“Sei disposta ad odorare le mie scoregge e leccare i miei piedi sudati? Se si potrai goderti in ragazzo moro, occhi azzurri, costituzione robusta. Ho 27 anni e sono disponibile al mattino. Cerco donna 30-35 anni, esclusivamente non libera, per momenti di passione e lussuria”. Certo era un annuncio che non passava inosservato. Claudia ne era attratta e per diverse ragioni. Innanzitutto la possibilità di intrecciare una relazione con un uomo più giovane di lei, che aveva ormai 34 anni, la intrigava molto. E poi l’invito era rivolto soprattutto alle donne non libere, come lei. La sua condizione di donna sposata la impacciava molto nei rapporti con gli uomini. Lei era una insicura e temeva di non essere mai all’altezza, a tale condizione di fondo si aggiungeva il suo stato civile, con il risultato di paralizzarla. In questo annuncio, invece, la sua condizione era addirittura un vantaggio, atteso che l’anonimo interlocutore sembrava rivolgersi solo a donne sposate. Infine la disponibilità al mattino, momento ideale per Claudia, casalinga annoiata e sempre sull’orlo della frustrazione. Poteva così continuare a dedicare il pomeriggio al marito ed al figlio e lenire i suoi sensi di colpa, dovuti ai tradimenti. A ciò dobbiamo aggiungere che il ragazzo abitava nella stessa città di Claudia e ciò rendeva più facili i loro incontri. DI fronte ai tanti aspetti positivi, non mancavano evidentemente gli aspetti negativi. Per Claudia, innanzitutto, si trattava di lasciare da parte i buoni propositi maturati dopo la fine della relazione con Tommaso. Aveva provato a dedicarsi interamente al marito ed alla famiglia, ma non ce l’aveva fatta. Quel senso di noia e di voglia di avventura, che tanto le era comune, si era di nuovo fatto strada dentro di lei, vincendo, agevolmente, i tentativi di ricacciarlo indietro. Il sesso con il marito Bruno era rimasto quella palla mortale (così lei lo chiamava dentro di sé), che era prima. Non che lei avesse fatto molto per ravvivarlo. Continuava ad andare a letto con spessi pigiami, che toglieva con difficoltà (e solo il pezzo di sotto). Ma il vero problema è che non voleva rinunciare a prendersi ogni tanto qualche “vacanza” con qualche altro uomo. Possiamo, pertanto, dire che gli scrupoli morali erano per Claudia ormai fuori gioco. Rimaneva, infine, il fatto che l’interlocutore per concedersi richiedeva una sorte di umiliante corvè: annusare le scoregge e leccare piedi sudati. Claudia strinse le spalle e dentro di sé pensò che in fondo la cosa si poteva fare. Si trattava di esperienze che, almeno in parte, già con Tommaso aveva fatto. Ai peti era abituata e non le davano più fastidio, per i piedi si trattava di provare, ma era convinta di non incontrare grandi problemi. Claudia, inoltre, si rendeva conto di come questi ulteriori requisiti richiesti dall’annuncio, fossero un limite insuperabili per tante altre donne, cosicché, dichiarandosi disponibile, poteva avere maggiori possibilità di successo. Fatte queste valutazioni, Claudia rispose all’annuncio, lasciando il suo numero di cellulare, raccomandando di chiamare al mattino. Qualche giorno dopo, il cellulare squillò, Claudia intuì chi potesse essere e rispose con un po’ di trepidazione. – Pronto- – Ciao sono Enrico, quello dell’annuncio -. La voce era ferma e disinvolta. – Ciao- rispose lei non ancora a suo agio. – Allora sei interessata a conoscermi?- – Si certo- – Hai letto bene l’annuncio? Ci sono delle cose particolari che mi interessano. Sei disponibile anche a quelle?– Non ci sono problemi – rispose lei, con un sospiro. – Ok. Ti va domani alle 11. A casa mia – Come già domani? Pensò rapidamente Claudia, riavvolta dalla sua insicurezza. – Si certo- rispose quasi meccanicamente. Enrico le dettò l’indirizzo e quindi si salutarono. Il giorno successivo Claudia curò particolarmente la preparazione del suo corpo.Si lavò e profumò con grande attenzione. Diede anche un’occhiata al suo sesso, coperto da una folta peluria. Chissà se la preferisce pelosa o rasata, disse fra sé. Tommaso voleva che si depilasse e guai se lei non ubbidiva. Dalla fine della loro relazione aveva smesso di radersi, tanto per Bruno era lo stesso, ed era cresciuto un piccolo boschetto. Accantonati questi pensieri, Claudia si vestì. Indossò un tanga bianco trasparente, una gonna plissettata ed un maglietta, senza reggiseno. La stagione ancora calda le consentì di non indossare le calze. Scelte delle scarpe con un po’ di tacco, si avviò tremebonda all’appuntamento. Enrico le venne ad aprire, vestito in jeans e camicia, ai piedi indossava scarpe da ginnastica. Era moro così come aveva detto e gli occhi erano indubbiamente azzurri, ma forse nel definirsi robusto aveva usato un eufemismo. Uno stomaco imponente ed un faccia più che pienotta erano le sue caratteristiche più evidenti. Claudia le notò, ma non si scompose. Certo non può dire di essere meglio di me, si rassicurò. Enrico fu gentile, la fece entrare e sedere sul divano. Le offrì da bere e cominciarono a chiacchierare. Scambiati i convenevoli, Enrico chiarì subito che lui non cercava storie serie, che era già impegnato negli studi (era un fuori corso ormai di lungo corso, come disse con autoironia) e non voleva altri problemi. Le spiegò che in quell’appartamento viveva anche un suo collega, ma che la mattina non c’era mai. Claudia ascoltò in silenzio, apprezzò il fatto che lui non le chiedesse i motivi per cui era lì e cominciò a rilassarsi. Dopo pochi minuti che erano seduti sul divano, Enrico la baciò. Claudia sentì la lingua di lui farsi strada nella sua bocca ed avvinghiarsi alla sua. Le mani di Enrico cominciarono ad esplorare il corpo di Claudia, le accarezzò le gambe ben tornite e poi risalì verso il seno. Apprezzò il fatto che lei non portasse il reggiseno e approfittò per darle una vigorosa strizzata. Ad Enrico non piaceva né sfiorare né accarezzare le tette, ma “impastare” e trovò che con quelle di Claudia la cosa riusciva benissimo. Claudia gradiva quel tipo di interesse anche se ricambiava quelle carezze così audaci, solo sfiorando il viso di Enrico. Lui ad un certo punto smise di baciarla, portò le sue mani sulla patta dei pantaloni che aprì, estraendo il pene in erezione. – Vieni- le disse, ponendole una mano dietro la nuca. Claudia, docile, si piegò ed imboccò il cazzo in erezione. Sentiva il sapore del maschio e questo la faceva eccitare. I suoi freni inibitori ormai stavano cedendo con rapidità. La mano di Enrico rimase per qualche secondo sulla testa di lei, il tempo necessario per darle il ritmo. Poi Claudia proseguì da sola. Non aveva la bocca grande e riusciva ad ingoiare solo la cappella, ma questa stimolazione piaceva ad Enrico, che la incitava – Si tesoro, ciucciamelo, fammi sborrare. Fammi vedere quanto sei troia. Lei si impegnava, come al solito cercava di fare bella figura. La cosa evidentemente le riuscì benissimo perché dopo pochi minuti, Enrico cominciò ad ansimare. Lei smise solo un attimo per domandargli: vuoi venire così? – si troia, fammi sborrare- le rispose. Claudia si rituffò nel cazzo. Ben presto Enrico cominciò a gemere ed infine ad urlare. L’orgasmo era arrivato. Claudia fece per togliere la testa, ma la mano di lui fu lesta a riprendere la sua testa ed a tenerla premuta sul suo pube, con il cazzo che cominciava ad eiaculare. – Voglio sborrarti in bocca- gemette. Claudia non fece obiezioni e lasciò che i fiotti di sborra le riempissero la bocca. Quando lui ebbe finito, lei rapida prese un fazzoletto dalla borsa e sputò quanto aveva ricevuto. Enrico, soddisfatto, le volse una sguardo distratto, quindi indurì la pancia ed emise un rumoroso peto.
Aggiungi ai Preferiti