“Uffa!” fece Cinzia, sbuffando. “Sono uscita di gran corsa da casa per andare a farmi bella per te. Mi hai detto che dovevamo festeggiare la vittoria della tua squadra, non che dovessimo uscire con tutti loro!” “Sono stata dal parrucchiere. Ho indossato questo vestito solo per te, e poi sono venuta qui pensando che volessi stare solo con me, e tutto quello che mi sai dire e che ho fatto tardi, che i tuoi compagni sono già al ristorante!” Cinzia stava di fronte al suo ragazzo. Lui le aveva telefonato verso le cinque di quel pomeriggio, era euforico. La sua squadra aveva vinto la finale di calcio del torneo organizzato tra i Licei della città grazie a due suoi goal e …. bisognava festeggiare. Lei era scappata dal parrucchiere, era tornata a casa per indossare un miniabito leggero che le fasciava il corpo in modo sensuale, pregustando la serata col suo ragazzo, ed aveva suonato alla porta di casa sua quando mancava una manciata di minuti alle nove. “Non me ne frega un cazzo di quello che pensavi. I miei amici mi aspettano da un casino, avranno chiamato dieci volte. Sbrighiamoci, andiamo!” “Senti Luca se hai intenzione di fare il villano con me dillo subito. Ti pianto in asso e me ne torno a casa.” Così Cinzia si era ritrovata a percorrere, da sola ed a piedi, la strada verso casa mentre quello stronzo del suo ragazzo raggiungeva i suoi amici, dopo averla mandata a quel paese. Fortuna che le vie erano affollate. Vestita com’era non ci sarebbe voluto nulla che qualche mascalzone la importunasse. Stava superando il bar del corso quando aveva incrociato due ragazzi che conosceva, Giovanni e Francesco. “Ciao Cinzia” “ragazzi!” “che ci fai tutta sola? Non vai con Luca e gli altri? Staranno festeggiando.” “Vi ci mettete pure voi?” “Veramente noi siamo gli sconfitti. Non c’è stato verso di fermare Luca. Ci ha rifilato due polpette, una dopo l’altra.” “Ma perché non sei con lui? Guardandoti si direbbe che ti sei fatta bella per un’occasione speciale.” Lei esitò prima di rispondere. Non è che avesse molta confidenza con quei due, ma sentiva il bisogno di sbottare. “Ed era quel che pensavo, ma quel cretino intendeva festeggiare con i suoi compagni di squadra, non con me, e si è incazzato perché gli ho fatto fare tardi.” “Capisco, succede. Ed ora che fai?” Aveva scrollato le spalle, “boh! Torno a casa.” “Noi stavamo andato a casa di Francesco. Tanto per affogare la sconfitta con un paio di birre. Ti vuoi unire?” “Ma no! …. Va bene, perché devo starmene sola mentre quello si diverte.” Le dieci. Francesco si era allontanato per andare a prendere qualcosa da sgranocchiare. Cinzia era seduta sul divano accanto a Giovanni. Lo sentiva sempre più vicino e, forse per effetti della birra, la cosa non le dispiaceva. “Sai di essere bellissima?” “Stupido! Non farmi arrossire.” L’aveva attratta a sé appoggiandole la mano sulla nuca e spingendola verso il suo viso. Le labbra si erano sfiorate pudicamente, poi le lingue si erano intrecciate con passione. Cinzia non pensava. Sentiva la testa confusa, le mani del ragazzo perlustrale tutto il corpo. Sulle gambe nude, poi sul seno, sul collo. La lingua nei lobi, sulle palpebre, verso la scollatura del vestito. Irrazionalmente, la sua mano era scesa sui pantaloni del giovane. Aveva sentito un moto di orgoglio tastando il gonfiore che c’era sotto. “Ehi! Ma che fate?” L’ingresso di Francesco aveva rotto l’incantesimo. Cinzia si era risvegliata ed aveva iniziato a bonficchiare scuse su scuse. “Ragazzi, forse è meglio che vada.” L’avevano convinta a rimanere. Non era successo nulla di così grave, del resto. La colpa era tutta della birra, avevano concluso. Loro e tre ragazzi seri e maturi. Ma, piano piano e altre birre dopo, i discorsi avevano preso una strada particolare.” “No che non l’ho mai fatto! Ma siete scemi?” “beh! Può essere successo per errore, così come poco fa. Magari tu facevi sesso col tuo ragazzo e qualcuno vi stava guardando.” Veramente una volta era successo, aveva raccontato. Era notte inoltrata. Loro due erano in auto, al ritorno dalla discoteca, e quando Luca aveva fermato la macchina sotto casa per farla scendere, quello che doveva essere un bacio di saluto era diventato qualcosa di più. “Cosa?” “Non ve lo dirò mai!” aveva risposo con l’aria birichina, ma – dopo tante insistenze e la minaccia di farle il solletico – aveva ammesso che si era chinata tra le ginocchia del suo ragazzo. Sta di fatto che , mentre lei era all’opera, erano tornati i signori che abitano al secondo piano del suo palazzo e non c’era stato nulla da fare perché non vedessero quel che stava accadendo dentro l’abitacolo. “Ho avuto l’impressione che si siano affacciati appena giunti a casa per vedermi sino alla fine.” Aveva concluso “E ti ha fatto piacere sapere che qualcuno ti guardasse.” Era brilla, decisamente brilla. “Si. Penso di si.” Anche i due ragazzi dovevano essere particolarmente sbronzi. In caso contrario non avrebbero mai trovato il coraggio di proporle un’assurdità. “perché non lo rifacciamo?” le aveva detto Francesco. “Io vi guardo e tu riprendi quel che stavi facendo.” “Scusa?” “Quando sono entrato avevi la mano in mezzo alle gambe di Giovanni. Se avessi tardato, magari avresti fatto la stessa cosa di quella sera.” “Ma sei pazzo?” “Dai! Non ho mai assistito ad una scena porno di presenza. Io mi tolgo uno sfizio, tu pure e Giovanni ….. ci gode.” Invece di alzarsi e andarsene indignata, Cinzia aveva iniziato a sghignazzare, mentre le mani scendevano tra le gambe di un esterrefatto Giovanni, abbassando la lampo dei pantaloni.

