Nell’estate del 2002 stavamo pensando, io e mia moglie M., di andare al mare nella zona di Pizzo, in Calabria. La voglia di mare era tanta, ma la cosa che non ci faceva decidere era il dubbio di cosa poter fare la sera, non conoscendo il posto, magari ci saremmo annoiati.Un sabato sera, mangiando una pizza, parlammo della nostra idea con una coppia di nostri amici, R. lui e C. lei, e decidemmo di partire insieme per quella stupenda località marittima.La mattina della partenza già la prima sorpresa vedendo C. vestita in tenuta da mare, con una gonnellina leggera e un top praticamente trasparente, attraverso il quale si potevano discernere senza problemi le tette, una quarta credo. Pensai che la vacanza si prospettava bene, visto che io e C. avevamo sempre avuto un feeling strano, fatto di occhiatine e battute piccanti. Noi uomini ci eravamo sistemati sui posti anteriori della macchina, e le nostre mogli dietro. Quando non toccava a me guidare, con la scusa del sole negli occhi, abbassavo il parasole e lo orientavo in modo da guardare, con lo specchietto, fisso le tette di C. le quali ormai non avevano più segreti per me. Credo che C. se ne fosse accorta, perchè quando mi trovai ad incrociare il suo sguardo durante una manovra di “orientamento dello specchietto”, mi fece uno dei suoi sorrisini e mi strizzo un occhio, come a farmi capire che ci sarebbe stato molto altro. Arrivammo finalmente a Pizzo, dopo un viaggio fatto all’insegna di battute, occhiolini e passaggi della lingua sulle labbra di C. Ci sistemammo, e visto che era tardi ed eravamo tutti stanchi decidemmo di andare a nanna e di svegliarci presto la mattina dopo, per goderci tutta la giornata di sole.Ci trovammo alle 8 la mattina seguente per fare colazione tutti e quattro. Finita la colazione tornammo in camera e ci sistemammo per il mare. Mi venne un colpo quando vidi C. con un pareo bianco dal quale si scorgeva un tanga da paura, e due triangolini per le tette che coprivano a mala pena i capezzoli. A quella vista l’uccello iniziò a prendere vita. Pensando a cosa sarebbe successo in spiaggia se C. avesse mostrato le sue fattezze, con una scusa banale decisi di andare a rinforzare il costume, indossando sotto il boxer un altro costume a slip, che avrebbe aiutato a non mettere in evidenza le mie erezioni.Andammo in spiaggia, e iniziammo a parlare del più e del meno, con le solite riviste da mare. R. intanto gonfiava il materassino da mare, a forma di poltroncina, per C., che scoprii avesse la tendenza di andare al largo a prendere il sole.Immaginai che andasse al largo per mettersi in topless, e quindi scatto la tattica.R. mise in acqua il materassino, e C. si ci buttò sopra. Ci fece ciao ciao con la manina, e inizio a remare con le mani per allontanarsi dalla spiaggia.La mia immaginazione era a mille: dovevo trovare il modo per restare solo con lei!Così proposi a M. e R. una nuotata. M. mi disse che voleva prendere il sole e di andare con R, il quale però mi disse che aveva paura di andare a largo e che avrebbe fatto compagnia a mia moglie sulla spiaggia, per non lasciarla sola. Mi buttai in acqua e cercai di capire dove fosse andata C. col materassino. Riuscii a scorgerla a fatica, il che non era una cosa negativa pensai. Così dopo un paio di minuti fui da lei. Come avevo immaginato aveva tolto il pezzo del bikini e stava mostrando al sole le sue tette sode. La chiamai da lontano per non farla spaventare, e lei non cercò affatto di coprirsi. Sicura che dalla spiaggia nessuno poteva discernere qualcosa, visto che era a tre o quattrocento metri dalla riva. Lei era seduta con la gambe divaricate, unta di olio che la rendeva lucida ed arrapante. L’unico posto per “attraccare” e riprendere fiato era il davanti del materassino, in mezzo alle sue gambe. Le dissi soddisfatto: “Bella vista da qua eh?”, e lei sorridendomi mi chiese con una voce da gattina in calore: “Ma cosa? La spiaggia o le mie tette? Durante il viaggio me le hai consumate. Ti sei eccitato almeno?”. Come rispondere di no? Le confessai che se fossimo stati soli le sarei saltato addosso.Lei si mise a ridere e mi disse con un filo di voce: “Guarda che qua siamo soli.” Non volevo fare la figura del maniaco, e quindi cambiai discorso cercando di parlare d’altro.La mia eccitazione sott’acqua sembrava ormai più un timone che un uccello. Decisi di ritornare sul discorso sesso. “Sai C. vedi che ti è rimasto un ciuffetto di peli da radere”. L’ovvia risposta di C. fu “Dove???”. Fui ben felice di farle segno ,immaginando dove potesse essere perchè non era vero, e le indicai un punto vicino al buchetto posteriore, dove è più difficile arrivare. Lei si sedette sul materassino e scostò quei 2 centimetri di stoffa che le coprivano la figa, ispezionandosi tutti gli angoli della figa in cerca di quel fantomatico ciuffetto di peli e lasciando me con la bocca aperta ad ammirare quella bella figa. Io ormai ero in paradiso. Non trovandolo mi chiese di indicarle il punto, e io avvicinai il mio indice alla figa e toccandola le dissi “Qua.”.Ovviamente il contatto del mio dito sulla sua figa, procurò un sussulto a lei, e uno al mio uccello, che sotto i due costumi stava esplodendo.Capii che non le era dispiaciuto affatto il contatto, così decisi di continuare l’opera e iniziai a toccarle la figa. Lei si distese completamente sul materassino. E io iniziai un delicato ditalino. Qualche minuto di quel lavoro e lei alzò la testa e guardandomi negli occhi mi disse: “Non ti andrebbe di usare la lingua? Che me la sono rasata a fare?”.Come non accettare una simile proposta? Mi tuffai con la lingua su quella figa. La leccavo con gusto, e con due dita della mano destra la scopavo. Lei gradiva il lavoro e la figa ormai era una fabbrica di umori che le colavano anche sul buco del culo. Usai cosi’ un terzo dito della mano per cercare di forzarle il buchetto, che, con mia grande sorpresa, non oppose nessuna resistenza, dimostrando pure che a C. piaceva prenderlo nel culo. 3 o 4 minuti di questo trattamento e lei venne vibrando. Per trenta secondi non disse una parola, godendosi l’orgasmo che ero riuscito a procurarle. Poi alzò la testa e mi disse con una voce da gran troia: “Cambiamo posto, adesso ti meriti anche tu di venire.” In un batter d’occhio lei entrò in acqua e io salii sul materassino sedendomi nella sua stessa posizione.Lei non si fece problemi, abbassò il boxer e alla vista del secondo costume che contornava un cazzo da 18 cm in piena erezione, si passò la lingua sul labbro superiore e me lo tirò fuori con la mano dicendomi: “Vediamo che razza di mostro hai in mezzo alle gambe per richiedere il rinforzo”. Inizio una leggera sega, ma la avvertii che se ero al limite per sborrare. Avvicinò la bocca socchiusa alla mia cappella tesa, ed inizio un magnifico pompino, sempre guardandomi fisso negli occhi. Sentivo roteare la lingua, succhiare, e il caldo della sua bocca. Resistetti non più di un minuto e la avvisai che da li a poco avrei sborrato. Per nulla preoccupata continuo il pompino per un alto pò, poi lasciò in bocca solo la cappella, e inizio una sega da maestra, che mi porto a sborrarle in bocca un mare di sperma caldo. Lei inizio ad inghiottire, cercava di non farne cadere nemmeno una goccia. E alla fine soddisfatta passò la lingua per raccogliere quel poco di sborra che le era colata dai lati della bocca e mi disse: “Riuscirai a resistere per una settimana questo trattamento?”La vacanza era iniziata proprio bene, ma mica finì lì ….
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