Alessia era ferma, in piedi davanti alla finestra aperta, ma l’aria era statica e l’afa opprimente. Il termometro posto sul comodino accanto al suo letto segnava +38° e lei soffriva molto il caldo. Erano le due del pomeriggio di una giornata di Agosto molto silenziosa… Poteva sentire il continuo e regolare frinire delle cicale che andavano avanti per tutto il giorno. L’unico altro rumore che poteva sentire erano le grida gioiose di suo fratello Samuele e dei suoi amici che giocavano nella piscina dietro casa. Alessia non aveva voglia di andare con loro, perché aveva ancora il pesante pasto, preparato dalla zia, sullo stomaco. Voleva solo dormire un po’, ma il caldo la stava soffocando. Una goccia di sudore si staccò dalla sua tempia e, scivolando lungo la guancia e il collo, s’infilò nella scollatura della maglietta a maniche corte, sotto la quale non indossava il reggiseno. Si asciugò strofinando la stoffa contro la pelle nuda e subito le s’inturgidirono i piccoli capezzoli.! Si girò verso lo specchio, continuando a massaggiarseli socchiudendo gli occhi. Aveva scoperto l’autoerotismo da pochi mesi, appena prima che finisse la scuola per le vacanze estive. Gianna, la sua compagna di banco, la portò nei bagni, le mostrò un paio di riviste pornografiche e poi cominciò ad accarezzarla. “Co… Cosa stai facendo?” Le chiese quando con le mani s’insinuò sotto la sua maglietta. “Non ti preoccupare… Vedrai che sarà divertente!” Rispose Gianna, alzandole il reggiseno e mettendole a nudo la sua seconda scarsa. L’amica chiuse gli occhi e cominciò a leccarle i duri capezzoli, provocando in Alessia un senso di piacevole torpore alle gambe e alla testa. Dopo un po’ Gianna si fermò, la guardò negli occhi, sorrise e le stampò un tenero bacio sulle labbra. “Pensa se te l’avesse fatto un ragazzo!” Le disse. Da quel giorno Alessia volle saperne di più. Si documentò e scoprì cose che nemmeno immaginava, vide svariate videocassette di film porno, imparando così a conosce! re il bizzarro mondo del sesso. Ma non mise in pratica nulla di quello che aveva “appreso” in quei giorni dalle sue amiche, perché voleva un ragazzo che le piacesse davvero e a cui lei piacesse per quello che era, non per quello che faceva. Era una ragazza molto matura, nonostante i suoi tredici anni di età. La zia bussò alla porta e lei si gettò sul letto a pancia in giù, per non farle vedere il suo seno teso. Chiuse gli occhi e fece finta di dormire. La porta si aprì cigolando. “Ti disturbo, piccola?” Avanzò verso il letto. “Mamma mia che caldo fa qui dentro… Perché non vai a giocare in piscina con Sam e i suoi amici? L’acqua è della temperatura ideale e poi mi hanno detto che ti stanno aspettando!” Alessia si stiracchiò, senza voltarsi verso la zia. “D’accordo, ora mi metto il costume e vado!” La zia le sorrise e uscì dalla stanza. Lei si alzò e si scrutò allo specchio. La maglietta era molto larga e con una grossa scollatura. Indossava un paio di pantaloncini molto corti ed aderenti, che fasciavano le sue coscie un po’ rotondette. Era una ragazza abbastanza in carne, ma non sproporzionata. L’unico difetto era il seno che le sue amiche giudicavano un po’ piccolino, ma a lei non importava. Aveva i capelli castani mossi, di media lunghezza, che lei raccoglieva spesso in due piccoli codini alla base della nuca. Se li sciolse e sfilò la maglietta, fissandosi da un po’ tutte le angolazioni. La cosa che più le piaceva di sé stessa era il sedere: bello, sodo e rotondo al punto giusto. Si tolse anche i pantaloncini e rimase solo con un piccolo perizoma di pizzo bianco, grazie al quale si poteva osservare meglio il suo orgoglio. Presa da una strana voglia, cominciò ad accarezzarsi la pancia e le cosce e poi infilò la mano nell’elastico del perizoma. Ma si fermò subito, si riprese, aprì l’armadio e cercò il suo costume. Samuele era il fratello maggiore, aveva quasi diciotto anni, e i suoi amici erano tutti più vecchi di almeno due. Con loro c’erano anche ! tre ragazze di circa sedici, diciassette anni. Stavano giocando a pallanuoto divisi in due squadre miste. “Oh, finalmente potremo avere due ragazze anche nella nostra squadra!” Disse Marco, il miglior amico di Sam, vedendo arrivare Alessia. Aveva indossato un costume nero intero, che la fasciava quasi completamente, ad esclusione delle spalle e della schiena: la scollatura arrivava poco più sopra del suo sedere. Entrò in acqua salutando tutti e sorridendo, mentre uno degli altri ragazzi usciva per andare a svolgere il compito di arbitro. La partita riprese. Dopo qualche minuto, su un lungo lancio di Sam, Alessia indietreggiò senza guardare e si trovò a contatto con Marco. Si bloccò un momento, perché aveva sentito qualcosa di strano dietro la sua schiena. Ma il ragazzo non si fermò e approfittando della situazione continuò a muoversi, facendole sentire tutto il suo ardore e la sua eccitazione. Lei si girò, lo spinse lontano e corse fuori dall’acqua, quasi piangendo, senza dire una parola a nessuno. Subito tutti guardarono Marco sorpresi e lui fece l’espressione di quello che non aveva nemmeno capito quello che era successo. “Ma che le hai fatto?” Gli chiese Samuele. “Assolutamente nulla, che le devo aver fatto?” Ma la sua erezione era alquanto visibile, lui se ne accorse ed arrossì. “Che stronzo!” Sam uscì dall’acqua e corse a cercare la sorella, mentre i suoi amici cominciarono a schernire Marco. Entrò in cucina e trovò un biglietto della zia, che li avvisava che era andata a trovare la vicina e che sarebbe tornata solo per l’ora di cena. Salì di corsa le scale ed entrò nella cameretta. Alessia era seduta sul suo letto in lacrime. Il costume era ancora bagnato, ma non le importava, avrebbe messo le lenzuola a lavare più tardi. Il fratello si mise accanto a lei e le posò una mano sulla spalla. “Mi dispiace per quello…” Lei lo zittì, lo abbracciò e si appoggiò a lui per continuare a piangere, mentre il fratello le accarezzava i capelli umidi. La mano di Alessia scivolò, abbandonata pesantemente, lungo il petto nudo del fratello e finì la sua caduta sulla coscia di lui. Samuele era preoccupato, perché sentiva che in quella posizione, nonostante lei fosse sua sorella, non sarebbe riuscito a nascondere a lungo l’eccitazione che stava progressivamente montando in lui. Fortunatamente lei si alzò e si diresse verso lo specchio. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo. “Secondo te è successo perché sono carina o solamente perché i ragazzi sono quasi tutti dei maiali?” Sam si alzò a sua volta, la raggiunse e le posò nuovamente la mano sulla spalla, provocandole questa volta dei brividi. “Tu sei molto più che semplicemente carina, credimi!” Le disse serio. “Grazie tante! Lo dici perché sono tua sorella!” “Se io non fossi tuo fratello, ora…” Si fermò mordendosi il labbro inferiore. “Ora cosa?” Chiese lei, ingenua ed incuriosita. Samuele non disse più una sola parola. Si pose dietro di lei e le infilò le mani nel costume, lungo i fianchi, attraverso la grande scollatura. Si mise dolcemente ad accarezzarle la pancia con lenti movimenti circolari, mentre le respirava a pochi centimetri dal collo. Alessia chiuse gli occhi e si sentì mancare. Non aveva né la forza né la volontà per fermarlo. Sentiva l’erezione di suo fratello contro il suo sedere, ma la cosa le piaceva molto, invece di darle fastidio. Il respiro di entrambi si fece sempre più affannoso, finché lui cominciò a mordicchiarle il lobo dell’orecchio. Poco a poco le sue carezze si fecero più ardite ed arrivò ai capezzoli che erano durissimi. Con i denti le slacciò il nodo che teneva su la parte davanti del costume, che ricadde lasciandola a torso nudo. Sam continuava le carezze al seno con le mani aperte e ogni tanto le stringeva delicatamente i capezzoli con i polpastrelli delle dita. Partì a baciarla dalla nuca, scese lungo il collo, la spalla… Poi la voltò e risalì lungo il mento, fermandosi sulla guancia appena accanto alla bocca. Alessia lo strinse a sé e lo baciò con veemenza sulle labbra. A quel punto persero completamente il controllo. Le lingue presero a cercarsi freneticamente e danzarono per qualche minuto. Poi lei ridiscese lungo il collo del fratello e si fermò al suo petto, cominciando a leccargli i capezzoli. Andò avanti mordendogli la pancia, finché si accorse che il suo sesso stava troppo imbrigliato nel costume. Alzò lo sguardo e sorrise a Sam che continuava a mordersi il labbro. “Sai, non ne ho mai visto uno dal vero!” disse sussurrando. “Posso?” Lui fece un profondo sospiro ed annuì. Lei allentò la cordicella e tirando l’elastico mise a nudo il pene di suo fratello, ritrovandoselo proprio davanti al viso. Iniziò ad accarezzarlo con mano tremante ed indecisa e lo sentiva fremere sotto il suo tocco delicato. Una volta preso un po’ di coraggio e maggiore confidenza, la ragazza chiuse le dita attorno all’asta calda e turgida e con movimento lento e regolare cominciò a masturbarlo. Il respiro di Sam si fece sempre più affannoso, finché non gli cedettero le gambe. Si rese conto di quello che stava succedendo: sua sorella glielo stava menando per bene, con una tale maestria. Sapeva che non si doveva fare, ma non voleva assolutamente che lei si fermasse. Alessia aumentò gradualmente il movimento, la cappella del fratello era rossa e lucida e lei era quasi tentata a baciarla, ma si trattenne, continuando con grande passione nella sua opera. “Fermati… Sto per venire!” Le disse lui, cercando di allontanarla con una mano, ma senza metterci alcuna forza. “Non ti preoccupare, lasciati andare!” Rispose lei senza smettere. Dopo pochi secondi un fiotto caldo la colpì in pieno viso e tra i capelli. Gocce di sperma le scendevano dalla fronte, lungo le guance e ai lati della bocca. Sam si lasciò cadere pesantemente sul letto, esausto ma soddisfatto, mentre la sorella recuperò il lenzuolo bagnato, si pulì la faccia, pulì il pene del fratello e portò tutto a lavare. Tornò con il costume a posto e tutta sorridente. Sam era ancora sdraiato, completamente nudo e fissava il soffitto. Lei si avvicinò e gli diede un bacio sul pene oramai mollemente abbandonato sulla coscia. Poi si sdraiò accanto a lui e ripresero a baciarsi. “Cosa abbiamo fatto?” Chiese lui, più a sé stesso che alla sorella. Lei sorrise di nuovo. Era disarmante quando faceva così. “E’ meglio se torni dai tuoi amici… Saranno preoccupati.” “E tu?” Chiese Sam ansioso. “Di’ loro che mi sono calmata ma che preferisco riposare un po’!” Il fratello le diede un altro bacio e poi uscì dalla stanza. Lei attese un po’, poi si tolse il costume e cominciò ad accarezzarsi in mezzo alle cosce. Gli amici di Samuele se ne andarono verso le sei e mezza, la zia dei ragazzi non era ancora tornata. Alessia indossava di nuovo la maglietta larga senza il reggiseno e i pantaloncini aderenti. Anche il fratello era vestito leggero: il caldo non accennava a diminuire. Era seduto su una sedia in cucina e teneva i piedi sul tavolo. Lei era chinata nel frigorifero a cercare un po’ di fresco, lui le scrutava il sedere rotondo e perfetto, con una grande tentazione di posarle sopra una mano. “A proposito di poco fa…” Disse Sam, cercando di distogliere lo sguardo dalle forme della sorellina, “…Forse sarebbe meglio se facessimo finta di niente e ci scordassimo tutto, non ti pare?” Lei si girò con una finta aria delusa. “Perché? Non ti è piaciuto? Ecco, lo sapevo… Sono un’imbranata!” Non ce la fece più e scoppiò a ridere. Lui la guardò stranito. “Non ti preoccupare, non so cosa mi sia preso… Lo so che queste cose non si fanno tra fratelli, ma io ero molto eccitata e tu eri lì… Non ho saputo resistere!” “L’importante è che la zia non lo sappia e che non succeda più!” Concluse lui sospirando. Squillò il telefono e Alessia andò a rispondere. Era la zia che avvisava che non sarebbe riuscita a tornare prima delle undici, perché aveva dovuto accompagnare la vicina al pronto soccorso. “…Dovranno farle alcuni esami”, aveva detto, “Non posso lasciarla qui da sola! La cena è nel forno… Mi raccomando, fate i bravi!” Alessia poté sbizzarrirsi in cucina e preparò al fratello dei manicaretti davvero indimenticabili. Poi guardarono un po’ di televisione, ma dopo una decina di minuti Samuele, che aveva passato quasi tutto il giorno in piscina ed era molto stanco, decise di andare a letto. La sorella gli disse che lei avrebbe finito di vedere il film e magari avrebbe aspettato la zia alzata. Ma il sonno non tardò a farsi sentire anche in lei. Con gli occhi mezzi chiusi e quasi incollati, Alessia entrò nella cameretta buia e calda. Poteva sentire il respiro sommesso e profondo del fratello che dormiva. Si avvicinò, si sedette sul letto di Sam e si mise a fissarlo dolcemente, ripensando a quello che era successo nel pomeriggio. Le erano rimaste voglie insoddisfatte, ma era contenta di aver regalato un notevole piacere al suo amato fratellone. Sentiva ancora presente nelle narici il pungente odore del ! suo sperma e si rammaricò di non averlo nemmeno assaggiato. Notò che lui, sotto il lenzuolo, stava dormendo completamente nudo e, presa da uno strano e incontrollabile impulso, cominciò a carezzarlo delicatamente attraverso la stoffa. L’erezione quasi immediata di Sam la spaventò: temette che si svegliasse di colpo. Fortunatamente era solo il suo corpo che reagiva, mentre lui continuava a dormire beatamente. Alessia si piegò ancora di più e si mise a baciarglielo, sempre attraverso la stoffa. Samuele cominciò ad agitarsi nel sonno. Con una rapida mossa lei scostò il lenzuolo e continuò la sua opera sulla nuda pelle del fratello. Gli abbassò, con un gesto delicato della mano, la pelle del pene, scoprendo la rossa e umida cappella, poi, non senza un lieve imbarazzo iniziale, ci posò sopra la lingua e cominciò ad assaggiarlo, accarezzandogli i testicoli con la mano. Dapprima si limitò a muovere la lingua su e giù lungo l’asta rigida e bollente, soffermandosi di tanto in tanto a ripulirlo dalle prime goccioline che bagnavano la cappella oramai gonfia, poi passò a delle suzioni leggere, finché, preso coraggio ed abituatasi ormai al sapore, lo fece affondare nella sua bocca. Succhiò e leccò avidamente il pene del fratello, aumentando gradatamente l’intensità, era completamente bagnata e con una mano si stava masturbando. Samuele aprì gli occhi di colpo e trovò la sorella piegata su di lui che gli stava facendo un “lavoretto” con la bocca. Pensò che fosse solo un sogno, ma le sensazioni che stava provando erano dannatamente reali! Fu troppo per lui. Quasi senza riuscire a dire una sola parola, strinse i denti e si contrasse, per non venire in bocca alla sorella. Lei se ne accorse, smise per un momento di succhiare e gli sorrise ancora in modo disarmante. “Non ti preoccupare, non sono molto brava, ma ormai credo di essermi abituata al sapore, non dovrei avere difficoltà a riceverti in bocca!” Sam non si era ancora ripreso del tutto dalla sorpresa, ma il cuore gli stava battendo a mille e sentiva che, se la sorella non si fosse fermata subito, le avrebbe inondato nuovamente la faccia. Chiuse gli occhi, cercando di riprendere il controllo. “So che avevamo deciso di non farlo più…” Continuò lei. “Ma credimi, è stato più forte di me! Mi sono fermata qui accanto a te, ti ho visto così tenero e indifeso ed è cominciata a salirmi la pressione… Prima che me ne rendessi conto ero piegata su di te e te lo stavo leccando… Scusami!” Lui le sorrise e le accarezzò la nuca, come faceva sempre quando erano più piccoli e lei correva tra le sue braccia a piangere. Era sempre riuscito a calmarla in quel modo. Infatti calmò le preoccupazioni di Alessia, ma non la voglia di fare qualcosa di proibito che li pervadeva entrambi. “Sai che cosa stavo sognando?” Le disse senza smettere di accarezzarla. Ma ora non era più la nuca, stava passando dolcemente il dorso della mano sulle guance bollenti della sorella, che accoglieva le carezze serena, con gli occhi chiusi e il respiro affannoso. “Cosa?” Gli chiese baciandogli di tanto in tanto la mano. Sentiva oramai che il suo perizoma era fradicio e le ronzavano le orecchie dall’eccitazione. Lui smise quello che stava facendo e le posò le mani su entrambe le spalle. Deglutì un paio di volte, poi prese coraggio. La baciò appassionatamente, per un lungo istante le loro lingue s’intrecciarono, era la seconda volta in quella calda e umida giornata d’Agosto. Poi si separarono e lui la fissò negli occhi, carichi di desiderio. “Non te lo dico… Te lo voglio far vedere!” Strinse le dita alla stoffa della larga maglietta della sorella e con un rapido gesto sicuro gliela sfilò, lasciando libere le piccole, sue giovani ed acerbe tettine. I suoi capezzoli le facevano male da quant’erano turgidi. Sam gettò la maglia in un angolo della stanza e cominciò a leccarglieli, dapprima delicatamente, li inumidì con la sua saliva, poi, aumentando il ritmo, chiuse le labbra e iniziò a succhiarli con avidità. Alessia era sorpresa dalla foga del fratello, anche perché non le era mai lontanamente passato per la testa che un giorno avrebbe potuto trovarsi in quella situazione. L’eccitazione in lei montava e le faceva venire in mente strani pensieri, ricordi di un tempo lontano, quando cinque anni prima (Samuele aveva tredici anni e lei otto), tornando a casa da scuola, lo aveva sorpreso seduto sul letto, tutto sudato, intento a fare qualcosa in mezzo alle gambe. Appena la vide cercò di coprirsi in qualche modo e diventò tutto rosso. “Cosa stai facendo?” Gli chiese. Lui rimase in silenzio, imbarazzato per qualche secondo, poi, evidentemente, si ricordò che era lui il fratello maggiore e che non le doveva nessuna spiegazione. “Non sono cose che ti riguardano!” Le disse bruscamente. “Sono cose da uomini e tu sei solo una femminuccia! Vattene fuori e torna quando te lo dico io!” Alessia era abituata a sentirsi trattare a quel modo dal fratello, a volte se la prendeva e si metteva a piangere. A quel punto lui si pentiva, le si avvicinava piano e la tranquillizzava, accarezzandole la nuca. Gli voleva molto bene e lui ne voleva a lei. Non era mai andata a piangere dalla mamma o dal papà, riusciva a trovare consolazione solo tra le braccia di Sam. Ma quel giorno non se la prese, la curiosità vinse e invece di mettersi a piangere si avvicinò saltellando al letto. “Cos’hai in mano? Dai, fammi vedere cos’è!” Sporse la testa in avanti. In quel momento, un po’ per il contatto delle mani calde, un po’ perché stava stringendo con forza le cosce, lui strinse i denti e venne. Il fiotto abbondante di sperma gli scivolò tra le dita e macchiò il lenzuolo. Alessia lo fissò incuriosita, in silenzio, mentre il fratello, sempre più imbarazzato, ansimava pesantemente, sia per l’orgasmo che per lo sforzo, fatto fino a quel momento, per cercare di trattenerlo. “Ti sei fatto la pipì addosso?” Gli chiese lei innocentemente. “Non è pipì!” Le rispose lui bruscamente, con voce tremante. Lei avvicinò una mano per toccare quello strano liquido biancastro che era uscito dal ‘pisellino’ del fratello, ma lui la bloccò afferrandola per il polso. Si guardarono per qualche istante, poi lei gli sorrise nel suo solito modo disarmante e lui mollò la presa. Alessia aprì lo zainetto di scuola e gli porse una confezione di fazzolettini di carta. “Che diciamo a mamma?” Gli chiese mentre lui cercava di ripulirsi in qualche modo. “Mamma non deve sapere nulla! Ora butto il lenzuolo nella lavatrice e poi m’inventerò una scusa, ma tu non devi dire niente, mi hai capito bene? Sarà un piccolo segreto tra noi due!” Lei annuì, anche se non aveva ancora realizzato cosa fosse quello strano liquido e perché il fratello avesse paura di dirlo alla mamma. Temeva che Sam potesse avere una qualche strana malattia e che non volesse far preoccupare i genitori. Una malattia che, anche se si avevano tredici anni, faceva fare la pipì addosso… Ma non una pipì normale: bensì una pipì biancas! tra! Si ripromise che se fosse successo ancora, lo avrebbe riferito a mamma, perché era preoccupata per lui. A quel pensiero Alessia si mise a ridere e il fratello, stupito, smise di leccarle le tette. “Cosa c’è di tanto buffo?” Le chiese un po’ stizzito. “Non è niente, non ti preoccupare… Mi è solamente tornato in mente un buffo ricordo su noi due.” Gli accarezzò il viso e socchiuse gli occhi, avvicinando le sue labbra a quelle di Samuele. “Piuttosto, non dovevi mostrarmi qualcosa?” Lo baciò appassionatamente. Lui temette che l’atmosfera si fosse un po’ rovinata, che forse avrebbe dovuto riprendere il controllo. In fondo era sua sorella quello che lo stava baciando… Ma quando sentì il lieve contatto delle dita di Alessia con i suoi testicoli, si disse che la mattina dopo si sarebbe fatto un bel discorsetto morale. La mattina dopo, però. La mano della ragazza aveva cominciato a muoversi lentamente lungo la rigida asta bollente del fratello, mentre le loro lingue si stavano con! torcendo avide. Sam cominciò a carezzarle il corpo con ampi movimenti delle mani, fino ad arrivare a bloccare quella di lei, prima che fosse troppo tardi. La fece alzare in piedi e le sbottonò i pantaloncini, erano talmente aderenti che abbassandoli si tirarono dietro anche il perizoma. Si trovò con il viso a pochi centimetri dalla passerina inviolata della sorella. Lei si sedette di nuovo sul bordo del letto e lui s’inginocchiò sul pavimento, prostrato ai suoi piedi. Iniziò a leccarla tra le dita del destro e poi risalì lungo la caviglia, mordicchiandole il polpaccio e leccandola dietro al ginocchio. Alessia si era sdraiata con la schiena sul letto e si massaggiava i capezzoli, in preda ad una profonda eccitazione, che aumentò ulteriormente quando il fratello giunse, a piccoli morsi e leggere suzioni, all’interno della coscia, che oramai era fradicia di umori. Lui si fermò un momento a contemplare il buchino rosa che pulsava insistentemente, quasi a chiamarlo. Poteva percepirne l’aroma e aveva già avuto un assaggio del suo sapore. Alzò lo sguardo, al di sopra del pube implume della ragazza, e incontrò quello voglioso di lei. “Ti prego…” Sussurrò lei, quasi senza voce. “Non ne posso più!” Samuele si riabbassò, appoggiò le labbra a quelle più intime della sorella e le diede un primo tenero bacio, poi forzò delicatamente il tenue sbarramento con la lingua e infine si lanciò a capofitto alla ricerca del clitoride. Alessia non riuscì a soffocare un piccolo urlo di piacere e questo diede più forza e coraggio al ragazzo, che afferratele le cosce, se le mise sulle spalle. Lei strinse le gambe dietro il collo di Sam, attirandolo verso di sé. Non ci mise molto ad avere il suo primo vero orgasmo, chiuse istintivamente le cosce, quasi soffocando il fratello. I loro corpi erano madidi di sudore e i loro odori pungenti ristagnavano nella stanza, anche se la finestra era aperta. Lui si rialzò da terra e si sdraiò accanto ad Alessia, ricominciando ad accarezzarla! dietro la nuca e fissandola dolcemente negli occhi. Lei stava sorridendo ancora nel solito modo. Lo baciò sulla punta del naso e poi si mise sopra di lui. I loro sessi si sfiorarono, scivolando umidi l’uno sull’altro. Si baciarono appassionatamente, finché la ragazza non sentì la bollente cappella del fratello spingere lievemente tra le sue “labbra” e si fermò. “Non sono ancora pronta per questo, ti prego… Ho… Ho paura!” “Non ti preoccupare.” Le disse lui, riprendendo ad accarezzarla dietro la nuca. “Non voglio assolutamente forzarti.” Lei sorrise di nuovo, lo baciò sulle labbra e iniziò a scendere lungo il mento, il collo, si soffermò sui capezzoli, poi riprese lungo la pancia, l’ombelico e scese al pube. Rimase qualche secondo ad osservare la rigida asta di Samuele, mentre con la mano destra gli solleticava i testicoli, s’inumidì le labbra vogliose e, dopo aver fatto fuoriuscire la cappella dalla pelle tesa, vi posò la lingua, tracciando degli eccitanti disegni. Si separò per un istante e Sam vide un filo di liquido seminale che teneva collegato il suo pene alla lingua della sorella. Chiuse immediatamente gli occhi, cercando di fissare nella sua mente quell’immagine, poi Alessia sorrise, spalancò le labbra e, chinandosi su di lui, se l’affondò in bocca finché ci stava. Notò che il pene del fratello non era molto lungo, come aveva visto in qualche film, tant’è che riuscì quasi ad appoggiare il labbro inferiore sui suoi testicoli, ma era molto largo, infatti non dovette affatto stringere la bocca per dargli piacere, la riempiva tutta. In quanto a lui, sentendo che la sua verga era avvolta dalla lingua bollente e dal palato della sorella e che la sua cappella arrivava a toccarne la gola, venne pervaso da milioni di stimoli elettrici. Infatti bastarono solo tre o quattro movimenti lenti su e giù, poi, afferrando per i capelli la ragazza, le riversò tutto il suo liquido bollente in bocca, ansimando pesantemente. Alessia non se ne lasciò sfuggire nemmeno una goccia. In realtà il primo fiotto la colse di sorpresa e la spaventò e qualche goccia le scivolò dal labbro, fermandosi sulle coscie tese del fratello, ma le avrebbe leccate successivamente. Ripensò ancora una volta a quella faccenda di cinque anni prima, quando lei temeva che quel liquido fosse una pipì malata di Samuele e ne aveva paura, mentre ora lo stava ingoiando avidamente e le piaceva, ne voleva ancora, lo spremette fino alla fine. Entrambi soddisfatti si diedero un appassionato bacio al sapore di sperma, che eccitò nuovamente tutti e due, ma decisero che poteva bastare, per quella sera… E poi la zia sarebbe potuta rientrare da un momento all’altro! Fecero la doccia insieme, una bella doccia fredda, e poi si misero a dormire ognuno nel proprio letto, con un gran sorriso sulle labbra.
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