Sono le 7 e un quarto, tra poco si chiude, un’altra giornata è finita, non vedo l’ora di essere a casa. Sto sistemando le scatole delle scarpe, dalla vetrina scorgo una ragazza intenta a rimirare dei sandali molto sexi, tacco alto e cinturino alla caviglia. Ecco che si è decisa ,imbocca la porta, mi chiede subito di provare quei sandali, la faccio accomodare e intanto chiudo la porta a chiave, l’orario di chiusura è passato non vorrei entrasse qualcun’altro. "Ottima scelta !" le dico "piacciono moltissimo anche a me". "si sono molto belli, ti dispiace aiutarmi a togliere gli stivali? sono un po’ stretti", "affatto" le rispondo, mi inginocchio davanti a lei, le sue gambe non passano certo inosservate fasciate in quegli aderentissimi stivali neri, sembrano nuovi odorano di lucido e sono pulitissimi. Sono un pò imbarazzato, nell’abbassare la cerniera dello stivale mi accorgo di avere le mani tra le sue gambe leggermente divaricate, ma è un attimo poi passo una mano dietro il ginocchio e con l’altra sul suo tallone tento di sfilarle lo stivale "aspetta, ti aiuto io" dice lei, mi appoggia l’altro piede sul petto e spinge, sento il suo tacco duro e appuntito poi lo stivale cede e io cado all’indietro, "ora l’altro" dice con voce decisa, io mi rimetto in posizione e abbassata la cerniera le sfilo lo stivale, solo allora mi accorgo che la sua gonna di raso nera è scivolata su e dallo spacco posso intravedere il fermaglio del suo reggicalze sulla pelle bianca come il latte, rimango li con lo stivale in mano, la sto fissando proprio tra le gambe, lei le allarga leggermente,"ok, possiamo proseguire? vorrei provare quei sandali, dici che e meglio se mi tolgo le calze?" "penso di si, vanno senza" "bene pensaci tu" dice appoggiandomi i suoi piedi umidi dalle unghie smaltate di un nero lucidissimo sulle coscie, io intanto sono sempre più imbarazzato, sento una vampata di calore arrivare alla testa, sento l’odore di cuoio dei suoi stivali. Con le mani tremanti allora alzo l’orlo della gonna, apro i fermagli e le sfilo un paio di calze di seta velatissime, la sua pelle così bianca mi abbaglia, vorrei accarezzarla ma lei mi porge un piede all’altezza del viso "vediamo come stanno", allora le afferro la caviglia, le infilo un sandalo, poi l’altro, "cosa ne dici?" mi chiede alzandosi "voglio il tuo parere" "ai tuoi piedi, cosi curati, sono stupendi" le rispondo, si avvicina, il mio viso ora sfiora la sua coscia, sento la sua pelle liscia sulla mia guancia, mi giro e comincio a baciarla, lei mi allontana con una mano, si risiede, faccio per avvicinarmi ma con un piede sul mio petto mi respinge, "che cosa vuoi fare!" mi chiede con tono arrogante "scusami ti prego, non accadrà mai più, qualsiasi cosa per farmi perdonare" "se vuoi baciarmi devi cominciare dai piedi! poi vedremo se potrai salire" risponde schiacciandomi la suola liscia di quei bellissimi sandali sulla bocca "forza, leccami i piedi", sono ormai preda del suo volere comincio a baciare il cuoio duro, "ti ho detto di leccare, hai perso la lingua? o la usi solo per scusarti per non avere chiesto il permesso di bacimi?" io rispondo con un cenno allora si alza in piedi di fronte a me e mi tira uno schiaffo diritto sul viso con i suoi corti guanti di pelle nera, "non è cosi che si risponde!, meriti proprio una punizione, spogliati!" mi intima mentre prende dall’espositore una cintura,"no, ti prego non voglio", lei mi butta a terra con un calcio "spogliati subito e impara a parlare quando sei interrogato!" dice con voce sempre più autoritaria mentre tiene un tacco ben piantato sul mio viso, io obbedisco, sono completamente nudo, lei si risiede, si toglie il sottile collare borchiato nero e lucidissimo, me lo mette al collo e afferrandolo con una mano dietro la mia nuca mi costringe con la testa tra le sue morbide e bianche cosce, sono eccitatissimo sento le mie labbra sulla sua fessura perfettamente depilata ed ecco che arriva dritto sul sedere il primo colpo di cintura, il mio grido e soffocato dalle sue cosce "leccami! schiavo, leccami più che puoi, perché ti frusterò finche non mi farai venire".La mia lingua si insinua tra le sue labbra lisce e carnose fino a trovare il turgido clitoride attraversato da un sottile anellino di oro bianco, ad ogni colpo di cinghia la mia lingua affonda in quella fessura senza fine, afferro con i denti l’anello, ora è lei che si muove, i colpi di frusta sono sempre meno energici, sento che ce l’ho fatta le sue cosce si stingono sulle mie orecchie calde per poi rilassarsi, è allora che con uno strattone al collare mi allontana, ho la schiena indolenzita dalle sferzate, "hai capito cosa ti succede se non ti comporti come si deve?" " si signora", "si padrona! devi dire, d’ora in poi tu sarai a mia disposizione, sarai un animale addestrato, obbedirai solo a me, la tua padrona, accetti?" "si padrona, potrai usarmi per tutto ciò che vorrai, da questo momento sono il tuo umile servo". inizia così a ispezionare il mio corpo,"hai un bel fisico ma ci sono delle cose che non vanno, il mio schiavo deve essere sempre ben tosato, mettiti le mie calze e quel paio di scarpe col tacco a spillo e la punta" poi estrae dalla borsetta il suo rossetto "mettilo, questa sera sarai la mia puttana" fatico a stare in equilibrio, "ti senti ridicolo non è vero?" dice mentre toltasi un guanto mi graffia la schiena con lunghe unghie nere proprio sulle ferite della cinghia; sta in piedi dietro di me e mi parla a pochi centimetri dall’orecchio posso sentire il suo respiro caldo, il mio sedere sporgente, dati i tacchi e la schiena inarcata nel tentativo inutile di evitate i suoi graffi, si appoggia al suo ventre piatto, ora sento la sua mano fasciata dal guanto scorrere sul mio fianco e sul mio ventre fino a raggiungere il mio sesso dritto e duro "dimenticati di averlo" dice lei stringendolo "è mio ora, e ne godrò quando e come vorrò, guai e te se solo oserai sfiorarlo con un dito, è chiaro?" "si mia padrona tutto il mio corpo è vostro, siete la mia regina". l’altra mano intanto raggiunge il mio viso, mi infila le dita in bocca e mi ordina di leccargliele, poi il suo corpo si sposta sul mio fianco e con un movimento deciso spinge il mio fallo verso il basso, inarco ancora di più la schiena, è proprio quello che vuole perchè con un rapido movimento le sue dita viscide della mia saliva si infilano con forza nel mio culo, cerco di divincolarmi "stai fermo!" mi ordina mentre spinge il mio pene sempre più in basso "o dovrò farti male", mi sentivo umiliato, usato come una puttana, da una donna che in meno di un’ora mi aveva ridotto a un oggetto privo di ogni dignità. mentre mi penetrava sentivo la sua morbida fighetta strusciarsi sulla mia coscia, venne un’altra volta, mi rimise le dita viscide in bocca e mi costrinse a ripulirle la mano, le leccai le dita malgrado gli urti di vomito mi contorcessero lo stomaco, quei movimenti e la sua mano stretta sul mio pene mi fecero venire in un orgasmo mai provato. lei ora era veramente arrabbiatissima, "cosa hai fatto! chi ti ha dato il permesso di sborrare in quel modo?" mi sbatte a terra, terrorizzato comincio a baciare i suoi piedi "perdonatemi mia signora e padrona, non succederà mai più" mi allontana con un calcio in pina faccia "pensa a pulire con quella lingua piuttosto che baciare i miei piedi, ai sporcato anche i miei stivali! lurido maiale" fattomi inginocchiare e chinato in avanti ho leccato il pavimento che avevo sporcato mentre lei dietro di me mi calcia tra le natiche con quei sandali dalla punta penetrante e mi frusta sulla schiena e sulla testa con una cattiveria inaudita. ero sfinito bruciavo di dolore, lei si tolse i sandali e mi ordinò di rimettergli gli stivali, lo feci, erano ancora sporchi, cominciai a leccarli uno alla volta mentre lei seduta davanti a me aspettava impaziente. finito il lavoro si alzò in piedi e disse "ora devo andare, sei un bravo schiavo, tornerò domani, ti voglio trovare pronto, dovrai essere una donna dalla vita in giù, fammi felice e non soffrirai!" rimasi li in ginocchio a pensare alle sue parole "allora, ci sarai?" "si padrona" "bene, aprimi la porta schiavo, ci vediamo alla stessa ora, e mi raccomando l’accoglienza altrimenti sarà peggio per te".
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