Quando, durante un viaggio in Egitto, ci avevano parlato dell’usanza di praticare la circoncisione alle giovani ragazze locali, eravamo rimasti un po’ turbati di tale consuetudine ma finimmo poi per scherzarci sopra quando Marco asserì che l’avrebbero dovuta praticare a me, visto la sovente indisponibilità a fare sesso con lui, compensata però a dei momenti in cui mi scatenavo stupendolo non poco. La sera in albergo Marco ritornò sull’argomento, approfittando del fatto che avevo appena fatto la doccia ed ero nuda distesa sul letto. Mi prese tra le dita prima il clitoride, tirando un po’ e successivamente le labbra della vagina dicendo:- Se tu fossi nata qui, questi li taglierebbero, ma a te tanto cambierebbe poco! Disse scherzando. Se vuoi lo faccio, poi almeno dopo ti fai le seghe a vita, risposi continuando a scherzare, ma la cosa mi aveva stranamente eccitato. Non ne avesti mai il coraggio, continuò lui. Scommettiamo? Replicai. Trovandomi in un lago di umori, Marco inizio a toccarmi e continuò a parlare della cosa eccitandomi ed eccitandosi ulteriormente. Non capivo come ma l’idea perversa di privarmi della mia femminilità mi intrigava e notavo che a Marco ancora di più. Iniziò il nostro gioco erotico che continuò nei vari giorni della nostra vacanza, portandoci ad avere delle notti di sesso molto passionali, fino al giorno in cui durante la navigazione sul Nilo la nostra guida locale, una giovane ragazza del Cairo si intrattenne a parlare con me sul ponte e casualmente entrammo a parlare della circoncisione femminile. Disse che a lei l’avevano fatta quando aveva 13 anni e che le avevano tolto il clitoride e cucito assieme le piccole labbra senza anestesia. Adesso disse che tale pratica veniva fatta in anestesia locale negli ospedali o negli ambulatori e che prevedeva spesso solo la rimozione del cappuccio del clitoride. Alla mia domanda, se conoscesse qualcuno disposto a praticarmi l’intervento, mi guardò stupita chiedendomi il motivo per cui volessi farlo. Gli risposi che chiaramente non essendo per motivi di tradizione o altro, lo avrei fatto per donare per sempre al mio ragazzo la mia parte più preziosa. Non dissi che inoltre l’idea mi eccitava incredibilmente. Essa mi rispose che al Cairo, dove saremmo rimasti alcuni giorni prima di tornare in Italia, conosceva una levatrice che praticava la circoncisione presso la sua abitazione e che mi avrebbe preso appuntamento per il giorno dell’arrivo. A Marco accennai solamente della mia intenzione, ma credette che scherzassi, trovando però intrigante l’idea. Quando arrivammo in città ci recammo in albergo dove pranzammo. Dopo, in camera, gli chiesi se lo eccitasse ancora il pensiero che la sua ragazza si facesse la clitoridectomia e che dopo avrebbe potuto godere solo lui. Essendo nudo sul letto non potè nascondere la sua erezione e gli dissi pertanto di impegnarsi a farmi raggiungere l’orgasmo perché quella sera avrei messo in pratica la nostra fantasia e gli chiesi di non venirmi dentro perché volevo restare pulita per l’intervento. Marco iniziò a farmi domande a cui rispondevo con voce roca e mentre aveva conferma di tutto, in preda all’eccitazione giunse rapidissimo all’orgasmo lasciandomi insoddisfatta e costringendomi a farmi venire da sola, iniziando prima del previsto l’astinenza dai rapporti sessuali a cui mi stavo per costringere, anche se per gioco sessuale e non per costrizione come per molte donne del luogo. Dopo mi preparai lavandomi accuratamente le parti intime e rasandomi ai lati del sesso, chiedendo a Marco che quasi balbettava per l’eccitazione di accompagnarmi. Fuori trovammo la ragazza che ci faceva da guida e ci condussa con la sua auto in periferia, presso una piccola casa con giardino. Una donna di circa 65 anni ci fece accomodare e dopo aver parlato con la nostra guida ed aver ricevuto il compenso, mi fece cenno di recarmi nella stanza accanto. Marco, a cui chiesi di non intervenire i nessun caso, fu invitato a sedersi nell’ingresso, ma poteva vedere dove mi trovavo. Nella stanza entrò la guida, la padrona di casa che era anche una levatrice di professione ed un’altra donna che capii essere un’aiutante e che portava dei panni bianchi e dell’acqua bollente in una bacinella. Mi fu indicato di andare nel bagno a fare la pipì e così feci mentre uno strano stato d’ansia mi stava prendendo, sostituendosi in parte all’iniziale eccitazione. Rientrata mi fu fatto cenno di spogliarmi completamente, provai un certo imbarazzo mente mi toglievo il reggiseno e mi abbassavo le mutandine di fronte alle tra donne. Sicuramente l’anziana era abituata a operare bambine e ragazzine giovani anziché ragazze di 23 anni come me e scherzò con l’altra ridendo e soppesando la terza del mio seno, turgido e con i capezzoli eretti per la situazione particolare. Non capivo cosa dicevano al riguardo ma intesi quando mi fu detto di sedermi sul telo bianco steso sul tavolo. Mi fecero appoggiare i gomiti dietro la schiena dicendomi di restare ferma. La giovane guida mi carezzò una mano e mi tenne stretto il polso come per confortarmi, mentre la donna che aiutava mi fece andare un po’ indietro e mi allargò le gambe lasciandomi con il sesso aperto ed esposto alla loro vista. Anche Marco in piedi nell’altra stanza stava osservando la scena. La levatrice si pose tra le mie gambe e prese un piccolo coltello ricurvo tra i vari ferri che aveva disposti su di un panno; prese il cappuccio del clitoride tra le dita e lo tese di lato facendomi venire un brivido per la schiena ad una scarica di adrenalina per il timore che la donna non avesse capito bene e si accingesse a praticarmi veramente la clitoridectomia come avevo detto a Marco. La paura si sostituì in un istante all’eccitazione, mentre la fredda lama toccava il mio sesso ancora lucido di umori. Decisi di lasciar fare il suo lavoro alla donna, qualunque cosa stesse per fare, immaginando in quel momento che sarebbe stata la giusta punizione per aver voluto mettere in pratica questa mia fantasia. Capii che avrei rimpianto a breve la decisione di non aver voluto alcuna anestesia e fare tutto come veniva fatto tradizionalmente. I miei pensieri ebbero fine quando percepii una fitta intensissima procurata dalla lama che inizio a tagliare la più delicata delle carni; più che dolore sentivo come pizzicare la parte immaginando che mi stesse asportando completamente il clitoride. Lacrime percorsero le mie guance, mentre pur imponendomi di stare ferma stringendo i lembi del panno sotto di me, non potei trattenere gemiti soffocati di dolore. Un filo di sangue mi stava scendendo a bagnare il sedere mentre sentivo chiaramente la donna che tendeva e continuava a tagliare i petali del mio giovane sesso indifeso. Cessò tutto per un attimo, mi fu versata acqua tiepida sulla ferita quando un dolore diverso e quasi più intenso si sostituì al primo, mi stava cucendo le piccole labbra. Finalmente tutto terminò, altra acqua fu versata sulla ferita e fu apposto una garza asciutta che ben presto si tinse al centro di rosso. Fui fatta girare delicatamente e stesa sul tavolo dove mi fu praticata sul sedere un’iniezione di antibiotico. Quando tutto ebbe fine fui di nuovo lavata sulla ferita per togliere le tracce di sangue e potei rivestirmi dopo avere messo un assorbente nelle mutandine. A piccoli passi fui accompagnata all’auto dove assieme a Marco ed alla guida feci ritorno in albergo. Durante il breve viaggio l’altra ragazza si complimentò per il coraggio che avevo dimostrato nel fare l’intervento, rimanendo ferma senza lamentarmi troppo, nonostante il dolore. I giorni seguenti fino alla partenza per l’Italia li trascorsi in camera evitando di muovermi, mentre il dolore piano piano svaniva, anche se la cosa peggiore rimaneva quando dovevo fare la pipi, che mi provocava un bruciore indescrivibile. Fortunatamente potei accertarmi che l’anziana levatrice aveva eseguito l’intervento come era stato chiesto e aveva solo asportato parte del cappuccio del clitoride e delle piccole labbra che poi aveva cucito insieme, restringendo l’apertura della vagina da non consentire rapporti sessuali. A Marco non dissi subito che potevo godere ugualmente e come aveva promesso inizialmente, se io avessi avuto coraggio di farmi asportare il clitoride lui si sarebbe accontentato di masturbarsi da solo di fronte a me per sempre, cosa che fece per diversi mesi, fintanto gli dissi la verità e tornammo ad avere rapporti, anche se non completi data la mia impossibilità ad essere penetrata. Tale impossibilità forzata, come immaginavo ha fatto accrescere il nostro desiderio da impazzire e di conseguenza il nostro piacere. Ancora adesso non sono pentita dell’intervento che ho voluto fare, ma non credo che resisterò molto prima di farmi riaprire, anche se come gioco erotico estremo è stato fino ad ora incredibilmente ricco di emozioni che altrimenti mai avrei potuto provare.
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