In vita mia non ho mai pensato, non ho mai nemmeno ritenuto possibile amare o semplicemente avere una relazione puramente sessuale con una donna, Saffo non e’ mai stata per me dolce attrattiva, in questo quella che io ho sempre considerato ” la mia normalita’ ” ha sempre trovato il suo naturale sfogo. Fino ad ora. Sono in ritardo …di nuovo maledizione…litigo allo specchio con i capelli come tutte le mattine, non mi piacciono lisci, me lo dico sempre : ” un giorno o l’altro mi faro’ la permanente “, sistemo la giacca, cerco freneticamente nel cassetto una sciarpa di seta che dia colore al mio fin troppo sobrio tailleur, voglio uno spruzzo di vita su tutto questo grigio…mi infilo di corsa i collant, infilo scarpe e cappotto, prendo al volo la borsa e sono gia’ fuori casa. Il tempo e’ impietoso stamattina dovro’ truccarmi in macchina… come sempre. Ho 24 anni, famiglia alto borghese, vivo ancora con i miei genitori in una villetta bifamiliare in un paesino di provincia, da buona diplomata in ragioneria sono impiegata in uno studio commercialista, amo viaggiare, i miei genitori hanno sempre voluto il meglio per me, molta vita sociale, un compagno da due anni che mi ama e che amo, non ho avuto molti uomini ma non ho rinunciato alle mie esperienze, non fumo, non mi drogo (anche se una volta alle superiori provai a dare un tiro ad uno spinello ma aspirai il fumo e finii quasi per svenire negli spogliatoi della palestra della scuola e da allora non ho piu’ provato nulla, anzi, il sapore che mi lascio’ in bocca ricordo fu’ terribile) e leggo moltissimo. La sola cosa illegale che ho fatto in vita mia e’ stata rubare un reggiseno in un grande magazzino di Milano per scommessa con la mia migliore amica …avevo 11 anni…ed ho ancora quel reggiseno… poi… E’ cominciato tutto per caso… una sensazione, una voglia …la rimembranza di un’immagine di me, 13nne con la mia migliore amica di allora una ragazza mora con due grandi occhi nocciola, carnagione chiara, persona decisamente troppo timida ed impacciata, fisico asciutto ed un seno splendido, un tipo ” tutto casa e chiesa “, un’amicizia che nel corso degli anni ho perso quando si e’ trasferita. Mi ricordo di un pomeriggio d’estate, di noi due innocenti, giocare al dottore e all’infermiera … lei stesa seminuda sul dondolo nel suo giardino ed io accovacciata ai suoi piedi ad ammirare la sua giovane, acerba e sensuale femminilita’ … la mia voglia di toccare, di vedere, incuriosita da tanta morbidezza… Ma anche il timore, l’imbarazzo e poi il piacere di mostrarmi nuda. Prima la schiena, poi il piccolo seno, quindi il culetto, poi il pube…Oggi 11 anni dopo… Sto proprio pensando a lei in questa sera fredda e piovosa di Novembre, sono di ritorno da una festa di addio al celibato di una mia vecchia compagna di universita’ ed entrata in casa di corsa, mi siedo un minuto sul divano di pelle rosa antico del mio soggiorno, al buio, rilassandomi un poco togliendomi scarpe e cappotto con questo pensiero nella mente: “Perche’ non assecondare quella curiosita’?”. Ma come posso fare ? Non posso fare una inserzione sul giornale o chiedere ai miei amici quali sono i migliori locali gay di Milano. Come posso avvicinare un mondo che mi appare tanto nascosto e sommerso, tanto lontano, diverso da come sono io e farlo nel piu’ totale anonimato? Certo internet ! Accendo il mio portatile, mi connetto ad un motore di ricerca e trovo un sito gay, provo subito ad entrare nella chat, non lo avevo mai fatto prima e all’atto pratico non so nemmeno cos’e’ una chat. Improvvisamente mi sento in imbarazzo anche se so che nessuno mi conosce, nessuno puo’ sapere chi sono se non sono io a volerlo. Questo mondo notturno non ha mai suscitato la mia curiosita’, pero’ ora mi sorprendo divertita, l’anonimato mi concede slanci di proposte di incontro davvero molto azzardati. Chiacchiero del piu’ e del meno con le ragazze o presunte tali, fino a quando una di loro mi invita in privato, mi parla di se’ ed io le dico che per me e’ la prima volta, lei mi chiede se sono lesbica o bisex, io le dico che per ora non le so rispondere, sono anche io curiosa di scoprirlo. Le chiedo sfacciatamente se le va’ di uscire a cena con me, magari in un ristorante giapponese di cui ho sentito parlare. Lei esita, ma alla fine la curiosita’ ha la meglio ed accetta, anche se mi dice che per la prima volta e’ meglio se ci troviamo fuori dal ristorante, la possibilita’ che io la vada a prendere la mette in agitazione ed imbarazzo e francamente nell’istante in cui realizzo che cosa sto facendo quasi mi vorrei prendere a schiaffi da sola, devo essere impazzita ma ormai non posso tirarmi indietro. La saluto, ci scambiamo i numeri di cellulare, chiudo la chat e resto qualche minuto sola con i miei pensieri. Avro’ fatto bene? Non so nemmeno chi e’, non la conosco, mi sto cacciando in un guaio lo sento…accidenti a me, la mia ostinata curiosita’ mi uccidera’ un giorno …pero’ mi vergogno di quello che ho fatto, che diro’ a Paolo il mio compagno? Certo lui se la godrebbe nel vedermi glabra e gaudente fra le braccia di una donna…io forse un po’ meno. Alla fine decido di non pensarci e vado a dormire. L’indomani la giornata scorre senza intoppi, il molto lavoro mi tiene la mente occupata ed impedisce di concentrarmi sul mio appuntamento, viene sera quasi senza che me ne renda conto e mi ritrovo per strada diretta alla volta di Milano, assolutamente tranquilla e libera da pensieri, come se stessi uscendo con le mie amiche, quasi non riesco ancora a realizzare cio’ che sta per accadere. Sono arrivata fuori dal locale lei e’ gia’ li’ che mi aspetta, la saluto con dolcezza anche se, sono certa, il mio volto tradisce lo sconcertante imbarazzo in cui mi trovo, lei sembra piu’ rilassata, mi sorride ed entriamo. Eccoci a cena in uno dei locali che preferisco di Milano, intimo, accogliente, sobrio, ricavato da una vecchia corte, tavoli e sedie in ferro battuto, lume di candela ovunque, nel locale interno arredamento in stile giapponese post moderno, discreto ed intellettuale…infatti cosi’ mi appare la gente, l’eta’ media dei presenti supera la trentina. Ci sediamo in un angolo del ristorante al coperto, i camerieri in divisa, tutti giovanissimi, passeggiano senza fretta fra i tavoli, una musica soft accompagna il mormorio di sottofondo, una coppia accanto a noi beve del sake’, un’altra poco distante sta’ amoreggiando con un cucchiaio di gelato al cioccolato, in fondo alla sala un gruppo di giapponesi commenta evidentemente compiaciuta due modelle che siedono non lontano da loro. Io, dal canto mio, sono cosi’ maledettamente imbarazzata che stento a parlare per qualche minuto, riesco solo a pensare che e’ il mio primo appuntamento con una lesbica. Dopo il primo impatto pero’ all’imbarazzo prendono posto eccitazione ed euforia, mi sento a meta’ fra la bambina piu’ o meno innocente che ricordavo e la donna sessualmente matura e disinibita di oggi. Lei mi piace. Io la guardo, la scruto, credo di metterla persino in imbarazzo dal tanto che la sto’ fissando; cerco di smetterla ma non ci riesco, ho sempre erroneamente immaginato le lesbiche come donne dall’aspetto molto mascolino, invece lei non lo e’ per niente, un gran cespuglio di capelli ricci, castano chiari, le cadono morbidi sulle spalle, lineamenti del viso dolci, due bellissimi occhi azzurri ed un sorriso accattivante, pero’ si mangia le unghie, cosa che di solito mi irrita al solo pensiero ma non stasera. E’ vestita in lungo completamente di nero, il suo abito non fa trasparire un solo centimetro della sua pelle. I suoi occhi guizzano velocissimi sul mio corpo, nell’incavo messo bene in mostra del mio seno, sulla mia bocca, fisso negli occhi, ora sono io in imbarazzo! Mi sussurra all’orecchio complimenti per il mio profumo. Sono felice ma imbarazzata. Parliamo di noi, lei e’ una musicista suona il pianoforte da quando aveva sei anni, io le racconto del mio lavoro, dei miei viaggi studio, mi affretto a dirle che ho un compagno che amo e che mi rende felice, voglio darle da intendere chiaramente che non sono lesbica, mi metto un poco sulla difensiva, voglio evitare equivoci, voglio che creda che sono solo curiosa rispetto a questa nuova flessione che potrebbero prendere le mie preferenze sessuali. Con malizia lei mi racconta delle sue esperienze, senza mai entrare troppo in dettaglio per non mettermi troppo in difficolta’, sa che mi sta eccitando. Mi sembra che tutti nel locale abbiano gli occhi fissi su di noi, temo per un secondo il giudizio della gente, mi guardo nervosamente intorno per scorgere visi familiari, sguardi conosciuti, per essere pronta al minimo segnale ad interrompere questo nuovo, strano, eccitantissimo corteggiamento. Continuo ad accavallare e scavallare le gambe con insistenza imbarazzante. E’ lampante maledizione sono eccitata, mi sento come una bambina che sta per rubare le caramelle che la mamma le ha severamente proibito di mangiare. Mi sento come ubriaca, eppure ho bevuto solo un succo di frutta, anche lei ha qualcosa nel suo sorriso e nel suo sguardo che non so ancora ben definire, quello scintillio che normalmente in un uomo mi fa capire che ha voglia di sesso, che e’ eccitato … pero’ e’ la prima volta che mi capita di notare una cosa simile in una donna, penso che forse mi sto sbagliando, forse le donne fra donne comunicano in modo differente i loro appetiti e non azzardo nessuna mossa. E’ una vertigine, mi sento mancare la terra sotto i piedi, non ho mai provato nulla di simile, ho lo stomaco tanto contratto da non riuscire a deglutire nemmeno la mia saliva, penso: ” ma gli uomini devono fare tutta sta fatica con noi ? Io non ne ho mai fatta tanta con un uomo! ” Vorrei provare un approccio diverso, ma mi sento terribilmente maldestra ed impacciata e la serata si conclude innocentemente. Persona adorabile Claudia musicista 28nne di Milano, prima di lasciarci mi invita in un locale frequentato unicamente da donne lesbiche e bisex nel quale suona abitualmente, dove mi dice sorridendo maliziosa: ” …sai agli uomini non e’ permesso entrare “. Io accetto, la saluto e mi avvio verso casa. Mentre sono in macchina, mi sovviene l’immagine di me in un locale lesbico, che non so perche’ la fantasia mi fa immaginare promiscuo, luci basse …alla stessa stregua del club di scambisti dove tempo addietro ero stata, per mio enorme dispiacere, con un mio ex. La cosa mi pare divertente, ma dopo un secondo “vedo” insinuarsi in questa splendida visione di orge lesbiche quella di mia nonna, in ginocchio, pregando per la salvezza della mia anima e la redenzione da questa vita dissoluta… Un angolino della bocca mi si inarca disegnando un sorriso malizioso, illuminandomi il volto e penso: “povera nonna ha scopato 3 volte in 76 anni con le conseguenti figlie e non deve neanche esserle piaciuto molto, per avercela tanto col sesso, il suo motto e’ sempre stato: due cose hanno rovinato il mondo i soldi e il sesso !”. Rido. Come sono blasfema! Arrivata a casa l’emozione non regge, non dormo, maledizione non riesco a chiudere occhio, mi giro e rigiro di continuo nel letto, sono nervosa, agitata e’ come essere in paranoia ma senza provare paura. Appena chiudo gli occhi mi appaiono immagini di donne nude, volti stravolti dal piacere, lingue che si incrociano, si succhiano, capezzoli duri, labbra che si chiudono attorno a clitoridi gonfi ….ed io mi bagno, il calore scende fra le mie cosce. Corro a prendere il vibratore che mi ha regalato Paolo, nascosto sotto la pila di maglioni nei cassetti del mio armadio a muro, ci infilo un profilattico per farlo scorrere meglio, odio quando Paolo se lo dimentica, perche’ e’ troppo grosso ed il lattice non scivola bene nemmeno quando sono molto bagnata e mi si irritano le piccole labbra dallo sfregamento…non ce la faccio piu’, mi rinfilo sotto le coperte, spalanco le cosce, le dita corrono subito fra le labbra, ora tengo tutto il mio sesso nel palmo della mano destra, ondeggio con insistenza il bacino avanti ed indietro, in quel crogiolo di umori scappuccio la clitoride e comincio a masturbarla con la punta del vibratore, ci giro intorno, la bagno con la saliva, la sento crescere, indurirsi, mi mordo le labbra devo cercare di non fare rumore, a stento trattengo i gemiti, l’altra mano e’ sul capezzolo sinistro lo tira lo tortura, mi porto il seno alla bocca e lo titillo con la punta della lingua. Poi con un mano mi allargo le piccole labbra ci appoggio la cappella ed infilo di colpo il vibratore nella figa glabra. Una frustata elettrica percorre la mia schiena facendomi balzare…mi piace sentirmi “piena”… contrazioni vaginali…il mio corpo si sta adattando all’ospite, sento le pareti aderire perfettamente al nerbo di lattice. Le mie dita nel frattempo continuano a sfrugugliare la clitoride furiosamente, con rabbia, sono vicina non voglio fermarmi voglio godere. Vorrei gridare, lasciarmi andare ma devo trattenere il fiato, la mia camera e’ attigua a quella dei miei genitori non posso svegliarli. …Ecco … Vampate di calore improvvise, le dita dei piedi si inarcano, una sensazione come di pipi’…godo o sii vengo… se mi concentro abbastanza riesco persino a sentire Paolo che mi sborra in pancia, quella splendida magnifica sensazione di rigidita’ e calore, nessuno mi ha mai scopata come lui, sento quasi il suo peso sul mio corpo, il suo fiato caldo sul collo e’ una sensazione cosi’ reale da farmi girare la testa. Orgasmo magnifico… Ho il fiato corto, tremo ed ho i capezzoli duri come chiodi sembrano voler bucare le lenzuola. Con i muscoli della vagina “partorisco” il vibratore madido di umori, sfilo il profilattico lo avvolgo in un paio di fazzoletti di carta e lo butto nel mio cestino poi sgattaiolo in bagno per lavare il fallo di gomma, “allungo le orecchie” in anticamera e resto un secondo in silenzio…tutto tace i miei genitori russano non hanno sentito nulla. Per un secondo la mente mi torna a quando ho fatto l’amore per la prima volta con Paolo nella camera dei miei genitori. Mi presentai sulla porta di casa ad accoglierlo con l’abito da sposa di mia madre addosso, ne reggevo un lembo con una mano per non inciampare, non era completamente allacciato ed una spallina era scesa impertinente sul braccio, i capelli semi raccolti, un velo di trucco, scalza, unghie di mani e piedi laccate di un bel rosso fuoco e senza mutandine, non gli ho dato nemmeno il tempo di togliersi la giacca gli ho preso la mano e l’ho infilata sotto l’ampia gonna fra le cosce e gli ho sussurrato all’orecchio: ” ho bisogno di essere sbattuta “. Lui mi ha sorriso, ha chiuso la porta alle sue spalle, siamo andati in camera e mi ha scopata tutta la notte…proprio come volevo esserlo. Quella notte ho perso anche l’ultima “verginita’ ” rimastami…il culo. Ritiro il vibratore e torno a letto, ora posso dormire, ma prima ho bisogno di dirlo a qualcuno, ho bisogno di confidarmi, sto pensando seriamente di fare sesso con una donna, ma e’ un universo che non conosco, anche se mio parallelo, non so cosa fare ed i condizionamenti culturali fanno la loro parte, mi sento improvvisamente in colpa verso Paolo, mi sento anormale, “sporca”. Ho bisogno di una persona di cui fidarmi, perche’ fino a che non lo diro’ a qualcuno tutto questo non Sara’ mai reale… ma chi?…Francesco!! Si Francesco e’ la persona giusta. Ho fede in lui, si e’ guadagnato la mia fiducia ed il mio rispetto. A modo mio lo amo, come amo le pochissime altre persone, familiari compresi, che fanno davvero la differenza nella mia vita, che conto sulle dita di una mano e che non arrivano ad essere cinque e perche’ anche lui, come me, in tempi scolastici tempi per noi difficili, non e’ mai stato compreso ed al suo reale genio creativo, sono sempre state preferite le mediocrita’ perche’ controllabili in quanto tali. Ma come faccio a dirglielo? Che reazione potra’ avere?

