Quando lui le chiese di andare a mangiare un boccone assieme in pausa pranzo lei quasi distrattamente accettò, e pure lui nemmeno immaginava la piega che avrebbe preso quel pasto consumato con quella ragazza. Ora per dirla tutta lui non aveva mai pensato alla sua collega come ad una preda sessuale, poiché pur trovandola d’aspetto molto gradevole, non aveva mai fatto scattare in lui la molla della passione. I pensieri della dolce donzella sono abbastanza insondabili, il suo comportamento abbastanza enigmatico, apparentemente non tradisce alcun’emozione per il nostro amico, ma si sa che le sue abilità oratorie sono di grande importanza e mettono a proprio agio le fanciulle, aprono loro solitamente il cuore, ma questa volta sono a destinate a fornire l’accesso a sfere ben più intime, forse un po’ più fisiche, certo molto piacevoli da esplorare. Dopo essersi accomodati in una graziosa trattoria che nessuno, se non i ben informati, si aspetterebbe di trovare in pieno centro a XXX, i due colleghi cominciano a discutere dapprima su cosa prendere da mangiare, poi sarà il vinello fresco che hanno servito come aperitivo, la stupenda giornata che li accompagna ma la discussione scivola verso argomenti più personali. Ecco che improvvisamente il nostro amico viene attratto dalla camicetta della sua compagna, bianca e forse di una misura in meno del dovuto, tanto che il seno la tende allo spasimo, ed avendo anche i primi bottoni slacciati scopre parte del pizzo del reggiseno a balconcino, anch’esso bianco, quest’immagine inizialmente ispira un senso di pace e quasi di tenerezza, poi la componente animalesca prende il sopravvento, immagina di possederla in tutte le posizioni, ma l’immagine che si staglia nella sua perversa immaginazione è quella di una spagnola col pene che passa dietro il reggiseno e scorre tra quei magnifici ed alla vista marmorei globi. Ebbene il nostro Marco deve fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non saltarle addosso e sbragarla sul tavolo. Ecco che arriva il cameriere per prendere l’ordinazione e lui come ridestato improvvisamente da quello stato di trance contemplativo, vorrebbe rispondere di farsi i cazzi suoi, che è la prima volta che escono assieme, che stanno parlando e che poi mangeranno quando si lasceranno, ma ancora una volta il suo autocontrollo ha la meglio e così ordinano entrambi. Il posto è grazioso, solo ora se ne accorge Marco, si sono accomodati ad un tavolino in una veranda riparata da una vetrata, che li protegge dall’aria, ma non impedisce di godere della bella giornata, il locale è ristrutturato con gusto, le volte dei soffitti sono con i mattoni a vista, quando si rende conto del locale ecco la stoccata finale: lei si alza per andare in bagno, uno spettacolo ormonalmente destabilizzante gli si para davanti, lei indossa un paio di pantaloni a vita bassa aderenti, ma la cosa incredibile è che non si riesca ad intuire alcuna forma di indumento intimo, a questo punto un’erezione parossistica s’impossessa dell’albero della cuccagna del nostro eroe, che ringrazia la buona sorte di essere seduto e quindi coperto dalla tovaglia, che lo aiuta anche quando lei ritorna, visto che è ancora preda dell’ormone. Nel preciso istante in cui lei si risiede al tavolo per consumare il pranzo, lui continua a benedire la tovaglia lunga, e leggermente arrossito tenta di riprendere un contegno e la sua abilità oratoria. Molto probabilmente il Gavi fresco, sapientemente consigliato dal cameriere, ha esaltato la loquacità del nostro intrepido, non solo, ha decisamente sciolto anche la sua compagna di pranzo, porta con notevole disinvoltura i primi tre bottoni della camicia slacciati, con altrettanta disinvoltura si piega in avanti come a protendersi verso il suo interlocutore, e con molta indifferenza gli tocca le mani mentre parla. Lui dal canto suo cela molto bene il suo turbamento, la crisi ormonale lo sta lasciando un po’ in pace, ma il continuo abbassarsi di lei ed! i continui toccamenti stanno minando seriamente la sua pacatezza, ora il suo desiderio più vivido è quello di possederla in maniera animalesca. Giunti che furono alla fine del “Misto di pesce alla griglia”, contarono le bottiglie di vino: due, effettivamente ne aveva bevuto di più lui, ma essendo lei praticamente astemia quella mezza bottiglia le fece perdere ogni freno inibitorio. Alla fine del pranzo il padrone, persona squisita, offrì ai due giovani un limoncello, loro evidentemente accettano anche se all’inizio specialmente lei è un po’ riluttante, ma poi il gestore del locale interviene dicendole di non preoccuparsi, perché un cavaliere come il suo l’avrebbe certo accompagnata e sorretta in caso di bisogno: fu la svolta. Pagato il conto e rivestiti che furono, i due colleghi si avviarono verso l’ufficio, lei con uno sguardo languido che stese il nostro amico, gli chiese se avesse potuto appoggiarsi a lui, a questo punto non si poteva rifiutare e da vero gentleman le prese una mano, intrecciarono le dita, le accarezzò una guancia e lei assestò la sua testolina nell’incavo della spalla di lui, che per metterla a suo agio le dava piccoli bacetti sui capelli, che mai come in quel momento trovò lisci e lucenti come la seta. Capì che inevitabilmente sarebbe successo qualcosa quando ad ogni suo bacetto “innocente” lei gli stringeva la mano e gli si avvicinava sempre di più, appoggiando il seno al suo braccio, ecco, il particolare che non lasciò dubbi fu che ad ogni pressione del seno lui sentì che il capezzolo era turgido ed eretto. Quando entrarono nel palazzo del loro ufficio, lei si tolse il giaccone, tenne la sciarpetta leggera, un capo grazioso di lana e seta che non faceva altro che valorizzare il suo collo, pensò Marco, lei gli si fece contro mentre lui schiacciava il bottone dell’ascensore, così schiacciò entrambe le tette sode contro il petto del nostro eroe, che ora si sentiva come uno di quei giochi che si vedono sempre nei luna park ! dei film americani, dove con un martello si picchia alla base della colonna ed un simpatico proiettile schizza verso l’alto, ebbene ormai il dardo era tratto, in lui si scatenò la belva, quando arrivò l’ascensore, le mise la mano sul culo e la spinse dentro, quando le porte si chiusero lei per tutta risposta tirò fuori la lingua e gli leccò la faccia, nel frattempo andò a tastare la consistenza del suo programma per l’immediato futuro: decisamente pronto per l’utente. Negli occhi di entrambi balenava una luce inconfondibile, l’odore della lussuria era percepibile, la tensione palpabile, e non solo quella in verità, visto che ormai tutti e due avevano preso ad esplorarsi il corpo da sopra i vestiti, consci che finalmente sarebbero entrati pure loro nel “Server room Sex Club”. Quando entrano in ufficio si rendono conto del colpo di fortuna di essere arrivati prima della massa, i pochi rimasti sono in uffici lontani dalla sala server, lui la fissa negli occhi e sorride guardando la porta della loro stanza dell’amore, lei all’inizio è un po’ smarrita, poi assume il comando delle operazioni, lo prende per il colletto della camicia e lo trascina dentro. Immagino che una persona dotata di un olfatto abbastanza fine avrebbe potuto sentire il profumo dell’eccitazione anche dai locali vicini. Ora era lui ad essere un po’ smarrito, appena dentro il tempio informatico in XXX del dio Eros lei prese a spogliarlo, l’eccitazione era alle stelle, per tutti e due, ecco che il nostro eroe si ridesta dalla sorpresa per l’iniziativa della bella collega, le getta il giaccone in terra, le strappa la camicetta, e si tuffa su quei superbi meloni che lei gli offre orgogliosa, infoiato come leone e sgusciante come un’anguilla le strappa il reggiseno a morsi, lei subito pensa che è costato qualche euro, ma se fa questo effetto agli uomini sono soldi ben spesi, e spera pure che ci metta la stessa passione di lì a pochi attimi. Ora sono entrambi a torso nudo, lui con un attimo di esitazione infila una mano nei pantaloni di lei, che gli sta davanti con le braccia mollemente adagiate sui fianchi e con un sorriso sornione stampato sulle labbra, di chi sa che c’è una sorpresa pronta a manifestarsi… cazzarola aveva visto giusto al ristorante, non appena si intrufola dietro la stoffa dei pantaloni giunge il contatto insperato ma intuito del soffice vello pubico della donzella, sbottona i pantaloni e glieli sfila dopo averle fatto togliere le scarpe, si toglie le sue e con una sola abile mossa si sfila i suoi pantaloni, le mutande e le calze. L’immane dardo svetta imperioso come un obelisco egizio e lei spera che sia altrettanto duro e resistente, magari non proprio migliaia di anni, ma insomma… Lui la brancica per i fianchi, la fa girare dicendole “Je te prend, je te retour, je te colle contr le mur et je te ‘ncul”, lei di contro gli risponde di no perché di dietro non ne ha mai presi del suo calibro ed è preoccupata di farlo senza lubrificazione, allora lui mosso a compassione la spinge contro il muro, comincia a fregare il cazzo tra le labbra della vagina, lei ansima e lo implora di entrare, lui allora comincia a forzare l’apertura e con l’impeto di un ariete le è dentro e comincia a stantuffare, devono fare una gran fatica a trattenere le urla di piacere. Lei con le braccia si puntella al muro, lui la prende in maniera selvaggia da dietro, le stringe le tette che usa come guida per far sì che anche se lei si dimena e sgroppa come una puledra non lo disarcioni, ecco che dopo qualche minuto di pistonamento lui raggiunge l’orgasmo emettendo un suono gutturale, e farcendola di calda crema come un bignè, lei raggiunge il piacere in perfetto sincrono, ma non ancora paga della performance si gira facendolo uscire, si inginocchia e glielo prende in bocca iniziando un succulento pompino che ha l’effetto di non far calare l’erezione tenendolo quindi pronto per il secondo round. Lui la fa alzare in piedi ed al colmo della ! libidine la fa stendere con la schiena su di un server, le apre le gambe e tenendola per le caviglie ricomincia ad arare il campo della sua bella contadina, oltre che trovarlo già discretamente dissodato nota che è talmente bagnato che quando piazza i suoi affondi quasi si può udire un eco di sciaquìo. Un raptus selvaggio si impadronisce del nostro Marco all’ennesima esortazione della sua collega di aprirla in due, la fa alzare, la mette carponi e si lubrifica l’asta con gli umori che ormai grondano dalla figa della sua compagna e comincia la sua opera di forzatura del prezioso scrigno, quando ebbe introdotto la punta assestò un poderoso colpo di reni e le fu dentro fino alla radice, dopo pochi secondi che lei si fu adattata a questo suppostone cominciò un lento andi-rivieni che terminò nel secondo orgasmo simultaneo per entrambi. In un trionfo di godimento e di appagamento, i due si rivestono e quando uscendo dalla sala server trovano il capo e tutti i colleghi preoccupati ! perché non funziona più niente, capiscono che forse è il caso di prestare un po’ più di attenzione a quei bottoncini su quei cazzo di server… Signori benvenuti nel “Server room Sex Club”!
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