevo chiesto, portava un tanga nero. “Ciucciamelo!” Lei cercò di rifiutarsi ma io le feci vedere la cassetta e cedette. Salì sul letto e risalì a quattro zampe il mio corpo standomi a cavallo fino ad arrivare con il viso davanti al mio uccello. Questa volta la implorai: “Dai mamma, per favore!”. E lei iniziò a baciarlo e a leccare la cappella. Poi iniziò a risucchiarlo facendoselo sparire completamente in bocca. Iniziò un bocchino da vera esperta tanto che in un attimo sentii che stavo per venire e la fermai. La feci tirare più su e glie lo misi tra le zinne. Le presi strizzandole l’una contro l’altra e iniziai a scoparla così. Una spagnola da favola. Glie lo rimisi in bocca e mi accorsi che questa volta non si fece pregare. Iniziò subito un su e giù da brivido finché non iniziai a sborrare e lei senza che glie lo avessi chiesto, la bevve tutta. Decisi di ringraziarla come meglio potevo. Era chiaramente eccitata ma cercava di nasconderlo. La sdraiai sul letto a gambe all’aria e le misi un cuscino sotto il bacino. Le tolsi il tanga e affondai la faccia in quel paradiso. Iniziai a leccarla come un forsennato con lei che diceva: “No… i prego, smettila… ..non lo fare per favore… . aaahhhh… ..non è una cosa giusta… .sono tua madre… ..”. Io non la ascoltavo proprio e continuavo a leccargli fica e culo senza sosta ma lei non si rilassava. Allora, memore del piacere evidente che provava quando il tizio la inculava nel magazzino gli infilai prima un dito e poi due nel culo. E vinsi un’altra volta perché mia madre, come per incanto lanciò un semplice: “Siiiiiii… … che mi stai facendo, porco… ..oddiooo… .dove hai imparato ooohhh siiiii… “. Io continuavo a ciucciargli la fica ed a incularla con due dita. Il mio cazzo era di nuovo più duro del marmo di Carrara. Mi alzai in ginocchio sul letto carezzandomi l’uccello e guardandola ansimare gli dissi: “Ora dalla porta posteriore entra lui”. All’inizio pensai che non avrebbe accettato perché aveva un espressione tra lo stupito e l’indeciso poi si sollevò e si mise con il viso all’altezza del cazzo e iniziò a insalivarlo abbondantemente. Quando mi ritenne pronto si girò e si mise a pecora con il culo a pochi centimetri da lui. Poggiai la cappella sul buchetto e spinsi. Incontrò una minima resistenza dovuta alle mie maggiori dimensioni ma poi entrai nel paradiso. Non la riconoscevo. Gemeva come una vacca mentre la inculavo muovendosi in sincronia perfetta con me. Una vera esperta. Già! Mia madre era una vera troia altroché. E per me sarebbe stata una cuccagna. Le sue zinne oscillavano sotto di lei come due campane che suonano a festa. “Ora devi durare. Hai voluto la bicicletta? Ora pedala!” mi disse ansimando. Io non me lo feci ripetere. Le allargai le chiappe con tutte e due le mani e iniziai a incularla con ancora più foga. Lo tirai fuori e in un attimo glie lo feci sparire nella fica continuando con lo stesso ritmo di prima. “Adesso però rimettilo nel culo” disse lei con voce alterata dal godimento stava per squassarla. Glie lo riinfilai nel culo in un attimo e poco dopo la riempii di sborra mentre anche lei, con la faccia affondata nel cuscino per non farsi sentire, godeva. Non ci eravamo accorti che sulla porta con l’aria allibita, c’era mia sorella Luisa che aveva assistito a tutta la scena.
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