Strada facendo, le chiesi se credeva che le sue sorelle o Frank avessero cognizione di quanto fosse piacevole darsi e dare soddisfazione con il sesso. “Credo che sarebbero ben lieti di sperimentare al pari di me, una volta che vi fossero iniziati,” rispose lei. “Ho spesso sentito dire da Frank che, quando ci bacia, lui si eccita tutto.” Poi, guardandomi fisso negli occhi, soggiunse: “Non ci giudicare delle piccole troie, ma sappi che, quando alla sera ce ne andiamo a letto, spesso le mie sorelle e io ci guardiamo tutte nude confrontando nostri corpi e ci accarezziamo e titilliamo le mice vicendevolmente; queste carezze reciproche della mia fessura e di quella di Sophie, oltre che la piccola vagina di Polly; ci hanno procurato spesso una smania seguita da un forte piacere dì cui non riuscivo a capacitarmi e che solo ora, grazie a te, riesco a decifrare. Certo sarebbe bello e mi piacerebbe che tu potessi dare un’occhiata a questi nostri giochi!” “Eh,” replicai, “chissà che non ci riesca. La mia stanza è vicina alla vostra, e ieri sera vi ho sentito ridere e ansimare.” “Già, ci siamo divertite un mondo; Polly ha fatto del suo meglio per arricciarmi i peli. Ma come si può fare?” Non volevo certo deludere Annie e, a forza di lambiccarmi il cervello, ebbi finalmente un’idea che mi parve geniale. Avrei preso da parte Frank e avrei tastato il terreno per saggiare la sua disponibilità; poi, non appena lo avessi ritenuto maturo per il nostro scopo, avremmo sorpreso le tre sorelle mentre facevano il bagno. Annie avrebbe preparato Sophie e Polly e le avremmo trovate nude, e così ci saremmo dedicati tutti insieme ai piaceri dell’amore o meglio del sesso con giochi erotici. Dopo pranzo, chiesi a Frank di venire a fumare una sigaretta in camera mia e, non appena chiusa la porta, esordii: “senti Frank, cosa hai letto di recente che ti ha interessato?” “Le età di Lulù dell’Almudena Grandes” rispose dopo lieve imbarazzo ma senza riluttanza; l’ho dovuto leggere di nascosto perché se papà o mamma se ne fossero accorti ne sarebbe nato un casino! E prese a raccontare infervorandosi delle scene che maggiormente l’avevano arrapato; non mi nascose che spesso leggendo e rileggendo si era sparato delle seghe omeriche.Il racconto delle sue solitarie avventure gli aveva reso gli occhi scintillanti di eccitazione mentre si notava chiaramente che involontariamente usava darsi piccoli toccamenti sul gonfiore che si intravedeva nei calzoni. D’altronde anch’io osservandolo mentre si toccava senza apparentemente averne percezione, sentivo il mio cazzo pian piano diventare basotto e la cosa mi intrigava assai.Prese posto accanto a me su una poltrona continuando a parlare, e io di tanto in tanto lo osservavo: il pene gli si era indurito, adesso lo si vedeva chiaramente. “Ah, ah, ah, caro Frank, lo sapevo che ti saresti eccitato,” dissi allungando la mano. “Accidenti” soggiunsi subito dopo. “Che razza di mostro è diventato, da quando ai bei tempi giocavamo assieme a letto! Permettimi di chiudere la porta a chiave perché voglio confrontare i nostri uccelli. Penso che il mio sia grosso quanto il tuo!” Frank annuì ammutolito senza staccare gli occhi da me. Andai a chiudere e poi mi chinai sulla sua spalla, ricommentando i passi del libro che mi aveva descritto sui quali a mano a mano la sua attenzione si concentrava. Alla fine egli volse uno sguardo voglioso ai miei pantaloni che stavano letteralmente scoppiando. “Ah, Walter, ma allora tu sei come me!” disse,ridendo. Forza, vediamo chi ce l’ha più grosso, e così dicendo tirò fuori il suo membro rigido. Poi, allungando le mani, estrasse il mio affare per guardarlo da vicino. Ci smaneggiammo e scappellammo a vicenda inserendo vicendevolmente i ripettivi indici opportunamente lubrificati con la saliva nel culo in un’estasi deliziosa, poi ci buttammo sul letto, togliendoci di dosso tutti gli abiti e succhiandoci i cazzi a vicenda furiosamente. Venimmo nello stesso momento con copiosi e sazievoli spruzzi di sperma, quindi io, lo misi a parte dei miei piani. Decidemmo di fare una sorpresa alle ragazze alla prima occasione, ma naturalmente restai muto come un pesce a proposito di quello che era accaduto fra Annie e me. Quella stessa sera Frank e io avemmo il piacere di veder arrivare una splendida ragazza di sedici anni, compagna di scuola di Sophie , che sarebbe stata nostra ospite per una settimana. Si chiamava Rose Redguim, ed era davvero bellissima: corpo perfetto, gambe e fianchi snelli e pieni, guance rosee, grandi occhi grigioverdi, capelli rossi dai riflessi dorati, labbra piene e ben modellate e denti bianchissimi, messi in mostra assai spesso da sorrisi smaglianti. Fummo ben felici di quell’aggiunta alla componente femminile della villa, pensando che il divertimento che ne avremmo ricavato sarebbe stato ancora maggiore, anche perché Frank aveva espresso qualche dubbio a proposito delle libertà che io avrei potuto prendermi con le sue sorelle. La mattina successiva fu particolarmente calda. Frank e io passeggiammo per i campi per circa un’ora, fumando una sigaretta e chiacchierando, finché ritenemmo che fosse giunto il momento in cui le ragazze stessero facendo il bagno nel laghetto del parco, e verso di esso subito ci dirigemmo. Trovammo un posto nel folto di alcuni cespugli dal quale guardare senza essere visti e aspettammo in assoluto silenzio l’arrivo delle sorelle e dell’amica. Il laghetto era in realtà uno stagno, sia pure abbastanza esteso, circondato da una fitta boscaglia, e vi si poteva accedere solo per una piccola radura verde e digradante dove si trovava un capanno che fungeva da spogliatoio. Dietro, uno stretto sentiero che passava tra la fitta vegetazione: nessuno dunque avrebbe potuto vederci. Nel capanno si trovavano sedie e poltrone e una dispensa sempre ben fornita durante la stagione dei bagni: dolci, bibite, vino e altro. Frank ne aveva ovviamente la chiave, come l’avevano le sue sorelle. Dopo una decina di minuti, udimmo le risate delle ragazze in arrivo. Le vedemmo avvicinarsi al capanno e sistemare le coperte sul prato antistante: Annie nel frattempo diceva: “Chissà quanto piacerebbe ai ragazzi vederci mentre ci spogliamo e facciamo il bagno.” Replicò Rose: “A me piacerebbe sapere che mi vedono. Pensa come si ecciterebbero, poveri cari! Mi piacerebbe che Frank si innamorasse di me; io lo sono già di lui e ho letto, non ricordo dove, che per una ragazza il modo migliore di eccitare pazzamente l’uomo che desidera conquistare è di lasciargli sbirciare le proprie grazie proprio quando lui pensa che lei sia certa di non essere vista.” “Be’, non c’è timore che accada, e dunque spogliamoci e tuffiamoci, l’acqua dev’essere deliziosa con questo caldo” esclamò Sophie. Si svestirono, restando completamente nude, ma non si tuffarono subito perché evidentemente non avevano fretta di entrare in acqua. Mentre loro prendevano posto sui plaids, io, inginocchiato vicino a Frank, mi accorsi che aveva iniziato nuovamente a toccarsi con piccoli e frequenti colpetti in corrispondenza del glande che evidentemente gli si era enfiato sotto l’eccitazione provocata dalla vista di tutto quel ben di dio; anch’io non ero rimasto insensibile allo spettacolo e, senza farmi accorgere, avevo estratto il mio cazzo dai pantaloni e avevo cominciato a menarmelo con esasperata lentezza anche perché non volevo certo venire subito. Frank, che fino a quel momento non aveva distolto gli occhi dalle ragazze, si accorse di quanto gli accadeva vicino e guardandomi con occhi carichi di libido sussurrò: “Sono contento che anche tu stia facendo ciò che io ho pensato in questo istante” e, detto e fatto, estrasse il suo arnese dalla punta paonazza, tanto era in tiro, iniziando a menarselo con parsimonia. Senza dire nulla gli presi la mano e la posi sul mio pene mentre io continuavo a menarglielo con sapienza stringendogli delicatamente ora il prepuzio ora le palle. Egli senza neanche voltarsi mi gratificava con pari intensità. Mentre eravamo in tali faccende affaccendati, sentimmo Sophie proporre: “Dobbiamo fare di Rose una donna libera, e il primo passo è vedere tutto quello che ha di bello. Facciamola stendere e apriamole le cosce.” La bella Rose oppose solo una debole resistenza, mentre le altre eseguivano, e disse: “Non ridete di me: Polly ha dei bei peletti sulla passerina, mentre ho visto che Annie e Sophie hanno le fiche già mature. Avete già fatto ricorso al dito, vero?” Queste la presero per le spalle fingendosi adirate, facendola sdraiare sul soffice plaid, ed esposero alla nostra vista la sua bernarda ornata di peli rossi come la fiamma; lo splendido ventre bianco e le cosce ben tornite rilucevano come marmo alla luce del sole. Anche le tre “ispettrici” erano soffuse di rossore come la loro amica, e deliziate alla vista di tanta bellezza. Nel preciso istante in cui tutto ciò accadeva il cazzo di mio cugino Frank iniziò a vibrare e pulsare violentemente nella mia mano subito dopo ejettando uno getto di sborra da far invidia ad uno scaricatore di porto. Per sincronia, la sua mano, nel momento del suo orgasmo mi diede un’energica scappellata facendomi venire con una intensità e un piacere nuovi e sconosciuti. Le ragazze, intanto, una dopo l’altra, leccarono le labbra vermiglie della deliziosa fessura della loro amica Rose; poi la voltarono a ventre in giù e presero a colpire a piene mani il bianco culetto della “vittima” che rideva cercando di sottrarsi all’innocua tortura, e noi eravamo i muti ma non passivi testimoni di quello spettacolo da ninfette. Alla fine a Rose fu concesso di mettersi in ginocchio e le tre sorelle una dopo l’altra le avvicinarono al viso le rispettive fiche che Rose delicatamente baciò e slinguazzò. L’ultima fu Polly, e Rose, artigliando le natiche della più giovane delle mie cugine, esclamò: “Ah, mi avete fatto tanto male che ora per consolarmi voglio succhiare e leccare questo gioiellino in sboccio ,” e così dicendo vi incollò sopra la bocca, quasi volesse divorarne la fichetta. Polly, eccitatissima, strinse tra le mani la testa di Rose mentre Annie e Sophie, inginocchiandosi a fianco dell’amica, le accarezzavano le natiche e i seni titillandole la vagina . La scena durò qualche minuto e si concluse con un groviglio confuso di membra, con tutte e quattro che, ammucchiate sui plaids, si baciavano e masturbavano, pazzamente eccitate. Era giunto il nostro turno. Rimessi i cazzi nei calzoni, ci eravamo muniti di ramoscelli e piombammo sulle ragazze che, sorprese, lanciarono strilli di paura, nascondendosi il viso tra le mani. “Che scena! Che situazione lasciva! Frusta, Frank!” gridavo io, mentre il mio ramoscello lasciava la propria impronta sulle bianche natiche delle ninfette. “Hai visto che roba, Walter?” badava a dire Frank, menando colpi rapidi e forti. “Dobbiamo togliere a frustate queste idee indecenti dalle loro teste.” Le ragazze emettavano gridolini di finta paura e dolore, correndo per il prato: ma non c’era via d’uscita, bastava bloccare il sentiero, e noi continuavamo a darci dentro con le frustate fino a ritrovarci quasi senza fiato; fu allora che Annie propose: “Venite, ragazze, strappiamo i vestiti di dosso a questi due satiri, così si vergogneranno come noi e manterranno il segreto.” Le altre tre non si fecero pregare, e Frank ed io non fummo in grado di resistere a lungo; ben presto ci ritrovammo nudi come loro, con le quattro che guardavano, sorprese ma allupate, i nostri cazzi rampantiFrank allora afferrò Rose e la condusse nel capanno, e io e le sue sorelle dietro. Una volta dentro, saccheggiammo la dispensa e Frank si prese sulle ginocchia Rose e Polly, io, Annie e Sophie. Facemmo ingollare alle ragazze parecchi bicchieri di fresco vinello bianco frizzante per metterle completamente a loro agio, e intanto le loro mani e le nostre andavano bramosamente in cerca dei rispettivi sessi. Frank ed io, avevamo due paia di mani delicate che ci accarezzavano rispettivamente i membri e le palle, due morbide paia di braccia intorno ai colli, due visi guancia a guancia, quattro labbra da baciare, due paia di occhi umidi e innocenti che si specchiavano nei nostri sguardi ebbri di libidine. E che meraviglia, poi, vedere le loro mani irrorate del nostro seme e contemporaneamente sentire la loro deliziosa sborretta scivolare vischiosa tra le nostre dita immerse nelle loro vagine!Eccitato dal vino, mi misi in ginocchio e, allargando le cosce di Sophie, le leccai la fessura vergine finché lei non venne nuovamente, in preda ad un tremore parossistico, mentre Annie succhiava da sotto anche l’ultima goccia che usciva dal mio uccello. E Frank seguiva il mio esempio, con Rose che spalancava e offriva alla sua lingua lasciva tutti i recessi della propria bernarda, e urlò di piacere, premendogli il viso sul pube, nel momento in cui la frenesia d’amore la portò al godimento. Polly intanto baciava il ventre e il cazzo del fratello, accarezzandolo fino a farlo venire. Eravamo tutti esausti ed ansimanti e sentimmo il bisogno di sgranocchiare ancora qualche cosa per rimettere in moto i nostri corpi. Ci eravamo seduti vicini gli uni alle altre e mentre si mangiava e beveva, si scherzava con battute e prese in giro rivolte ora all’uno ora all’altra; le voci erano alte e concitate e le risate cristalline delle ragazze echeggiavano nel capanno. Le nudità esibite andavano lentamente producendo nuovi interessi e tutti ricominciarono a darsi piccole carezze e palpatine che ebbero ben presto l’effetto di riportare in calore l’intera compagnia. Con tutto quel rumore non si accorsero che fuori, galoppando lungo il pendio, scendevano verso il laghetto lo stallone nero che io ed Annie avevamo già incontrato, ed una giumenta che gli correva davanti: si vedeva chiaramente che quest’ultima con la coda ritta mostrava la vagina al maschio che la seguiva: essa si contraeva ritmicamente con un effetto di apri e chiudi che era accentuato dall’intensa colorazione rosa del suo interno contrapposta al colore nero della vulva. La cavalla improvvisamente si bloccò e anche il maschio la imitò: perfettamente immobile la giumenta attese che esso la odorasse e questo, dopo aver accostato le narici alle culatte della giumenta, emise un sonoro nitrito di approvazione. Noi intanto, accortici di quanto stava avvenendo, ci disponemmo allo spettacolo che stava per esserci offerto: Rose ed Annie erano accucciate con le ginocchia e gli avambracci a terra, Frank ed io eravamo dietro di loro appoggiati alle loro natiche nude ed in bella vista come quelle della cavalla, mentre Sophie e Polly stavano sistemate una al mio fianco ed una a fianco di mio cugino con le loro mani rispettivamente posate sui nostri culi . Come l’orchestra attende che il direttore dia con la bacchetta il segnale dell’attacco della partitura, anche noi attendavamo che qualcosa capitasse e intanto ci accordavamo gli “strumenti”: io e Frank poggiati col ventre sulle chiappe di Annie e Rose, ne saggiavamo la consistenza mentre i peli delle loro bernarde ci vellicavano l’ombelico; i nostri gioielli pendevano mollicci e timidi, ma delle provvidenziali impertinenti manine iniziavano lo sfrugugliamento or dei coglioni or delle aste: erano le manine di Sophie e Polly che. come vedemmo voltandoci, con le mani non occupate principiavano a toccarsi fra le cosce. Intanto lo stallone, mentre annusava con bramosia la vulva della compagna iniziò un’azione di lappatura metodica e alternata con l’odorazione della vulva probabilmente per portare all’estro la giumenta; siffatta azione ebbe due conseguenze pressoché simultanee: quella di far sfoderare al maschio un cazzo enorme e fortemente arcuato e alla cavalla quella di aumentare notevolmente il ritmo delle contrazioni vaginali e di emettere un denso liquido giallastro che gocciolava copiosamente. Intanto noi, arrapati come mandrilli da tale spettacolo, avevamo iniziato a penetrare Annie e Rose che si arronzavano intanto i clitoridi, mentre Sophie e Polly si erano sistemate in modo da poter vedere tutto ma anche leccare e succhiarci or le palle ora le cappelle quando uscivano dalle vulve rispettivamente della sorella e dell’amica, senza smettere di menarsi le fiche con velocità via via crescente. Ed ecco che lo stallone, sentito il momento dell’estro della compagna, con un nitrito possente si erge con le zampe anteriori e si cala sulla groppa della giumenta spingendosi in avanti per far si che l’enorme membro con un guizzo si inarchi e penetri la nera vulva ormai spasmodicamente contratta ed inizia un affondo metodico e possente. Parimenti noi usavamo lo stesso trattamento ad Annie e Rose, mentre le sorelle gemevano e smaniavano da sotto avendo davanti agli occhi non più la vista dei cavalli in amore ma quella dei nostri sessi enfiati e liquorosi nell’atto della copula. Allorchè, con un nitrito più forte degli altri, lo stallone avvisò che iniziava ad eiaculare, io e Frank simultaneamente fummo indotti alla stessa copiosa emissione di sborra dalle dita di Polly e Sophie che non contente di leccarci e ciucciarci, avendo inserito le dita nei nostri culi stimolarono i muscoli perineali a contrarsi violentemente e a costringerci ad uscire dalle fiche per non ingravidare le poverine a causa dei numerosi fiotti di sperma che furono comunque golosamente assaporati dalle sorelline. Spossati e sfiniti dalla cavalcata crollammo tutti pesantemente, riconoscendo reciprocamente il piacere goduto e gratificandoci tutti con dolci carezze e baci languidi. Finito quest’eccitante gioco a sei e ci ripromettemmo di rinnovare il piacere il giorno dopo e quelli a seguire essendo ormai ogni vergogna tra noi era scomparsa, . Quindi, questa volta senza secondi fini, ci accingemmo a fare il bagno tutti assieme godendo della tepidezza dell’acqua e della gioia della memorabile giornata.
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