Il tempo trascorreva inesorabile, ma a parte alcuni episodi di scarso rilievo eravamo una famiglia serena e appagata. Economicamente stavamo relativamente bene o per lo meno non avevamo grossi problemi e qualche extra ogni tanto, ma senza esagerare, ci aiutava ad essere più sereni. Ormai il sesso tra di noi era la cosa più normale: non esistevano vergogne, complessi e reticenze. La libertà in casa mia era totale così come l’intesa. Infatti bastava un’occhiata per capire se uno di noi aveva voglia di sesso oppure no. A dire il vero non ricordo che qualche volta ci sia stato un tirarsi indietro da parte di qualcuno di noi, tranne mamma che quando era mestruata era praticamente intoccabile in quanto soffriva molto, ma comunque non disdegnava di assistere ai giochi del marito e del figlio.Insomma, tutto trascorreva nel migliore dei modi e non è vero che poi si fa l’abitudine a certe cose, perché per noi ogni volta era come un gioco nuovo ed altamente appagante.Ma purtroppo come in ogni bella favola c’è sempre un finale e quello della nostra storia fu uno di quelli più brutti in assoluto:Quel venerdì i miei si fecero trovare all’uscita di scuola. Il sabato era festa e avevamo deciso di trascorrere un paio di giorni in giro. I miei amici non capivano perché fossi entusiasta di questo fatto. Per loro uscire con i genitori era come una condanna a morte, ma per me era la cosa più bella che potessi fare. Del resto mi rendo conto che generalmente gli interessi dei figli non corrispondono a quelli dei genitori. La maggior parte dei miei compagni di scuola trascorreva il sabato sera in discoteca o al cinema, mentre invece io preferivo stare con i miei. Ciò non comportava che non socializzassi con gli altri, anzi, durante la settimana a casa ritornavo solo a pranzo e a cena. Il fatto era che con i miei mi divertivo un mondo e cercavo di trascorrere i giorni di festa con loro. Come dicevo li trovai fermi in macchina che mi aspettavano. Salutai i miei amici e buttai lo zaino nel baule. Appena fui dentro papà partì facendo slittare le ruote. Sapeva che mi piaceva da morire. Dopo qualche minuto avevamo imboccato la tangenziale e nel giro di un quarto d’ora saremmo stati fuori città. Mamma era stupenda. Lì seduta al fianco di papà sembrava una venere. Indossava un maxipull piuttosto corto che “diligentemente” aveva lasciato sbottonato il più possibile nei punti nevralgici. Aveva un paio di calze nere di quelle velatissime che solo a guardarle avrebbero fatto arrapare un morto, inoltre mi accorsi subito che erano di quei collant aperti che sembravano essere composti da calze e reggicalze. Come fummo fuori dalla città e sull’autostrada papà disse:- ora iniziamo a divertirci. Dai cara, sbottonati tutto.- Ma che dici, non vedi quanti camion ci sono?- Appunto, facciamo divertire anche loro.- Sei proprio un porco – disse mamma divertita – ma come sempre hai ragione. Quei poveretti si ammazzano dalla sera alla mattina guidando quei bestioni ed è pur giusto che qualcuno li distragga.Sapientemente mamma si sbottonò del tutto. Era bellissima. Non indossava le mutande e la fica al vento era messa in risalto da quel tipo di calze. Indossava poi un reggiseno di tulle che con la sua trasparenza sembrava non esserci.- Ecco il primo – disse papà indicando in lontananza un furgone – ora ci divertiamoMio padre iniziò la manovra di sorpasso, ma con una lentezza tale che, arrivati all’altezza della cabina di guida, sembrava voler appaiarsi. Dal canto mio dal finestrino di dietro potevo vedere la reazione dell’autista il quale in un primo momento sembrò non accorgersi di nulla, ma poi appena girato lo sguardo verso di noi dovette avere un mezzo infarto: mamma se ne stava a cosce spalancate a masturbarsi con una mano e con l’altra a stringersi una tetta. Il poveretto non se lo aspettava proprio: uno spettacolo hard in piena regola proprio lì sull’autostrada.Papà accellerò e lo superò.- perché lo hai superato? Potevamo continuare. – dissi quasi deluso.- Non ti preoccupare, caro, la giornata è ancora lunga, e poi sappi che è un gioco molto pericoloso, non tanto per noi, ma chi ci guarda potrebbe perdere il controllo dell’automezzo, e questo proprio non lo voglio.Dopo una mezz’oretta iniziai a provare un certo languorino.- Appena possibile ti fermi? Ho fame e devo pisciare- Non sei molto fine – disse mamma ridendo – ma in effetti qualcosa da mettere sotto i denti…Al primo autogrill ci fermammo. Mamma prima di scendere dalla macchina iniziò a riabbottonarsi.- mi raccomando, lascia aperto il più possibile. Anzi, guarda quel tipo…appoggiato ad una ringhiera c’era un ragazzino che distrattamente guardava verso di noi. Avrà avuto si e no quindici anni. Mamma allora con fare da vera puttana cacciò le gambe fuori dalla macchina senza per altro decidersi a scendere. Inoltre teneva le cosce ben aperte in modo che chiunque le stesse di fronte poteva quasi farle una visita ginecologica. Notai infatti che il ragazzino strabuzzava gli occhi. Probabilmente era anche la prima volta che vedeva una fica dal vivo. Scendemmo dalla macchina e mamma senza curarsi affatto di chiudersi il vestito, indugiò il più possibile. Sicuramente quel ragazzino ricorderà quella visione per tutta la vita. Nell’autogrill tutti si voltavano a guardare mamma. Era veramente arrapante e sicuramente qualcuno le sarebbe saltato addosso se la prestanza fisica, sia mia che di mio padre, non avesse fatto da deterrente per i più focosi. Dopo aver mangiato un panino ci prendemmo un caffè al banco. A servirci c’era una ragazza bionda e piuttosto alta: il classico tipo nordico. La ragazza ci portò i tre caffè ma senza mai distogliere lo sguardo da mia madre. Anche i miei si accorsero dell’attenzione della biondina. Mamma la guardò fissa negli occhi. La ragazza si bloccò. Solo l’urlo del cassiere la fece riprendere. Allora mia madre ad alta voce, proprio per farsi sentire da lei:- io vado nel bagno, voi non allontanatevi troppo- d’accordo cara, ora ne approfittiamo anche noiMamma nel dirigersi verso i bagni lanciò un’ultima occhiata alla ragazza, quasi come un invito a seguirla. Infatti la ragazza disse qualcosa al cassiere e toltasi il grembiule uscì dal banco indirizzandosi anche lei verso i bagni. Dopo qualche istante entrammo anche noi. Mamma e la ragazza s’erano fermate fuori dalla porta dei bagni e si stavano dicendo qualcosa nell’orecchio. Poi mamma guardando papà negli occhi prese la ragazza per mano ed entrò nel bagno degli uomini. Non c’era nessuno. Appena dentro la ragazza abbracciò di colpo mamma incollando la sua bocca a quella di mamma che per un attimo fu presa di sorpresa. Le aprì completamente il vestito e con fare deciso le tirò fuori le mammelle. Le strinse al punto che potei notare sul viso di mia madre una smorfia di dolore misto però a godimento. Si avventò sopra i capezzoloni e iniziò a succhiarli. Poi prese mia madre per i fianchi e la fece appoggiare ai lavatoi, le spalancò le cosce e iniziò a leccarle la fessa. Mamma godeva da matti. – piscia troia, pisciami in bocca la ragazza s’inginocchiò a terra restando in attesa tra le cosce di mamma con la bocca aperta. Alcune gocce di piscio iniziarono ad uscire dalla fica di mamma. Poi un fiotto deciso di urina invase la bocca della ragazza che con decisione ingoiò. Contemporaneamente la ragazza si era alzata la gonna e si stava masturbando con violenza.- ahhhhh… godo…. è bellissimo… siiii… ahhhhh….Arrivò all’orgasmo buttandosi a terra a cosce spalancate. Mamma a quella visione non resistette e si butto a capofitto a leccarle la fica. Non avevo mai visto né mai immaginato mia madre lesbicare. A quel punto sia io che papà tiratici fuori i cazzi iniziammo a masturbarci, arrivando dopo pochi istanti sulla bocca della ragazza.Trascorsero alcuni istanti, poi con tutta la calma ci ricomponemmo tutti e incuranti degli sguardi e risolini dei presenti uscimmo dai bagni.Ritornammo in macchina. Eravamo contenti. Quella nuova esperienza ci aveva arricchito e sicuramente l’avremmo ripetuto se…:Sull’autostrada riprendemmo a mostrare le grazie di mamma, la quale al colmo dell’eccitazione si spogliò completamente. Io da dietro le afferrai le tette e le stringevo tirandole i capezzoli. Mamma si masturbava a cosce larghe. Fu allora che papà adocchiò un altro camion e con la lentezza di prima iniziò a superarlo. Il camionista si rese conto subito della situazione, ma quando papà iniziò ad accelerare per superarlo lui fece altrettanto. Ci rendemmo subito conto. Allora papà con decisione accellerò ancora di più, ma anche il camionista lo fece, e correva anche molto. Ci tallonava e ci strombazzava. Dovemmo metterci sui 170 per staccarlo. Avevamo il cuore in gola per la paura. Papà ci confidò che dallo specchietto retrovisore si era accorto che erano in due. Ormai non c’era più da temere: li avevamo distaccati. Continuammo a viaggiare, ma lo spirito non era più quello. Poi tutto accadde in un attimo:- mio Dio – urlò mio padreil camion di prima ci era alle spalle. Feci appena in tempo a girarmi per vederlo che papà, forse per la paura, perse il controllo della macchina…La polizia mi fece una marea di domande. Per giorni me li ritrovavo in ospedale a chiedermi cosa ricordassi sull’accaduto. Ricordavo tutto alla perfezione ma non avevo alcuna intenzione di raccontare dell’accaduto. Poi il giorno prima di essere dimesso un ispettore che aveva preso a cuore la faccenda ritornò alla carica.* senti un po’ giovanotto, non sono in veste ufficiale e quello che deciderai di dirmi non lo saprà mai nessuno. Tocca a me chiudere l’inchiesta e lo farò oggi stesso. Ma la curiosità è più forte di me. cosa facevate in macchina? Perché tua madre era nuda? Almeno questo me lo devi dire. Ti giuro che rimarrà tra noi due. In quel momento immaginai mio padre e mia madre che mi guardavano e sorridenti acconsentivano. Gli raccontai tutto sin nei minimi particolari. Lui ascoltò senza fiatare, poi nel salutarmi disse:- ho capito, mi stai prendendo in giro. Chiuderò il caso oggi stesso. Ora che i tuoi sono morti con chi andrai a vivere.- Non lo so. Forse mi troverò un lavoro e starò da solo.- Non credo che sarai molto solo… con quella fantasia che ti ritrovi
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