Sono una quarantenne in carriera, amo il mio lavoro e con entusiasmo, gli dedico anima e corpo. Dopo la laurea superata con lode, subito il mio primo incarico presso un’importante fabbrica di scarpe. Già immagino i vostri pensieri, corpo? Carriera uguale sesso? No, sono una stimata e irreprensibile lavoratrice che in breve tempo per le mie capacità, ho raggiunto con cariche direttive e imprenditoriali gli alti vertici aziendali. Lontano dalla mia scrivania e dai circa quaranta operai che dirigo, mi trasformo totalmente, di giorno un’insospettabile e brillante donna d’affari, la sera una pantera pronta a sfoderare gli artigli. Spregiudicata, trasgressiva, nel comportarmi nel vestire, mi piace provocare, eccitare e certo non mi manca una buona dose d’esibizionismo. Ho un vero e proprio sdoppiamento di personalità. Adoro i tacchi a spillo, gli abiti sexy eleganti, che mi fasciano e mettono in mostra le mie rotondità, le profonde scollature e naturalmente autoreggenti e intimo di seta per sentirmi desiderata. Sono consapevole degli stimoli che suscito sugli uomini e mi eccita farli arrapare, mi piace sentirmi preda ma in realtà sono io che scelgo, io che mi concedo. Mi chiamo Carla, ho un corpicino niente male, anche se ritengo di non essere bella, sono alta 1,70 mora con i capelli lunghi e lisci, ho delle gambe lunghe, affusolate e un sederino da fare invidia a tante teenager, alto e sodo. Il seno non è il mio forte, solo una seconda misura, piccolo ma ancora ben sostenuto con due bei capezzoli grossi e scuri che svettano verso l’alto. Vivo il sesso in piena libertà, forse proprio per questo non mi sono mai voluta maritare, non ho mai voluto un rapporto stabile che limitasse tutto ciò che è desiderio, fantasia. Amo fare sesso e spesso, senza tanti tabù, con uomini o donne non fa differenza, adoro i rapporti di gruppo dove mi lascio andare a doppie e triple penetrazioni, quello che rifiuto totalmente sono i rapporti sadomaso, anche se il dolore mi fa godere, e tra breve capirete il perché. Gli amici più intimi dicono che sono una culattona, forse è vero, il mio vero piacere sessuale è ingigantito nei rapporti orali e anali. Godo come una pazza facendo pompini e sentirmi schizzare nel profondo quei grossi pali nodosi che mi arrivano in gola, mi fanno provare orgasmi che non raggiungerei neanche con una buona e sana scopata, solo pigliandolo nel culo il mio orgasmo è più violento ed appagante. Si, il secondo passo dopo aver bevuto la sborra del mio amante di turno e di mettermi inginocchio a pecora, allargarmi le chiappe e invitare l’uomo a rompermi il culo. State tranquilli che dopo un invito cosi, i miei amanti non si fanno certo pregare, lo puntano sull’orifizio anale e affondano in modo deciso, mi pigliano come animali, per fermarsi solo quando le palle sbattono sulle natiche. godo, oh come se godo, specialmente se quel cazzo è molto grosso e mi dilata come se in me entrasse un autotreno. Piango, urlo dal dolore ma li incito a non fermarsi a possedermi con più vigore, solo cosi amo essere presa per superare il limite del piacere. Solo a parlarvi delle mie abitudini sessuali, la fighetta mi sta già grondando e non vi nego che col ditino sto solleticando il bottoncino, già turgido e ritto. Sono una culattona e sento il desiderio di confessarvi come lo sono diventata. Ero ancora una ragazzina, frequentavo il liceo, i ragazzi che mi ronzavano attorno erano tanti ma con pochi di loro, a dire il vero solo con Marco e Andrea mi ero concessa delle splendide limonate che finivano sempre allo stesso modo, gli menavo il cazzo sino a farli venire. Che felicità il momento in cui si abbandonavano all’orgasmo e mi riempivo la mano di sborra, quella mano che stringendolo si muoveva lentamente in su e giù per aumentare il ritmo quando si accorgeva dell’imminente esplosione. Potevo considerarmi un’esperta dalle tante seghe fatte e questo era l’unico modo in cui riuscivo a dare piacere. A diciotto anni ero ancora vergine al contrario di tante coetanee che sentivo frequentemente parlare di sesso e delle loro evoluzioni amatorie, io da vera imbranata non potevo confidare niente, mi vergognavo da morire a raccontare di qualche sega e ammettere cosi la mia totale inesperienza. Con Marta era diverso, con lei riuscivo ad aprirmi a confidarmi, una vera amica del cuore. Abitavamo nello stesso condominio e nonostante fosse più grande di tre anni, avevamo legato meravigliosamente. Chiacchiera dopo chiacchiera, spesso si arrivava a parlare di sesso, l’inesperienza mi portava a tacere ma facevo molte domande, Marta rispondeva con dovizia di particolari raccontandomi le sue esperienze. Sarei stata ad ascoltarla per ore, mi narrava talmente bene i suoi incontri che potevo vederne le performance e percepire l’odore dei loro corpi sudati e quello più acuto del sesso. In quei momenti il desiderio di provare quelle sensazioni mi assaliva e dovevo ricorrere a lunghe ed estenuanti sditalinate per far scemare quello che non potevo permettermi per il mio stato di purezza. Era una peperina niente male, leggermente più bassa di me ma con delle curve mozzafiato, una quarta di seno e un bel posteriore tondo e sporgente che faceva muovere sapientemente mentre camminava, i ragazzi si voltavano a guardarla e i commenti non si facevano attendere. Una sera, di quell’estate calda e afosa come da tempo non si sentiva, si chiacchierava al telefono quando mi accennò di avere un appuntamento per quella sera con Giacomo, un ragazzo di 23 anni e si dilungò a descriverlo. È bello da impazzire, non molto dotato ma sapessi come lo sa usare. Quella sera ero euforica, e mi sono eccitata nel sentire parlare degli amplessi da mille e una notte che Marta vantava con l’infaticabile Giacomo, non so perché ma ero particolarmente vogliosa e maledicevo la mia verginità. Mi piacerebbe essere con voi questa sera, perderei volentieri……….. Dall’altro capo del filo Marta non mi fece finire di parlare. È una buon’idea, Giacomo può soddisfare tutt’e due e per cambiare sarà fichissimo farlo in tre. La mia non voleva essere una richiesta, era solo una fantasia espressa ad alta voce e Marta non l’aveva capito. Lavati bene la passerotta che questa sera Giacomo ti manderà in paradiso. Ci lasciammo con la promessa di essere a casa sua per le otto, poco prima che arrivasse Giacomo, sempre che il proposito di farmi rompere l’imene da uno sconosciuto fosse realmente quello che desideravo. Ci rimuginai per un paio d’ore, stritolata da mille dubbi e ripensamenti, ma alla fine la parte più troia di me ha preso il sopravvento decidendo di accettare l’invito. Mi preparai con calma, indossai il perizoma che mi piaceva di più, una gonnellina mini che mi scopriva le gambe abbondantemente sopra il ginocchio e una canottierina che mi fasciava e lasciava scoperto l’ombelico, il reggiseno decisi di non indossarlo, per completare calzai un paio di sandali dal tacco alto per rendermi più sexy. Se i preparativi sono stati lenti, al contrario all’ora X, mi sono precipitata a casa di Marta, sgombrando la mente dai pensieri che probabilmente mi avrebbero riportato sui mie passi, facendomi abbandonare i miei propositi di trasgressione. Giacomo era veramente un bel ragazzo, due belle spalle larghe su un vitino da vespa e due occhi verdi dallo sguardo intenso e penetrante. Chiusa la porta alle sue spalle, si avvicinò a Marta e la baciò con passione, poi fece altrettanto con me stringendomi tra le sue braccia, era già eccitato, ho sentito la sua erezione strusciarsi sul mio ventre e ho portato in avanti il bacino per sentirlo meglio. Ci ha spogliato, era la prima volta che mi trovavo completamente nuda davanti ad un uomo e oltretutto era uno sconosciuto, mi sentivo troia ma ero felice di esserlo. le sue mani accarezzavano mio corpo, la mia intimità, e quella di Marta, mentre continuava a baciarci, palpava il mio seno, si dilungava sulla patatina penetrandomi con un dito per poi titillare il clitoride, colavo umori in maniera indecente per come ero eccitata. Io e Marta eravamo inginocchiate sul divano, e tra noi Giacomo che nel frattempo si era sfilato i pantaloni e gli slip. Ho allungato una mano acchiappando il cazzo e meno male che doveva essere poco dotato, perché non riuscivo a serrarne le dita intorno. Ho iniziato a segarlo visto che era l’unica cosa che sapevo fare bene ma Marta mi ha trascinato ai suoi piedi, davanti al viso il suo cazzone e facendomi vedere coma si faceva se lo portò alla bocca, spigandomi che ci sono altri modi per far godere un uomo. Il cazzo di Giacomo spariva nella bocca di Marta, lo leccava come se tra le mani avesse un gelato, lo gustava con ingordigia scorrendo avanti e indietro per tutta l’asta per poi risucchiarlo sino in fondo, una vera porcellina. Anche se inesperta la mia lingua partendo dal glande scorreva insaziabile per tutto il cazzo fermandosi sui testicoli e con piacere lo infilavo in bocca spingendolo sino in gola. Marta mi si è avvicinata e assieme abbiamo iniziato a spompinare Giacomo, che sollecitato da due lingue gemeva e ci incitava a continuare. Siete due porche, siii continuate così, chi vi ha insegnato a fare pompini, mi fate impazzire. Le nostre bocche si bisticciavano per possedere quel palo di carne sempre più duro e le nostre lingue si contendevano ogni centimetro di pelle. Ci divertiva sentirlo gemere, specialmente quando la cappella racchiusa tra le nostre labbra veniva stimolata contemporaneamente da due lingue che spesso si incontravano. Un incontro dal sapore saffico mai considerato, e non so dire quanto ci fosse di casuale, si lambivano a vicenda e nessuna delle due la ritraeva. Giacomo si è accorto della nostra complicità e si sfilò dalle nostre bocche, lasciandoci labbra contro labbra. Non avevo mai pensato ad un’altra donna ma so soltanto che le nostre lingue frullavano una contro l’altra e mi piaceva. Le mani di Marta si sono posate sul mio corpo, come le mie hanno cercato il suo seno, grosso, burroso, dal capezzolo rigido come un chiodo. La bocca di Marta ha cercato i miei capezzoli già turgidi, stimolandoli e mordicchiandoli mentre la sua manina carezzava il bottoncino. Immediato sopraggiunse il primo orgasmo, intenso, dandomi una scossa che mi ha fatto accasciare su Marta. Mi ha spinto sul divano e tenendomi le per le caviglie ha spalancato le mie cosce lasciandomi oscenamente aperta. Ha guardato per un attimo la mia fichetta fradicia e la sua bocca ha cercato il nettare che ne sgorgava. Giacomo nel frattempo si gustava l’inatteso spettacolo lesbico dando via a un bel segone, lo sentivo borbottare: Siete meravigliose continuate così…. Mi fate venire solo a guardarvi. Ho socchiuso gli occhi, sentivo il lento ghermire della sua lingua sul clitoride che stringeva teneramente tra i denti, gemevo per il piacere che mi stava regalando. Frugava la patatina in ogni suo anfratto all’interno della mia vulva, penetrandomi affondo, spingendola sin dove poteva, dandomi delle sensazioni molto forti, mai provate. Si soffermava sullo stretto orifizio anale che sotto i colpetti esperti della sua lingua cedeva entrando tra le pieghe. La situazione era talmente eccitante che mi abbandonai ad un altro orgasmo, spingendo il bacino verso di lei per sentire meglio la sua lingua entrare in me. Non resisto, siete bellissime, vi devo scopare. Giacomo eccitato come mai gli era capitato ora voleva partecipare e sfogarsi dentro di noi. Tenendola per i fianchi ha sollevato il sedere di Marta mettendola a quattro zampe, si è avvicinato con il cazzo alla fessura e lentamente l’ha penetrata senza trovare resistenza per quanto era eccitata e ben lubrificata muovendosi lentamente dentro di lei. Gemeva e si contorceva, era bellissima vederla in preda dall’eccitazione, sul viso una smorfia che esprimeva tutto il suo piacere quando Giacomo affondava sino a fargli sentire le palle che si spiaccicavano su di lei. Tenendola per i fianchi, dava il ritmo alla scopata, possedendola ora con spinte poderose, che la facevano urlare, per il piacere. Marta era vicinissima all’orgasmo, l’ho capito da come si muoveva su di me, le sue labbra come una ventosa continuavano a dare tormento al mio clitoride, gonfio e turgido come un piccolo cazzo, la lingua scorreva impazzita lungo la fessura sino al buchetto del culo dove frenetica lo penetrava, dilatato più che mai dalle continue sollecitazioni, era a sua completa disposizione. Ho gioito nel sentirla urlare, sii siiiii godooooo. Ho gioito nel sentire il suo respiro affannoso i suoi gemiti, rotti da parole incomprensibili. Giacomo non aveva ancora raggiunto l’orgasmo, ed era giunto il mio momento, aspettavo le sue attenzioni, aspettavo il piacere. Avevo paura, tremavo ma ero molto eccitata, volevo godere e pretendevo il suo cazzo. Marta mi ha girato sistemando il mio sedere sul bracciolo del sofà in modo da tenerlo bene in alto, è salita sul divano mettendosi sopra di me a cavalcioni , tenendomi sempre per le caviglie lasciava a Giacomo la visione dei miei buchini. Vedevo il suo figone, vicinissimo al mio viso, ormai aperto e slabbrato dalla penetrazione appena avuta, percepivo il profumo di una donna eccitata, fradicia di umori che colavano abbondanti. La mia bocca si è avvicinata a quell’arnia piena di miele, ed ho iniziato ad assaporare la linfa leccandola, ricambiando il piacere ricevuto. La mia lingua passava e ripassava su quella fessura, il sapore inebriante del suo godimento mi eccitava, per la prima volta stavo bevendo il nettare di una donna. Giacomo davanti a me sembrava indugiare, poggiava il cazzo sulla fighetta fradicia, spingeva appena bagnandosi la cappella dei miei umori e si ritraeva scorrendo sino al buchetto, per diverse volte. Pigliami ti prego , ti desidero, spingilo dentro. No non sarò io a sverginarti, la prima volta sarà per colui che ami. Non lasciarmi così, scopami. Non mi ero ancora resa conto di quello che stava per succedermi, ma quando me ne accorsi era troppo tardi e il suo cazzo si e piantato nel culo. Ho urlato, il mio buchino si era aperto, per lasciare spazio a quel palo nodoso, non so quanto fosse in profondità, ma in quel momento so solo che il dolore era lancinante. Giacomo si è fermato un attimo per farmi abituare poi si è mosso lentamente, e ad ogni pompata mi sentivo sempre più piena. Mi sono ben dilatata, ed ora il suo cazzone entrava molto facilmente in profondità, le sue palle sbattevano sulle chiappe e se avessi potuto mi sarei fatta infilare anche quelle, il ritmo dell’inculata era sostenuto, mi pigliava con impeto, con l’irruenza di un toro. Il dolore era molto forte ma il piacere era di tale intensità da superarlo chiedendogli di sfondarmi e prendermi come una rotta in culo. Stavo subendo una penetrazione devastante e godevo. Ho raggiunto quasi subito il mio primo orgasmo, non capivo più niente, ero in preda alle convulsioni, tremavo, piangevo singhiozzando e lo incitavo a sbattermi più violentemente. Giacomo non si faceva pregare, anche lui in preda all’eccitazione pompava come un forsennato. Gli orgasmi si susseguivano uno appresso all’altro, godevo e continuavo a bere dalla bagnatissima figa di Marta che pisciava sbroda come una fontana. Giacomo mi ha inculato con bordate per circa 10 minuti, non urlavo più, ragliavo, ululavo aspettando di sentire dentro di me la sua sbrodata. L’ultimo orgasmo è arrivato insieme al suo, ho sentito le contrazioni del suo cazzo dentro il budello e come un fiume in piena mi ha inondato di caldissima sborra. Devo confessare che la mia prima inculata ha tracciato in modo indelebile il mio gusto sessuale. Per diverso tempo sono rimasta vergine, ma ai miei partner non ho mai negato il piacere di possedermi, concedendo loro il mio secondo canale. Con Marta siamo sempre delle ottime amiche e tra noi capita di trascorrere qualche serata in tenere e dolcissime effusioni.
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