Un principio di giugno, caldo e pieno di sole.Sul tetto a terrazza del vecchio casamento un ragazzo robusto e abbronzato giaceva supino su una coltre di ruvidi sacchi di juta. Attraverso il sottile schermo delle ciglia fissava i cirri, altissimi nel cielo smaltato d’azzurro. Non aveva altri contatti col mondo, tranne che il sole. Non odori, non rumori ma soltanto il sole, caldo sulla pelle.D’un tratto l’invisibile moto dell’aria gli portò, insieme, il batter d’ali di un piccione che tornava a posarsi, un tenue aroma di tabacco, un mormorio di voci, un’eco di risatine smorzate.Si rigirò bocconi sul giaciglio addossato al muretto di divisione, provando a collimare lo sguardo con la piccola feritoia praticata alla base del muretto per lo scolo delle acque. Distinse una porzione di schiena nuda ed arrossata dal sole, abbastanza vicina alla feritoia, dall’altra parte, perchè non potesse vedere null’altro all’infuori di essa. La donna stava parlando a qualcuno. – … e lei gridò con quanto fiato aveva e i vicini di casa vennero a battere gran colpi alla porta ma quello non se ne dava per inteso… -Un gruppo di colombi volarono bassi sulle terrazze, inseguendosi in un gran batter d’ali che annullò per qualche secondo la voce della donna dalla schiena nuda. – … gli graffiò il viso e lui la colpì con un pugno sull’orecchio e la minacciava di ammazzarla ma Grazia continuò ad urlare egualmente e così lui non potè fare come voleva e le sporcò le mutandine e le calze e scappò via dalle scale di servizio… – – Vuoi dire che non riuscì a… metterglielo dentro? -Questa era la voce di Laura. Aveva un timbro leggermente roco, inconfondibile. – Grazia disse che non c’era riuscito anche se era arrivato molto vicino. Ma com’è che tu non ne sai niente? Non è stato Max a interrogare Grazia? – – Max non parla mai del suo lavoro… – – Forse avrà voglia di fare dell’altro quando torna a casa, – ridacchiò la donna dalla schiena nuda. Il suo tono era insinuante, goloso. – Dimmi, lo fate spesso? – – Beh… – – Tutti i giorni? – – Max è stanco, la sera. I poliziotti fanno dei turni spaventosi. Certe volte non si regge in piedi. Specie quando non gli danno il cambio puntualmente. Tu hai parlato con Grazia? Era molto spaventata? – – Non mi è parsa spaventata ma aveva l’orecchio sinistro ancora gonfio e mi ha mostrato il livido sullo stomaco dove l’uomo l’aveva colpita: è grande come un piatto. – – Io mi spaventerei a morte se un uomo entrasse in casa mia a quel modo, con una calza di nylon in testa! Credo che… non riuscirei a difendermi. Mi vengono le ginocchia molli soltanto a pensarci! – – Certo che non è stata una bella esperienza, per Grazia. Finchè si tratta che te lo vogliono infilare e basta, nel senso che poi tutto finirà lì e l’uomo se ne andrà per i fatti suoi, una donna ci può anche stare senza farsi picchiare per soprammercato, non ti pare? Ma chi ti dice che l’uomo si contenterà di quello? E se poi ti picchia lo stesso? Metti che sia uno di quelli strani, un sadico. Io non vorrei aver niente a che fare con un sadico perchè quelli ti ammazzano, anche… -La voce della donna si abbassò di tono. – Tu non hai mai sentito niente della storia di Betty G.? – – Quella del chiosco dei giornali? – – Proprio lei, ma devi promettermi di non dir nulla a Max se ti racconto ciò che le accadde sei mesi fa. Prometti? – – Va bene, prometto. – – Max non deve saperlo perchè Betty non ha mai detto nulla a nessuno e tantomeno a suo marito. Ne parlò soltanto con Mary C., sai che sono molto intime, e Mary, quando mi ha raccontato tutto, mi ha fatto giurare che avrei tenuto la bocca chiusa… – – Non dirò nulla a Max, te l’ho promesso… – – Se Max venisse a saperlo andrebbe di filato da Betty a interrogarla, capisci? E suo marito verrebbe a saperlo e lui e tutti gli altri si chiederebbero perchè Betty abbia taciuto per tanto tempo… – – Vuoi dire che anche Betty fu aggredita? -La voce di Laura s’era fatta leggermente più roca. – Precisamente. E dallo stesso uomo. Ti rendi conto di ciò che significa? Un maniaco sessuale abita nel nostro quartiere! – – Aveva una calza in testa anche lui? – ansimò Laura. – Si. Entrò in casa di Betty col medesimo sistema usato per farsi aprire da Grazia l’altro giorno. Nota che, nel caso di Grazia, attese che Guglielmo fosse uscito per andare al lavoro e, nel caso di Betty, che Tony fosse sceso a rilevare il garzone nel chiosco. E’ certamente uno che abita nel quartiere. Magari uno che conosciamo, che vediamo tutti i giorni. Forse lo salutiamo e scambiamo qualche parola con lui… -La voce della donna si interruppe. Attraverso la feritoia il giovane vide che cambiava posizione per sistemarsi bocconi su un materassino di gomma. Ebbe la rapida visione di un seno a forma di pera che si allargò sul materassino, schiacciato dal peso del corpo. Adesso poteva vedere una parte del viso e del corpo di Laura che giaceva di fianco su una stuoia, puntellandosi sul gomito, l’attenzione completamente rivolta alla sua compagna. Al contrario dell’altra, Laura era vestita. Il ragazzo intravedeva un lembo di camicetta bianca. L’altra donna doveva essere Pina D., la sarta del primo piano. Una spilungona dai capelli stopposi, sciatta ed anonima. Il ragazzo sentì il rumore di un fiammifero che veniva sfregato contro la scatola. Quando percepì l’aroma del tabacco, Pina aveva ripreso a parlare. – … appena finito di lavare i piatti e stava togliendosi i guanti di gomma quando udì bussare. Chiese chi era e una voce rispose “Enel”. Era giusto il periodo del letturista e lei aprì. Si beccò subito un pugno nello stomaco proprio come Grazia e l’uomo entrò e chiuse la porta mentre lei era ancora piegata in due per lo spasimo. Aveva una calza da donna infilata in testa. La colpì ancora con uno schiaffo e la spinse verso la stanza da letto, “Se apri bocca t’ammazzo” le diceva. Betty era terrorizzata e non avrebbe potuto aprir bocca neppure se avesse voluto, per il gran male allo stomaco. Lui la fece cadere sul letto, di traverso, e le sollevò il vestito sino alla vita e le tirò giù le mutandine senza che Betty fiatasse. Dopo, quando raccontò tutto a Mary C., le disse che, a quel punto, era rassegnata a lasciarlo fare… – – E lui… le fece tutto? – chiese Laura e pareva che avesse un raschio in gola mentre domandava. – Si capisce. Prima lo tirò fuori e cominciò a toccarselo sotto gli occhi allibiti di Betty che, stesa sul letto a gambe larghe, non osava neppure respirare. Intanto le diceva delle cose sconce, delle porcherie e poi glielo mise dentro di brutto e Betty sentì male ma non potè farci niente perchè lui la stava scopando come un forsennato, ad un ritmo furioso. Venne quasi subito ma non dentro Betty, capisci? Lo tirò fuori appena in tempo per schizzarle tutto sulla pancia. Non è una cosa strana, secondo te? Voglio dire, che si sia preso il disturbo di non farle correre rischi? -Steso bocconi sul caldo giaciglio di juta il giovane sentiva le guance scottargli mentre il sangue gli martellava le tempie. Il membro, gonfio e rigido, pulsava di vita propria, dolorosamente, mentre attraverso la feritoia fissava la cascata dei capelli di Laura. I capelli di Laura erano neri, lunghi, lucidi e brillavano al sole. Concepì i capelli di Laura avvolti attorno al suo pene, dolcemente setosi e l’immagine lo portò alle soglie dell’orgasmo. – Pensa che non si era tolto neppure il giubbotto! Per qualche secondo restò addosso a Betty, minacciando di strozzarla se avesse provato a gridare. Lei credeva che, adesso, se ne sarebbe andato ma non fu così. Le ordinò di togliersi la camicetta e di sganciare il reggipetto. Betty ubbidì e lui la fece inginocchiare sul tappetino scendiletto e glielo ficcò tutto in bocca. “Succhialo, puttana!” le ordinò, “Leccalo e succhialo. Fammelo diventare duro se non vuoi che ti strangoli!” Betty naturalmente ubbidì. Lo succhiò e lo leccò ed il coso dell’uomo si gonfiò nella sua bocca, tornando grosso e duro. Lei credette che forse voleva godere in quel modo e si preparò a ricevere la sua schifezza in bocca mentre lo succhiava e gli girava tutt’intorno con la lingua, coscienziosamente. Non, come poi disse a Mary C., perchè le piacesse veramente, ma perchè pensava che così l’uomo avrebbe finito presto e se ne sarebbe andato. Io la capisco, sai, perchè alle volte Ottavio ha le stesse pretese e mi tocca darmi da fare perchè venga alla svelta e mi lasci in pace. Ma nel caso di Betty non fu così, accidenti! -Il ragazzo conosceva quella Betty. La si poteva vedere al chiosco quando sostituiva il marito, nel tardo pomeriggio, per brevi periodi. Una donna attraente, sulla trentina, dalla carnagione bianca e i capelli castano chiari. Aveva la bocca carnosa, che il giovane vide stretta attorno al suo pene, con le grosse mammelle nude che ballonzolavano, mentre lo succhiava. Un brivido di ulteriore eccitazione lo scosse e si sforzò di non eiaculare in quello stupido modo. Non così, non pensando a una donna che non fosse Laura… – Che… che cosa voleva farle ancora? – gorgogliò Laura con voce alterata. – Metterglielo nel di dietro, – spiegò Pina. – Ecco cosa voleva fare quel porco! Quando Betty se lo sentì ballare in bocca, proprio come se lui stesse per godere, l’uomo si tirò indietro e la costrinse bocconi sulla sponda del letto, i piedi sul tappeto. Lei capì cosa intendeva farle e provò a supplicarlo di non fare in quel modo, ma l’uomo non la stava a sentire. Prima le infilò un dito e provò in quel modo, facendola sussultare per il male, poi appoggiò la testa del suo grosso affare e cominciò a spingere. Betty si mise a piangere e strinse il muscolo (sai cosa voglio dire, no?), ma lui disse “Non stringere, stupida, se non vuoi che ti spacchi l’ano. Spingi, puttana, spingi” e Betty provò a spingere e si trovò impalata. Non tutto, dice Betty, ma un bel po’ e piangeva e cercava di strisciare sul letto per scappargli, perchè neanche Tony le aveva mai fatto quel servizio con tutto che le dice sempre che ha un bel culo… -Laura disse qualcosa, ma con un tono di voce così basso e roco che il giovane non riuscì ad afferrare. – E cristo, se le fece male! – esclamò Pina. – Tu non hai mai provato, eh? Beh, io si, quando Ottavio era più in forma e ti assicuro che non è uno zuccherino! La prima volta fa male eccome! L’uomo la bloccò per le anche e glielo cacciò tutto in corpo con un gran colpo che le tolse il fiato e la fece gridare. Betty non ricorda quanto durò, ma quanto basta per farle venire i sudori freddi e vedere tutte le stelle di mezzogiorno. Se ne stette a lamentarsi sotto di lui, morsicandosi a sangue la lingua finchè l’uomo non venne dentro di lei. Alla fine si tirò su e se ne andò tranquillamente. Betty pianse per una buona mezz’ora, ma non gridò, non chiamò Tony e la sera, quando lui tornò a casa, non gli disse niente. – – Ma… perchè non disse niente al marito? – – Non è poi tanto difficile da capire, – sostenne Pina. – Tony, se non lo sai, è geloso marcio. Betty spiegò a Mary C. che il marito avrebbe trascorso il resto della vita a chiedersi se per caso lei non avesse provato piacere quando quell’uomo l’aveva scopata, glielo aveva messo in bocca e poi infilato dietro a quel modo. Capisci? Betty preferì tacere e ti confesso che, al suo posto, mi sarei comportata nello stesso modo, visto che non c’erano danni… a parte il sedere rotto. Tu lo diresti a Max? – – Io… io non lo so… -La voce di Laura era stata poco più che un rauco sussurro. Pina se ne uscì con una risatina indecifrabile. Il ragazzo si girò su un fianco. Il pene gli pulsava dolorosamente, ma sarebbe morto prima di far qualcosa per alleviare quella sofferenza. Era una sofferenza tormentosamente dolce, che apparteneva unicamente a Laura e che, se avesse trovato sfogo, avrebbe riguardato in qualche modo anche la spilungona dai capelli di stoppa…Chiuse gli occhi e la bocca gli si atteggiò a un sorriso, mentre infilava la mano in tasca e sfiorava la calza di nylon…
Aggiungi ai Preferiti